Inquinamento da plastica: cause, conseguenze e rimedi

Quando si parla di inquinamento ambientale il tema della plastica è un tema centrale. La produzione di plastica ha superato negli ultimi decenni la nostra capacità di gestirla, traducendosi in un grave inquinamento da plastica del mare. I fiumi come nastri trasportatori conducono la plastica in mare, una tale quantità da formare delle vere e proprie isole galleggianti di rifiuti.

La salvaguardia dell’ambiente e con essa la tutela della salute non possono non partire dalla plastica. Sono necessarie delle soluzioni efficaci per aumentare il riciclo della plastica e diminuirne consumo e utilizzo.

In questa guida scopriamo tutto sull’inquinamento da plastica, quali sono per inquinamento marino cause e conseguenze per l’ambiente marino e per la fauna e i possibili rimedi e soluzioni.

Che cos’è l’inquinamento da plastica?

La plastica è un prodotto sintetico a lunga conservazione formato da polimeri. Tra i prodotti dell’attività umana è uno di quelli che si degrada meno velocemente. Per essere completamente degradato sono necessari infatti centinaia di anni. Alcuni oggetti in plastica però si producono per essere utilizzati solo per alcuni minuti e una volta utilizzati rimangono sul nostro pianeta per centinaia di anni.

La plastica è contenuta in quasi tutti i prodotti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana. Se osserviamo attentamente ci accorgiamo infatti che è presente, anche in minima parte, quasi ovunque. Si calcola che negli ultimi 65 anni ne sono state prodotte 8300 milioni di tonnellate.

L’inquinamento da plastica colpisce tutti i paesi sviluppati e ancor più quelli in via di sviluppo. Questi posseggono sistemi peggiori per la raccolta dei rifiuti e il riciclo della plastica. Spesso il tema della salvaguardia ambientale è poi meno sentito che nei paesi occidentali, dove pure manca un’adeguata attenzione necessaria a far fronte al problema.

Cosa sono le microplastiche?

Una volta abbandonata senza essere opportunamente incenerita o riciclata la plastica si degrada in particelle sempre più piccole, da pochi centimetri a pochi micron. La microplastica è presente ovunque, negli Oceani e in cima all’Everest. La microplastica infatti si disperde nell’aria, entra a far parte dell’acqua potabile e nella catena alimentare degli animali acquatici e dell’uomo.

La plastica infatti è in grado di “risalire” la catena alimentare a partire anche dagli organismi più piccoli, come il plancton ed oggi è chiaro come essa faccia parte ormai della nostra dieta. Questo fatto dimostra ancora di più il legame tra ambiente e salute.

Se il mondo scientifico è in accordo su microplastiche e nanoplastiche ingerite attraverso l’alimentazione, l’acqua potabile e l’utilizzo di imballaggi di plastica per alimenti, i reali effetti di ciò sulla salute non sono ancora stati indagati a fondo. Pochissime ricerche hanno infatti finora studiato la capacità delle nanoplastiche di attraversare le barriere epiteliali delle vie aeree, del tratto gastrointestinale e della pelle per ridurre l’attuale incertezza nella valutazione del rischio per la salute umana.

Qui trovate uno studio sul rischio patogeno associato alle microplastiche in grado di trasportare agenti patogeni in mare.

Microplastiche nella placenta umana

Una ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche, pubblicata sulla rivista scientifica Environment International, analizza la presenza di microplastiche nella placenta umana.

 Lo studio, approvato dal Comitato etico, ha analizzato le placente di sei donne sane, tra i 18 e i 40 anni, con gravidanze normali, che hanno dato il loro consenso alla ricerca. I ricercatori hanno identificato nelle placente 12 frammenti di materiale artificiale, particelle tra i 5 e i 10 micron, cioè grandi come un globulo rosso o un batterio. Dei 12 frammenti, 3 sono stati chiaramente identificati come polipropilene (materiale con cui vengono realizzati per esempio le bottiglie di plastica e i tappi) e 9 di materiale sintetico verniciato.

“I rischi per la salute dei bambini che già alla nascita hanno dentro di sè delle microplastiche ancora non si conoscono – dice uno dei ricercatoti il Dott. Ragusa – bisogna continuare a fare ricerca. Ma già sappiamo da altri studi internazionali che la plastica per esempio altera il metabolismo dei grassi. Riteniamo probabile che in presenza di frammenti di microplastiche all’interno dell’organismo la risposta del corpo, del sistema immunitario, possa cambiare, essere diversa dalla norma”.

Inquinamento dei mari da plastica e altre cause

Si calcola che dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento del mare.

I 4/5 dei rifiuti di plastica nel mare entrano sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. Il resto è prodotto direttamente dalle navi che solcano i mari che siano esse pescherecci, votate al trasporto oppure navi da crociera votate al turismo.

La plastica che finisce in mare mette in pericolo l’intero ecosistema marino, le spiagge e la salute umana. L’oceano infatti ha un grande potere autodepurante sia per la composizione dell’acqua marina sia per la sua massa. Essa consente un’efficace diluizione e ossigenazione. Ciò non significa però che gli oceani siano in grado di depurare le tonnellate di plastica che sono costretti ad ingerire. In alcuni punti degli Oceani si sono create vere e proprie isole di rifiuti di plastica galelggianti che hanno la dimensione di uno stato.

In aggiunta, nei mari chiusi e lungo le coste la diffusione di sostanze inquinanti può provocare danni sia all’ecosistema marino sia alla salute dell’uomo, tanto che in alcune zone è vietata la balneazione.

Le fonti di inquinamento nel mare non si riducono alla plastica. Esistono per inquinamento marino cause uteriori. Le fonti più importanti dell’inquinamento delle acque marine sono gli scarichi urbani e industriali di sostanze organiche: attaccati da microrganismi che consumano ossigeno, questo finisce per essere tolto agli altri organismi marini. In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci.

Come funziona l’inquinamento marino da plastica?

La plastica nel suo processo di biodegradazione passa per diversi stati e dimensioni. Scambiata per pesce o per plancton viene ingerita dagli esseri viventi mettendone a repentaglio la salute. Polimeri di plastica si trovano in tutti i mari del mondo, dai ghiacci artici ai mari chiusi.

Come funziona l’inquinamento marino da plastica? Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione dell’acqua e delle correnti.

Questi frammenti possono raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro e costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini quando vengono scambiati per cibo.

Secondo gli studi più recenti sono 115 le specie marine a rischio, dai mammiferi agli anfibi, passando per i volatili. Le cause di morte sono soffocamento e ingestione, ma anche intrappolamento e ferite.

Le conseguenze: danni alla fauna

Se come abbiamo già detto, non sono ancora chiare le conseguenze dell’inquinamento da lastica e delle microplastiche per la salute dell’uomo, sono chiari i danni che l’inquinamento da plastica provoca nella fauna.

Sono circa 700 le specie, comprese quelle a rischio di estinzione, colpite dalla plastica. In primis se ne cibano gli uccelli marini. la conseguenze è l’intrappolamento o il soffocamento. Se ne cibano pesci e molluschi, crostacei e quasi tutte le specie acquatiche. Oltre all’intrappolamento e al soffocamento la plastica nello stomaco produce un senso di sazietà che porta l’animale a morire di fame.

Alcuni test hanno inoltre confermato danni al fegato, danni cellulari e disturbi del sistema riproduttivo che hanno indotto alcune specie, come le ostriche, a produrre meno uova.

Gli animali sulla terraferma hanno anche loro problemi con la plastica che vanno dall’ingestione accidentale all’intrappolamento.

I numeri della plastica

Riportiamo alcuni dati per avere più chiara la situazione dell’inquinamento da pladtica. Metà della plastica è stata prodotta solo negli ultimi 15 anni con un aumento esponenziale a partire dal 1950.

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani. Equivale a buttare cinque buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo.

Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli prolungando il tempo necessario alla degradazione di centinaia di anni.

Possibili soluzioni e proposte concrete

Le soluzioni e i rimedi per ridurre il problema dell’inquinamento marino da plastica non possono non passare per la riduzione della produzione e consumo di plastica.

Il consumatore stesso deve optare per prodotti con meno imballaggi. Per borse in stoffa, batterie ricaricabili, ridurre al minimo le convenzioni e l’acquisto di plastica mono uso.

La parola d’ordine è riusare e recuperare. Scegliere il vuoto a rendere, il vetro al posto della plastica. Inventare nuovi utilizzi per un oggetto che ha perso la sua funzione, acquistare quanto più possibile prodotti che non contengono plastica. Vasetti per lo yogurt in vetro o in carta riciclata. Imballaggi per alimenti prodotti dagli scarti di mais, scatole della pasta interamente in carta e senza inserti in plastica.

Adottare la raccolta differenziata e farlo con attenzione aiuta a garantire un corretto riciclo della plastica.

Oltre all’azione dei singoli, negli ultimi anni abbiamo assistito a progetti interessanti come The Ocean Cleanup, come #RethinkPlastic del network Plastic Oceans e a numerose attività di sensibilizzazione.

Purtroppo i sistemi per la raccolta dei rifiuti in mare funzionano bene con oggetti ancora di grandi dimensioni presso le coste ma non sono in grado di occuparsi delle plastiche già ridotte a litter o a microplastiche.

Politiche contro l’inquinamento marino da plastica

L’Italia ha rimosso dal mercato i cotton fioc prodotti con bastoncini di plastica sostituendoli con bastoncini biodegradabili, a partire dal 2019. Gli stati europei tra cui l’Italia hanno abolito l’uso delle shopper in plastica sostituendole con quelle biodegradabili, ma ancora molto c’è da fare.

Ripulire i fiumi, tra le principali fonti di rilascio di materiali plastici nelle acque salate di mari ed oceani dovrebbe essere nell’agenda degli stati a livello internazionale.

Purtroppo una recente risoluzione dell’Enviromental Assembly delle Nazioni Unite sul tema dell’inquinamento marino da plastica è stata rimandata al mittente. Questo da parte di Stati Uniti, Cina ed India, che figurano tra i maggiori produttori mondiali di rifiuti plastici.

Le politiche contro l’inquinamento marino da plastica incontrano le resistenze di interessi economici e industriali contrari a che vengano ridotti produzione e consumo di plastica. La strada per cambiare tali assetti e diminuire i rifiuti in mare e l’inquinamento idrico è ancora in salita.

Assistenza legale ONA per ril risarcimento dei danni subiti per l’inquinamento

L’Osservatorio Nazionale Amianto è schierato in prima linea per la tutela dell’ambiente e della salute. Offre assistenza medica e assistenza legale gratuita per la salvaguardia del benessere ambientale e collettivo. In particolare si occupa di difendere le tante vittime che hanno subito danni alla salute a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni.

Coloro che hanno subito una violazione del diritto alla salute e vogliono ricevere maggiori informazioni e la propria consulenza gratuita possono chiamare il numero verde 800 034 294 o compilare il form.

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