In questa guida scopriamo infatti tutto su danno biologico definizione: in cosa consiste, come si calcola, il risarcimento del danno biologico ai familiari superstiti e come richiedere l’assistenza legale per il risarcimento.
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Il danno biologico consiste nella lesione dell’integrità fisica o psichica di una persona, riportata in seguito a una condotta illecita altrui. Le vittime di malattie professionali e di infortuni sul lavoro hanno diritto al risarcimento del danno biologico subito che viene calcolato in modo personalizzato.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutte le vittime di malattie asbesto correlate, come il mesotelioma. Chi è vittime di esposizione ad amianto o altri cancerogeni può richiedere l’ottenimento di prestazioni assistenziali, previdenziali e risarcitorie.
La definizione di danno biologico o alla salute è contenuta nel comma 2 dell’art 139 del Codice delle assicurazioni private. Viene identificato come:
“lesione temporanea o permanente all’integrità psicofisica della persona, suscettibile di accertamento medico legale, che esplica un’incidenza relativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico relazionali della vita del danneggiato, indipendentemente da eventuali ripercussioni sulla sua capacità di produrre reddito”.
Il disegno di legge n. 2085/2015 ha modificato questa definizione. Nonostante faccia riferimento soprattutto a lesioni di lieve entità dovute a sinistri stradali, che quindi non superino il 9% d’invalidità, questa disposizione si applica a tutti i casi in cui il soggetto subisce danni alla salute a causa della condotta illecita altrui.
Affinché si possa identificare il pregiudizio subito come biologico, devono sussistere determinati elementi:
Varie categorie di lavoratori sono esposti frequentemente a fattori di rischio e agenti cancerogeni, che causano gravi danni alla salute. Tra questi vi è l’esposizione ad asbesto, come conferma lo IARC nella sua ultima monografia, “Asbestos – chrysotile, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite and anthophyllite“. Esso prova gravi danni biologici, spesso del 100%, causando la morte della vittima. Le vittime e i loro familiari superstiti hanno diritto al risarcimento del danno biologico e all’integrale risarcimento dei danni, di cui quello biologico è solo una componente.
Il danno biologico terminale è la compromissione della salute patita dal soggetto nell’intervallo di tempo intercorrente tra la lesione e il sopraggiungere della sua morte. Questa voce di danno sussiste solo se tra la lesione e la morte da essa derivante intercorre un “apprezzabile lasso temporale”. Perciò non è risarcibile in caso di morte immediata.
Secondo la Corte di Cassazione (sentenze n. 23183/2014, n. 18163/2007 e n. 1877/2006) il danno terminale è comprensivo di un danno biologico da invalidità temporanea totale. A questo si somma una componente di sofferenza psichica (danno catastrofale). Nel primo caso la liquidazione del danno si basa sulle tabelle relative all’invalidità temporanea. Invece, nel secondo, si utilizza un criterio equitativo puro, che sappia tener conto della enormità del pregiudizio.
I criteri che stabiliscono il risarcimento di questo tipo di danno sono:
I pregiudizi biologici sono danni alla salute, che devono essere provati mediante idonea certificazione medica. Una volta dimostrato, si potrà determinare il risarcimento dovuto alla vittima e quindi il calcolo del danno biologico.
Attualmente non è semplice determinare il risarcimento di questo tipo di danno non patrimoniale. Per quanto riguarda il calcolo del danno biologico di lieve entità, la legge stabilisce criteri certi di liquidazione nel caso di micropermanenti, ossia di lesioni che non superano i 9 punti di invalidità. Invece, la quantificazione delle macrolesioni, che sono superiori al 9%, avviene ricorrendo alle tabelle elaborate dal Tribunale di Milano, applicate su tutto il territorio nazionale.
Questo sistema ridetermina il quantum delle singole poste in relazione alle caratteristiche individuali del danneggiato, per la responsabilità contrattuale e per la responsabilità extracontrattuale.
In caso di malattia professionale riconosciuta, l’INAIL indennizza il danno biologico (danno non patrimoniale) e quello per le diminuite capacità di lavoro (danno patrimoniale). Il differenziale del danno biologico e i danni complementari, detti anche i differenziali qualitativi (danno morale ed esistenziale) sono risarciti integralmente dal datore di lavoro.
In più, sulla base del valore del danno biologico:
Il diritto del danneggiato a conseguire il risarcimento del danno è trasmissibile agli eredi. I familiari possono agire per ottenere il risarcimento per i danni avuti personalmente a causa dell’insorgenza dell’infermità e del decesso del loro congiunto (iure proprio). Ma i diritti dei familiari superstiti sono anche il risarcimento di tutte le somme maturate e non riscosse dal loro congiunto, a titolo di danni patrimoniali e non patrimoniali (iure hereditario).
In caso di danno biologico terminale, il risarcimento sarà commisurato soltanto all’inabilità temporanea. Ma la sua liquidazione dovrà tenere conto del fatto che, se pure temporaneo, tale danno è massimo nella sua entità e intensità. Infatti la lesione alla salute è così elevata da non essere suscettibile di recupero (Cassazione, n. 15491, 8 luglio 2014; Cassazione, n. 23053, 30 ottobre 2009; Cassazione, n. 3549, 23 febbraio 2004).
In più, se si configura un danno per la perdita del rapporto parentale, questo deve essere valutato unitamente al risarcimento del danno morale iure proprio.
L’ONA, insieme all’Avv. Ezio Bonanni e al suo team di avvocati esperti, assiste tutte le vittime che hanno subito un danno biologico. Una volta ottenuto il riconoscimento della malattia professionale, l’ONA assiste le vittime nell’ottenere tutti i risarcimenti. La tutela legale si unisce all’assistenza medica e all’assistenza psicologica per una tutela a 360°.
È possibile richiedere la propria consulenza gratuita chiamando il numero verde o compilando il form.