Vediamo quali sono i sintomi di cancro al colon, i fattori di rischio, le cause e le cure per la neoplasia al colon-retto. Le vittime di questo tumore, se contatto sul posto di lavoro, hanno diritto a una serie di benefici previsti dalla legge e al risarcimento integrale dei danni.
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Il cancro al colon-retto è un tumore che riguarda l’apparato digerente, in particolare l’ultimo tratto dell’intestino: il colon. Come tutti i tumori maligni, anche il tumore del colon e gli altri tumori all’intestino sono caratterizzati dalla proliferazione incontrollata di cellule interessate da una mutazione del DNA. Esse formano una massa anomala e hanno la capacità di espandersi e di creare metastasi in altre parti dell’organismo, anche distanti dalla sede di origine.
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni sono in prima fila per la tutela delle vittime della neoplasia al colon e di tutte le patologie contratte a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni, come l’amianto.
Il colon è la parte dell’intestino che assorbe le sostanze ingerite. Si distingue tra tumori del colon e tumori del retto, cioè dell’ultimo tratto dell’intestino. Questa distinzione esiste perché i due tipi di tumori al colon si manifestano con modalità e frequenze diverse: rispettivamente 70% e 30% circa. Inoltre la sede precisa del tumore lungo il colon e nel retto può corrispondere a caratteristiche molecolari diverse e può condizionare la scelta del tipo di chirurgia e delle cure per il cancro del colon e di trattamenti offerti al paziente.
Il carcinoma del colon retto con 610.000 morti all’anno nel mondo, è la terza forma più comune di cancro. La mortalità a causa della neoplasia del colon è in netta diminuzione grazie alle prassi di screening e prevenzione. Secondo l’epidemiologia cancro colon rettale, la malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è maggiormente diffusa in persone di età compresa fra i 60 e i 75 anni, con poche distinzioni fra uomini e donne. Il 58% delle persone colpite da il tumore del colon retto risulta in vita a 5 anni dalla diagnosi, con una moderata tendenza all’aumento (i dati risalgono ai primi anni 2000). Tratta approfonditamente della diffusione del cancro al colon il rapporto IARC.
Le neoplasie al colon-retto sono varie. L’adenocarcinoma è Il tumore epiteliale più diffuso, seguono l’adenocarcinoma mucinoso colon, l’adenocarcinoma a cellule ad anello con castone, il carcinoma squamoso e il carcinoma indifferenziato.
Il tumore del colon-retto si manifesta, nella metà dei casi, nel sigma, cioè nell’ultima parte del colon, e nel retto. Dopo la neoplasia del sigma, in un quarto di malati è il colon ascendente a essere colpito (adenocarcinoma colon ascendente). Mentre la localizzazione della malattia nel colon trasverso (tumore al colon trasverso) e in quello discendente (tumore al colon discendente) si verifica in un caso su cinque circa.
A differenza di altri tipi di cancro per i quali esiste una classificazione pressoché univoca, per il tumore del colon-retto si usano diverse forme di classificazione, sulle quali non sempre i medici concordano. La più usata è quella che si riferisce al sistema TNM (dove T sta per la dimensione del tumore, N per il numero di linfonodi coinvolti e M per le metastasi).
Come si manifesta il tumore al colon rettale? Quali sono i sintomi di un tumore al colon? I sintomi dell’adenocarcinoma al colon si distinguono in base all’area in cui si sviluppa il tumore. Tra i sintomi iniziali del tumore al colon retto ci sono:
Poi, oltre a questi primi sintomi cancro al colon, ci sono i sintomi del tumore al retto, che coinvolgono l’ultimissimo tratto dell’intestino. Per queste neoplasie sintomi sono molto simili. Tra le due tipologie di neoplasia intestinale questi sintomi sono:
La prevenzione e lo screening sono molto importanti per la diagnosi precoce dell’adenocarcinoma del colon. Essa permette di avere a disposizione terapie con maggiori possibilità di successo. In caso di ereditarietà alla neoplasia al colon-retto, ovvero se ci sono più casi nei parenti stretti, è opportuno seguire una dieta con pochi grassi, poca carne e ricca di fibre, vegetali e frutta, al fine di ridurre il rischio di sviluppare dei tumori del colon-retto.
Le fibre alimentari, in particolare quelle che non vengono digerite come la crusca, sembrano avere un effetto protettivo. Si è osservato che le popolazioni vegetariane hanno un’incidenza di carcinoma del colon-retto ridotta del 30%. Uno studio del 2020, “Combined effects of occupational exposure to hazardous operations and lifestyle-related factors on cancer incidence“, ha valutatogli effetti combinati dell’esposizione professionale a operazioni pericolose e fattori legati allo stile di vita sull’incidenza del cancro.
In questi casi è consigliata una colonscopia ogni 5 anni a partire dai 45 anni. Inoltre, riguardo cancro colon-retto diagnosi precoce prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci, che deve essere effettuata annualmente. In caso di sindromi genetiche ereditarie bisogna invece seguire protocolli specifici a partire dalla giovane età. La sorveglianza sanitaria è raccomandata a tutte le persone con età compresa tra i 50 e i 75 anni, con cadenza biennale, per aumentare la sopravvivenza tumore colon retto. Ciò vale anche per i lavoratori esposti ad amianto.
Da una diagnosi precoce dipende una migliore prognosi tumore colon. La conferma della diagnosi del tumore al colon avviene tramite biopsia ottenuta durante la sigmoidoscopia o con la colonscopia. Alla biopsia del tumore al colon seguono esami diagnostici per immagini per determinare la diffusione del tumore all’intestino.
Una volta effettuata la diagnosi cancro colon si può scegliere il trattamento più adatto. La chirurgia consiste nell’estirpazione del colon ed è il trattamento di elezione per questa neoplasia tumorale, laddove possibile. Quando gli interventi per le malattie al colon interessano il retto o l’ano può essere fatta un’incisione vicino al retto. Se non dovesse esserci colon residuo per creare l’anastomosi, il colon viene deviato verso l’esterno dell’addome attraverso ancora un’altra incisione (colostomia).
Dopo l’operazione chirurgica di cura per il tumore al colon, il paziente non potrà mangiare o bere per qualche giorno per permettere all’anastomosi di cicatrizzare. Può essere inserito un tubo nello stomaco attraverso il naso per evitare di far percepire gonfiore o nausea mentre si attende che l’anastomosi dell’operazione al colon si cicatrizzi. Gradualmente si riprenderà a mangiare e si tornerà a casa in qualche giorno in base all’evoluzione dello stato di salute.
A tal proposito lo studio “Personalizing colon cancer adjuvant therapy: selecting optimal treatments for individual patients” approfondisce la questione della scelta dei trattamenti ottimali nella cura del cancro al colon per i singoli pazienti.
In base alla velocità e alla diffusione del tumore, cambiano per tumore al colon aspettative di vita. Potrebbe essere necessario sottoporsi alla radioterapia o chemioterapia, da fare in modalità neoadiuvante rispetto alla chirurgia in modo da ridurre le dimensioni della massa da estirpare o da eliminare eventuali cellule tumorali che non è stato possibile estirpare in sede chirurgica (adiuvante).
La chemioterapia dopo intervento al colon può essere eseguita per via orale o per via endovenosa. È indicata per eliminare eventuali cellule tumorali residue e ridurre le possibilità di recidiva. Il protocollo più applicato di chemioterapia adiuvante per il cancro del colon-retto prevede la somministrazione di 5-fluorouracile (5FU), di solito insieme con una vitamina, l’acido folinico (leucovorin), che ne potenzia l’azione. Spesso si usano anche altri farmaci, come oxaliplatino (Eloxatin®, per i tumori di stadio III in cui le cellule tumorali si sono diffuse ai linfonodi più vicini.
Un lavoro piuttosto recente sembra dimostrare l’utilità di ricorrere alla vaccinazione contro il colera a seguito di diagnosi di tumore al colon-retto, che parrebbe ridurre il rischio di mortalità.
In base a statistiche americane (anni 2008-14) per tumore colon sopravvivenza 5 anni media è del 64.5%. Negli ultimi anni il tasso di mortalità tumore colon si è progressivamente abbassato grazie alle pratiche di screening e prevenzione e al miglioramento della qualità di vita e delle abitudini scorrette. Differenzia le aspettative di vita tra i pazienti affetti da cancro del colon e del colon-retto lo studio “Differences in survival between colon and rectal cancer from SEER data“.
La maggior parte dei tumori del colon retto deriva dalla trasformazione in senso maligno di polipi, cioè di piccole escrescenze dovute al proliferare delle cellule della mucosa intestinale. Non tutti i polipi, però, sono a rischio di malignità.
Ve ne sono infatti tre diversi tipi, ma solo i cosiddetti polipi adenomatosi costituiscono lesioni precancerose e di essi solo una piccola percentuale si trasforma in neoplasia maligna colon. La probabilità che un polipo del colon evolva verso una forma invasiva di cancro dipende dalla dimensione del polipo stesso: è minima (meno del 2%) per dimensioni inferiori a 1,5 cm, intermedia (2-10%) per dimensioni di 1,5-2,5 cm e significativa (10%) per dimensioni maggiori di 2,5 cm.
Poi, oltre al polipo maligno al colon retto, ci sono altre cause dell’adenocarcinoma colon retto come:
Una delle cause del tumore al colon è l’esposizione ad asbesto e ad altri cancerogeni. La monografia dello IARC “Asbestos – chrysotile, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite and anthophyllite” riconduce l’insorgere del cancro al colon proprio all’esposizione ad asbesto:
“Also positive associations have been observed between exposure to all forms of asbestos and cancer of the pharynx, stomach, and colorectum. For cancer of the colorectum, the Working Group was evenly divided as to whether the evidence was strong enough to warrant classification as sufficient”.
(Associazioni positive sono state osservate anche tra esposizione a tutte le forme di amianto e tumore della faringe, stomaco, colon-retto. Per il cancro del colon e il cancro del retto, il Gruppo di lavoro è stato equamente diviso sul fatto che la prova era abbastanza forte da giustificare la classificazione come sufficiente).
Anche il New York Times, nell’articolo del 21 gennaio 1973 intitolato “Amianto, il salvatore di vite ha anche un lato mortale” (Asbestos, the saver of lives, has a deadly side), ne dà conferma, presentando le ricerche del Prof. Irvin Selikoff. Lo studioso ha infatti scritto che, sin dagli anni ’60, risulta dimostrato che l’amianto fosse l’agente eziologico del cancro al colon, cancro al retto e allo stomaco.
“instead of the normal nine or 10 deaths from cancer of the stomach, colon or rectum, there were 29—“not so unexpected,” as Selikoff points out, for “anybody who inhales dust also ingests it“.
In Italia c’è stato e c’è ancora un ritardo nello smaltimento e bonifica Eternit, a causa del quale il rischio di esposizione ad amianto, soprattutto in ambito lavorativo, è ancora alto. Questa situazione è denunciata dallo stesso Avvocato Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed 2022“.
Le polveri e fibre d’amianto sono altamente cancerogene e sono la causa del cancro da amianto e di varie patologie asbesto correlate, tra cui il tumore maligno al colon retto. Il cancro al colon nei lavoratori esposti ad asbesto va riconosciuto come malattia professionale e indennizzato con la prestazione INAIL adeguata. In base al grado invalidante della patologia si può ottenere l’indennizzo INAIL o la rendita.
In Italia ciascuna malattia professionale da amianto viene inserita in una delle 3 liste dell’INAIL. Il tumore al colon-retto è incluso nella lista I per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, e nella lista II per l’amianto.
Per questo motivo, in caso di dimostrazione dell’esposizione a radiazioni ionizzanti, sussiste il diritto all’indennizzo INAIL grazie alla presunzione legale di origine. Questa, invece, non è presente in caso di esposizione ad amianto, dove l’onere della prova del nesso causale è a carico del lavoratore.
Il medico legale ha il compito di rilevare eventuali esposizioni a entrambi o a uno solo degli agenti cancerogeni. Ottenuta la certificazione si avvierà la domanda amministrativa presso l’INAIL. Sarà quindi l’INAIL a doversi pronunciare. In caso vi sia il rigetto, è possibile, invece, proporre il ricorso amministrativo, come stabilisce l’ex art.104 del d.p.r. 1124/1965, e anche il ricorso giudiziario.
Nel caso del rischio amianto, però, ricadendo l’onere della prova del nesso causale sul lavoratore, occorre che lui dimostri le mansioni e i livelli di esposizione ad amianto.
Con il riconoscimento dell’origine professionale sussiste il diritto alla rendita mensile, stabilita in proporzione all’entità del danno biologico, che non deve essere inferiore al 16%. In percentuale inferiore, invece, sussiste il diritto all’indennizzo del danno biologico con una tantum. In caso di decesso della vittima al tumore al colon, sono gli eredi a poter richiedere la rendita di reversibilità.
Alla rendita INAIL per le vittime di malattia professionale amianto si aggiunge anche il Fondo Vittime Amianto, come ribadito dall’art.1 co. 241/246 L.244/2017 per ogni altra patologia asbesto correlata. Tale prestazione è erogata direttamente dall’INAIL e viene sommata alla rendita mensile o alla rendita in reversibilità in favore degli eredi.
L’amianto è stato riconosciuto come noxa patogena del tumore al colon in diverse sentenze. Tra queste vi sono quelle del Tribunale di Velletri, Sezione Lavoro, sentenza n. 603/2015 e n. 1501/2015. A queste si aggiunge quella del Tribunale di Grosseto, Sezione Lavoro, sentenza n. 123/2020. In tutte le occasioni si è arrivati ad una condanna dell’INAIL.
Inoltre la giurisprudenza di legittimità ha rigettato in diverse circostanze i ricorsi dell’INAIL, con i quali erano state impugnate le sentenze delle Corti territoriali che avevano riconosciuto il diritto alle prestazioni previdenziali per effetto dell’insorgenza di tale patologia.
Vanno ricordate in merito Cass. civ., Sez. lavoro, Ord. n. 7313, del 14 marzo 2019 e Cass. civ., Sez. lavoro, Ord. n. 3975 del 19 febbraio 2018. A queste si aggiungono Cass. civ., Sez. lavoro, Sent. n. 10430, del 27 aprile 2017 e Corte dei Conti Lazio, Sez. giurisdiz., Sent. n. 270 del 19 maggio 2015.
Recentemente anche il Tribunale di Lucca, nella sentenza del 22 febbraio 2023, ha ribadito la correlazione tra asbesto e tumore del colon.
“L’INAIL dovrà quindi essere condannato al pagamento dell’indennizzo per danno biologico da malattia professionale nella misura del 25% a decorrere dalla data di presentazione della domanda amministrativa, oltre interessi come per legge“.
Se si ha ottenuto da parte dell’INAIL il riconoscimento della malattia per origine professionale, le vittime della neoplasia al colon-retto hanno diritto ai benefici contributivi amianto. Le maggiorazioni contributive pari al 50% del periodo di esposizione professionale (art. 13, co. 7, L. 257/1992) permettono alla vittima il prepensionamento, mentre, per coloro che sono già in pensione, queste maggiorazioni sono utili per riliquidare la pensione e maggiorarne i ratei. La rivalutazione dei contributi avverrà sempre con utilizzo del coefficiente 1,5.
Se il lavoratore non riesce a maturare il diritto alla pensione, nonostante l’accredito ricevuto, sussiste il diritto per la vittima alla pensione d’invalidità amianto, così come sancito dall’art.1, comma 250, L.232/2016.
Chi fa parte delle Forze Armate o del Comparto Sicurezza e subisce dei danni a causa dell’esercizio delle sue funzioni deve richiedere il riconoscimento della causa del servizio e dello status di vittima del dovere.
Grazie a questi riconoscimenti è possibile accedere a prestazioni assistenziali e previdenziali aggiuntive, tra cui l’equo indennizzo e la pensione privilegiata.
Qualora vi sia il riconoscimento dell’INAIL dell’origine professionale del tumore al colon, la vittima ha l’opportunità di richiedere anche il risarcimento del danno. Oltre al danno patrimoniale per diminuite capacità di lavoro e al danno biologico, liquidati dall’INAIL, sussistono anche altri danni, che debbono essere integralmente risarciti. Tra questi ci sono il danno morale ed esistenziale.
L’integrale ristoro dei danni si ottiene facendo valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Per ottenere il risarcimento danni, occorre dimostrare il nesso causale. Tale verifica è fondamentale per contrastare la tesi dei datori di lavoro della natura extraprofessionale di questo tipo di tumore.
La quantificazione dei danni, subiti dal lavoratore vittima di malattia di origine professionale, come la neoplasia al colon-retto, è personalizzata. Per quanto riguarda il danno non patrimoniale, si deve tener conto del valore della lesione biologica, partendo dalle tabelle del Tribunale di Milano.
Il sistema permette di stabilire il valore del danno, rideterminando il quantum delle singole poste in relazione alle caratteristiche individuali del danneggiato, per la responsabilità contrattuale e per la responsabilità extracontrattuale. L’indennizzo INAIL deve essere scorporato per poste omogenee dal danno biologico e da quello patrimoniale per diminuite capacità di lavoro. Tutti gli altri pregiudizi, invece, devono essere integralmente risarciti.
L’ONA fornisce assistenza legale gratuita alle vittime di tumore al colon, di carcinoma del retto e di altre patologie causate dall’esposizione a cancerogeni. L’Avvocato Bonanni è in prima linea nella lotta all’amianto e ad altri cancerogeni da decenni in Italia. Difende tutte le vittime e i loro familiari.
Inoltre l’ONA rende disponibile a tutti un servizio di assistenza medica e assistenza psicologica, grazie all’impegno dei molti volontari dell’associazione. Per maggiori informazioni e per ricevere la consulenza gratuita è necessario chiamare il numero verde o compilare il form.