Chemioterapia mesotelioma è la nuova frontiera per curare questa patologia così aggressiva. Infatti il mesotelioma maligno è una patologia asbesto correlata che ha dei tempi di latenza molto lunghi e si manifesta in maniera improvvisa, riservando una prognosi infausta a coloro che ne vengono colpiti.
Indice dei contenuti
L’aggressività con cui si manifesta la malattia è il motivo per il quale il protocollo chemioterapico rappresenta l’unica cura in grado di rallentare la progressione del tumore. Infatti, l’azione dei farmaci chemioterapici rallenta il processo di replicazione e diffusione delle cellule del tumore.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni hanno tra i loro obiettivi principali la tutela di tutte le vittime che hanno subito danni alla propria salute a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni, come l’amianto. Chi è vittima di mesotelioma può quindi chiedere assistenza medica e assistenza legale all’associazione.
Il mesotelioma è un tumore che colpisce le membrane degli organi interni del corpo. Come tutti i tumori, è caratterizzato dalla trasformazione maligna delle cellule, che avviene in seguito all’esposizione all’agente cancerogeno dell’amianto. Infatti, come ribadito nell’ultima monografia IARC, l’unico fattore eziologico per il mesotelioma è rappresentato dall’amianto.
Le patologie asbesto correlate presentano dei tempi di latenza molto lunghi. Tra l’esposizione ad amianto ed i primi sintomi della patologia possono trascorrere anche 30 o 40 anni. Purtroppo la prognosi è spesso infausta, poiché la massa viene individuata quando il tumore ha già coinvolto una porzione molto grande della membrana o si è diffusa in organi differenti da quello di origine. Per questo trattamenti come la chirurgia, la radioterapia o altri strumenti di cura non sono in grado di guarire il paziente.
Sulla base degli organi colpiti dalla neoplasia, si conoscono diverse forme di mesotelioma. Il mesotelioma pleurico è la patologia maggiormente diffusa, che colpisce le membrane dei polmoni. Più rari sono invece il mesotelioma peritoneale, il mesotelioma pericardico ed il mesotelioma della tunica vaginale dei testicoli.
Tutti questi tumori sono particolarmente aggressivi e necessitano di cure immediate per alleviare le sofferenze dei malati. La chemioterapia mesotelioma rappresenta il protocollo più comune per contrastare tali neoplasie.
La chemioterapia rappresenta lo standard di trattamento maggiormente utilizzato per la cura delle malattie aggressive, come il mesotelioma. Infatti, tutti i tumori caratterizzati dalla veloce trasformazione delle cellule maligne e dall’invasione, da parte di queste ultime, dei tessuti circostanti, sono curati con la chemioterapia.
I farmaci chemioterapici agiscono contro tutte le cellule caratterizzate da un elevato tasso di replicazione. In particolare, il loro meccanismo di azione si esercita sulle molecole della replicazione cellulare o sulle proteine delle strutture cellulari, tutti elementi necessari per la corretta divisione e crescita cellulare.
La parola chemioterapia deriva dall’inglese “chemo“, ovvero “chimico” e dal greco ϑεραπεία, ovvero “terapia”. Questo termine è stato coniato sulla base del funzionamento della terapia. Infatti, il protocollo si basa sull’assunzione di farmaci, cioè molecole chimiche, in grado di bloccare la crescita e la replicazione delle cellule.
La capacità di alcune molecole di uccidere le cellule tumorali è stata scoperta quasi per caso. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i passeggeri a bordo nave furono esposti ai fumi e gas liberati dall’esplosione di bombe contenenti mostarda e altri elementi tossici. La maggior parte dei passeggeri, in seguito a questo evento, morì per aver inalato i fumi dell’esplosione. L’accaduto ha permesso di scoprire la nocività di alcune sostanze, definite tossiche perché in grado di decidere negativamente il destino di alcune cellule.
Il termine “chemioterapia” è stato introdotto per la prima volta dal chimico Paul Ehrlich, microbiologo tedesco. Egli utilizzò la chemioterapia per combattere gli agenti patogeni infettivi che sono causa di malattie di vario genere.
Infatti, nonostante questo standard di cura sia attualmente utilizzato per combattere la maggior parte dei tumori, in passato è stato utilizzato anche per fronteggiare i microrganismi. In questo caso, si tratta di chemioterapia antibatterica, dove l’obiettivo è rappresentato proprio dai microbi, batteri e virus. I farmaci utilizzati per questa cura sono farmaci di origine sintetica o farmaci di origine naturale, come ad esempio gli antibiotici.
La chemioterapia antineoplastica, invece, ha come obiettivo le cellule che si dividono molto rapidamente. Questo protocollo di cura utilizza esclusivamente farmaci di origine sintetica, cioè molecole prodotte in laboratorio.
La prescrizione di un trattamento chemioterapico richiede un’attenta valutazione, da parte del medico oncologo, del paziente e della neoplasia. Non tutti i pazienti oncologici hanno accesso alla medesima terapia e non tutte le neoplasie possono essere trattate con la chemioterapia.
Più in generale, il protocollo chemioterapico è adatto per tutti coloro che ricevono una diagnosi tardiva della malattia o che si mostrano resistenti ad altri protocolli e necessitano di cure più generali e sistemiche. Infatti, il tipo di tumore, lo stadio della neoplasia e lo stato di salute del paziente sono tutti fattori che concorrono a determinare il piano chemioterapico personalizzato.
La medicina oncologica è in continuo aggiornamento. Attualmente vi sono ancora moltissime molecole chemioterapiche in fase di sperimentazione che potrebbero migliorare la qualità di vita di molti pazienti malati di tumore. Ad oggi si contano più di un centinaio di farmaci chemioterapici in commercio, alcuni dei quali sono maggiormente indicati per la cura del mesotelioma maligno. Questi possono essere classificati sulla base del loro meccanismo di azione.
Ad esempio, i farmaci alchilanti sono tutti quei farmaci in grado di agire negativamente sulle molecole di DNA delle cellule tumorali. Quando il farmaco interagisce con le molecole bersaglio, le cellule tumorali muoiono. Inoltre, vi sono i farmaci metaboliti, cioè farmaci che agiscono a livello dei prodotti di sintesi cellulare. Grazie a questi farmaci le cellule perdono le strutture necessarie per la loro formazione.
Allo stesso modo, i farmaci antimitotici sono farmaci che agiscono sul fuso mitotico, ovvero una struttura responsabile della corretta divisione cellulare. Quando il farmaco agisce a livello del fuso, le cellule perdono la capacità di dividersi correttamente. Infine, ci sono i farmaci inibitori enzimatici che, al pari degli antibiotici citotossici, sono responsabili della mancata divisione cellulare. Entrambi i farmaci agiscono a livello degli enzimi e delle vie di segnalazione cellulare, che sono indispensabili per terminare correttamente la fase di moltiplicazione.
Come per la maggior parte delle cure, la somministrazione di farmaci richiede un’attenta valutazione delle condizioni fisiche del malato. Gli strumenti messi a disposizione dall’equipe medica oncologica sono le analisi di routine e gli esami di tipo diagnostico.
Gli esami del sangue permettono al medico di quantificare il numero dei globuli rossi e bianchi, delle piastrine e di alcune componenti enzimatiche del flusso sanguigno, per una valutazione generale dello stato di salute del paziente. A questi esami si affiancano controlli più specifici, di tipo diagnostico, come la TAC e la PET, che servono a determinare la morfologia e la localizzazione della massa tumorale.
La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) è un esame radiologico in grado di ricostruire le immagini dei diversi tipi di tessuto. L’emissione di raggi X permette la ricostruzione dell’anatomia del corpo umano. Questa tecnica restituisce la diagnosi al paziente e consente di determinare la stadiazione della neoplasia. La PET (Tomografia ad Emissione di Positroni), invece, è uno strumento diagnostico utilizzato per individuare le cellule tumorali o la variazione delle dimensioni della massa. L’esame prevede la somministrazione di una sostanza zuccherina, marcata con un radioisotopo, che si focalizzerà in tutti i punti in cui sono presenti le cellule con elevato metabolismo, come le cellule tumorali.
Questi esami sono effettuati sia per definire il piano terapeutico sia al termine di ogni ciclo, così da valutare lo stato di salute del paziente.
Le differenti vie di somministrazione dei farmaci chemioterapici sono strettamente correlate alle caratteristiche e alla tipologia del tumore. Inoltre, il medico oncologo può combinare una o più modalità di somministrazione dei farmaci per ottenere un effetto sinergico. I farmaci della chemioterapia mesotelioma possono essere somministrati per via:
La medicina oncologica ha appreso come la combinazione di farmaci chemioterapici fosse in grado di apportare risultati migliori nei malati di tumore, in particolare di mesotelioma. Infatti, alcuni pazienti con forme particolarmente gravi di tumore possono essere sottoposti alla somministrazione combinata di più farmaci come mesotelioma nuove cure.
L’adozione di questo protocollo permette ai pazienti di ottenere dei benefici maggiori. Un piano chemioterapico caratterizzato dalla somministrazione di più farmaci, sotto stretto controllo medico, permette di ottenere un effetto sinergico come risultato di un’azione combinata e contemporanea su più cellule tumorali.
Grazie alla chemioterapia, un gran numero di pazienti oncologici è riuscito a rallentare la progressione della malattia, nonché a eliminarla completamente. Questi successi sono stati raggiunti grazie alle differenti modalità di somministrazione dei farmaci, insieme a differenti standard di cura.
Infatti, il medico oncologo può prescrivere cicli chemioterapici prima di eseguire la rimozione chirurgica della massa tumorale o di effettuare un trattamento di radioterapia. In questo modo il paziente raggiunge dei benefici maggiori.
Si parla di trattamento primario o neoadiuvante quando l’oncologo prescrive cicli di chemioterapia prima di un intervento chirurgico o di una seduta di radioterapia. Questo trattamento mira a ridurre il volume della massa del tumore e aumentare il successo del trattamento principale. Quando l’oncologo prescrive dei cicli di chemioterapia dopo un intervento chirurgico, il trattamento è di tipo secondario o adiuvante, poiché si realizza solo in seguito al trattamento principale. In questo caso, la chemioterapia mira ad evitare possibili ricadute o formazioni di nuovi focolai.
I protocolli chemioterapici si realizzano con la somministrazione ciclica dei farmaci. Più precisamente, i farmaci vengono somministrati con intervalli settimanali, bisettimanali, o a distanza di 21 giorni. I tempi che scandiscono i cicli di chemioterapia sono dettati dalla tollerabilità al farmaco del paziente, dal suo stato di salute e dagli effetti collaterali che essi provocano all’organismo.
Infatti, generalmente, ogni ciclo di chemioterapia dura minimo tre mesi e si completa intorno al sesto mese. Talvolta, può capitare che i pazienti si vedano costretti a sospendere la terapia per poter smaltire gli effetti collaterali gravi, causati dall’azione citotossica delle molecole.
Non esistono protocolli standard e cure definitive. Tuttavia l’ONA ha ideato un protocollo che contiene delle linee guida sulla diagnosi e i trattamenti multimodali indicati per i pazienti di mesotelioma.
Sulla base delle mutazioni che si verificano nelle cellule tumorali, sulla tollerabilità dei farmaci dei pazienti e sullo stato di salute del paziente, la chemioterapia per il mesotelioma si realizza tramite la somministrazione di uno o più farmaci.
Alectinib è un farmaco chemioterapico approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco il 31 luglio 2018. Tale farmaco viene somministrato in tutti quei pazienti che presentano la mutazione del gene ALK, tipica di alcune neoplasie, come il mesotelioma e il tumore del polmone. Per questo il farmaco è adatto alla chemioterapia mesotelioma. La mutazione di questo gene, nelle cellule neoplastiche, è direttamente responsabile della proliferazione delle cellule.
La terapia tramite Alectinib viene realizzata come trattamento di prima linea, cioè per tumori che non sono stati trattati precedentemente, o come trattamento di seconda linea, cioè per tumori che sono stati precedentemente trattati con altri farmaci.
La somministrazione di questo farmaco, come avviene per la maggior parte dei farmaci chemioterapici, comporta la comparsa di alcuni effetti collaterali. Quelli più comuni sono: stitichezza, infiammazione e debolezza muscolare e nausea. Tra gli effetti collaterali più gravi, invece, si verificano la riduzione del numero di globuli bianchi e rossi, alterazione dei valori del fegato e alterazione delle funzioni renali.
Brigantinib è un farmaco chemioterapico somministrato nei pazienti che presentano la mutazione del gene ALK, che implica la replicazione incontrollata delle cellule del tumore. Tale farmaco è stato approvato nell’ottobre del 2020 per la cura del tumore del polmone non a piccole cellule e, in stadio avanzato, per chemioterapia mesotelioma pleurico.
Il trattamento con Brigantinib è un trattamento di prima linea, somministrato in pazienti non precedentemente trattati. In alcuni casi, il trattamento è indicato anche per pazienti con tumore trattato precedentemente con altri farmaci chemioterapici. In questo caso si tratta di trattamento di seconda linea.
La particolarità di questo farmaco è il suo successo contro le metastasi cerebrali. I pazienti sottoposti al trattamento con Brigantinib hanno registrato una notevole riduzione delle lesioni cerebrali.
Come per la maggior parte dei farmaci chemioterapici, gli effetti collaterali, se gravi, determinano la sospensione della terapia. Le cause sono: polmoniti o infezioni dell’albero respiratorio. Inoltre ci sono anche i dolori addominali, articolari e muscolari, la riduzione dei valori di emoglobina nel sangue, diarrea, nausea e vomito.
Carboplatino è tra i primi farmaci ad esser stato approvato per la cura del tumore al polmone. La sua approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco risale agli anni ’80. Questo farmaco è particolarmente indicato per la cura del tumore al polmone non a piccole cellule e per il microcitoma.
Uno dei suoi maggiori successi sono gli effetti collaterali particolarmente contenuti. Infatti, i pazienti che assumono questo farmaco affermano di non riscontrare effetti collaterali gravi. Tra questi vi sono: nausea, vomito, perdita dell’appetito, spossatezza e diminuzione delle cellule del sangue e del sistema immunitario.
La terapia con Carboplatino avviene per via endovenosa e, in alcuni casi, prevede la somministrazione combinata con altri farmaci per via orale.
Il farmaco Ceritinib è un farmaco approvato per la cura del tumore in stadio avanzato che agisce bloccando la mutazione del gene ALK.
È prescritto a tutti quei pazienti che non rispondono più alle terapie con il chemioterapico Citrozinib, come chiarito dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2014. Il farmaco è indicato per curare patologie come il tumore del polmone, carcinoma polmonare non a piccole cellule e mesotelioma maligno pleurico.
Ceritinib è assunto per via orale e il piano terapeutico prevede una assunzione ciclica quotidiana, con cicli di almeno 3 mesi. Gli effetti collaterali di questo farmaco non sono gravi. I pazienti che assumono il Ceritinib riferiscono effetti come diarrea, nausea, vomito, bruciore allo stomaco e riduzione della funzionalità epatica.
Il Cisplatino è il farmaco maggiormente utilizzato per il trattamento di un gran numero di tumori. Il farmaco si presenta sotto forma di soluzione iniettabile, infatti la sua somministrazione avviene per via endovenosa.
Il principio attivo del Cisplatino svolge le sue azioni a livello dei meccanismi di replicazione di tutte quelle cellule che si moltiplicano velocemente. Motivo per il quale, i suoi effetti collaterali sono particolarmente gravi e determinano dei dosaggi inferiori rispetto agli altri farmaci.
La terapia con il Cisplatino è particolarmente indicata per la cura del microcitoma e del tumore del polmone, ma anche per un numero molto ampio di tumori aggressivi. La somministrazione del farmaco può essere combinata anche con altri farmaci.
Tra gli effetti collaterali più comuni vi sono: nausea, vomito e diminuzione dell’appetito. Invece gli effetti collaterali più gravi riferiti dai pazienti sono: riduzione delle cellule del sangue e del sistema linfatico, diminuzioni delle funzioni epatiche e renali, formicolio agli arti superiori e inferiori.
Etoposide è un farmaco, la cui somministrazione avviene in tutti quei pazienti che riscontrano il tumore del polmone a piccole cellule e il microcitoma. Inoltre, la prescrizione del farmaco avviene anche per altre neoplasie gravi, come il tumore al testicolo ed il tumore all’ovaio.
Come tutti i farmaci chemioterapici, Etoposide ha un’azione citotossica, in quanto è in grado di interferire con i meccanismi di riparazione e replicazione del DNA. La via di assunzione è per via orale e spesso il piano terapeutico prevede la combinazione del farmaco con il Cisplatino o Carboplatino, facendo raggiungere un maggiore successo in termini di sopravvivenza ai pazienti oncologici.
I pazienti curati con il farmaco non riferiscono particolari effetti collaterali. Quelli maggiormente riscontrati sono anemia, formazione di lividi, emorragie, infezioni, inappetenza, nausea, vomito e perdita di capelli.
Gemcitabina è il farmaco somministrato per un gran numero di neoplasie. La terapia è indicata per la cura del carcinoma alla vescica e al polmone, per il tumore della mammella, dell’ovaio e del pancreas.
Come per la maggior parte dei medicinali, anche la Gemcitabina ha un’azione citotossica nei confronti delle cellule tumorali. In particolare, il suo principio attivo interagisce con i meccanismi di replicazione del DNA delle cellule trasformate, impedendo loro la proliferazione.
La somministrazione del farmaco avviene per via endovenosa. Il piano chemioterapico può prevedere la somministrazione combinata anche con altri farmaci. Generalmente, le modalità di assunzione del farmaco prevedono il seguente schema: 1 – 8 – 21 giorni, ovvero dopo 8 giorni dalla prima e dopo 21 dalla seconda.
Al pari degli altri farmaci, anche la Gemcitabina causa effetti collaterali più o meno gravi, che dipendono dallo stato di salute del paziente. Tra gli effetti collaterali maggiormente riscontrati vi sono: diarrea, nausea, vomito, sonnolenza, debolezza, perdita di capelli, aumento dei valori molecolari del fegato, anemia e abbassamento dei globuli bianchi.
Nintedanib è un farmaco approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco nell’aprile del 2016, per coloro che sono affetti da fibrosi polmonare idiopatica e per l’adenocarcinoma del polmone.
Il principio attivo del farmaco svolge la sua azione a livello dei recettori che regolano la crescita cellulare e l’angiogenesi tumorale, in modo da interferire negativamente con la crescita della massa tumorale. Il farmaco è assunto per via orale, sia in monoterapia sia in terapia di combinazione con altri chemioterapici. La somministrazione ciclica del farmaco è personalizzata e si basa sulla tollerabilità del farmaco per i singoli pazienti.
I pazienti sottoposti a Nintedanib riferiscono come effetti collaterali: diarrea, vomito, inappetenza, stanchezza, aumento degli enzimi epatici, aumento della bilirubina e diminuzione del numero delle cellule nel sangue.
Osimertinib è un farmaco chemioterapico approvato per la cura di pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule, caratterizzati dalla mutazione del recettore EGFR. Questa mutazione, nelle cellule tumorali, provoca la crescita incontrollata delle cellule. Nei casi più gravi possono invadere gli organi e tessuti circostanti, provocando danni irreversibili.
Il piano terapeutico con questo farmaco prevede somministrazioni in forma di monoterapia, tramite l’assunzione del farmaco per via orale. Il piano terapeutico si basa sull’assunzione giornaliera, con cicli che durano minimo tre mesi e massimo sei mesi. La durata della terapia è determinata dalla tollerabilità del farmaco per i pazienti.
Il farmaco non ha effetti collaterali particolarmente gravi. Quelli più comuni sono: diarrea, nausea, vomito, debolezza, tossicità epatica, riduzione della frequenza cardiaca, infezioni e alterazioni del letto ungueale.
Pemetrexed è un farmaco chemioterapico utilizzato per la cura del tumore del polmone non a piccole cellule, a tipologia non squamosa. L’approvazione del farmaco nel 2016, da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, ha modificato radicalmente il decorso clinico di un gran numero di pazienti oncologici.
Il principio attivo del farmaco, infatti, agisce a livello di alcune componenti fondamentali delle cellule, deputate alla produzione del materiale genetico. All’interno di queste molecole sono contenute informazioni preziose per le cellule, come i tempi di replicazione e divisione cellulare. Le cellule tumorali utilizzano proprio questi meccanismi, che vengono presi di mira proprio dal farmaco Pemetrexed.
Il piano chemioterapico con questo farmaco prevede la somministrazione in forma singola del farmaco o in forma combinata. Spesso, infatti, al Pemetrexed si associa l’assunzione dei farmaci Cisplatino e Carboplatino.
Gli effetti collaterali sono moderati e modulabili con la sospensione del farmaco. Tra questi vi sono: nausea, diarrea, vomito, inappetenza, riduzione del numero delle cellule del sangue (globuli rossi e bianchi), anemia, alterazioni delle funzioni epatiche e renali, perdita di capelli e formicolio di mani e piedi.
Taxolo è un farmaco approvato per la cura del mesotelioma pleurico maligno, del microcitoma, del tumore del seno e dell’ovaio. Il principio attivo di questo farmaco esercita i suoi effetti a livello di alcune importanti strutture cellulari, indispensabili per la divisione e replicazione delle cellule. Infatti, la sua somministrazione blocca la formazione di nuove cellule in quanto non permette loro di assemblare correttamente tutte le strutture.
Il piano terapeutico prevede la somministrazione del farmaco sia in forma singola sia combinata con altri farmaci, come con il Carboplatino. La somministrazione, in entrambi i casi avviene per via endovenosa, con cicli di tre settimane e durata suggerita dalla tollerabilità al farmaco del paziente.
Gli effetti collaterali maggiormente diffusi sono: nausea, vomito, inappetenza, riduzione delle cellule del sangue, perdita dei capelli, cefalea, eruzione cutanea e formicolio a mani e piedi.
Trametinib è un farmaco chemioterapico con azione citotossica approvato per il trattamento di un gran numero di neoplasie, positive alla mutazione del recettore BRAF. Il farmaco viene prescritto per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule, in stadio avanzato, e del melanoma non operabile, in fase metastatica.
La mutazione del gene BRAF, condivisa in un gran numero di malattie tumorali, permette alle cellule neoplastiche di acquisire la capacità di replicarsi in maniera incontrollata, nonché di invadere i tessuti circostanti causando danni irreversibili agli organi.
La somministrazione di tale farmaco può essere singola o associata con altri farmaci. Ad esempio, la cura di alcune neoplasie prevede l’associazione di Trametinib con il farmaco Dabrafenib.
Il farmaco non presenta particolare tossicità per l’organismo. Infatti tra i possibili effetti collaterali, i pazienti riferiscono: diarrea, vomito, nausea, perdita di capelli, dolori muscolari e stanchezza.
Vinorelbina è un farmaco chemioterapico approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel giugno 2017 per la cura del tumore del polmone non a piccole cellule in fase metastatica. Questo farmaco si usa anche per il tumore del seno, per alcune forme di sarcoma e per il mesotelioma.
Il suo principio attivo agisce a livello delle strutture cellulari delle cellule neoplastiche, compromettendo tutto il procedimento di divisione e replicazione cellulare. Il piano chemioterapico prevede la somministrazione del farmaco in duplice modalità: sia per via endovenosa sia per via orale, sia in monoterapia sia in terapia di combinazione.
Infatti, i protocolli di cura di alcune neoplasie prevedono la somministrazione combinata della Vinorelbina con il Cisplatino. In questo modo, nei pazienti si abbassa il rischio di possibili recidive. La durata della terapia è fortemente influenzata dalle reazioni avverse al farmaco e, generalmente, il trattamento prevede la somministrazione di Vinorelbina una volta alla settimana.
Per Vinorelbina effetti collaterali vi sono: anemia, riduzione del numero delle cellule nel sangue, debolezza, formicolio a mani e piedi ed eventuali reazioni allergiche al farmaco. Tuttavia gli effetti terapeutici per questa neoplasia sono positivi.
Uno dei maggiori limiti di mesotelioma chemioterapia è rappresentato dal fatto che i farmaci non esercitano un’azione selettiva nei confronti delle cellule tumorali. Il loro meccanismo di azione viene esercitato su tutte quelle cellule che presentano un elevato tasso di replicazione, come le cellule del sangue, le cellule del sistema immunitario e le cellule del cuoio capelluto.
Questa caratteristica dei farmaci rappresenta il motivo per il quale i trattamenti chemioterapici prevedono dei periodi più o meno lungi di sospensione dei farmaci. La sospensione della terapia permette ai pazienti di smaltire gli effetti tossici provocati dall’assunzione dei chemioterapici.
Gli effetti collaterali meno gravi, come la nausea, scompaiono immediatamente dopo la sospensione della terapia. Invece gli effetti collaterali di maggiore portata, come la riduzione del numero di globuli bianchi e rossi dal circolo sanguigno, richiedono un lasso di tempo maggiore dal momento della sospensione del farmaco.
Infatti, quando si eseguono cicli di chemioterapia mesotelioma è necessario tenere sotto stretto controllo lo stato di salute del malato, con esami di tipo diagnostico e analisi cliniche di routine.
Il mesotelioma è la patologia asbesto correlata dell’ultimo secolo. Solo nel 2020, i casi di mesotelioma hanno sfiorato le 2000 vittime. Infatti, nonostante l’amianto sia stato messo al bando con la L. 257/92, tutt’oggi, in Italia, sono ancora presenti numerosi siti contaminati dalla fibra killer, responsabili di un gran numero di neoplasie asbesto correlate, tra cui il mesotelioma.
Ad oggi, in Italia, si contano più di 40.000.000 di tonnellate in circa 1.000.000 di siti. Tra le aree contaminate vi sono più di 2.292 scuole, 800 biblioteche, 250 ospedali e oltre 300.000 km di condotte di acqua potabile realizzate con materiali contenenti amianto. Questa grave situazione è denunciata dall’Avvocato Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia-Ed.2022“.
Così l’ONA, per sensibilizzare sulla drammatica questione, ha ideato l’APP AMIANTO, un applicazione che permette a cittadini e istituzioni di segnalare la presenza dell’amianto. Grazie a questo strumento, che permette la geolocalizzazione dei luoghi contaminati, si potrà avere una mappatura ufficiale di tutti i siti ancora in attesa di bonifica sul territorio italiano e incentivare la prevenzione. Per chi è invece già stato esposto è importante sottoporsi a controlli medici periodici e alla sorveglianza sanitaria.
Chi ha contratto una patologia asbesto correlata, come il mesotelioma, si può rivolgere all’ONA. L’associazione, insieme all’Avv. Ezio Bonanni, offrono servizi di assistenza medica e legale gratuita alle vittime dell’amianto e ai loro familiari.
Il loro scopo è quello di potenziare gli interventi e le attività di prevenzione primaria, secondaria e terziaria in tema di amianto, con il fine di ridurre drasticamente il rischio tutt’oggi presente su tutto il territorio nazionale.
È possibile richiedere una consulenza gratuita chiamando il numero verde o compilando il form.