In questa guida scopriamo tutto quello che c’è da sapere sul microcitoma. Quali sono i sintomi e gli esami per la diagnosi? Quali sono i principali fattori di rischio e i trattamenti e terapie migliori? Vediamo anche come ottenere l’assistenza legale per il risarcimento integrale dei danni alle vittime di questo tipo di tumore e ai loro familiari. In caso di malattia professionale, infatti, si ha il diritto al risarcimento dei danni subiti (patrimoniali e non patrimoniali).
Indice dei contenuti
Il microcitoma polmonare è un tumore ai polmoni che colpisce polmoni e bronchi. È caratterizzato da elevata malignità e poche chance di sopravvivenza. Anche detto tumore polmonare a piccole cellule, si distingue dall’adenocarcinoma polmonare (tumore non a piccole cellule) per il modo in cui le cellule neoplastiche appaiono al microscopio. Al microscopio quelle del microcitoma assumono infatti l’aspetto tipico di un chicco d’avena.
Al contrario dell’adenocarcinoma, il microcitoma insorge con una incidenza fino a 60 volte superiore nei fumatori rispetto a chi non fuma. Oltre al fumo di sigaretta tra i fattori di rischio per il tumore dei polmoni a piccole cellule ci sono lo smog, l’inquinamento ambientale, il gas radon, l’amianto e l’arsenico.
L’ ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avv. Ezio Bonanni sono in prima linea per la difesa delle vittime di microcito e di tutte le patologie causate da agenti cancerogeni.
Come tutti i tumori maligni, anche il microcitoma è caratterizzato dalla crescita incontrollata e anomala di cellule che possono diffondersi attraverso i vasi sanguigni e linfatici e creare metastasi.
Il tumore ai polmoni a piccole cellule (SCLC) è un tumore maligno del polmone che origina dalle cellule neuroendocrine dei grossi bronchi. Rappresenta il 16,8% di tutti i tumori al polmone. Il tumore ai polmoni più diffuso è quindi l’adenocarcinoma ma è i microcitoma a mietere più vittime, a causa dell’elevata malignità e una precoce capacità metastatica. La monografia dello IARC rileva, infatti, l’incidenza del cancro ai polmoni.
In genere il microcitoma a piccole cellule si sviluppa in posizione toracica centrale, vicino alla zona definita ilo polmonare, cioè nel punto di ingresso di vasi sanguigni, linfatici e bronchi nel polmone. Le metastasi da microcitoma possono localizzarsi prevalentemente presso l’encefalo, il fegato, i surreni e le ossa. Ha anche un elevato rischio di recidiva, cioè di ripresa di malattia dopo una iniziale risposta alle cure.
I polmoni sono due “sacche” di tessuto spugnoso, asimmetriche e posizionate nella parte centrale del torace. Assolvono alle funzioni di respirazione, attraverso la quale viene ossigenato il sangue di tutto il corpo. Inoltre provvede all’espirazione, attraverso la quale viene eliminata l’anidride carbonica dall’organismo.
L’aria raggiunge i polmoni attraverso il naso e la bocca, passando nella trachea. Questa è una sorta di tubo diviso in due rami, uno diretto al polmone destro e uno al polmone sinistro. Questi due rami principali si dividono in altri rami più piccoli chiamati bronchi. A loro volta si dividono in tubi ancora più piccoli, i cosiddetti bronchioli. Al termine dei bronchioli ci sono gli alveoli, “sacchetti” nei quali avviene lo scambio di ossigeno con il sangue. Grazie ai moltissimi capillari presenti negli alveoli, infatti, l’ossigeno introdotto con la respirazione entra nel circolo sanguigno. Può raggiungere tutte le cellule del corpo, mentre l’anidride carbonica prodotta dalle cellule entra negli alveoli e viene espulsa con l’espirazione.
Quali sono i sintomi del cancro del polmone? I tumori polmonari possono essere del tutto asintomatici oppure avere sintomi aspecifici. Questo rende la diagnosi precoce piuttosto difficile. Tra i sintomi frequentemente riscontrati in caso di tumore del polmone ci sono:
Sia la tosse produttiva (catarrosa) sia la tosse secca sono un sintomo presente nella maggior parte dei fumatori e in chi soffre di bronchite cronica. È importante valutare i cambiamenti della tosse in termini di intensità, durata e caratteristiche. Si può passare, ad esempio, da rari colpi di tosse al mattino a una sintomatologia persistente nell’arco della giornata, a causa di una maggiore irritazione delle pareti bronchiali da parte delle cellule tumorali.
Si manifesta perché le pareti bronchiali interessate dal tumore sono più fragili e causano in alcuni casi il sanguinamento.
La mancanza di fiato o difficoltà respiratoria sono sintomi tipici dei fumatori e dei bronchitici cronici. Per cui è necessario valutarne il peggioramento nel tempo ed eventuali aggravamenti in acuto.
Per quanto riguarda lo specifico microcitoma polmonare sintomi più frequenti sono:
A volte il dolore è irradiato alla spalla e al braccio. Può intensificarsi con la respirazione, con la tosse o con i cambiamenti di posizione. È causato da un interessamento delle fibre nervose da parte delle cellule tumorali.
La difficoltà alla deglutizione può avvenire per una compressione dell’esofago dall’esterno da parte della massa tumorale. Per questo tipo di tumore al polmone sintomi finali possono essere stanchezza eccessiva (astenia), perdita di appetito e di peso. Quando il tumore si è diffuso al di fuori del torace, può causare sintomi diversi in relazione all’organo in cui si è localizzato, come mal di testa, dolore osseo, ingiallimento della cute o della sclera (parte bianca dell’occhio). Il microcitoma, in particolare, si può associare a sindromi paraneoplastiche, caratterizzate da manifestazioni che si verificano in zone distanti dal tumore o dalle sue metastasi.
Le metastasi, a seconda dell’organo in cui si sviluppano, possono dare luogo a diversi altri sintomi. Tra questi possono esserci: epatomegalia, nausea, poco appetito e ittero, associati alla diffusione delle metastasi al fegato. Gli ormoni e le sostanze prodotte dalle cellule tumorali, entrando in circolo, possono causare: febbre (soprattutto nelle ore serali), dolori articolari diffusi, riduzione dei valori di sodio e incremento di calcio e di cortisolo nel sangue, con alterazioni metaboliche.
Tali sindromi possono essere dovute anche alla formazione di anticorpi antitumorali che, erroneamente, riconoscono organi sani, come i muscoli della spalla e dell’anca (muscoli prossimali). Ciò causa sindromi neurologiche caratterizzate da stanchezza, dolore e alterazioni della sensibilità alle estremità degli arti.
La radiografia del torace è uno dei primi esami eseguiti nell’inquadramento di un tumore del polmone, anche se ha dei limiti nel riscontrare masse piccole o nascoste dietro le coste o lo sterno.
La Tomografia computerizzata (TC) è un esame molto più preciso della radiografia del torace, in quanto permette di definire la sede, le dimensioni e i rapporti del tumore con le strutture adiacenti. Non consente però di definire il tipo di tumore. Lo studio TC viene solitamente esteso non solo a livello del torace, ma anche a livello dell’encefalo e dell’addome per valutare l’eventuale diffusione del tumore negli organi che più frequentemente sono sede di metastasi.
La Tomografia ad emissione di positroni (PET) comporta la somministrazione per via endovenosa di una sostanza a base di zucchero legata a una molecola radioattiva. Le cellule che si replicano più velocemente sono più avide di zucchero. Pertanto tale composto si accumula in queste aree. Le zone con più zucchero sono messe in risalto da colori maggiormente brillanti rispetto alle zone normali. Questo esame è utile nell’individuazione precoce dei tumori, delle loro dimensioni e della precisa localizzazione.
Una volta che è stata individuata la lesione tumorale è necessario prelevare un campione di tessuto per effettuare la diagnosi anatomopatologica. Il prelievo cito-istologico di solito avviene tramite:
Mediante un broncoscopio, tubicino flessibile di piccole dimensioni dotato di fibre ottiche, si accede alle vie aeree dalle narici o dalla bocca, visionando l’albero bronchiale ed eventuali anomalie in tale sede. Permette di prelevare cellule o frammenti di tessuto in tumori che si localizzano in sede toracica “centrale”.
Viene introdotto un ago attraverso la parete toracica, in anestesia locale. Grazie alla guida delle immagini radiologiche, ottenute dalla TC o dall’ecografia, si possono raggiungere masse tumorali più “periferiche”.
Nei casi in cui vi sia un versamento pleurico abbondante è possibile estrarre il liquido mediante l’inserimento di un ago attraverso la parete toracica. Talora con l’analisi microscopica di tale liquido è possibile riscontrare cellule tumorali. I campioni tumorali ottenuti tramite le biopsie vengono analizzati al microscopio, per definire con sicurezza la natura e il tipo di tumore.
La scelta del trattamento e della cura nel caso di microcitoma polmonare dipende dalla stadiazione della malattia, dalle condizioni generali di salute del paziente, dalla sua età e dalle eventuali patologie concomitanti.
Il trattamento più utilizzato per questo tipo di tumore del polmone è la chemioterapia, una scelta dovuta al fatto che la malattia in genere risponde bene ai farmaci. I farmaci più utilizzati sono i derivati del platino (cisplatino, carboplatino), ciclofosfammide, dexorubicina, gemcitabina e altri ancora. La radioterapia, in associazione alla chemioterapia oppure dopo la chemio, si utilizza per eliminare eventuali cellule tumorali residue.
La chemioterapia e la radioterapia possono non essere indicate in pazienti fragili, a causa del rischio di importanti tossicità e a fronte di un beneficio clinico molto limitato. In questi casi può essere più vantaggioso controllare la sintomatologia e migliorare la qualità di vita ricorrendo alle cure palliative. Le cure palliative possono anche essere un ottimo coadiuvante della chemioterapia e della radioterapia. Nel trattamento e cura del microcitoma si può ricorrere all’approccio multidisciplinare.
Nella quasi totalità dei casi la chirurgia non è indicata nel trattamento del microcitoma perché, in considerazione della biologia tumorale aggressiva, viene ritenuto un tumore potenzialmente già disseminato al momento della diagnosi. Proprio per questo, è più adeguatamente aggredibile con la chemioterapia.
La chirurgia infatti può rimuovere solo la massa tumorale in una determinata sede. Ma non può bloccare la crescita tumorale nelle altre sedi di diffusione del tumore. In casi selezionati, in cui il tumore è di piccole dimensioni e non ha interessato altre strutture, può essere valutato un approccio multimodale che includa anche la chirurgia. Però, data la velocità di replicazione e l’aggressività, questa ipotesi è molto rara.
Data l’aggressività del microcitoma polmonare, già al momento della diagnosi, circa i 2/3 dei pazienti presenta un microcitoma polmonare con metastasi. La percentuale di pazienti con microcitoma polmonare che sopravvive almeno 2 anni dal momento della diagnosi è del 20-40%. Le aspettative di vita e di sopravvivenza sono quindi limitate. La diagnosi precoce del microcitoma è quindi di fondamentale importanza per maggiori chance di sopravvivenza e migliori condizioni di salute e qualità di vita.
Il fumo di sigaretta costituisce il principale fattore di rischio per l’insorgenza del microcitoma polmonare. Se riscontrato in soggetti non fumatori si tende addirittura a pensare ad un errore diagnostico.
In realtà ci sono anche altri fattori di rischio, sebbene meno frequentemente impattanti. Tra questi c’è l’esposizione al radon, all’asbesto e ad altre sostanze cancerogene, come arsenico, cloruro di vinile, idrocarburi aromatici policiclici. In particolare i minerali di amianto, come confermato dallo IARC, sono in grado di provocare il tumore ai polmoni.
Aumentano il rischio anche l’inquinamento atmosferico, una storia familiare di tumore del polmone (soprattutto nei genitori o in fratelli e sorelle), precedenti malattie polmonari o trattamenti di radioterapia che hanno colpito i polmoni.
Secondo gli esperti la durata della cattiva abitudine del fumo è anche più importante del numero di sigarette fumate per determinare il rischio di tumore. Il rischio relativo dei fumatori aumenta di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e, addirittura, fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno.
Recentemente uno studio pubblicato da Jama Oncology ha dimostrato che, sebbene siano diminuite le abitudini tabagiche, i casi di tumore al polmone sono aumentati (del 33%, nel periodo dal 2005 al 2015). Questo dimostra che la patologia è provocata anche da altri agenti cancerogeni.
Tuttavia è importante smettere di fumare. Smettendo di fumare aumentano le possibilità di successo delle cure dopo la diagnosi di microcitoma. Si riducono anche le possibilità di insorgenza di complicazioni legate ai trattamenti e le probabilità che la malattia si ripresenti. Nonché il paziente potrà sperimentare un miglioramento generale della qualità della vita.
Il radon è un gas naturale, radioattivo, che emerge in seguito a rotture della crosta terrestre e che viene sprigionato nel corso di costruzioni edili. Da alcune ricerche pare che una sola esposizione al gas radon possa essere sufficiente a provocare un tumore polmonare. I prodotti di decadimento respirati si fissano sui tessuti polmonari e bronchiali. Il gas radon può danneggiare anche il patrimonio genetico delle cellule dei tessuti, dando inizio in questo modo ad un processo canceroso.
L’arsenico si trova nell’acqua potabile ed è molto spesso impiegato nel settore industriale e nella produzione di pesticidi per l’agricoltura, che ne aumenta la presenza nelle falde acquifere. Dall’apparato gastrointestinale, l’arsenico si diffonde in tutti gli organi, causando il cancro.
L’asbesto o amianto è costituito da un insieme di minerali (inosilicati e fillosilicati) cancerogeni. Le fibre provocano innanzi tutto infiammazione (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici) e poi cancro.
Le fibre di amianto agiscono in sinergia con altri cancerogeni. Per questo motivo chi è stato esposto ad amianto deve evitare di fumare per non moltiplicare il rischio di ammalarsi.
La sorveglianza sanitaria è essenziale e permette la diagnosi precoce delle malattie causate dall’asbesto nei lavoratori esposti, compreso il microcitoma. L’app ONA amianto permette la mappatura dei siti contaminati in Italia. Inoltre i dati epidemiologici sono presentati in “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2022“
I tumori del polmone, l’adenocarcinoma e i tumori a piccole cellule, sono quasi sempre di origine professionale. Il microcitoma è occupazionale se è insorto in seguito ad esposizione a cancerogeni nei luoghi di lavoro. Ciò vale anche nel caso in cui ci siano state abitudini tabagiche.
Come già detto, infatti, i diversi cancerogeni agiscono in sinergia e potenziano i loro effetti. Una volta ottenuto il certificato di malattia professionale è possibile ottenere i benefici previdenziali previsti dall’INAIL e, in seguito, far valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale.
La Lista I INAIL degli agenti eziologici che possono provocare il microcitoma e le altre tipologie di cancro polmonare comprende le sostanze che hanno sufficiente evidenza di cancerogenicità nell’uomo. Questi sono tabacco, fumo passivo, radiazioni X e γ, plutonio, radon 222, cadmio, composti del cromo esavalente, nichel, arsenico, berillio, amianto. A questi si aggiungono carbone, coke, fuliggine, pece di catrame di carbone, ematite, fumo di combustione del carbone, emissioni di diesel. In più ci sono bisclorometiletere, clorometilmetiletere, silice libera cristallina in forma pulverulenta, mostarda solforata. Anche chi lavora in fonderie di ferro e acciaio, e nella produzione di gomma e di alluminio è a rischio.
In questi casi, poiché questi agenti cancerogeni sono inseriti nella lista I dell’INAIL, vi è la presunzione legale di origine. Significa che è sufficiente la presenza della noxa patogena (agente cancerogeno) nell’ambiente lavorativo per avere diritto al riconoscimento (Cass., Sez. Lav., n. 23653/16).
Quindi, si presume il nesso causale, e ciò anche nel caso in cui ci siano state abitudini tabagiche. Infatti, per il riconoscimento della malattia professionale è sufficiente anche la sola concausa.
Ci sono poi altri cancerogeni che non sono inseriti nella lista I e quindi non vi è la presunzione legale di origine. Tra questi vi sono i cancerogeni del polmone inseriti nella Lista II dell’INAIL, che annovera quelli con limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo.
Le attività professionali indicate includono la produzione di vetro e di elettrodi di carbonio, nebbie di acidi forti minerali. Tra gli agenti cancerogeni vi sono i creosoti, fumi di saldature e di combustione di vegetali. Anche svolgere attività legate all’applicazione o polverizzazione di insetticidi non arsenicali e a processi stampa può essere rischioso. Inoltre sono pericolose anche le co-esposizioni a cobalto metallico e a carburo di tungsteno o tolueni clorurati e cloruro di benzoile. Infine si aggiungono l’esposizione professionale ai bitumi ossidi in lavori di messa a tenuta stagna e le emissioni dovute al friggere ad alte temperature.
Le vittime di microcitoma a cui viene riconosciuta l’origine professionale della malattia da parte dell’INAIL hanno diritto a un indennizzo o rendita INAIL e ad altri benefici previdenziali previsti dalla legge.
Con un danno biologico che va dal 6% e fino al 15% si ha diritto all’indennizzo. Oltre il 16% c’è il diritto alla rendita INAIL. Si tratta di una prestazione mensile erogata al lavoratore. Nel caso in cui il microcitoma è connesso all’esposizione all’asbesto, per motivi professionali, vi è il diritto alla prestazione aggiuntiva del Fondo Vittime Amianto.
Le vittime di microcitoma polmonare, esposte ad amianto o ad altri cancerogeni per motivi di lavoro, hanno diritto al riconoscimento della malattia professionale anche se dediti all’abitudine del fumo. Basta dimostrare il nesso causale, ovvero l’esposizione professionale ad amianto, per ottenere il riconoscimento.
Già nel 1955 infatti Doll aveva dimostrato l’effetto sinergico del fumo di sigaretta con altri cancerogeni (A Study of Lung Cancer Mortality in Asbestos Workers).
Ciò trova conferma nel 2020 con la pubblicazione “Asbestos, Smoking and Lung Cancer: An Update”:
«smoking increased the risk of lung cancer by about 10-fold, and asbestos increased the risk by about 5-fold; the two together increased the risk by about 50-fold (not 15-fold), compared with that of the nonsmokers who were unexposed to asbestos; an almost pure multiplicative effect. If all factors contributing to lung cancer were summarized in a figure of 53 to quantify the actual average risk in a smoker with asbestos exposure, its components are 1 for the base risk, 10 (10.85–1) for the smoking risk, 4 (5.17–1) for the asbestos risk, and 38 (53–1–10–4) for the risk that depends on the interaction between smoking and asbestos».
Nel caso in cui il microcitoma sia di origine professionale per esposizione ad amianto, sussiste il diritto ai benefici contributivi per l’esposizione ad amianto. In questi casi, si accreditano le maggiorazioni amianto con il coefficiente 1,5 del periodo di esposizione.
Questa maggiorazione è utile per il prepensionamento e, per chi è già in pensione, per la rivalutazione della prestazione previdenziale. Nel caso in cui, pur con l’accredito del 50% non si matura il diritto a pensione, si può chiedere il pensionamento amianto ai sensi dell’art. 1, comma 250 della L. 232/16 (pensione di invalidità amianto).
I dipendenti civili e militari delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza, non assicurati INAIL, hanno diritto al riconoscimento della causa di servizio, all’equo indennizzo e alla pensione privilegiata.
Nel caso in cui il microcitoma sia insorto per particolari condizioni ambientali ed operative eccedenti l’ordinarietà, ai sensi dell’art. 1, co. 564, L. 266/2005, e art. 1 del d.p.r. 243/2006 sussiste il riconoscimento allo status di vittime del dovere. Sono molti i casi in cui sussiste tale diritto, come per esempio, per gli esposti in amianto in Marina Militare. Uno dei cavalli di battaglia dell’ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni è proprio tale riconoscimento.
I lavoratori che contraggono un microcitoma polmonare o altre malattie di origine professionale hanno diritto al risarcimento dei danni. Perché ci sia il diritto al risarcimento del danno, occorre dimostrare la responsabilità del datore di lavoro. Quindi, il fatto che abbia violato le regole cautelari e prima di tutto la norma di cui all’art. 2087 c.c..
Oltre al danno biologico, il lavoratore vittima di malattia professionale subisce dei danni morali ed esistenziali. Essi concorrono nel cosiddetto danno non patrimoniale, la cui quantificazione è sempre su base equitativa e si calcola in base alle Tabelle di Milano.
Al danno non patrimoniale si aggiunge quello patrimoniale. In questi casi, la rendita INAIL si scomputa, per poste omogenee, e quindi è dovuto il cosiddetto differenziale. Si sottrae, quindi, dalla voce del danno biologico e di quello patrimoniale quanto indennizzato dall’INAIL.
Nel caso di decesso del lavoratore, i suoi eredi legittimi hanno diritto alla liquidazione di quanto maturato in vita dalla vittima compresa la liquidazione della rendita INAIL. Quest’ultima è erogata al coniuge superstite nella misura del 50%. Gli orfani, se minorenni o studenti entro i 26 anni, hanno diritto al 20% della rendita diretta. Il tutto non può superare il 100% della prestazione originaria.
Inoltre i familiari hanno diritto alla liquidazione del cosiddetto danno iure proprio. Si tratta di quel pregiudizio che il familiare ha subito per la morte del congiunto per malattia professionale.
L’Osservatorio Nazionale Amianto offre assistenza legale gratuita alle vittime di microcitoma polmonare e altre malattie asbesto correlate. Offre assistenza legale, medica e psicologica anche a tutte le vittime di cancerogeni in ambiente lavorativo e di vita. Una prima consulenza legale gratuita è utile per avere una prima panoramica dei propri diritti e dei benefici spettanti e per capire come avviare gli iter legali per vedere garantiti i propri diritti.