In questa guida vediamo nel dettaglio cos’è il tumore alle ovaie e quali sono i fattori di rischio, compresi quelli legati all’esposizione alle fibre di amianto, e i sintomi di tumore alle ovaie. Vediamo anche quali sono i diritti delle vittime di questa neoplasia e come ottenere il risarcimento dei danni.
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Il tumore delle ovaie è un tumore maligno che colpisce le ovaie. Come tutti i tumori si tratta della proliferazione di cellule incontrollata, che formano masse tumorali in grado di diffondersi nel corpo.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni tutelano le donne vittima di questo pericoloso carcinoma, che hanno contratto la malattia a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro.
Il tumore delle ovaie è una neoplasia che colpisce l’apparato riproduttivo femminile, in particolare le ovaie. Esistono anche tumori ovarici benigni che, al contrario di quelli maligni che possono metastatizzare in diversi distretti corporei, non provocano metastasi. Non hanno quindi la capacità di diffondersi nel resto dell’organismo. Il più delle volte la neoplasia maligna si forma a livello delle cellule epiteliali delle ovaie e solo raramente a livello delle cellule germinali, ovvero a livello delle cellule che producono gli ovuli.
Ma cosa sono le ovaie e dove si trovano? Le ovaie sono due organi grandi circa tre centimetri di diametro, posizionati ai lati dell’utero e connessi a esso attraverso le tube. Producono ormoni sessuali femminili e ovociti. Ogni mese, nel periodo fertile della donna e quando non in stato di gravidanza, producono un ovocita che si muove verso l’utero per essere fecondato.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha distinto il cancro ovaie in primitivo, che si sviluppa nell’ovaio, e secondario, che si sviluppa in un altro punto del corpo e giunge nell’ovaio.
A seconda delle cellule ovariche colpite si distingue invece in 3 varianti:
Una recente classificazione tumori ovarici, detta di Kurman, distingue il carcinoma ovarico in due gruppi, definiti tipo I e II, in base alla natura delle cellule che interessano. I tumori ovaie di tipo I insorgono da cellule ben differenziate, come i tumori borderline (cioè di confine tra malignità e tumore benigno alle ovaie) e sono correlati con un certo tipo di mutazioni a carico di specifici geni (tra cui KRAS, BRAF, PTEN e beta-catenina). In questo caso si parla di tumore ovarico borderline. I tumori di tipo II sono spesso piuttosto aggressivi e insorgono direttamente dal tessuto epiteliale dell’organo, senza passare da una fase precancerosa. Questi tumori sono molto instabili dal punto di vista genetico e mostrano mutazioni del gene P53.
Il cancro alle ovaie può provocare tumori secondari di diversa localizzazione e soprattutto metastasi al fegato, ai linfonodi ovaie e metastasi polmonari.
I sintomi cancro alle ovaie iniziali sono spesso poco evidenti. Per tumore alle ovaie sintomi iniziali includono:
Nelle forme più avanzate i sintomi tumore alle ovaie si fanno invece più evidenti e includono:
La diagnosi tumore ovaio è possibile attraverso vari esami diagnostici. L’esame pelvico o visita ginecologica con palpazione dell’addome prevede che il medico tenga in considerazione anche l’età della paziente, le dimensioni e la consistenza delle ovaie. In età fertile l’ovaio normale è di consistenza solida e misura 3,5 cm, mentre in menopausa diminuisce a 2 cm e in menopausa tardiva meno di 2 cm. La misura dell’ovaio è quindi un primo segno di una possibile neoplasia, soprattutto per tumore alle ovaie in menopausa.
Invece TC addome e risonanza magnetica sono effettuati per verificare la diffusione del cancro e la presenza di eventuali metastasi. Poi ci sono:
Una diagnosi precoce permette cure tempestive e più efficaci e, di conseguenza, maggiori chance di guarigione e sopravvivenza al carcinoma ovarico.
In ogni caso è consigliabile un’indagine di screening, cioè in assenza di sintomi tumore ovaie, in caso di familiarità con il cancro alle ovaie ogni sei mesi a partire dall’età di 30-35 anni.
Purtroppo al momento non esistono screening test efficaci che possano garantire la diagnosi precoce e la prevenzione del tumore dell’ovaio. Secondo lo studio “Ovarian Cancer Prevention and Screening“, purtroppo i marcatori del sangue, ossia la ricerca della proteina CA – 125, non sono in grado di identificare precocemente tutti i tipi di tumore ovarico. Una visita ginecologica annuale con ecografia transvaginale è d’obbligo. Specialmente nelle donne in post menopausa permette di facilitare la diagnosi.
Alcuni studi hanno tentato di utilizzare per un programma di screening sulla popolazione sana un marcatore presente nel sangue, il CA 125 che non risulta però affidabile, perché troppo poco specifico. Questo marcatore è invece molto utile per monitorare l’eventuale ripresa delle malattie delle ovaie in persone già curate per un tumore ovarico e monitorare le possibili recidive.
In tutti i casi di esposizione ad amianto o ad altre sostanze cancerogene correlate all’insorgenza di questo tipo di tumore la visita ginecologica è consigliata ogni 6 mesi.
Tra i trattamenti di elezione per il cancro alle ovaie nei primi stadi, quando non si è ancora diffuso in altre parti del corpo, è la chirurgia. L’entità dell’intervento varia a seconda dello stadio e della localizzazione del tumore.
L’isterectomia totale è l’asportazione dell’utero e della cervice. Se il chirurgo esegue una lunga incisione nell’addome, si parla di isterectomia addominale. Se l’incisione addominale è piccola e l’intervento si esegue introducendo attraverso questa breccia uno strumento che prende il nome di laparoscopio, si parla di isterectomia laparoscopica. L’annessiectomia unilaterale è l’intervento di asportazione di un ovaio e di una tuba di Falloppio. La bilaterale è l’intervento di asportazione di entrambe le ovaie e tube di Falloppio. L’omentectomia consiste nell’asportazione dell’omento, una parte del tessuto che riveste la cavità addominale.
All’intervento chirurgico si associano solitamente la chemioterapia, secondo schemi a base di Paclitaxel e Carboplatino, con l’aggiunta di Bevacizumab o altri farmaci per evitare le recidive. La radioterapia invece non viene quasi mai impiegata nella terapia del carcinoma ovarico se non a scopo palliativo per alcune sedi metastatiche.
Sono in corsi studi su altri farmaci biologici per la terapia del tumore alle ovaie in fase avanzata: tra questi gli inibitori di PARP che agiscono sui sistemi di riparazione del DNA e gli immunoterapici.
Come riportato nella pubblicazione “I numeri del cancro in Italia”, redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registro Tumori (Airtum), ogni anno si registrano 4.900 casi di tumore alle ovaie in Italia e sono circa 30.000 le donne attualmente in trattamento. Il cancro alle ovaie rappresenta circa il 30% dei tumori maligni dell’apparato genitale femminile.
Si stima che in Italia siano almeno 40.000 le donne affette da tumore alle ovaie. Anche IARC riporta i dati sulla diffusione del cancro alle ovaie nel mondo. Il tipo di tumore alle ovaie più diffuso è quello epiteliale. Può presentarsi in forma benigna o maligna e rappresenta il 50% delle neoplasie che colpiscono l’ovaio, con maggiore incidenza in donne tra i 55 e i 65 anni. I tumori stromali sono più rari (4% dei tumori maligni), così come i tumori germinali (5%). Questi si manifestano soprattutto in giovane età. Per esempio il disgerminoma ovarico colpisce quasi sempre bambine o adolescenti.
La prognosi del cancro delle ovaie è strettamente connessa alla stadiazione della neoplasia. Nello stadio I e II, prima che vengano coinvolti anche i linfonodi (stadio III), le aspettative di vita sono più alte. Nello stadio IV, quando la malattia si è diffusa in altre sedi, la guarigione definitiva è molto più rara.
Secondo le statistiche il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore delle ovaie è ancora inferiore al 40%. In particolare è del:
La gravidanza sembra essere un fattore protettivo del cancro delle ovaie, proprio per la riduzione del numero di ovulazioni. È stato dimostrato che anche l’allattamento prolungato ha un effetto protettivo dal tumore alle ovaie.
Alcuni studi hanno mostrato una maggiore incidenza di cancro all’ovaio nelle donne soggette a menarca precoce o menopausa tardiva e una correlazione tra endometriosi e tumore all’ovaio. L’assunzione prolungata della pillola anticoncezionale è stata associata a un minore rischio di contrarre il cancro alle ovaie.
Tra i fattori di rischio per il cancro dell’ovaio c’è l’età. Nella maggior parte delle diagnosi interessa infatti pazienti con età tra i 50 e i 69 anni.
Secondo una stima del National Cancer Institute, una percentuale tra il 7 e il 10% di tutti i casi di tumore dell’ovaio è il risultato di un’alterazione genetica ereditaria. In questi casi il cancro dell’ovaio può verificarsi in un’età più giovanile. In famiglie con molti casi di tumore dell’ovaio o di carcinoma della mammella è utile e consigliato rivolgersi a un centro specializzato in consulenza genetica, presso un istituto oncologico di rilievo nazionale. Questo al fine di svolgere esami specifici che indicheranno la predisposizione e il tipo di prevenzione da mettere in atto. Va puntualizzato però che non vi è alcuna certezza che il tumore si sviluppi anche se la predisposizione genetica viene confermata.
Le alterazioni dei geni Brca 1 e Brca 2 di origine ereditaria possono causare una predisposizione allo sviluppo del cancro ovarico:
In questo caso è fondamentale sottoporsi a sorveglianza sanitaria periodica.
L’aver avuto più figli, l’allattamento al seno e l’uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici diminuiscono il rischio d’insorgenza del tumore dell’ovaio.
Invece l’esposizione a polveri e fibre di amianto e ad altri agenti tossici, patogeni e cancerogeni è in grado di provocare non solo il cancro alle ovaie ma anche altri tipi di tumore ginecologico. Tenendo conto dei DD.MM. 09.04.2008 e 10.06.2014 e delle tabelle INAIL, oltre all’asbesto, tra i cancerogeni del tumore alle ovaie, sono presenti anche le radiazioni ionizzanti. Queste sono, contemplate, però, nella lista II, e presentano il codice II.6.40.
La monografia IARC ha riconosciuto che l‘amianto è agente eziologico in grado di provocare il cancro alle ovaie: “There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of all forms of asbestos (chrysotile, crocidolite, amosite, tremolite, actinolite, and anthophyllite). Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx, and ovary”.
Già a partire dal 1982 diversi studiosi hanno dimostrato che l’amianto e, in parte, il talco sono importanti agenti eziologici per l’insorgenza del cancro ovarico. L’incremento di casi di tumori alle ovaie è stato riscontrato in donne indennizzate per asbestosi, impiegate nel settore tessile, nella produzione del cemento e nel settore tipografico.
Il tumore alle ovaie causato dall’esposizione a sostanze cancerogene non è riscontrabile solo nei pazienti che hanno lavorato nel corso della vita a diretto e consapevole contatto con l’amianto o altre sostanze cancerogene, ma anche in tutte quelle situazioni in cui il paziente non ne è stato consapevole:
La diffusione di ,materiali contenenti amianto in molti luoghi di vita e di lavoro sono stati denunciati dall’Avvocato Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed 2022“. Inoltre l’ONA ha creato l’App amianto per far sì che i cittadini potessero segnalarne la presenza per contribuire alla mappatura, raggiungere la prova di esposizione e avere una prevenzione primaria più efficace.
Coloro che hanno contratto il tumore alle ovaie per esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni, hanno diritto al riconoscimento dell’origine professionale della malattia. Ad essa deve seguire la liquidazione delle prestazioni INAIL, stabilite in base al grado d’invalidità della malattia. Se il tumore professionale alle ovaie è causato dall’asbesto si ha diritto all’accesso al Fondo Vittime Amianto.
Sussiste anche il diritto ai benefici contributivi amianto (ex art. 13, co. 7, L. 257/92) che permettono una pensione anticipata o una rivalutazione pensionistica, se si è già in pensione. Nel caso in cui le maggiorazioni siano insufficienti per ottenere la pensione anticipata, esiste la possibilità di richiedere la pensione di invalidità amianto. Per ottenere la pensione è sufficiente aver maturato almeno 5 anni di contributi, di cui 3 maturati negli anni antecedenti la domanda amministrativa. Se ottenuta la pensione di inabilità, non si ha diritto alle prestazioni INAIL, in quanto la pensione inabilità INPS non è cumulabile con la rendita. Questa misura può essere utile in caso di lavoratori giovani e con un grado di invalidità minimo.
Chi fa parte delle Forze Armate o del Comparto Sicurezza deve invece richiedere il riconoscimento della causa del servizio e delle prestazioni di vittima del dovere.
Queste prestazioni passano agli eredi legittimi in caso di decesso della vittima.
In seguito al riconoscimento di malattia professionale si ha accesso a una serie di benefici. Questi benefici però non costituiscono un risarcimento del danno. Le vittime di malattia professionale hanno infatti diritto all’integrale ristoro dei danni subiti, facendo valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. In altre parole si ha diritto all’aggiunta del danno differenziale che include tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali (biologico, morale ed esistenziale).
L’Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni forniscono assistenza medica, assistenza psicologica e assistenza legale alle vittime del cancro alle ovaie e di tutte le altre patologie asbesto correlate. In particolare si occupano da decenni della lotta all’amianto e della promozione delle bonifiche, utili per evitare ogni forma di esposizione ed eliminare ogni rischio per la salute.
Per richiedere la consulenza gratuita bisogna chiamare il numero verde o compilare il form.