Arsenico: cos’è e danni alla salute

Che cos’è l’arsenico e quali danni provoca alla salute? In questa guida scopriamo tutto su questo metalloide, sulle malattie che provoca e sul risarcimento danni alle vittime dell’arsenico.

Il rischio di ingerire acqua che contiene arsenico è un rischio attuale, anche se l’ingestione non è il solo modo attraverso il quale avviene l’esposizione. L’arsenico provoca danni alla salute anche se inalato o in caso di contatto con la pelle.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto tutela le vittime di mesotelioma da esposizione lavorativa e ambientale. Si occupa della lotta anche ad altri cancerogeni e agenti patogeni e ne difende tutte le vittime. L’arsenico così come altri metalli può avere un effetto letale. La prevenzione primaria è di fondamentale importanza per evitare morti e malattie evitabili, nei luoghi di lavoro e di vita.

Arsenico cos’è e come avviene l’esposizione?

L’arsenico è un elemento del V gruppo della tavola periodica degli elementi. Il suo numero atomico è 33. Quindi, è situato immediatamente a destra della linea spezzata che separa i metalli dai non-metalli. Gli elementi che occupano questa posizione sono detti semi-metalli, o metalloidi. Presentano infatti caratteristiche intermedie fra i primi ed i secondi (Post Baracchi e Tagliabue).

La parola deriva viene dal persiano زرنيخ (Zarnik), che vuol dire “ornamento giallo”. Era utilizzato in effetti in Persia per farne gioielli, fino a che non ne fu provato il potere di causare gravissimi danni alla salute.

Si trova in natura nelle rocce, nel suolo, nell’aria e nell’acqua in alcuni territori la sua concentrazione è così elevata da provocare seri problemi per la salute dell’uomo. Molti casi di intossicaione derivano però dalle attività umane e dall’inquinamento.

Nello stato naturale, l’arsenico è un solido grigio, brillante e friabile, ed è detto arsenico metallico. Nella combustione, produce fumi densi di colore bianco che hanno un tipico odore di aglio. Questo stesso odore è riscontrato nell’alito di coloro che ne sono intossicati in modo acuto (Merck Index,1960).

Come avviene l’esposizione?

L’arsenico dove si trova? Come già accennato l’esposizione ad arsenico può avvenire per ingestione, inalazione o contatto con la pelle. Il pericolo di ingerire acqua contaminata con arsenico è attuale e reale. Attraverso l’acqua può contaminare cibi (per irrigazione, abbeveramento o nell’acqua usata per prepararli) e pesci di cui ci nutriamo. Secondo le stime dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, sarebbero però i cereali e i prodotti a base di cereali ad assorbire una maggiore quantità di arsenico.

Anche il fumo di tabacco può dare origine all’esposizione, a causa della capacità della pianta di assorbire con le sue radici i metalli. Le esposizioni professionali riguardano invece luoghi di lavoro come le fonderie in cui possono essere presenti fumi che contengono questo pericoloso elemento.

Arsenico: dove si trova in natura?

L’arsenico in natura è un solfuro: arsenopirite (FeAsS) e realgar (As4S4). Inoltre, i composti più importanti sono l’arsina (AsH3), l’acido arsenioso (H3AsO3, l’acido arsenico (H3AsO4) e i relativi arseniati (Post Baracchi e Tagliabue).

Proviene da varie fonti naturali come i vulcani che rilasciano nell’aria circa 3mila tonnellate di arsenico l’anno e i microorganismi che liberano metilarsine volatili nella misura di 20 mila tonnellate. Sono 80mila le tonnellate di arsenico all’anno rilasciate nell’aria tramite la combustione di combustibili fossili. O ancora attraverso attività minerarie e fusione del metallo.

Tutte le fonti di inquinamento

Le fonti di inquinamento di arsenico più importanti sono gli insettici, i rodenticidi, i fungicidi, i prodotti per la protezione del legno in cui il semi-metallo viene usato in vari composti chimici.

Nei lavoratori del settore primario in genere l’incidenza di tumori è inferiore ai residenti nelle aree industrializzate. Tuttavia questa statistica viene smentita quando gli agricoltori sono costretti ad usare pesticidi e erbicidi dato che si osserva un netto incremento dei tumori del sangue, della prostata, dell’encefalo, della pelle e dello stomaco (Vineis et al., 1990).  

Impieghi di rilievo sono anche quelli per la manifattura del vetro, la lucidatura e la rifinitura dei metalli, la galvanizzazione  e l’incisione, la placcatura con piombo, la produzione di microchip in silicio. In passato l’arsenico aveva un uso farmacologico nella terapia della sifilide, dell’amebiasi, della psoriasi e dell’epilessia (Harrison, 1990).

Arsenico danni alla salute dell’uomo

Quali sono gli effetti dell’arsenico sulla salute? I metalli hanno effetti citotossici e genetici sulla base della posizione nella tavola periodica. Infatti, gli effetti clastogenici sono proporzionali all’incremento del peso atomico, dell’elettropositività e la solubilità nei lipidi e nell’acqua. Quindi, l’indice di mitosi aumenta con la dose o la durata dell’esposizione.

Dunque, l’entità dell’effetto citotossico è proporzionale al tipo di misurazione effettuata, al modo in cui è somministrato e al tipo di tessuto e ad eventuali altre interazioni, in particolare, con altri metalli.

Se un individuo adulto di circa 60 kg ingerisce 120 mg di arsenico rischia di morire. L’arsenico può causare morte, tumori (in primis tumore al polmone, della pelle e alla vescica), ma anche diabete, malattie cardiovascolari e alterazione del feto in gravidanza.

L’esposizione a basse dosi di arsenico ma ripetuta nel tempo, può causare pigmentazione della pelle, lesioni cutanee, ispessimenti della pelle. E questi disturbi, dopo circa cinque anni, secondo l’Istituto Superiore di Sanità possono portare alla formazione di tumori cutanei.

Danni da ingestione di acqua contaminata

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il consumo di acque potabili contenenti arsenico in quantità comprese tra 0,05 e 0,1 milligrammi per litro (corrispondenti a 50-100 microgrammi per litro) aumenta il rischio di sviluppare un tumore della pelle, al polmone o alla vescica. Di conseguenza è stata fissata la concentrazione massima di arsenico a 10 μg/L dall’OMS e dalla Direttiva 98/83/CE.

Questi valori hanno l’obiettivo di assicurare che le acque destinate al consumo umano possano essere consumate in condizioni di sicurezza. Assunzione di arsenico in dosi elevate può provocare vomito, dolori addominali, ipersensibilità agli arti e addirittura tumori e morte.

Le autorizzazioni per il rilascio dell’acqua minerale vengono rilasciate dal ministero della Sanità, dopo un controllo della presenza di arsenico eliminando o imponendo azioni correttive per quelle che superano i 10 μg/l. Sia le ASL sia i laboratori ARPA controllano le linee d’imbottigliamento (mensilmente).

Verifica dell’esposizione ad arsenico

Lo strumento che consente di valutare l’esposizione all’arsenico è il biomonitoraggio, analizzando la presenza di arsenico nelle urine. Secondo i dati a disposizione il problema di alti livelli di arsenico nelle acque sotterranee destinate al consumo umano ha coinvolto gran parte della popolazione italiana.
In aree del Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e Lazio si è fatto ricorso a fonti alternative o all’uso di sistemi che consentissero di disporre di acqua in cui i livelli di arsenico non superassero il limite legale ( Fonte ISPRA).

Studi epidemiologici e 50 casi di tumore del polmone e 250 di tumore della pelle causati dall’esposizione lavorativa nel 1980 negli Stati Uniti indicano che la dose soglia necessaria è di 400 µg/die (Stohrer, 1991). La DL50 per l’arsenico è 130-300 mg (Harrison, 1990). Esistono programmi che permettono di calcolare le concentrazioni di sostanze chimiche e di simulare il livello di esposizione massimo raggiungibile in una determinata area e nelle acque. Questo tipo si software seguendo dati di salute pubblica è in grado di prevedere un impatto ambientale inaccettabile (Whetzel, 1989). Per fortuna, quando cessa l’immissione di inquinante nell’ambiente, l’arsenico viene rapidamente eliminato (Mossop,1989).

Esposizione ad arsenico: rischi lavorativi

Il rischio di ingerire acqua onctaminata da arsenico o cibi riguarda anche i lavoratori e si configura quindi come un rischio connesso alla sicureza sul lavoro. Nella produzione industriale e poi nello smaltimento dei rifiutiil rischio è particolarmente alto. Nei paesi in via di sviluppo vengono spesso trasferiti vecchi impianti industriali così che nello sviluppo globale, è necessario tener conto della tutela dell’ambiente, così, da evitare rischi per la salute (Nriagu, 1990).

Gli effetti tossici delle sostanze pericolose, spesso non sono conosciuti ed è, pertanto, necessario adottare un’adeguata, preventiva, valutazione del rischio. Oltre alla norma di cui all’art. 2087 c.c., è rilevante anche quando disposto dal Dlgs. 81/2008.

Sono necessarie misure di confinamento in caso di utilizzo di questi semi metalli e di altre sostanze tossiche. In più, tutti i lavoratori, debbono essere dotati di strumenti di protezione individuale.

Un composto cristallino contenente gallio e arsenico è utilizzato nelle fotocellule solari. Per i lavoratori addetti a questa produzione la respirazione di questo composto può essere un pericolo e per questo motivo sono stati svolti studi su topi e ratti (Mast et al., 1990).

Dal punto di vista disciplinare bisogna tenere presente la difficoltà nell’attribuire le responsabilità dell’inquinamento. In merito a ciò ricordiamo la proposta dell’ONA di un credito di imposta in favore di coloro che bonificano, ovvero che adottano strumenti di tutela della salute.

Approfondisci nella settima puntata di ONA TV: Sicurezza nei luoghi di lavoro realtà o utopia?

La presenza di metalli pesanti negli alimenti

Tecniche di cristallografia a raggi-X che sfruttano l’emissione di radiazioni indotta dai protoni e di fluorescenza indotta da radioisotopi permettono di quantificare la concentrazione di elementi presenti in tracce nei più comuni alimenti. Così, è stato possibile reperire As in alcune varietà di riso alla concentrazione di 0,2 mg/Kg e piombo nel tuorlo d’uovo di gallina (1,7 mg/Kg). Questi sono dati importanti per gli esperti della nutrizione.

In modo simile uno spettrofotometro ad assorbimento atomico ed uno spettrometro ad emissione di argon sono indicatori della presenza di metalli pesanti negli alimenti. Indagini sul merluzzo e sul pescecane hanno dimostrato la presenza di arsenico e di mercurio. Di particolare interesse è il comportamento di quest’ultimo, perché, le normali procedure di lavorazione e di lavaggio del pesce provocano una diminuzione del contenuto di arsenico ma non di mercurio (Mogami,1989). In Germania, è stato vietato il consumo di carni, latte e uova provenienti da determinate fattorie.

Alla fine le misurazioni effettuate  hanno fornito le seguenti indicazioni: i cereali non sembrano essere un sensibile bersaglio dell’inquinamento da metalli pesanti così come il latte e il muscolo degli animali da allevamento; al contrario il fegato e il rene contengono concentrazioni pericolose di arsenico, cadmio e piombo. La concentrazione in questi tessuti aumenta con l’età dell’animale (Schwarz, 1991). 

Le ricerche dell’Università di Washington

Un rischio più elevato di esposizione è ovviamente legato ai residenti nelle vicinanze di impianti che lavorano l’arsenico. Ricercatori dell’Università di Washington hanno compiuto importanti studi sull’esposizione all’arsenico negli abitanti di una comunità vicino ad una fonderia di rame inattiva. Il campionamento ha riguardato 121 famiglie (435 persone) che abitavano entro 8 miglia dalla fonderia. Dieci altre famiglie (31 persone) di una area non contaminata sono servite per il confronto delle misurazione. 

L’assorbimento dell’arsenico nell’uomo

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L’assorbimento dell’arsenico avviene attraverso la pelle, i polmoni e il tubo digerente. Quest’ultimo è responsabile dell’introduzione dell’80% della quantità che quotidianamente assumiamo.

La distribuzione a tessuti come la cute, il fegato, i reni, i polmoni e la milza avviene entro 24h. L’accumulo nel tessuto osseo, nei capelli e nelle unghie richiede due settimane. L’arsenico inorganico attraversa la barriera placentare ma non quella ematoencefalica.

Le vie di escrezione sono le urine (90-95%), le feci (4%), la  bile e la saliva (Harrison, 1990). 

La misurazione della concentrazione di arsenico trivalente o pentavalente nei capelli è un valido indicatore dell’esposizione al tossico. 

Fra il 1971 ed il 1987 in una regione del sud-est dell’Ungheria 25648 persone hanno usato acqua “potabile” la cui concentrazione di arsenico eccedeva il limite di 0,1 mg/l. 20.836 persone di un’area con livelli di As nelle acque inferiore, hanno fornito 230 campioni di capelli per il confronto. Furono analizzati in totale 2.059 campioni di capelli che dimostrarono concentrazioni di arsenico superiori alla norma nei casi corrispondenti ad aree dove le acque erano più inquinate (Boerzsoenyi et al., 1992).

Assorbimento e studi di genotossicità

Le unghie sono un altro tessuto nel quale è possibile reperire tracce di arsenico come di molti altri elementi. Concentrazioni variabili da 40 a 800 ppm sono state trovate per il calcio, magnesio, fosforo, sodio, potassio, ferro, zinco e alluminio. Sono state trovate tracce di altri elementi non superiori a 0,5-5 ppm. 

Le cellule di molti mammiferi, comprese quelle di uomo, sono capaci di metilare l’arsenico inorganico ad acido  metilarsenico e acido dimetil-arsenico. Studi di genotossicità, che includevano la frequenza in metafase di scambi di cromatidi fratelli, per nove composti organici e tre inorganici hanno dimostrato che i composti inorganici e soltanto il dimetilarsenico fra quelli organici, inducono cromosomi tetraploidi e arresti mitotici. Questo indica che l’arsenico svolge la sua attività cancerogena sia prima che dopo attivazione all’interno dell’organismo (Endo et al., 1992). 

Arsenico: cancerogenicità per il tratto respiratorio

L’esposizione di cellule fetali di trachea umana e di ratto in coltura a dosi note di arsenico ha fornito risultati molto importanti. Nella trachea fetale umana 1 µmol di arsenico induce iperplasia dell’epitelio, 3-9 µmoli inducono iperplasia e atipia nell’epitelio e iperplasia e metaplasia squamosa nell’adenoepitelio. Il medesimo tipo di esposizione nelle cellule di ratto non ha provocato gli stessi arsenico effetti sulla salute. Pertanto l’arsenico può essere cancerogeno per il tratto respiratorio umano ma non per quello di ratto (Dong J., 1990). 

Acido dimetil-arsenico: la formazione di cellule tetraploidi

La complessità dello studio delle sostanze tossiche è accentuata dal fatto che composti diversi, contenenti lo stesso elemento oggetto di studio, possono manifestare comportamenti differenti. Così fra nove composti organici e tre inorganici dell’arsenico solo l’acido dimetil-arsenico, in un ambito di concentrazione fra 0 e 250 µg/ml, stimola la formazione di cellule tetraploidi sia sulla linea V79 di hamster cinese sia su linfociti umani.

Le cellule tetraploidi presentano la caratteristica di essere meno abili nella divisione cellulare  e di possedere un ciclo cellulare più lento. Questo composto potrebbe essere un importante fattore della tossicità dell’arsenico (Endo et al., 1992). 

Arsenico: stimolazione e proliferazione dei linfociti umani

In effetti anche altre ricerche hanno evidenziato che l’esposizione cronica all’arsenico può alterare la stimolazione e la proliferazione dei linfociti umani. In realtà linfociti in coltura prelevati da soggetti esposti cronicamente all’arsenico presentano una cinetica del ciclo cellulare più lenta di quella di linfociti prelevati da soggetti normali.

Allo stesso modo, in linfociti esposti in vitro a concentrazioni di arseniti e arseniati dell’ordine di 100, 10 e 1 nM (valori simili a quelli del sangue intero degli esposti), si poteva osservare un’inibizione della proliferazione dose-dipendente (Gonsebatt et al., 1992).   

Tumori polmonari

Un composto che sembra rivestire un ruolo importante nella genesi dei tumori polmonari è l’arsenito mentre il trisolfuro di arsenico anche a grandi concentrazioni nel sangue è inattivo. Per ricavare informazioni a proposito è molto utile il test dei micronuclei di midollo osseo di topo. Il midollo osseo prelevato dai femori degli animali uccisi dopo un trattamento con di 10 mg/Kg di arsenito di sodio, arsenito di potassio o triossido di arsenico  evidenzia micronucei policromatici e micronuclei normocromatici (Tinwell et al., 1991).

Anche l’epidemiologia presenta difficoltà notevoli soprattutto nella scelta dei parametri da usare per quantificare l’esposizione ad una sostanza tossica. Infatti per quanto riguarda l’arsenico, la relazione fra tumore del tratto respiratorio e arsenico nell’aria presenta una curva con concavità verso il basso mentre la correlazione fra lo stesso tipo di tumore e l’arsenico urinario è lineare.

Questi risultati evidenziano la netta differenza fra concetti come la concentrazione dell’arsenico nell’aria e la biodisponibilità dello stesso. I dati che hanno permesso di ottenere questa importante informazione sono stati ottenuti da una ricerca di mortalità per cancro condotta su 2802 uomini che hanno lavorato per almeno  un anno nel periodo 1940-1964 in una fonderia di rame in Tacoma, Washington (Interline et al., 1987). 

Leggi tutto sul: Tumore del Polmone

Inibizione della riparazione del DNA

L’inibizione della riparazione del DNA è un’altra via attraverso la quale l’arsenico può esercitare i suoi effetti cancerogeni . L’esposizione di cellule HeLa all’arsenico produce gli stessi effetti della deplezione dei tioli non proteici. Infatti, sperimentalmente con la butionina sulfossimina o col dietil-maleato si possono ridurre le riserve cellulari di tioli non proteici fino al 92% del totale.

Questa deplezione comporta una maggior sensibilità delle cellule al danno indotto dai raggi X. L’esposizione all’arsenito provoca lo stesso tipo di sensibilizzazione. Inoltre, l’arsenico come altri metalli pesanti inibisce completamente la riparazione del DNA in cellule che hanno già una deplezione di tioli (Snyder e Lachmann, 1989).

Intossicazione acuta

L’intossicazione acuta da arsenico coinvolge numerosi apparati ed organi. A livello del sistema gastroenterico i sintomi e i segni sono bruciore alla gola, disfagia, nausea, vomito, diarrea, alitosi col tipico odore di aglio, dolori addominali. La compromissione dell’apparato cardiocircolatorio è evidenziata dalla cianosi, dalla difficoltà nel respiro e dall’ipotensione. Può verificarsi una miocardite chimica. A livello del sistema nervoso centrale i segni sono confusioneconvulsioni e coma. Il rene è colpito da una necrosi tubulare acuta. L’arsenico provoca una depressione del midollo osseo che provoca anemia ed eosinofilia.

Invece, l’intossicazione cronica da arsenico si manifesta 2-8 settimane dopo l’ingestione. La pelle e le unghie presentano lesioni infiammatorie: eritrodermiaipercheratosiiperpigmentazionedermatite esfoliativamalattia di Bowen, linee di Aldrich-Meesche che sono strie bianche trasversali nelle unghie.

Le mucose della laringe, della trachea e dei bronchi sono colpite da infiammazioni. Si può verificare anche una polineuropatia sensitiva e motoria. La pelle, i polmoni possono sviluppare carcinomi (Harrison, 1990). Bisogna tener presente il possibile ruolo dell’arsenico nella genesi di vasculiti obliteranti come già evidenziato in precedenza a proposito della “blackfoot disease” (Chen et al., 1990).

Arsenico: prevenzione, diagnosi e terapia

La prevenzione si può realizzare solo mantenendo i livelli di esposizione entro i limiti consentiti dalla legge dato che sia le lesioni infiammatorie che quelle neoplastiche, richiedono valori di assunzione superiori a 400 µg/die. La diagnosi si avvale di un’accurata anamnesi lavorativa e dei segni clinici e di laboratorio (test di funzionalità epatica e renale,  l’ematocrito e la formula leucocitaria). Sono indispensabili dati di laboratorio come i livelli di arsenico nelle urine i quali possono presentare rapide oscillazioni. I valori nei capelli e nelle unghie possono evidenziare un’esposizione avvenuta mesi prima.    

Il trattamento dell’intossicazione arsenico acuta richiede l’induzione del vomito con l’ipecacuana. Se il pazienze non è vigile bisogna ricorrere alla lavanda gastrica. Si può in seguito somministrare un chelante dell’arsenico come il dimercaprolo, il quale provoca l’escrezione del composto a livello renale.

La dose prevista è di 2-3 mg/kg intramuscolo ogni 6 ore per 24 h e poi ogni 12-24 h per i successivi dieci giorni in modo tale da raggiungere alla fine della terapia livelli urinari di arsenico inferiori a 5 µg/dl/die. Dosi più elevate sono tossiche , ma nelle intossicazioni molto gravi, si possono somministrare dosi di 5 mg/kg. Il succimero DMSA ( acido 2,3-dimercaptosuccinico), analogo idrosolubile del dimercaprolo è meno tossico e più efficace. (Harrison, 1990). 

Arsenico e tutela legale

In molti casi ci troviamo di fronte a malattie professionali, ma molti altri sono i danni che subisce la popolazione generale. In caso di malattia extralavorativa sussiste una responsabilità, prima di tutto, contrattuale dell’ente fornitore, e poi, anche dell’ente pubblico responsabile della tutela della salute. Nella specie, anche del Comune presso il quale la vittima dovesse risiedere.

Il rischio dell’arsenico nell’acqua potabile è stato, ulteriormente, confermato dallo IARC nella sua monografia:

L’Osservatorio Nazionale Amianto tutela le vittime di malattia professionale per esposizione ad arsenico. Le malattie professionali arsenico dipendenti sono nella lista I e nella lista II dell’INAIL. Una volta ottenuto il riconoscimento di malattia professionale è possibile ottenere l’indennizzo INAIL e formulare la richiesta di risarcimento dei danni al datore di lavoro.

Leggi tutto sulle: malattie professionali riconosciute dall’INAIL e sulle malattie non tabellate

Arsenico: malattie professionali lista I

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Le patologie correlate all’esposizione professionale all’arsenico inserite nella lista I dell’INAIL sono:

  • Anemia emolitica (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Polineuropatia periferica (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Melanoderma (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Cheratosi palmo-plantare (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Ulcere cutanee (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Epatopatia tossica (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Tumore del polmone (LISTA I, GRUPPO 6, COD. I.1.02)
  • Tumore della cute (LISTA I, GRUPPO 6, COD. I.1.02)
  • Congiuntivite (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Rinite, rinofagite e faringiti croniche (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02)
  • Perforazione setto nasale (LISTA I, GRUPPO 1, COD. I.1.02).

Con riferimento all’inserimento nella lista I dell’INAIL, per le vittime di queste malattie, vi è la presunzione legale di origine professionale. Infatti, l’unica condizione che deve essere soddisfatta, oltre alla prova della malattia, è la presenza della noxa nell’ambiente di lavoro.

Arsenico: malattie professionali lista II

L’arsenico è responsabile dell’insorgenza di ulteriori patologie, anch’esse tabellate dall’INAIL, inserite nella lista II. In particolare, sono ricompresi diversi tipi di tumori:

  • del rene (lista ii, gruppo 6, cod. ii.6.30)
  • della vescica (lista ii, gruppo 6, cod. ii.6.37)
  • della prostata (lista ii, gruppo 6, cod. ii.6.30)
  • del fegato e delle vie biliari (lista ii, gruppo 6, cod. ii.6.30)

In generale, gli organi bersaglio delle malattie cagionate dall’arsenico, sono il polmone, il fegato, la cute, il sangue, la rinofaringe, la mucosa congiuntivale e il sistema nervoso periferico. L’esposizione ad arsenico può avvenire per inalazioneingestione e/o per via cutanea

Nella lista II dell’INAIL sono inserite le malattie la cui “origine lavorativa è di limitata probabilità“. In questo caso non è prevista la presunzione legale d’origine. Sarà la vittima delle patologie della lista II a dover dimostrare il nesso causale per ottenere le prestazioni INAIL.

Indennizzo INAIL per esposizione ad arsenico

Le patologie comprese nella LISTA I, essendo, in questo caso, l’esposizione professionale di “elevata probabilità” devono essere sempre indennizzate da INAIL. Infatti, in questo caso, il nesso causale si presume. È quindi sufficiente la presenza dell’amianto nell’ambiente di lavoro, per far scattare la presunzione legale di origine.

Per ottenere l’indennizzo malattia professionale è sufficiente che ci sia l’esposizione, anche se indiretta. In base al grado invalidante, a partire dal 6%, l’INAIL liquida l’indennizzo del danno biologico con una tantum. Se il grado invalidante raggiunge, invece, il 16%, sussiste il diritto alla rendita INAIL. Queste rendite INAIL si aggiungono al rateo mensile del risarcimento INAIL. 

Nel dettaglio INAIL risarcisce:

  • dal 6 al 15% l’indennizzo del danno biologico;
  • dal 16% la rendita INAIL, ovvero l’indennizzo del danno biologico e delle diminuite capacità di lavoro

Inquinamento arsenico e risarcimento danni

In molti casi, come abbiamo visto, l’arsenico, purtroppo, inquina le falde acquifere. In tanti altri casi, ci sono altre forme di inquinamento e di contaminazione. Questa situazione provoca gravi danni alla salute e all’ambiente. In caso di malattia ovvero in caso di danno biologico, se è malattia professionale si può chiedere l’indennizzo.

L’ente deputato, alla richiesta di indennizzo è proprio l’INAIL. In questo caso tuttavia si può e si deve agire come datore di lavoro per chiedere gli integrali danni, patrimoniali e non patrimoniali, patiti e patiendi. Sia in caso di danni per arsenico acqua potabile, sia per esposizione nell’attività lavorativa, esiste quindi il diritto al risarcimento dei danni.

In caso di danni per inquinamento delle acque, ovvero delle falde, allo stesso modo si può agire nei confronti di chi ha provocato l’inquinamento. Ciò è possibile soprattutto dopo l’inserimento della legge sugli ecoreati (legge 68 del 2015). In questi ultimi casi si può agire con la costituzione di parte civile nel procedimento penale ovvero con azione autonoma.

L’ambiente, la sicurezza e la salute sono infatti spesso sacrificati in favore di presunte esigenze economiche. Questa questione è stata spesso denunciata dall’ONA, che ne ha discusso anche durante la quindicesima puntata di ONA News (Economia, ambiente, salute e diritto penale).

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