Chirurgia con chemioterapia ipertermica intratoracica

Mesotelioma: chirurgia con chemioterapia ipertermica

Uno dei trattamenti più promettenti per i mesoteliomi della pleura è la chirurgia con chemioterapia ipertermica nell’intratorace. Il nome di questo protocollo sperimentale è HITHOC, che sta per Hyperthermic intrathoracic chemotherapy.

In questo articolo scopriamo come funziona e quali sono i centri in Italia che usano questo approccio terapeutico. Questo trattamento è fortemente consigliato, quando è possibile, dall’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e dal suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni. Infatti l’associazione incentiva la ricerca per cercare terapie efficaci ad affriontare le patologie asbesto correlate, come il mesotelioma.

Chirurgia con chemioterapia ipertermica intratoracica

Nell’aprile 2021 la chirurgia con chemioterapia ipertermica intratoracica è stata eseguita con successo all’IRCCS Gemelli. Al momento si tratta dell’unico ospedale del Centro-Sud Italia a eseguirlo. Ancora prima, lo stesso protocollo era utilizzato con successo a Catania ad opera del Prof. Migliore. L’Azienda Ospedaliera decise però di interrompere i finanziamenti a scapito di questo approccio. Il Prof. Migliore opera oggi in Gran Bretagna e il Sud Italia non dispone di alcun ospedale in cui è effettuato questo trattamento.

L’intervento è eseguito in anestesia generale. Alla resezione chirurgica della pleura (pleurectomia e decorticazione) segue l’infusione nella cavità toracica del paziente del farmaco chemioterapico ad alta temperatura (41°C). Il farmaco chemioterapico, particolarmente efficace ad alta temperatura, permette di neutralizzare anche le tracce microscopiche della neoplasia, che, al contrario di quelle macroscopiche, non possono essere asportate chirurgicamente.

Cos’è chirurgia con chemioterapia ipertermica intratoracica?

Questa procedura terapeutica si è dimostrata sicura ed efficace. La chemioterapia ad alta temperatura penetra efficacemente nelle strutture che sono a stretto contatto, entrando in circolo solo in minima parte, limitando gli effetti collaterali. Tutti gli organi toccati dal tumore vengono immersi nel chemioterapico, nell’intento di eliminare tutte le cellule tumorali residue.

La macchina della HITHOC in una prima fase riempie il torace del paziente con soluzione fisiologica (salina), riscaldandola lentamente finché raggiunge una temperatura intorno a 41°, in grado di indebolire le cellule tumorali, senza danneggiare le cellule sane. A quel punto la macchina infonde la chemioterapia (Cisplatino eventualmente in combinazione con Doxorubicina) a dosaggio più elevato dello standard per circa 45-90 minuti. Così si diffonde poco nel sangue penetrando per pochi millimetri nei tessuti della cavità toracica. Infine i chirurghi drenano via dalla cavità toracica i liquidi (soluzione salina e chemioterapico).

L’HITHOC rappresenta una valida opportunità terapeutica, da affiancare agli altri trattamenti disponibili. Fino a poco tempo fa la chirurgia consisteva nell’eseguire un intervento molto invasivo, che prevedeva l’asportazione oltre della pleura, anche di tutto il polmone, il pericardio e il diaframma. Attualmente si preferisce ricorrere a un intervento più conservativo, come la pleurectomia e decorticazione (lung-sparing surgery), che però da solo non riesce a controllare a lungo la malattia.

HITHOC è concettualmente simile alla HIPEC (Hyperthermic IntyraPEritoneal Chemotherapy), un’opzione terapeutica praticata da tempo per il trattamento del tumori peritoneali: mesotelioma peritoneale, carcinosi da tumore dello stomaco, del colon retto, dell’ovaio.

Quando è possibile la chirurgia del mesotelioma pleurico?

Migliore-chirurgia con chemioterapia ipertermica

Non tutti i pazienti affetti da mesotelioma pleurico sono candidati per la chirurgia con chemioterapia intratoracica ipertermica. Infatti la scelta terapeutica dipende da vari fattori, come:

  • stato di salute del paziente;
  • stadio della neoplasia;
  • altri parametri.

Se il mesotelioma epitelioide è un mesotelioma operabile, lo stesso non vale per il mesotelioma sarcomatoide.

Approfondisce l’operabilità del mesotelioma pleurico l’intervento del Prof. Migliore alla conferenza ONA del 19.06.2018, in cui è stata presentata la pubblicazione dell’Avvocato Bonanni di cui adesso è diponibile la nuova versione aggiornata: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia-Ed.2022“.

Mesotelioma e la sorveglianza sanitaria

Il mesotelioma pleurico è un tumore raro, ma è il più frequente tra i mesoteliomi. Colpisce infatti il 93% dei pazienti affetti da mesotelioma. Il mesotelioma è sempre associato all’esposizione all’amianto. I dati riguardanti i casi di mesotelioma in Italia sono aggiornati nel VII Rapporto RENAM sui mesoteliomi.

Solo il 10% dei pazienti sopravvive a 5 anni. Molto spesso, infatti, il mesotelioma viene diagnosticato in uno stadio avanzato che non permette un approccio curativo, ma esclusivamente palliativo. La sorveglianza sanitaria agli esposti ad amianto gioca un ruolo fondamentale nella lotta al mesotelioma. Come ricorda il Consensus Report di Helsinki, in particolare nel suo aggiornamento del 2014, sottoporre chi è esposto a controlli medici periodici è essenziale. Attraverso un’anamnesi accurata della storia lavorativa è possibile effettuare esami specifici sui pazienti a rischio, prediligendo gli individui in pensione.

Gli esami che rivelano la presenza del mesotelioma pleurico sono la TAC del torace, la PET e la toracoscopia video-assistita (VATS), che consente di effettuare delle biopsie. I sintomi che portano il paziente dal medico sono in genere l’affanno dopo sforzo e il dolore toracico, dovuti alla presenza di un versamento pleurico.

A questo proposito l’ONA ha predisposto un protocollo di raccomandazioni e linee guida condivise per il trattamento e la cura del mesotelioma. Il trattamento prediletto è sempre multimodale (chirurgia, radioterapia, chemioterapia).

Mesotelioma: l’importanza della prevenzione primaria

La sorveglianza sanitaria è sinonimo di prevenzione secondaria. Si applica quando la prevenzione primaria non è stata applicata o non lo è stata con successo. La prevenzione primaria è fondamentale e consiste, nel caso della lotta al rischio amianto, nell’eliminazione di ogni tipo di esposizione attravero la bonifica dei siti contaminati.

L’ONA si batte da decenni per la bonifica di tutti i siti contaminati in Italia. Infatti la legge del 1992 che ha messo al bando l’amianto non ha imposto la bonifica, prediligendo un approccio di controllo al rischio amianto. Tuttvia l’OMS è chiaro nell’affermare che l’esposizione ai minerali di amianto, in qualsiasi forma, durata e quantità è cancerogena per l’uomo. La monografia IARC conferma il nesso tra esposizione all’asbesto e malattie amianto correlate.

Per facilitare le segnalazioni da parte dei cittadini e incentivare la bonifica l’ONA ha creato l’App Amianto. L’applicazione è uno strumento essenziale per contribuire alla mappatura dei siti a rischio sul territorio.

Assistenza medica e legale di ONA

L’Osservatorio Nazionale Amianto si occupa da decenni della lotta all’amianto. È in prima linea in Italia per la prevenzione (primaria, secondaria e terziaria). Per questo l’ONA offre assistenza medica, assistenza psicologica e assistenza legale per tutelare i diritti delle vittime dell’amianto e dei loro familiari.

Le vittime dell’asbesto hanno infatti diritto a una serie di indennizzi previsti dalla legge e al risarcimento danni. Con il riconoscimento della malattia professionale è possibile richiedere le prestazioni INAIL, il Fondo Vittime Amianto e l’accredito dei benefici contributivi.

Grazie a queste maggiorazioni è possibile accedere al prepensionamento o ottenere, se si è già in pensione, la rivalutazione dei ratei. Qualora, nonostante i benefici contributivi, non si ha ancora l’accesso alla pensione in anticipo, si può richiedere la pensione d’invalidità amianto. Questa permette di interrompere eventuali esposizioni lavorative, salvaguardando la salute del lavoratore.

Se la vittima è membro delle Forze Armate o del Comparto Sicurezza dovrà invece richiedere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere, acedendo così a delle prestazioni aggiuntive, come l’equo indennizzo e la pensione privilegiata.

Per richiedere la propria consulenza gratuita basta chiamare il numero verde o compilare il form.

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