È importante indagare riguardo l’epidemiologia del mesotelioma: quali sono i tassi di incidenza e mortalità del mesotelioma nelle diverse popolazioni e come questi variano nel tempo e nello spazio.
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L’Italia è uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto correlate, in particolare di mesotelioma. Grazie all’azione dell’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e a una attiva rete di rilevazione epidemiologica, che copre l’intero territorio nazionale, sono registrati i vari casi di mesotelioma maligno (pleurico, peritoneale, pericardico e della tunica vaginale del testicolo).
Questi sono raccolti ogni anno dal Rapporto ReNaM, giunto alla sua settima edizione. Ne offre un quadro completo anche l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, nella sua pubblicazione “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2022”. Secondo l’ultimo rapporto dell’INAIL, sono 31.572 i casi di mesotelioma maligno. Oltre il 50% dei casi rilevati sono registrati in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna (56,7%).
Le aree territoriali in cui si assiste a una più elevata mortalità, in conformità con la lunga latenza di questo tumore, sono le zone in cui si sono concentrate in passato maggiormente le attività industriali che comportavano un uso diffuso dell’amianto:
Infatti i dati ribadiscono come il 69,1% dei casi di mesotelioma è dovuto a una esposizione professionale. Mentre solo il 5,1% è di origine familiare, il 4,3% di origine ambientale e l’1,5% per un’attività di svago o hobby. In particolari i settori più a rischio sono quello della produzione di manufatti in cemento-amianto, della cantieristica navale, della produzione di freni e frizioni, della tessitura di amianto e della produzione di materiali isolanti.
Inoltre emerge nei dati epidemiologici una differente intensità del rischio di mesotelioma per i diversi tipi di fibra.
L’Italia si colloca tra i Paesi del mondo con i tassi d’incidenza di mesotelioma più elevati tra gli uomini e con trend in maggiore crescita nelle donne. Nel dettaglio il 72% dei casi archiviati nel Rapporto ReNaM appartiene a uomini. In particolare, per gli uomini, il maggior numero dei casi emerge nelle province di La Spezia, Genova, Gorizia e Trieste.
La percentuale delle donne passa dal 27,2% se si è vittima di mesoteliomi pleurici a 33,3% e 41% rispettivamente per il mesotelioma del pericardio e del peritoneo. Tuttavia, in generale, i casi di mesotelioma alla pleura rappresentano il 93,2%, quello al peritoneo il 6,3%, mentre per gli altri due tipi di mesotelioma il numero dei casi è irrisorio.
Infine il numero di vittime per questa patologia varia a seconda dell’età. Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo 1,4% del totale dei casi registrati), invece l’età media alla diagnosi è di 70 anni.
Gli studi per aree geografico-amministrative realizzati in diversi Paesi europei sulla mortalità di questi tumori correlati all’amianto indicano che, attualmente, le aree a più elevata mortalità per tumore primitivo pleurico, sia nei maschi sia nelle femmine, si registrano in Italia. Solo al quinto posto della classifica appare Brema in Germania. Poi seguono ancora zone italiane, cioè le province di Alessandria, Savona e Taranto. Infine al nono posto si trova Zeeland in Olanda. Il tasso di mortalità è di 1.76 a Taranto, 3.88 a Savona, 3.81 a Brema e 1.81 a Zeeland in Olanda.
Nel dettaglio però, per quanto riguarda i casi di vittime uomini, essi risultano maggiori in Inghilterra e Scozia. Per le donne, invece, si assiste a un decremento della mortalità in Germania, Belgio, Olanda. Mentre in altri Paesi vi è una crescita spiccata (Italia, Francia, Inghilterra).
Una ricerca epidemiologica a livello mondiale è realizzata anche da Bianchi e Bianchi in “Mortalità da mesotelioma. La situazione a livello mondiale”. Secondo questi dati, nella fascia sulla mortalità da mesotelioma più elevata ci sono ben due Stati europei (Germania e Regno Unito). Di questa categoria fanno parte anche gli Stati Uniti, il Giappone, il Guatemala e Kirghizistan. Invece la fascia a mortalità intermedia è costituita soprattutto da Paesi europei, con l’eccezione del Canada e del Sudafrica. Infine nella terza fascia sono rappresentati parecchi Stati europei, dell’America e dell’Asia e anche qualche Paese dell’Africa.
In più, per quanto riguarda il tasso di mortalità negli uomini, esso è più elevato nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Australia e nella Nuova Zelanda.
Tuttavia non si può avere un quadro globale completo della situazione di emergenza poiché mancano i dati dei casi di alcuni Stati, come Cina, India, Indonesia, Pakistan, Nigeria, Bangladesh e Russia. Purtroppo proprio questi Paesi racchiudono circa la metà della popolazione mondiale e in molti di questi continua l’uso dell’asbesto.
I dati epidemiologici non vanno sottovalutati. Infatti grazie all’epidemiologia e alle continue segnalazioni anche dei cittadini all’ONA si possono aggiornare le Liste INAIL che riportano le malattie professionali asbesto correlate riconosciute. Il riconoscimento della propria patologia permette di ottenere varie prestazioni assistenziali, previdenziali e risarcitorie.
Proprio l’ONA, oltre a incentivare la sorveglianza sanitaria delle categorie a rischio, tutela le vittime anche per il raggiungimento dei propri diritti. Tramite l’assistenza legale sarà possibile richiedere le prestazioni INAIL, il Fondo Vittime Amianto, i benefici contributivi con cui accedere al prepensionamento e il risarcimento danni. Invece gli appartenenti delle Forze Armate e Comparto Sicurezza possono richiedere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere.
Infine l’associazione ribadisce l’importanza della bonifica dei siti contaminati, l’unico modo per ridurre il rischio esposizione a zero. Per segnalare le aree contaminate i cittadini possono utilizzare l’App Amianto dell’ONA. Le segnalazioni dei cittadini sono importanti anche perché permettono di avere la prova del rischio, fondamentale per la dimostrazione del nesso causale delle patologie asbesto correlate.
Il dato epidemiologico è molto importante. Infatti l’evidenza di molti casi di mesotelioma in alcuni settori produttivi, come nei cantieri navali o nelle ferrovie, fa emerge la prova del rischio, il che è molto importante per la prevenzione primaria, oltreché per la tutela giuridica. L’esistenza dei rapporti ReNaM e il fatto che da essi risultino rischi nelle scuole o nei cantieri navali impone che venga preso atto della ancora diffusa presenza di amianto. Ciò determina l’esigenza di ricorrere velocemente alla bonifica.
Proprio il dato dell’amianto nelle scuole è stato identificato dall’azione di mobilitazione dell’ONA, sostenuta soprattutto dall’Avv. Ezio Bonanni. Secondo l’ultimo Rapporto ReNaM, infatti, sono 121 i casi di mesotelioma tra docenti e non docenti. Con la recente sentenza del Tribunale di Bologna, confermata anche in Corte d’Appello, si condanna il Ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni di 930.258 euro ai familiari della professoressa Olga Mariasofia D’Emilio, deceduta a causa di un mesotelioma pleurico. La condizione di rischio è quindi effettiva.
Perciò rilevare il numero dei casi di mesotelioma con il dato epidemiologico è molto importante perché costituisce anche una prova giudiziaria per la tutela delle vittime. Vi è infatti una piena circolarità tra epidemiologia, che indaga le modalità d’insorgenza, di diffusione e di frequenza delle malattie, e la prevenzione primaria e terziaria. Dall’epidemiologia sorge il quadro del rischio e dal quadro del rischio emerge la necessità della prevenzione e della bonifica
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