In questa guida facciamo un po’ di chiarezza sui minerali di amianto, su cosa sono e quali sono, su amianto pericolosità e sulle malattie che sono in grado di provocare. Il mesotelioma è una delle neoplasie più aggressive causate dall’esposizione ai minerali di amianto.
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Quando si parla di asbesto non ci si riferisce a un solo materiale, ma a un gruppo di minerali di amianto con alcune caratteristiche comuni e formule chimiche diverse.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni da anni lottano contro l’amianto, incentivando la bonifica e la prevenzione. Inoltre tutelano le vittime di esposizione dal punto di vista medico e legale.
Cosa sono i minerali di amianto? L’amianto o asbesto è un termine usato per riferirsi non a uno solo minerale ma a un gruppo di minerali. Questi hanno delle caratteristiche comuni che ne hanno determinato la grande diffusione e, allo stesso tempo, il decadimento, a causa della grave pericolosità. La maggior parte dei minerali di amianto sono diffusi in natura, come il crisotilo. Perciò la loro estrazione è economica e abbondante.
I minerali di amianto hanno una grande resistenza meccanica e al calore. Alcuni di essi possono resistere fino ai 2000°C. Sono inattaccabili da agenti esogeni (come gli acidi), flessibili e resistenti alla trazione, fonoassorbenti e facilmente friabili. Tuttavia proprio questa friabilità, caratteristica essenziale a definire l’identità di questi minerali, è ciò che li rende estremamente pericolosi per la salute.
Per essere definito asbestiforme un minerale deve possedere una struttura fibrillare, oltre che una certa flessibilità̀ e una determinata resistenza delle singole fibre. Ne consegue che i minerali asbestiformi sono fibrosi, ma non tutti i minerali fibrosi sono asbestiformi.
I minerali di amianto sono tipicamente formati da singole fibre più lunghe di 5 µm e con un rapporto lunghezza/larghezza di almeno 3:1. Si presentano in natura in fasci di fibre lunghe, estremamente flessibili e facilmente separabili l’una dall’altra. Queste fibre si suddividono longitudinalmente in fibre via via più sottili, che sono chiamate fibrille.
Ogni fibrilla mantiene lunghezza e flessibilità, ma diminuisce in diametro, fino a raggiungere dimensioni infinitesimali. Per questa ragione si disperdono facilmente nell’ambiente, dove rimangono a lungo sospese. Possono essere quindi facilmente inalate e ingerite e dare avvio a processi infiammatori e cancerogeni.
L’amianto minerale è presente in natura in abbondanza in diverse aree del nostro pianeta, dal Canada al Sudafrica, passando per l’Italia, in particolare lungo l’arco alpino, la Svizzera, i Balcani, gli Urali e in altre zone.
L’estrazione dell’amianto avviene facilmente dalla roccia madre. Seguono macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto. Per diventare amianto i minerali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. In generale si tratta di procedimenti abbastanza economici.
L’amianto si lega facilmente ai materiali da costruzione (calce, gesso, cemento) e con alcuni polimeri (gomma, PVC). Per questo motivo si è diffuso in maniera rapidissima in molti manufatti di uso comune e in componenti industriali, grazie all’inserimento in matrici compatte e modulabili nelle forme volute.
Esistono due tipi di amianto: serpentini e anfiboli. Del primo gruppo fa parte il crisotilo, il minerale di amianto più diffuso e utilizzato, e gli altri minerali del suo sottogruppo. Del secondo gruppo fanno parte la crocidolite, l’amosite, l’antofillite, la tremolite e l’actinolite.
Questi minerali sono gli stessi riconosciuti dalla legge. Dal punto di vista legale i minerali di amianto sono definiti attraverso l’art. 247 del D.Lgs. 09.04.08 n. 81, che riproduce l’art. 2 della Direttiva 477/83/CEE (ora sostituita dalla Direttiva 2009/148/CE). Esso classifica come minerali di amianto tutti i silicati fibrosi che rispondono a determinate formule chimiche. Tuttavia molti di questi minerali sono restati esclusi.
Il crisotilo (dal greco χρυσός= fibra d’oro) appartiene alla serie dei serpentini. Detto anche “amianto bianco-verde-grigio-giallastro”, è il minerale di amianto più diffuso in natura. Fu il più utilizzato fino al 1992, anno della messa al bando dell’amianto. Infatti lo si trova in quasi qualunque materiale contenente amianto, in piccole o grandi percentuali. Per esempio è presente nelle lastre di eternit, nelle tegole, nei forni, nel cemento armato e nei freni.
Il crisotilo è un silicato idrato di magnesio, con amianto composizione chimica 3MgO,2SiO,2H2O- n. CAS 12001-29-5. Le sue fibre hanno lunghezza variabile e si presentano soffici e setose. Ha una elevata resistenza meccanica e una notevole flessibilità, nonché una buona tenuta agli agenti alcalini e una temperatura di decomposizione tra i 450-700°C.
L’actinolite o actinoto (dal greco ακτινωτο = pietra raggiata), detta anche “amianto verde-nero”, è un silicato idrato di calcio, ferro e magnesio. Per questo asbesto formula chimica è 2CaO,4MgO,FeO,8SiO2,H2O – n. CAS 77536-66-4.
Componente abbondante delle rocce scistose-cristalline della catena alpina, ha una temperatura di decomposizione tra 620-900°C. Fa parte della serie degli anfiboli.
L’amosite (dall’acronimo di Asbestos Mines of South Africa) o “amianto bruno-giallo-grigio” o cummingtonite, è detto anche grunerite. Si tratta di un silicato idrato di ferro e magnesio del gruppo degli anfiboli. La formula chimica è 5.5FeO,1.5MgO,8SiO2,H2O- n. CAS 12172-73-5.
Presenta fibre lunghe, diritte e fragili, di flessibilità discreta e con particolare stabilità al calore, e con una temperatura di decomposizione tra 600-800°C. Utilizzato prevalentemente come isolante termico in virtù della stabilità al calore, si trova nelle guarnizioni e nelle tute ignifughe. Una piccola percentuale di amosite si utilizzava anche all’interno delle lastre di eternit, lisce o ondulate, insieme a crisotilo e crocidolite.
La crocidolite o “amianto blu” è detta anche amianto del Capo o Riebeckite, perché proviene dalle vicinanze di Griqua Town, nell’Africa australe. Si tratta di un silicato idrato di sodio, ferro ferrico, ferro ferroso e magnesio con formula chimica Na2O,Fe2O3,3FeO,8SiO2,H2O.
Le sue fibre sono diritte. Hanno una maggiore resistenza agli agenti acidi rispetto a quella degli altri tipi di anfiboli e una buona flessibilità. La temperatura di decomposizione è tra 400-600°C. Una piccola percentuale di crocidolite si usava per produrre il fibrocemento, in associazione a crisotilo e amosite.
La tremolite è anche detta “amianto grigio-verde-giallo” per via del colore caratteristico. Si tratta di un silicato idrato di calcio e magnesio con formula chimica 2CaO,5MgO,8SiO2,H2O. Si trova in natura in molte località alpine e prende il nome proprio dalla Valle Tremola, nel massiccio del S. Gottardo (Campolongo, nel Canton Ticino, in Svizzera) dove fu per la prima volta studiata e estratta.
Fragile, ma con più resistenza al calore rispetto ad altri anfiboli, ha una temperatura di decomposizione molto alta (tra 950-1040°C).
L’antofillite (dal latino antophyllum che significa garofano) è anche detta “amianto verde-giallo-bianco”, per via del colore. Si tratta di un silicato idrato magnesio con formula chimica 7MgO,8SiO2,H2O ed è il più importante degli anfiboli rombici.
In natura si trova nei micascisti dell’Alto Adige (Val Passiria, sopra Merano) e, in misura inferiore, anche nell’isola d’Elba, nelle Alpi e Prealpi Occidentali, e in Finlandia. A differenza degli altri anfiboli è fragile, con temperatura di decomposizione tra 600-850°C.
La sua scarsa reperibilità in natura e la sua fragilità la resero meno appetibile e meno usata rispetto ad altri minerali di amianto nell’edilizia e nei trasporti. Se ne fece invece ampio uso nell’industria dei cosmetici. Era presente, per esempio, nei prodotti a base di talco e nei composti che includono la vermiculite.
A partire dal 1992 è vietata l’estrazione, utilizzazione e commercializzazione del minerale amianto definiti dalla legge. Restano però esclusi quelli non menzionati dal legislatore.
La classificazione fornita dal legislatore purtroppo non riproduce la grande varietà di minerali di amianto presenti in natura. L’erionite e la fluoro-edenite, per esempio, hanno le stesse caratteristiche fisico-chimiche dei minerali di asbesto definiti dalla legge, compresa la pericolosa suddivisione in fibrille. Per questo motivo sono in grado di determinare gli stessi rischi per la salute e danni per l’ambiente degli altri minerali di amianto classificati dalla legge.
Le vittime dell’esposizione a tali minerali risultano private delle tutele legali e dei risarcimenti previsti dalla legge, oltre che essere esposte a un pericolo per un minerale che non dovrebbe essere usato e commercializzato.
L’asbesto-amianto ha trovato numerosi usi per via della sua resistenza al calore, al fuoco e all’azione degli acidi, della sua trazione, flessibilità, friabilità ed economicità, e delle sue capacità fono assorbenti. Spruzzato su pareti e soffitti di scuole, palestre, piscine, mense, ospedali, stazioni delle metropolitane, creava una sensazione acustica di ovattamento dei suoni per una minor intensità dei rumori.
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Per le virtù termoisolanti è stato utilizzato nelle tubazioni per il trasporto del vapore, per isolare caldaie e forni, nelle tute ignifughe dei Vigili del fuoco e in altri prodotti in cui era richiesta la resistenza alle alte temperature.
Un ampio utilizzo dell’amianto fu fatto nell’industria dei trasporti (in navi, carrarmati, aerei, treni, freni di automobili). In tutto si contano più di 3000 diversi tipi di applicazioni. Nell’industria i minerali di amianto furono usati per la costruzione di macchinari e serbatoi, reattori, refrigeratori e giunti di espansione. Per la coibentazione di contenitori e per la tenuta termica fu usato soprattutto l’amosite. E poi furono usati anche negli impianti termici, impianti a pressione e bombole, giunti flangiati, baderne e guarnizioni.
Nell’edilizia i minerali di amianto sono stati utilizzati in oltre 100 applicazioni. Si usarono per realizzare tegole, pavimenti e piastrelle, tubazioni, vernici e canne fumarie, fioriere, supporti in cemento armato, controsoffitti e pareti divisorie. Un impiego fu fatto anche per coibentare gli edifici e per limitarne i rumori, all’interno di palestre, ospedali e auditorium.
Infine le fibre furono intrecciate anche con tessuti a metraggio per renderli ignifughi, nastri e corde per isolamenti elettrici e termici. Si trovano anche in feltri, cachemire sintetico, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, guanti, ghette e stivali, utilizzati soprattutto nelle uniformi professionali.
L’utilizzo dei minerali di amianto ha una storia molto antica. Nel passato l’amianto proveniva da Cipro, dalla Grecia e dalle Alpi italiane. Nel XVII secolo furono scoperti i giacimenti di amianto degli Urali e i giacimenti di crisotilo del Quebec, in Canada. Con la rivoluzione industriale e la recente scoperta di questi giacimenti ebbe inizio perciò l’utilizzo industriale dell’amianto e la nascita del cemento-amianto. Quest’ultimo, definito eternit dal nome della principale azienda produttrice, giocò un ruolo fondamentale nella fortuna e nella diffusione inarrestabile del prodotto.
Nel 1930 si produceva una quota totale di materiali di amianto di poco meno di 5 milioni di tonnellate. Il picco di produzione mondiale però è stato raggiunto negli anni ’70, con più di 5 milioni di tonnellate estratte nel 1975 in 25 Paesi produttori e lavorate in 85 Paesi.
I maggiori tassi di consumo di amianto sono stati registrati in Australia (5,1 kg pro capite/anno negli anni 1970), Canada (4,4 kg pro capite/anno negli anni 1970) e in diversi Stati dell’Europa Nord-Occidentale:
Anche in Italia l’amianto fu ampiamente estratto e utilizzato. Tra le due guerre fu impiegato in oltre 3000 tipi di lavorazioni, a volte anche per funzioni non legate alle proprietà chimico-fisiche dell’amianto e che sarebbero potute essere ugualmente svolte da altre sostanze, come nei giocattoli, filtri per il vino e per sbiancare il riso.
Per quanto riguarda il cemento-amianto, l’Italia è stata la seconda produttrice a livello mondiale. Nel 1935 aprì infatti la Fibronit di Bari e poi quella di Napoli, a Bagnoli. Nascono poi gli stabilimenti di Eternit in Sicilia e quelli di Casale Monferrato, di Rubiera (Reggio Emilia), di Cavagnolo (Torino) e di Broni (Pavia).
La diffusione di materiali di amianto è allarmante e coinvolge anche edifici pubblici, come scuole e ospedali. Questa situazione di emergenza è denunciata dall’Avvocato Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia-Ed.2022“.
La commercializzazione di eternit contenente cemento-amianto è cessata in Italia tra il 1992 e il 1994, ma prosegue tutt’ora, con lo stesso marchio Eternit, in altri Paesi del mondo, tra cui il Brasile.
La pericolosità dei minerali di amianto dipende dalla loro fibrosità, cioè dalla capacità di rilasciare fibre sottilissime nell’ambiente. Queste fibre, che hanno la capacità di suddividersi in fibre longitudinali via via più sottili, rimangono sospese nell’ambiente e possono essere facilmente inalate o ingerite.
Una volta nell’organismo danno avvio a fenomeni infiammatori gravi (asbestosi, ispessimenti e placche della pleura) che possono evolversi in neoplasie e altre patologie asbesto correlate. Solo la bonifica di tutti i minerali di amianto può ridurre il rischio amianto a 0.
Solo 2019 nel nostro Paese sono decedute più di 6.000 persone a causa dell’esposizione ad amianto, di cui circa 1.900 sono decedute a causa di mesotelioma pleurico, un tipo di cancro che colpisce la pleura e che ha nell’esposizione all’amianto la sua unica causa possibile.
Si stimano circa 107.000 decessi ogni anno solo per tre delle malattie asbesto correlate (asbestosi, mesotelioma e tumore al polmone), considerando solo quelle di origine lavorativa. Le Nazioni Unite informano che il numero delle vittime è in aumento a causa del lungo periodo di latenza che contraddistingue le malattie asbesto correlate.
L’OMS si è espressa in modo inequivocabile circa la pericolosità di tutti i minerali di amianto, affermando che tutti i minerali con proprietà asbestiformi provocano gravissimi danni alla salute umana:
“All types of asbestos cause lung cancer, mesothelioma, cancer of the larynx and ovary, and asbestosis (fibrosis of the lungs). Exposure to asbestos occurs through inhalation of fibres in air in the working environment, ambient air in the vicinity of point sources such as factories handling asbestos, or indoor air in housing and buildings containing friable (crumbly) asbestos materials”.
Anche la monografia IARC si pronuncia allo stesso modo:
“Asbestos is the generic commercial designation for a group of naturally occurring mineral silicate fibres of the serpentine and amphibole series. These include the serpentine mineral chrysotile (also known as ‘withe asbestos’), and the five amphibole minerals – actinolite, amosite (also known ad ‘brown asbesto’), anthophyllite, crocidolite (also known as ‘blue asbestos’), and tremolite. The conclusions reached in thism Monograph about asbestos and its carcinoegenic risks apply to these six types of fibres wherever they are found, and that includes talc containing asbestiform fibres”.
La pericolosità dei minerali asbestiformi è dovuta al loro indice di friabilità, che consente di valutare i rischi da esposizione. Sulla base della Legge 257/92, il Ministero della Salute ha emanato il decreto 06.09.1994, con la tabella nella quale sono indicate le linee guida per la valutazione dell’indice di friabilità.
In relazione alla loro friabilità, i materiali contenenti amianto possono essere classificati come:
I minerali di amianto in forma compatta sono pericolosi solo se danneggiati. Ma anche un piccolo danno basta a determinare il rilascio di fibre killer nell’aria. Ne consegue che i minerali di amianto in forma friabile sono sempre pericolosi, in quanto possono sempre rilasciare fibre nell’ambiente, che possono essere facilmente inalate.
Il mesotelioma è un tumore che colpisce le cellule del mesotelio, il tessuto che riveste la superficie delle membrane sierose che avvolgono la parete interna del torace, dell’addome, del cuore e del testicolo. Questa neoplasia particolarmente aggressiva è causata esclusivamente dall’esposizione alle fibre di asbesto. Per questo motivo la sua presenza è considerata un marcatore sociale dell’esposizione ad amianto.
A seconda della membrana sierosa coinvolta esistono diversi tipi di mesotelioma: il mesotelioma pleurico, che è il più frequente, il mesotelioma peritoneale, quello pericardico e della tunica vaginale del testicolo. Il numero dei casi di mesotelioma è costantemente aggiornato dal VII rapporto RENAM. Il registro mesoteliomi mette in evidenza come una percentuale consistente di casi di mesotelioma diagnosticati di recente sia causata da esposizioni avvenute in seguito alla messa al bando dell’amianto. Per questa ragione e per la lunga latenza della malattia il picco di morti per mesotelioma è previsto nel decennio 2020-2030.
La diagnosi precoce del mesotelioma permette la tempestività delle terapie. In particolare l’ONA ha redatto un protocollo per il trattamento del mesotelioma.
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L’ONA ha organizzato un servizio di assistenza medica gratuita grazie a sanitari volontari, per i malati di mesotelioma e di altre malattie correlate all’esposizione ai minerali di amianto. L’ONA è un’associazione in prima linea nella lotta all’amianto. Si occupa di prevenzione primaria (bonifica), prevenzione secondaria (sorveglianza sanitaria degli esposti) e anche prevenzione terziaria, cioè la tutela dei diritti.
In linea con quanto esposto nel Consensus Report di Helsinki e nel suo aggiornamento del 2014, l’ONA ha istituito anche l’App Amianto, per agevolare la segnalazione dei siti contaminati da parte dei cittadini ed evitare l’esposizione.
Grazie al pool di avvocati sotto la direzione dell’Avv. Ezio Bonanni, si offre anche l’assistenza legale, utile ad ottenere il riconoscimento di malattia professionale, le prestazioni INAIL, i benefici contributivi per il prepensionamento e l’integrale risarcimento danni. Per chi, invece, fa parte delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza va richiesto il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittime del dovere, per avere accesso a prestazioni aggiuntive.
Si può richiedere la propria consulenza gratuita chiamando il numero verde o compilando il form.