Mesotelioma negli animali

L’amianto può causare anche il mesotelioma negli animali, soprattutto nei cani che vivono in prossimità delle miniere o delle cave di asbesto. Tuttavia non solo gli animali domestici sono colpiti da questa grave patologia ma anche altre specie e il mondo vegetale.

L’insorgenza del mesotelioma negli animali

L’esposizione alle fibre di amianto non è solo dannosa per la salute umana ma anche per quella animale. Infatti, negli anni, diverse ricerche hanno dimostrato come anche gli animali domestici si ammalassero dopo aver frequentato a lungo ambienti contaminati, in cui la polvere di amianto entrava con regolarità. Per esempio questi animali soggetti di studio vivevano all’interno degli stabilimenti di lavorazione del minerale. Tuttavia effetti dannosi per la salute si riscontravano anche in animali che vivevano in case dove operai e dipendenti riportavano le fibre attraverso i vestiti da lavoro.

L’impatto dell’esposizione di amianto sugli animali

Il protagonista del primo articolo pubblicato sull’asbestosi, che risale al 1931, è proprio un animale. In Inghilterra si studiò il caso di un cane, un terrier, che aveva vissuto per oltre dieci anni in uno stabilimento di lavorazione dell’amianto. I suoi polmoni presentavano una quantità tale di collagene da averne causato la morte per asfissia.

Fino ad allora un fatto simile non era mai stato osservato in nessun’altra specie vivente, uomo compreso, nonostante le applicazioni dell’amianto fossero in uso già da decenni. Proprio questo caso diede così il via, a partire dalla seconda metà del XX secolo, a nuovi studi, che evidenziarono lo stesso fenomeno: cani di età superiore ai quindici anni, che per anni avevano vissuto a contatto con la polvere d’amianto, d’improvviso mostravano problemi respiratori e morivano nel giro di pochi mesi.

Mesotelioma negli animali colpisce i cani

Esistono maggiori studi scientifici che riportano casi di mesotelioma in diversi esemplari della specie canina. Si riscontra, però, che non tutte le razze canine sono suscettibili alla patologia allo stesso modo. A maggior rischio sono soprattutto i maschi di pastore tedesco, setter irlandese e bovaro delle Fiandre.

Per quanto riguarda i sintomi della patologia, anche per il cane questi dipendono da quale mesotelio e organi sono coinvolti. I sintomi nel cane più frequenti sono abbattimento, apatia, intolleranza all’esercizio fisico, anoressia, dimagramento, vomito e dispnea. A questi si aggiungono l’auscultazione di suoni polmonari soffocati, ascite con distensione addominale, versamento pleurico o toracico, versamento pericardico, aumento di volume dello scroto. Inoltre anche la presenza di metastasi influisce sulla comparsa di eventuali sintomi.

Ci sono dei protocolli chemioterapici che si possono tentare per affrontare il mesotelioma nel cane. In particolare la rivista Veterinary and Comparative Oncology ha pubblicato uno studio a riguardo dal Regno Unito, che ha coinvolto 34 cani. Di questi 25 erano stati trattati con la chemioterapia e avevano avuto una sopravvivenza mediana di 234 giorni. Invece quelli non trattati con chemioterapia avevano avuto una sopravvivenza mediana di soli 29 giorni.

Tuttavia optare per la chemioterapia vuol dire anche affrontare esami di controllo periodici e possibili effetti collaterali, anche gravi. Inoltre solitamente si pratica anche una terapia sintomatica per migliorare i sintomi che man mano si presentano, fra cui il drenaggio del liquido di versamento. In particolare, nel caso di versamento pericardio, bisognerà valutare la fattibilità di una pericardiectomia.

Mesotelioma negli animali colpisce i gatti

Oltre a esserci casi di mesotelioma cane, la patologia non risparmia purtroppo neanche i felini. In particolare uno studio ha riportato il caso di un gatto europeo, maschio castrato, di circa 8 anni. Dopo aver sofferto di anoressia persistente da una settimana, il gatto è stato visitato e ha mostrato una cianosi delle mucose orali e attenuazione del murmure respiratorio.

È stato quindi sottoposto a radiografie toraco-addominali, che hanno rivelato la presenza di un versamento pleurico bilaterale. L’esame citologico del liquido pleurico suggeriva la presenza di una neoplasia maligna di origine mesoteliale, che venne confermata tramite necroscopia e istopatologia.

Mesotelioma negli animali colpisce i cavalli

Anche velodromi e scuderie sono luoghi altamente contaminati dalla fibra killer. Per questo il mesotelioma è stato spesso diagnosticato nei cavalli. Uno di questi casi coinvolge un cavallo della provincia di Roma, che si è ammalato ed è morto di mesotelioma. L’animale, dell’età di 22 anni, aveva trascorso gran parte della sua vita lavorativa in attività di turismo equestre. Appariva emaciato, con segni di stress respiratorio, mucose congestionate e una regione addominale ingrossata e dilatata. Successivamente si diagnosticò il mesotelioma pleurico e il mesotelioma pericardico, con diffusione alla cavità pleurica.

Un altro caso coinvolge invece una cavalla American Saddlebred di 21 anni, alla quale si diagnosticò un mesotelioma toracico concomitante e adenoma a cellule C tiroidee, con deposito di amiloide. Dopo aver manifestato perdita di peso e difficoltà respiratorie, l’animale è deceduto per insufficienza cardiorespiratoria causata dalla compressione dell’abbondante versamento e dall’ampia distribuzione del mesotelioma intratoracico.

L’impatto dell’amianto in altre specie animali

Il mesotelioma può colpire diverse specie, non solo cani e gatti, ma anche pecore, capre, cavalli e anche bovini. Tuttavia, a differenza del cane, il mesotelioma nei bovini si manifesta in soggetti immaturi o neonati oppure in età molto avanzata e risulta essere prevalentemente di tipo peritoneale. Nei cani invece, il mesotelioma si presenta soprattutto in età adulta, intorno agli 8 anni, e la sede più frequentemente colpita è quella pleurica e pericardica.

Uno studio recente ha persino riportato un caso di mesotelioma pericardico in una tigre del Bengala, catturata in natura. Purtroppo, nonostante il trattamento con pericardiocentesi terapeutica, l’esemplare è deceduto dopo sei mesi di terapia, a quattro giorni dal secondo ciclo di cure.

SPECIEN. SOGGETTIETÀTIPOLOGIA DI MESOTELIOMA
Cavallo86 a 27 anniPleurico (2), Pericardico e Peritoneale
Cane646 mesi a 15 anniPleurico (14), Peritoneale (14), Pericardico (10), Pleurico-Peritoneale (9), Pleurico-Pericardico (1), Peritoneale-Pericardico (1)
Gatto43 a 9 anniPleurico (1), Pericardico (1), Pleurico-Peritoneale (2)
Leopardo2Pleurico
Ratto16Pleurico, Pleurico-Pericardico (1), Peritoneale, Pleurico-Peritoneale (1), Pleurico-Testicolare (1), Peritoneale-Testicolare (1), Testicolare (5)
Ovino24 mesi a 5 anniPeritoneo, Pleurico-Peritoneo
Pollo2 Peritoneo, Pleurico-Peritoneo
Koala2Peritoneo
Pesci4Pericardico, Peritoneo
Istituto Superiore di sanità-Il mesotelioma pleurico nel cane come indicatore di esposizione ambientale ad amianto

Differenze tra il mesotelioma negli animali e nell’uomo

Per quanto riguarda il mesotelioma e i danni alla salute causati dall’amianto, la principale differenza che esiste tra l’essere umano e gli altri mammiferi va individuata nel “tempo di latenza”.

Infatti, se una persona può contrarre il mesotelioma fino a cinquant’anni dopo l’esposizione, un cane manifesta la patologia al massimo entro otto anni. Il tempo si riduce ulteriormente nei ratti. Questi si ammalano solo un anno dopo aver inalato la polvere d’amianto. Ma come è possibile questa discordanza nel periodo di esposizione? Questo divario è legato principalmente al diverso metabolismo tra le varie specie e alla generale durata media della loro vita.

L’impatto dell’amianto sulle piante e altre specie vegetali

Gli effetti dannosi dell’amianto non risparmiano neanche il mondo vegetale. Tuttavia in questo caso la questione è più complessa. Le ricerche che hanno studiato l’impatto dell’asbesto sulle specie vegetali sono nettamente inferiori e prevalentemente riguardano l’Italia.

I primi laboratori naturali di analisi sono stati gli stagni e i corsi d’acqua che fiancheggiavano i siti di lavorazione o estrazione dei minerali di amianto. In questi luoghi i ricercatori hanno scoperto come le sottili fibre minerali cadute sull’acqua si incuneano all’interno delle cellule, provocando uno stress ossidativo che si ripercuoteva sulle piante, in particolare sulla formazione delle strutture intracellulari.

Tuttavia proprio da questi studi è emerso che esiste un “filtro naturale” che sembra non soffrire della presenza dell’amianto. Ciò si scoprì nei pressi dell’amiantifera di Balangero, la cava che per decenni ha rifornito lo stabilimento di Casale Monferrato. Qui una serie di licheni si è mostrata in grado di intrappolare le fibre killer presenti nell’aria, proteggendo l’ecosistema intorno all’area contaminata.

L’ONA e l’obiettivo della prevenzione primaria

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, da sempre sostengono come l’unica forma di prevenzione efficace per ridurre qualsiasi rischio per la salute è evitare ogni esposizione. E questo è possibile solamente attraverso la prevenzione primaria e la bonifica delle aree contaminate, come conferma anche il Consensus di Helsinki (Commento di Landrigan).

Infatti, come dimostrano diversi studi scientifici, non solo l’uomo subisce gli effetti cancerogeni dell’amianto, ma anche gli animali e l’ambiente naturale. È quindi sempre più importante segnalare le zone a rischio, grazie all’App Amianto, semplificare la mappatura e accelerare le bonifiche.

In Italia si contano ancora 40mila tonnellate di materiali contenenti amianto, presenti in numerosi edifici pubblici, come scuole e ospedali. Denuncia questa situazione di emergenza lo stesso Avv. Bonanni nella sua pubblicazione “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2022”.

Per quanto riguarda il mesotelioma, l’ONA ha dato vita a un dipartimento dedicato alla cura e al trattamento della patologia. Le vittime possono richiedere l’assistenza medica gratuita, per giungere a una diagnosi precoce e sottoporsi a terapie tempestive, e l’assistenza psicologica. Inoltre è messo a disposizione un servizio di assistenza legale per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Chiama il numero verde o compila il form per ricevere la propria consulenza gratuita.

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