Fauna: definizione e salvaguardia

Quando si parla di salvaguardia dell’ambiente è importantisismo il tema della biodiversità e della fauna. Un ambiente ricco di specie viventi è un ambiente resiliente in grado di ritrovare l’equilibrio in seguito a cambiamenti e malattie. La perdita di biodiversità è uno dei problemi più gravi che il nostro ambiente è costretto a fronteggiare. Molte specie faunistiche sono minacciate di estinzione.

In questa guida scopriamo cos’è la fauna, le specie della fauna italiana e quelle minacciate. Scopriamo anche quali sono gli interventi per la protezione della fauna e della biodiversità.

Definizione Fauna: che cos’è?

Il significato fauna indica l’insieme delle specie animali che risiedono in un dato territorio o in un particolare ambiente, in un preciso periodo storico o geologico. La faunistica è invece lo studio delle specie animali in una regione e in relazione agli ambienti in cui vivono.

Diamo qui di seguito la definizione di fauna: “la fauna è costituita dall’insieme di specie e di popolazioni animali, vertebrati ed invertebrati, residenti in un dato territorio ed inserite nei suoi ecosistemi; essa può comprendere le specie autoctone e le specie immigrate divenute ormai indigene, come pure le specie introdotte dall’uomo ed andate incontro ad indigenazione; non fanno parte della fauna gli animali domestici e di allevamento.”

La fauna è composta quindi dagli animali che compongono uno dei regni superiori in cui è classificata la vita.

Quindi, nel caso di fauna significato indica gli animali che, al contrario dei vegetali, sono eterotrofi. Ciò significa che non sono in grado di produrre, come le piante, energia direttamente da sole ma che per farlo hanno bisogno di cibarsi di vegetali o di animali che si sono cibati di vegetali (leggi tutto sulla Flora).

Gli animali respirano ossigeno, sono capaci di movimento e crescono a partire da una sfera cava di cellule, la blastula, durante lo sviluppo embrionale.

Ad eccezione di alcuni specifici organismi, gli animali hanno un corpo composto da quattro tessuti distinti: epitelialeconnettivomuscolare e nervoso.

Fauna definizione della disciplina di Zoologia

La nascita della vita sulla Terra è avvenuta nell’ambiente acquatico. Infatti, ancora oggi, tra gli organismi animali viventi più antichi, phyla, la maggioranza abita ancora in questo ambiente. Il passaggio dall’acqua alla terra è avvenuto solo in seguito, dopo lo spostamento di alcune piante sulla terra ferma. Infatti l’azione fotosintetica delle alghe unicellulari e, poi, delle piante ha via via arricchito l’atmosfera di ossigeno.

La disciplina biologica che studia gli animali è la zoologia. Aristotele scrisse vari testi scientifici nati dall’osservazione degli animali tra cui “Ricerche sugli animali“, “Le parti degli animali” e “Sulla generazione degli animali“.

Vertebrati e invertebrati

Un’importante suddivisione applicata dalla zoologia per classificare e suddividere gli animali è quella tra vertebrati e invertebrati. Gli animali vertebrati sono le specie che possiedono una colonna vertebrale o spina dorsale. Perciò lo scheletro è interno, detto endoscheletro, e può essere osseo o cartilaginoso. Il corpo dei vertebrati si divide essenzialmente in tre zone: testa, tronco ed estremità. Inoltre questi animali si distinguono perché possiedono una simmetria bilaterale. La categoria racchiude mammiferi, uccelli, pesci, anfibi e rettili.

Gli animali invertebrati non hanno vertebre, colonna vertebrale o scheletro interno articolato. La maggior parte di questi ha, al contrario, uno scheletro esterno che li protegge sotto forma di guscio o corazza, detto esoscheletro. Gli invertebrati costituiscono la maggior parte del regno animale. Infatti rappresentano il 95% di tutte le specie esistenti sulla Terra. Esistono 6 gruppi principali di invertebrati:

  • poriferi o spugne;
  • celenterati, tra cui meduse e coralli;
  • echinodermi, come ricci e stelle di mare;
  • molluschi (vongole, seppie, polpi, lumache e chiocciole);
  • anellidi, tra cui vermi e lombrichi;
  • artropodi, cioè crostacei, insetti e aracnidi.

Caratteristiche della fauna

Come già detto il termine fauna non è sinonimo di regno animale ma include le specie di animali selvatici che vivono in un territorio in un dato momento storico. Le caratteristiche fondamentali della fauna sono la dinamicità, la storicità e l’interattività.

La fauna di un territorio muta col trascorrere del tempo a causa dei processi di estinzione, evoluzione, speciazione e sostituzione, determinati da fattori naturali e oggi sempre più da fattori antropici.

Gli animali di allevamento e gli animali domestici non fanno dunque parte della fauna, che si intende quindi come prettamente selvatica. Gli animali da allevamento o domestici non sono infatti parte integrante dell’ecosistema che li ospita. Non si automantengono e non sono inseriti in una catena alimentare e quindi all’interno dell’equilibrio di un’ecosistema.

Dinamicità della fauna

Tutte le specie animali sono sensibili ai cambiamenti dei fattori ambientali. Tuttavia, molti di loro sono necessariamente legati a condizioni ambientali difficili e sono definiti come specie stenocore in zoologia. Altre specie invece sono più o meno capaci di adattarsi al cambiamento, vivono in territori più ampi e vengono definite specie euricore.

Pertanto, esiste un gruppo cosmopolita di animali e tanti gruppi diversi di animali quanti sono gli ambienti. In base all’ambiente e al suo clima, identifichiamo fauna tropicale, temperata, glaciale, desertica, montana, fauna e flora della savana, della tundra e delle praterie.

Fauna autoctona e alloctona

Come già anticipato esistono specie indigene che vivono in un determinato ambiente anche se non erano presenti storicamente.

Le specie autoctone sono quelle originariamente presenti in una regione e che qui si sono evolute a partire da elementi forniti dal territorio stesso. Appartengono a questa categoria le specie endemiche, ovvero le specie che vivono solo in una determinata area.

Le specie alloctone invece sono quelle originatesi in altri regioni. Grazie all’immigrazione o all’attività umana si sono inserite nel territorio, trovando degli ecosistemi adatti al proprio mantenimento ed inserendosi nei flussi energetici che ne regolano l’equilibrio. Questo spesso a svantaggio delle specie autoctone.

Le specie non autoctone possono essere accidentali (animali che sfuggono all’allevamento, come il visone americano nella fauna italiana) o intenzionale (come la tartaruga americana, il gambero rosso, il persico trota e molti pesci importati dal Nord America e da altre regioni. Continentale alla pesca sportiva nelle acque interne italiane).

La fauna italiana

La fauna italiana è al primo posto in Europa per biodiversità. Comprende circa 58.022 specie, equivalente a più di un terzo dell’intera fauna europea.

Il gruppo più rappresentato è ovviamente quello degli invertebrati e in particolare della classe degli insetti che rappresentano il gruppo più numericamente rappresentativo al mondo.

La checklist delle specie della fauna d’Italia include 4.777 specie animali endemiche, che equivalgono all’8,6% del totale.

Le ragioni di questa enorme biodiversità vanno ricercate nella conformazione del nostro territorio, con rilievi e colline che creano numerose nicchie ecologiche. La diversità dei climi lungo la penisola, causata dalla sua forma a stivale allungato, permette inoltre la presenza di ambienti variegati. Inoltre la presenza di una grande biodiversità a livello di flora  favorisce la biodiversità nella fauna.

Gli animali della fauna in Italia

La fauna italiana è composta principalmente da animali tipici di montagna, animali della pianura e della macchia mediterranea. Mustelas (donnola, tasso, visone, faina, gatto artico e visone) sono quasi onnipresenti nella regione, mentre le lontre si trovano nella maggior parte del paese (Basilicata, Calabria, Campania e Puglia esclusa) è estinto.

Il rappresentante della famiglia dei felini è il gatto selvatico europeo, che compare stabilmente nelle regioni centro-meridionali, con avvistamenti sporadici al nord, e la lince euroasiatica, che a causa delle popolazioni di Austria e Slovenia sta ora tornando sulle Alpi orientali.

Tra i canidi è molto diffusa un po’ ovunque in Italia la volpe rossa. Il lupo appenninico, quasi sterminato, a partire dal 1970 è tornato a popolare la penisola. L’orso marsicano, sottospecie dell’orso bruno ed autoctona dell’Italia centro-meridionale, è a forte rischio di estinzione. Tra gli ungulati sono diffusi il capriolo presente anche con la sottospecie endemica del capriolo italico, il cervo nobile, il cinghiale e il daino. Quest’ultimo sterminato secoli fa a causa della caccia è stato reintrodotto ed è da considerarsi specie alloctona.

Uccelli migratori in Italia

L’Italia è un’importante rotta migratoria verso le regioni sahariane, in quanto costituisce un ponte naturale tra l’Europa continentale e l’Africa, attraverso il Mediterraneo.

Molti di questi uccelli nidificano in Europa centrale e settentrionale. In autunno gli uccelli ritornano in Africa passando sulla stessa rotta, ovvero al di sopra delle isole italiane o attraverso lo stretto di Gibilterra o il Bosforo.

La zona del Po è una zona importantissima per l’avifauna. Insieme ad esse numerose altre zone, spesso protette dalla convenzione di Ramsar, constituiscono aree importanti per la riproduzione e la nutrizione dell’avifauna, nidificante, svernante o di passaggio.

Gli invertebrati: una ricchezza enorme

Gli invertebrati, presenti in Italia con numerosissime specie, rappresentano una ricchezza inestimabile. Essi sono in gran parte responsabili della creazione di suolo e hummus, oltre ad essere fonte di alimentazione per rettili, anfibi e uccelli. Altri come api e lepidotteri sono un elemento essenziale per l’impollinazione, in cui esiste spesso un rapporto esclusivo tra il fiore e la specie adatta ad impollinarlo.

Importanza della biodiversità

Negli ultimi 40 anni la fauna selvatica del pianeta si è ridotta del 60 % per colpa delle attività umane non sostenibili e sono circa 1 milione le specie a rischio di estinzione nei prossimi decenni. All’origine di questa situazione troviamo in particolare la conversione degli habitat naturali in terreni agricoli e l’espansione delle aree urbane, ma tra le cause si annoverano anche lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie esotiche invasive.

Esiste un collegamento tra la perdita di biodiversità e la diffusione delle malattie. In particolare lo sfruttamento non sostenibile della natura (come nella deforestazione e nel commercio illegale o poco regolamentato di animali selvatici) diminuisce gli spazi selvatici e le specie selvatiche non più in grado di fare da cuscinetto tra noi e le malattie, aiutando a prevenire lo scoppio di pandemie. Lo ha dimostrato la pandemia da Covid-19 e l’ormai noto fenomeno dello spillover. Attraverso questo fenomeno il virus è passato da un insieme di animali selvatici all’uomo.

Anche i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono strettamente legati. Infatti invece di immagazzinare il carbonio nel terreno e nella biomassa, gli ecosistemi danneggiati lo rilasciano nell’atmosfera.

Protezione e conservazione della fauna a rischio

Rete Natura 2000 attraverso la Direttiva Habitat fornisce lo strumento politico per la creazione negli stati membri della Comunità Europea di Zone di Protezione Speciale per la salvaguardia degli habitat e delle specie a rischio.

In Italia a gennaio 2020 risultavano censite 626 zone di protezione speciale. Sul sito del Ministero della Transizione Ecologica trovate l’elenco completo dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS.

La nuova strategia sulla biodiversità per il 2030 della Comunità Europea è un piano a lungo termine, globale, sistemico e ambizioso per salvaguardare la natura e invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi. Costituisce uno dei pilastri del Green Deal europeo e della leadership dell’UE nel settore dell’azione internazionale a favore dei beni pubblici globali e degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Qui trovate domande e risposte sul Green Deal.

Le specie a rischio estinzione in Italia e nel mondo

Si definisce specie a rischio un gruppo di vegetali o animali che, a causa dell’esigua popolazione o di sopravvenuti mutamenti nel suo habitat, è a rischio di estinzione. Attualmente il 21% degli uccelli, il 27% dei mammiferi e il 36% degli anfibi sono animali a rischio estinzione.

Secondo la ricerca scientifica di Niles Eldredge, “The Sixth Extinction“, se la frequenza delle estinzioni animali e piante dovesse procedere con l’attuale velocità, circa 30.000 specie andrebbero perdute ogni anno. Se, invece, dovesse accelerare, il numero delle specie estinte nella prossima decade potrebbe eguagliare o superare quello osservato per le grandi estinzioni di massa, l’ultima delle quali è risalente a 65 milioni di anni fa e ha provocato la scomparsa dei dinosauri. Si teme quindi che sia in corso la sesta estinzione di massa nella storia del pianeta.

L’azione dell’uomo è la principale causa

La principale causa che mette a rischio molte specie animali, oltre che vegetali, è l’attività antropica. La perdita e la degradazione degli habitat naturali è la più grande minaccia per gli animali italiani in via di estinzione, ma non solo. La distruzione degli habitat è provocata principalmente dalla conversione della terra per le attività di agricoltura, commercio, edilizia. Uno dei fenomeni più preoccupanti è la deforestazione, che sta colpendo soprattutto le foreste tropicali. A questo si aggiungono il bracconaggio e il commercio illegale di alcuni animali.

Un’altra causa che può determinare l’estinzione degli animali e delle piante è l’introduzione di specie dannose “aliene”, cioè non autoctone. Infine, il sovrasfruttamento delle risorse, i cambiamenti climatici e l’inquinamento possono provocare direttamente o indirettamente l’estinzione di molte specie.

Occorre però preservare la biodiversità. Infatti, come sostiene la vincitrice del premio Pulitzer, Elizabeth Kolbert, “il genoma di una specie è una sorta di manuale. Quando la specie si estingue, quel manuale va perso. Stiamo distruggendo la biblioteca della vita“.

Le “liste rosse” delle specie a rischio redatte dall’IUCN

Quali sono gli animali in via di estinzione? L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) nel 1964 ha istituito una “lista rossa” delle specie minacciate. Raccoglie i dati provenienti da tutto il mondo riguardo tutte le specie di animali in via di estinzione e piante. Oltre 35.000 specie di animali e piante sono state dichiarate dall’IUCN specie a rischio di estinzione. Tra gli animali in estinzione ci sono mammiferi, uccelli, il 25% dei rettili, il 20% degli anfibi e il 30% dei pesci. In particolare, i Paesi in cui vi sono più uccelli e mammiferi minacciati sono la Cina, il Brasile, l’India e il Perù.

Anche in Italia l’IUCN ha realizzato delle specifiche liste rosse italiane. Includono le valutazioni della flora italiana e di tutte le specie di pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli nidificanti, mammiferi, pesci cartilaginei, libellulecoralli coleotteri saproxilici, native o naturalizzate in Italia in tempi preistorici.

La lista rossa degli animali in via di estinzione italiani riporta che complessivamente il 31% dei vertebrati italiani sia minacciato, per un totale di 266 specie. Le principali cause sono la perdita di habitat (per circa il 20% delle specie) e l’inquinamento (per circa il 15%).

Classificazione delle specie a rischio dell’IUCN

La classificazione delle specie in pericolo realizzata dall’IUCN prevede 8 gruppi:

  • estinto (EX), cioè quando non si può dubitare che l’ultimo individuo sia morto, come nel caso del dodo;
  • probabile estinto (PE), racchiude animali che non si avvistano da tempo;
  • estinto in natura (EW), cioè una specie che sopravvive solo con individui coltivati o allevati in cattività o con popolazioni al di fuori dell’areale originale;
  • in pericolo critico (CR), quando vi è una riduzione significativa (80%) della specie o una distribuzione ridotta di più dell’85% o con pochi nuclei (2-5) all’interno dell’areale originario oppure una popolazione inferiore a 250 individui adulti ma in rapido declino o inferiore a 100 individui adulti oppure, ancora, quando vi è una probabilità di estinzione del 50% nelle prossime tre generazioni;
  • in pericolo (EN), cioè quando si verifica una riduzione della specie del 55-79% o una distribuzione ridotta del 50-84% o con pochi gruppi (6-10) a rischio, una popolazione inferiore ai 2500 individui ma in rapido declino o al di sotto dei 1000 individui maturi oppure una probabilità di estinzione del 20% nelle prossime cinque generazioni;
  • vulnerabile (VU), quando si verifica una riduzione della specie del 25-54% o una distribuzione ridotta del 40% oppure una popolazione inferiore agli 11000 individui ma in rapido declino o al di sotto dei 2500 individui maturi oppure, ancora, una probabilità di estinzione del 10% nei prossimi 100 anni.

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