La natura è a rischio. Le attività antropiche infatti generano inquinamento ambientale e hanno innescato il fenomeno gravissimo del riscaldamento globale. A fare le spese del degrado ambientale sono tutti gli esseri viventi che popolano la Terra, compreso l’uomo. In questa guida parliamo di flora, delle minacce che subisce e dell’importanza della sua salvaguardia. Una ricca biodiversità è alla base della ricerca scientifica in campo medico e quindi della salute, oltre che essenziale per gli equilibri degli ecosistemi e della biosfera.
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La parola flora viene dal latino flos, floris che significa fiore. Nella mitologia romana e italica Flora era la dea dei cereali e delle piante utili per l’alimentazione. Aveva il compito cruciale di proteggerle durante la fase della fioritura. Con il tempo finì con l’essere identificata con la dea della primavera e di tutte le fioriture primaverili.
Il natutralista del ‘700 Linneo svolse il compito arduo di catalogare e nominare con un nome scientifico valido a livello internazionale tutte le specie. Egli scelse proprio il termine Flora per indicare il complesso delle piante, spontanee o coltivate, di un determinato territorio. Prima ancora flora era apparso in un’opera seicentesca di G. B. Ferrari dal titolo italiano: Flora ovvero cultura dei fiori.
Il significato flora comprende l’insieme di specie vegetali, frutto del censimento, e la descrizione e classificazione quanto più possibile completa delle specie vegetali presenti su un territorio.
Lo studio della flora è un settore della botanica, denominato floristica.
I trattati di floristica elencano le specie vegetali presenti in una determinata area geografica (nazione, regione, provincia) e le descrivono, consentendone il riconoscimento, in genere mediante l’uso di chiavi dicotomiche.
Riguardo flora significato include quindi tutte le specie del regno vegetale e le definisce e classifica secondo il sistema linneano in base a classi, ordini, famiglia, genere e specie e varietà, se presenti.
Le specie vegetali sono caratterizzate dalla capacità di svolgere la fotosintesi clorofilliana. In altre parole sono in grado, grazie alla presenza di cellule specializzate, di produrre energia a partire dalla luce solare (leggi tutto sull’energia solare).
L’evoluzione delle piante inizia all’incirca 500 milioni di anni fa, quando dall’ambiente acquatico si spostarono su quello terrestre. Qui c’era più luce e meno forme viventi con cui essere in competizione. Le prime piante che colonizzarono la terra ferma sono oggi dette briofite. Appartengono a questa categoria i muschi. Sono piante ancora molto legate all’ambiente acquatico. Hanno infatti bisogno di umidità per riprodursi attraverso le spore essendo sprovviste di semi. Non hanno cellule specializzate e le radici, se presenti, svolgono meramente la funzione di sostegno.
Le piante vascolari sono piante più complesse con cellule estremamente specializzate e un articolato sistema di vasi per condurre acqua e nutrienti verso l’alto e i prodotti della fotosintesi verso il basso. Si riproducono attraverso i semi e possono colonizzare anche ambienti non legati alla presenza di acqua.
Le felci sono una via di mezzo tra briofite e piante vascolari, perché posseggono un sistema vascolare e cellule spiecializzate ma non producono semi e hanno bisogno di acqua per riprodursi. La loro diffusione è quindi limitata agli ambienti umidi.
Alcune piante dopo essersi evolute sulla terra ferma sono ritornate all’ambiente acquatico. Questo è il caso per esempio della Posidonia che forma estese praterie su fondali bassi con una buona disponibilità di luce.
Le prime piante vascolari ad evolversi sulla terra ferma furono gimonosperme, che letteralmente significa a frutto nudo. Queste piante producono coni o strobili maschili e femminili, a volte addirittura su individui diversi e lasciano che sia il vento a garantire l’incontro del polline con le cellule uovo. Tra le gimonosperme ancora diffuse ci sono le conifere come pini, abeti, pecci, cipressi e ginepri.
Le angiosperme invece hanno messo a punto un sistema riproduttivo molto più efficace e raffinato. Producono i fiori che con i loro colori e odori attirano animali e permettono di affidare l’impollinazione non solo alla casualità del vento ma a specie specifiche in grado di svolgere perfettamente il lavoro. Il seme poi, che sia all’interno di una drupa (frutto con un solo seme) o di una bacca (frutto carnoso con tanti semi), può essere diffuso dal vento ma anche dagli animali in modo da avere più possibilità di germinare in una condizione che facilita la germogliazione. Esso è infatti contenuto in un frutto che offre nutrimento agli animali. Alcuni semi, anzi, per germinare, hanno bisogno proprio di passare attraverso l’apparato digerente degli animali.
Le piante annuali sono angiosperme che vivono un solo anno. Maturano in fretta e spendono subito le loro energie per assicurare la continuazione della specie. Producono il fiore e il seme e muoiono, completando il loro ciclo vitale in un anno e sono le più attive ed efficienti a riprodursi.
Quando si parla di biodiversità non si parla solo di flora, ma anche di fauna, e della ricchezza di specie in un determinato ambiente. La flora è ovviamente un elemento importantissimo della biodiversità, in un tuttuno inscindibile di legami tra mondo animale e vegetale, funghi, protisti e monere e tra le singole specie dei vari regni.
Un ecosistema ricco di biodiversità è un ecosistema più forte e resiliente, in grado di resistere agli attacchi e di trovare un nuovo equilibrio in seguito agli stravolgimenti. Anche all’interno di una singola specie, la diversità genetica garantita dalla riproduzione sessuata garantisce una varietà genetica in grado di dare risposte diverse alle minacce. Pensiamo al rischio subito oggi da alcune cultivar di Olea Europea o di banane, tutte geneticamente simili e riprodotte per talea.
Le piante svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di suolo fertile garantendo la rinnovazione dei boschi e il proseguire della vita sul pianeta. Ricordiamo che senza le piante in grado di produrre energia dal sole il regno animale non potrebbe esistere. Ci cibiamo infatti di piante che hanno prodotto zuccheri o di animali che hanno mangiato piante.
L’Italia è un paese ricchissimo di biodiversità. La flora italiana conta il più alto numero di specie di piante con seme d’Europa. Questa enorme ricchezza floristica risiede nella latitudine della penisola che è stata in parte sgombra dai ghiacci durante le glaciazioni lasciando modo a relitti di un passato tropicale di sopravvivere. La presenza di un territorio montuoso e collinare ha poi favorito il crearsi di nicchie ecologiche abitate da endemismi (specie che esistono solo qui).
Inoltre in Italia ci sono tanti climi che vanno dal clima alpino, continentale e mediterraneo, favorendo una varietà di specie. I boschi alpini e subalpini sono i più ricchi di biodiversità. I boschi di collina hanno subito grandi stravolgimenti da parte dell’uomo che ha prediletto e favorito piante da frutto come il castagno e ha ceduato gli alberi da alto fusto per millenni per ricavarne legna e carbone.
Le foreste di pianura sono quasi del tutto scomparse ad eccezione di alcune come il bosco della Mesola a Ferrara e la Selva di Circe a Latina.
La Comunità Europea ha stilato una lista delle specie minacciate e che devono essere protette in tutti gli Stati membri. Sono 2000 le specie floristiche inserite nella lista rossa delle specie minacciate dell’UE.
La Direttiva 92/43 /CEE anche chiamata direttiva “Habitat” è uno strumento della Comunità Europea per la conservazione delle biodiversità in Europa.
La Direttiva è costruita intorno a due pilastri: la rete ecologica Natura 2000, costituita da siti mirati alla conservazione di habitat e specie elencati rispettivamente negli allegati I e II, e il regime di tutela delle specie elencate negli allegati IV e V.
La novità della Rete Natura 2000 consiste nella crezione di corridoi ecologici che includono anche zone in cui è presente l’attività umana, come i coltivi privati. A livello di conservazione della flora sono protette anche piante selvatiche parenti di quelle coltivate per la loro potenziale importanza a livello alimentare.