Bonifica amianto: come farla e normative in Italia

Quello della bonifica amianto è un tema caldo in Italia sin dalla messa al bando dei minerali di asbesto. La legge che ne vietava la produzione, estrazione e commercializzazione non imponeva infatti un obbligo sulla bonifica, causando un grave ritardo sulla bonifica in Italia.

I siti contaminati sono ancora molti e l’unico modo per vincere la lotta alle malattie amianto correlate è la prevenzione primaria, ovvero la bonifica per evitare ogni forma di esposizione alle fibre killer.

L’avvocato Bonanni e l’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto sono in prima linea per incentivare la prevenzione primaria. Solo così infatti è possibile eliminare ogni rischio per la propria salute. A questo scopo nasce anche l’App Amianto, utile per facilitare la segnalazione di aree contaminate da parte dei cittadini e contribuire alla mappatura.

Bonifica amianto: le principali tecniche

Amianto e asbesto, come già accennato, sono sinonimi. Questi termini si riferiscono a un insieme di minerali detti asbestiformi. Hanno infatti la capacità di sfaldarsi in fibre longitudinali sottilissime e via via più sottili, dette appunto asbestiformi. In virtù della loro forma si disperdono facilmente nell’ambiente e una volta ingerite o inalate, provocano danni alla salute: infiammazione e cancro. Tra questi il mesotelioma, che vede nell’esposizione all’asbesto la sua unica causa possibile e che ha solitamente esito infausto.

Come già accennato, la Legge 257 del 1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto killer) ha vietato l’estrazione, la produzione e la commercializzazione dell’asbesto, senza l’obbligo di bonificare eternit. Ciò anche per i materiali di cemento-amianto, ampiamente utilizzati nell’edilizia, comprese le strutture industriali.

L’Italia, fino all’entrata in vigore della L. 257 del 1992 è stato tra i maggiori produttori ed utilizzatori di minerali di asbesto. Le esposizioni lesive sono proseguite e proseguono a tutt’oggi tra i lavoratori, nei cantieri edili, nella cantieristica navale e perfino nelle Forze Armate.

L’Avv. Ezio Bonanni, nella sua pubblicazione “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022”, traccia il quadro della situazione attuale, anche in ordine alle tutele legali. Le malattie asbesto correlate sono in aumento.

In cosa consiste la bonifica amianto?

Bonificare un sito dall’amianto significa rendere un sito nuovamente salubre. Con le bonifiche da amianto si previene il rischio di inalare o ingerire le fibre killer. La legge prevede diversi tipi di bonifica. Solo uno di questi prevede il conferimento dell’amianto in discarica, mentre le altre impedisocno alle fibre killer di essere rilasciate e per questo necessitano di una costante manutenzione. Non rendono inoltre i siti sicuri in caso di terremoto o altri eventi traumatici di grossa portata.

Il rischio di ammalarsi di una malattia amianto correlata non sussiste solo in caso di amianto friabile, ma anche in caso di amianto inserito in una matrice compatta e non sfaldabile con il solo uso delle dita. Il rischio sussiste quindi anche con il cemento amianto, o eternit, dal nome della omonima multinazionale della famiglia Schmidheiny che ne ha prodotte ingenti quantità.

Si tratta di cementi impastati con minerali di asbesto, in particolare del crisotilo, detto amianto bianco, in misura del 15%. Ci sono anche tracce di amosite e crocidolite.

Metodi per le bonifiche amianto

A seconda dello stato del manufatto o del sito in cui è presente l’asbesto e a seconda delle possibilità economiche è possibile valutare diverse tipologia di eternit bonifica. Vediamo le tre possibili tecniche bonifica amianto previste dalla legge.

La bonifica tradizionale è la modalità più costosa e rischiosa di bonificare un sito dall’asbesto. Consiste nel rimuovere e conferire in discarica l’asbesto presente nell’edificio. Ciò determina il più elevato bonifica amianto costo. Inoltre lo smantellamento e il trasporto dell’amianto è un’operazione rischiosa. Infatti amianto bonifica e smantellamento prevede l’utilizzo di determinati dispositivi di sicurezza e trasporti. Nonostante costo bonifica amianto, si tratta però dell’unico sistema per ridurre il rischio a zero. Una volta depositato in discarica l’asbesto non potrà in effetti rappresentare più in alcun modo un danno per la nostra salute.

Un altro metodo di bonifica consiste nell’incapsulamento, di cui al D.M. 20/08/1999, in relazione al D.M. 06.09.1994. Consiste nell’utilizzo di un liquido aggrappante che va a ricoprire le superfici di materiali contenenti minerali di asbesto impedendo così il rilascio di fibre pericolose per la salute umana. Questo metodo riduce a zero il rischio di esposizione soltanto provvisoriamente. Il liquido per risanamento eternit, con il passare del tempo, perde la sua capacità aggrappante e le fibre possono tornare a disperdersi negli ambienti, con il rischio di essere inalate. L’incapsulamento amianto eternit prevede però dei vantaggi. Per esempio i costi incapsulamento amianto sono minori. L’incapsulamento è la forma più economica e meno rischiosa da effettuare di bonifica.

Il confinamento consiste nell’installare una barriera di tenuta che separi i materiali di asbesto in modo più efficace e sicuro. Tuttavia è più costoso rispetto all’incapsulamento per risanamento amianto. In questo caso il rischio di esposizione potrebbe ripresentarsi solo nel caso di eventi traumatici come ad esempio un terremoto.

Qual è la normativa per la bonifica amianto?

La legge 257 del 1992 che ha bandito la produzione e commercializzazione dell’asbesto nel nostro Paese non obbliga alla rimozione dell’asbesto. O meglio, ci sono profili di questa legge smaltimento amianto che non sono stati mai applicati. Nel tempo, sono emerse delle criticità, legate anche alla poca chiarezza e alla mancanza di alcuni decreti attuativi, soprattutto inerenti a bonifica amianto normativa. Inoltre, lo spacchettamento delle competenze e le poche risorse, gli alti costi rimozione amianto e l’assenza di fondi pubblici, ha creato questa situazione di stallo.

Solo tutelando la natura e l’ambiente, compresi gli ambienti di lavoro è possibile tutelare la salute umana ed applicare correttamente l’art. 32 della Cost. Italiana. Tutelare il lavoro ex D.LGS. 81 del 2008 e art. 2087 c.c., impone oltre alla valutazione del rischio, lo smaltimento amianto, cioè la rimozione eternit.

Amianto: l’Europa ci obbliga alla rimozione entro il 2025

Sulla base del regolamento UE 2016/1005, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno provvedere alla rimozione dei “prodotti” di amianto entro il 1 luglio 2025. Così, anche lo Stato italiano dovrà finalmente accelerare sulle bonifiche.

Inoltre il Parlamento europeo, con la direttiva 2009/148/CE,  si è pronunciato a tutela dei lavoratori esposti all’amianto. Il Senato ha, così, stabilito il termine entro il quale devono essere bonificati dall’amianto i luoghi di lavoro e i locali pubblici. Secondo il Ddl 778 l’intervento di bonifica deve essere posto in atto in qualunque caso entro il 1 gennaio 2024. La violazione di tale obbligo è punita con la pena di reclusione non inferiore a un anno.

Recentemente il Parlamento europeo ha approvato alcune modifiche riguardo la direttiva europea. In particolare ha abbassato ulteriormente i limiti di soglia: “abbassare il livello a 0,002 fibre di amianto per cm³, escluse le fibre sottili, oppure a 0,01 fibre di amianto per cm³, incluse le fibre sottili“.

Bonifiche amianto – eternit: il ruolo delle ASL e sanzioni

Riguardo la bonifica eternit normativa di riferimento fa la distinzione tra amianto friabile e l’asbesto compatto. Gli amianti friabili sono quelli più facilmente riducibili a polvere. L‘amianto compatto è l’asbesto che forma superfici compatte e integre ma che può essere soggetto a danneggiamenti e sbriciolamenti causati dall’erosione degli agenti atmosferici, traumi e sollecitazioni meccaniche.

La normativa amianto obbliga a dare comunicazione agli enti preposti (ASL) circa la presenza di manufatti contenenti asbesto friabile (l. 27 marzo 1992, n. 257). La sua violazione, ovvero nel caso di omessa comunicazione, è suscettibile di sanzione amministrativa (pecuniaria, oltre i 2.000 euro).

Nel caso in cui l’asbesto presente nell’edificio sia compatto è comunque d’obbligo il sopralluogo tecnico per una valutazione del rischio.

La presenza di asbesto nell’edificio rappresenta un rischio per la salute in tutti quei casi in cui vi sia la possibilità di danneggiamento anche lievi, alla superficie in amianto. Il rischio è dunque tangibile anche in caso di amianto compatto ma in questo caso lo smaltimento amianto non è d’obbligo, sebbene sia l’unico modo per scongiurare danni gravissimi alla salute. Inoltre in caso di incapsulamento amianto normativa prevede una manutenzione periodica.

Dove si trova l’amianto e come riconoscerlo?

Nelle nostre case, nei nostri condomini o in altre tipologie di edifici privati possono contenere l’asbesto. Ma come individuare e riconoscere amianto? Riconoscere il cemento amianto è piuttosto facile. Esso veniva per la maggior parte prodotto dalla ditta Eternit e vi si trova solitamente tale marchio apposto. Anche la forma ondulata delle classiche coperture per tettoie e capannoni facilita il riconoscimento. In tutti gli altri casi, se l’età dell’edificio lascia supporre la possibilità della presenza dell’eternit o amianto in altre forme è necessario un sopralluogo tecnico per verificarne la presenza e fare una valutazione del rischio.

Bonifica amianto nell’edilizia abitativa

L’amianto, largamente ultilizzato fino al 1992 nell’edilizia abitativa, potrebbe essere presente nelle nostre abitazioni private, che siano condomini, ville plurifamigliari o unità abitative singole, in diverse forme e in particolare in:

  • piastrelle per pavimenti, tegole tipo marsigliese;
  • lastre ondulate o piane (utilizzate come elementi di copertura, pareti, tamponamenti e controsoffittature);
  • serbatoi, cassoni per l’acqua, vasche, vasi di espansione per impianti di riscaldamento;
  • tubazioni (scarichi, fognatura, acqua potabile);
  • canne fumarie e comignoli;
  • pannelli tipo “sandwich” in costruzioni prefabbricate e pareti divisorie;
  • gronde e discendenti;
  • fioriere in cemento amianto;
  • tettoie in Eternit (le classiche coperture in forma ondulata).

In particolare è diffusa la presenza di serbatoi di acqua in eternit. Questi sono molto pericolosi perchè espone i proprietari delle abitazioni al rischio di ingerire acqua amianto.

La bonifica amianto nell’edilizia abitativa è una spesa che spetta ai privati da svolgere nelle modalità più indicate a seconda dello stato dell’asbesto (se compatto o friabile, danneggiato o meno).

Le persone addette alla gestione ed alla supervisione di edifici sono tenute ad appurare se vi sia la presenza di amianto nei locali di cui sono responsabili. Come? Facendo riferimento al progetto dell’edificio compresa la documentazione relativa a precedenti interventi compiuti sull’immobile. Le ispezioni in loco vanno effettuale senza prelevare campioni. Il prelevamento di campioni deve essere effettuato solo da personale appositamente formato.

Bonifica cemento amianto nei capannoni

Nei capannoni industriali e nelle fabbriche è stato fatto ampio uso di cemento amianto, onduline e lastre in eternit. Questo in virtù della loro economicità e resistenza. Anche se si tratta di manufatti a matrice compatta, con le piogge e gli sbalzi di temperatura, e la perdita aggrappante del cemento, il rilascio di fibre killer è elevato.

Ditte autorizzate allo smaltimento

Per le operazioni di bonifica e smaltimento amianto è necessario rivolgersi a una ditta autorizzata allo smaltimento amianto, ovvero avvalersi di professionisti regolarmente iscritti all’Albo Gestori Ambientali nella Categoria 10A o 10 B secondo quanto regolamentato dall’articolo 212 del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152.

Soltanto le ditte rimozione amianto autorizzate possono svolgere la bonifica amianto in sicurezza e seguire il protocollo affinché l’edificio, l’abitazione o il capannone risultino a rischio 0. Il trasporto in discarica, in particolare, consistendo nel conferimento in discarica di rifiuti speciali prevede l’accesso al sistema SISTRI.

Le ditte autorizzate predisporranno un apposito Piano di Lavoro (ai sensi dei cc. 2 e 5). Questa procedura prevede le misure necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro e la protezione dell’ambiente esterno.

I contenuti del piano sono fissati dal predetto art. 256, al comma 4; è importate il disposto del comma 5 dello stesso articolo:
«5. Copia del piano di lavoro è inviata all’organo di vigilanza, almeno 30 giorni prima dell’inizio dei lavori. Se entro il periodo di cui al precedente capoverso l’organo di vigilanza non formula motivata richiesta di integrazione o modifica del piano di lavoro e non rilascia prescrizione operativa, il datore di lavoro può eseguire i lavori». Qui trovate le linee guida del governo sugli adempimenti dei proprietari e dei responsabili in caso di presenza di amianto.

Costi smaltimento amianto e bonifica

Quanto costa effettuare una bonifica amianto? Come già detto la bonifica negli edifici privati è un onere che grava esclusivamente sui proprietari (Comune e ASL non sono tenuti infatti ad effettuare sopralluoghi).

A seconda dello stato del manufatto o del sito, delle sue caratteristiche, della sua pericolosità e della tipologia di bonifica possibile i costi variano. Il prezzo può variare dalle 9 alle 30 euro a metro quadro a seconda della tipologia di bonifica prescelta. Inoltre bonifica amianto prezzi sono soggetti al tipo di manufatto in asbesto (tegole, coperture, pareti) della raggiungibilità del manufatto (se l’area di copertura è per esempio pedonabile o richiede speciali imbracature per essere raggiunta), della quantità a da tanti altri fattori. Una volta bonificato, i mezzi di trasporto che conferiscono l’asbesto in discarica hanno un costo specifico che resta lo stesso anche se il mezzo non viaggia a pieno carico.

Recentemente, la Corte di giustizia dell’Unione Europea, Sez. VII, n. 616/21 (data ud. 30/03/2023), ha stabilito che non costituisce una prestazione soggetta all’IVA l’attività di bonifica, dato che nel caso specifico l’attività svolta dal Comune non mira all’ottenimento di introiti né implica alcun pagamento da parte dei residenti, poiché tali operazioni sono finanziate da fondi pubblici.

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