Salvaguardare la natura significa anche salvaguardare la nostra salute. La tutela della salute infatti non può essere slegata da quella dell’ambiente. L’inquinamento causa infatti gravi danni alla salute e la perdita di biodiversità riduce le possibilità della scienza e della ricerca in campo medico. Queste sono solo alcune delle conseguenze del degrado ambientale.
Andiamo con ordine e scopriamo la definizione di natura e cosa significa salvaguardare gli elementi che la compongono e l’ambiente in generale, per il benessere del pianeta e dell’uomo.
Gli studi scientifici che dimostrano e descrivono lo stretto legame tra inquinamento e aumento delle malattie neoplastiche e respiratorie si uniscono ai più recenti dati che hanno mostrato come i sintomi da Covid-19 fossero più gravi dove presente un più alto livello di inquinamento atmosferico.
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La parola natura deriva dal latino Natura che significa “ciò che sta per nascere” e che a sua volta è la traduzione latina del greco physis (φύσις).
Cosa significa quindi natura? La natura è definita come il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi. Non riguarda quindi solo la sfera generale delle piante e degli animali, ma anche quella dei processi associati ad oggetti inanimati, i fenomeni meteorologici o geologici della Terra e la materia e l’energia di cui tutte queste realtà sono composte. Comprende quindi sia gli elementi studiati dalla biologia che quelli studiati dalla fisica e riassumibili in formule matematiche.
In epoca moderna il termine naturale viene utilizzato in contrapposizione a quello di artificiale, dove è artificiale tutto ciò che è creato dall’uomo. Questa distinzione nasce dalla dicotomia tra natura e cultura, dove la cultura è intesa in senso antropologico come tutto ciò di materiale e immateriale che è prodotto da un popolo e che si contrappone a ciò che non viene creato dall’uomo.
Lo sviluppo della scienza e della tecnologia negli ultimi due secoli è stato accompagnato da una certa contrapposizione ideologica tra uomo e natura in cui la conoscenza, prodotto della cultura, viene spesso considerata uno strumento di dominio della natura, piuttosto che un mezzo per vivere in armonia con essa.
Se la natura rappresenta il caos, la cultura rappresenta un ordine artefatto creato dall’uomo e dai suoi concetti. Nel corso della storia del pensiero occidentale abbiamo assistito a mitizzazioni del concetto di natura rispetto a quello di cultura, ora ci muoviamo verso un’armonizzazione tra le due parti in cui prende sempre più piede l’idea che senza un’armonia tra natura e cultura non esiste alcuna possibilità di benessere per il nostro pianeta e per l’uomo.
Come già accennato, gli elementi che compongono la natura sono tanti quanta la complessità dell’intero universo. Includono fenomeni, forze ed elementi che ancora non conosciamo. La natura sulla Terra risponde alle leggi della fisica conosciuta, sebbene la fisica quantistica e le nuove scoperte aggiungono relativismo anche ai concetti di tempo, spazio e gravità.
La natura comprende le singole gocce di acqua della pioggia, i fulmini, le stelle, le galassie, gli uomini e tutti gli esseri che vivono, nella misura in cui tutto è formato da atomi che nel loro tendere ad assumere una conformazione stabili generano forme e oggetti diversi a seconda dell’ambiente in cui si trovano. L’acqua schiacciata dalla gravità terrestre tende ad assumere la forma piatta del mare e degli oceani, le singole gocce in assenza di gravità saranno perfettamente sferiche.
La Terra ospita la vita come da noi concepita e conosciuta. La superficie del globo terrestre contiene acqua in tutti e tre gli stati (solido, liquido e gassoso). Un’atmosfera composta in prevalenza da azoto e ossigeno insieme al campo magnetico avvolge il pianeta e protegge la Terra dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari e insieme alla presenza dell’acqua permette l’esistenza della vita.
Si stima che la Terra si sia formata intorno ai 4,54 miliardi di anni fa. Abbiamo diviso questo immenso tempo (immenso dal nostro punto di vista di uomini) in ere geologiche, periodi ed epoche. L’epoca in cui viviamo è chiamata Olocene, un’epoca fino ad aggi caratterizzata da una certa stabilità climatica e dalla mancanza di stravolgimenti di enorme portata.
Alcuni scienziati ipotizzano che siamo entrati nell’epoca dell’Antropocene, un’epoca marcata dagli stravolgimenti prodotti dall’uomo. Per la validità della scala dei tempi geologici c’è bisogno che essi siano segnati e riconoscibili da segni evidenti e misurabili nel tempo. Ecco allora che l’esplosione della bomba atomica al termine della Seconda Guerra Mondiale ha lasciato sul nostro pianeta dei segni indelebili che potranno essere riscontrati anche a distanza di ere geologiche, segnando la demarcazione dell’Antropocene.
La Terra è l’unico pianeta conosicuto al momento che ospita la vita. Se la nascita della vita prima della nascita di un grande scienziato, Charles Darwin, era un mistero di esclusiva competenza delle religioni, adesso possediamo una teoria abbastanza valida da spiegare come la vita si sia formata. Dalla teorizzazione della selezione naturale di Darwin tante postille sono state aggiunte alla soluzione. Independentemente dall’interpretazione che se ne da, sappiamo che la selezione naturale ha permesso in milioni di anni l’evoluzione di forme di vita sempre più complesse in grado di permettere ai geni più adatti alla sopravvivenza di replicarsi e creare macchine sempre più adatte alla loro sopravvivenza. Queste macchine in tempi biologici molto lunghi sono in grado di adattarsi ai cambiamenti e di continuare la loro corsa nelle epoche e nelle ere.
Il regno vegetale e quello animali sono i due più importanti regni in cui noi uomini classifichiamo la vita sulla Terra. A questi si aggiungono il regno dei protisti (unicellulari, che siano alghe o con un’unica cellula animale), il regno delle monere (di cui fanno parte alghe azzurre e batteri) e i funghi, a metà strada tra regno animale e vegetale.
Se infatti i vegetali sono gli unici organismi in grado di fabbricarsi l’energia per vivere direttamente dal sole, gli animali hanno bisogno di cibarsi di organismi vegetali o di animali che a loro volta se ne sono cibati. I funghi, come gli animali, non sono in grado di prodursi gli zuccheri necessari alla vita ma hanno bisogno di ricavarle con forme di simbiosi o parassitismo, ma hanno una struttura più simile alle piante che agli animali.
Il regno animale è composto dalla fauna, ovvero da tutti gli animali che vivono sulla terra. La faunistica è invece lo studio di tutti gli animali che vivono in un dato ambiente. I regni superiori sono legati tra di loro da relazioni complesse così come ci sono relazioni inscindibili tra tutti gli esseri viventi di un singolo regno superiore e tra di essi e tutti gli altri viventi e l’ambiente in cui vivono.
Gli animali comprendono in totale più di 1.800.000 specie di organismi classificati, in costante crescita. Tra questi il gruppo più numeroso è quello degli invertebrati che oltre a contare il più grande numero di generi e specie, conta anche il più grande numero di esseri viventi del regno animale. Ci basti pensare che le sole formiche, che contano tantissime specie, superano in numero quello degli esseri umani. Il mondo marino degli abissi è in parte ancora un mistero per l’uomo, con la sua fauna ancora in parte da scoprire e da catalogare.
Il regno vegetale conta molte più specie di esseri viventi rispetto a quello animale. Le piante inferiori, anche dette piante non vascolari o briofite, come le alghe e i muschi, hanno strutture molto semplici. Le loro cellule non sono specializzate e ognuna svolge sia le funzioni di fotosintesi che di immagazzinamento dell’acqua. Le radici, se presenti, hanno funzione solitamente di esclusivo sostegno. Si riproducono in ambienti umidi attraverso le spore e sono quindi limitate nella loro diffusione dalla presenza di acqua.
Le piante vascolari, più complesse, hanno fatto il loro ingresso sulla Terra circa 430 milioni di anni fa. Hanno in effetti colonizzato il globo a partire dal mare, alla ricerca di un luogo in cui ci fosse meno competizione e più risorse di luce. Le cellule delle piante vascolari sono altamente specializzate e formano un complesso sistema di vasi che conducono l’acqua e i nutrienti verso l’alto e i prodotti della fotosintesi verso il basso.
Le felci costituiscono un elemento di congiunzione tra le briofite e le piante vascolari perché hanno sistemi vascolari e cellule specializzate ma non producono semi, bensì spore ed hanno bisogno di acqua per riuscire a riprodursi.
Le piante al contrario degli animali, come già accennato, riescono a produrre direttamente dall’energia solare l’energia per vivere, sotto forma di elementi complessi prodotti attraverso la fotosintesi clorofilliana.
Alcune piante complesse dopo la loro evoluzione sulla Terra ferma sono tornate al mare. Pensiamo per esempio alle praterie di Posedonia che popolano i fondali marini e che producono fiori, frutti e semi come i meli o i limoni. Esse sono un’importantissima difesa dall’erosione delle spiagge, fonte di ossigenazione dei mari e rifugio e alimento per la fauna marina.
L’ipotesi Gaia è una teoria, avanzata da James Lovelock nel 1969 e anticipata da Giovanni Keplero nel diciassettesimo secolo. Secondo questa teoria tutti gli esseri viventi sulla Terra contribuirebbero a comporre un vasto ed unico organismo.
Questo enorme organismo, capace di autoregolarsi nei suoi vari elementi per favorire a sua volta le condizioni generali della vita, è stato definito con il nome della dea greca Gaia, personificazione della Terra.
La natura in Italia è una delle più ricche di biodiversità d’Europa. La forma stretta e allungata e le varie latitudini toccate permettono infatti la presenza lungo la penisola di una varietà di climi che vanno dal continentale al mediterraneo. Il territorio ricco di colline e catene montuose favorisce inoltre la creazione di nicchie ecologiche. In Italia sono presenti infatti numerosi endemismi, specie cioè che vivono solo in una determinata porzione di territorio.
L’Italia è però anche uno dei paesi con la maggiore pressione antropica, una pressione presente sin da millenni. L’uomo ha completamente trasformato il territorio italiano. Ha bonificato le immense paludi costiere (ultima l’Amazzonia perduta dell’Agro Pontino e Romano e i suoi oltre 30.000 ettari di paludi e foreste), ha ceduato gli alberi di alto fusto per ricavarne legna e carbone, ha coltivato, creato terrazzamenti e sostituito i boschi di querce e le faggete con i castagneti.
Sono pochissime le aree naturali della penisola che possono considerarsi integre. Tra queste citiamo il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi con le faggete vetuste e intoccate della Riserva Integrale di Sasso Fratino.
Rete Natura 2000 è uno strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna che li abitano, minacciati o rari a livello comunitario.
Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” per la conservazione degli uccelli selvatici.
La novità di Rete Natura 2000 consiste, non solo nel creare dei veri e propri corridoi ecologici tra aree protette e non, ma anche nella protezione di habitat in cui sono presenti attività antropiche. Tra queste ci sono per esempio i coltivi tradizionali che costituiscono un habitat importante per alcune specie floristiche e faunistiche.
Gli ecosistemi sono costituiti da una o più comunità di organismi viventi (animali e vegetali), e da elementi non viventi (abiotici, come il clima, la presenza di acqua etc…), che interagiscono tra loro. In un ecosistema si creano interazioni reciproche in un equilibrio dinamico. Ogni variazione nell’ecosistema ne influenza l’equilibrio. In presenza di biodiversità l’ecosistema ritrova velocemente il suo equilibrio, anche se alcuni ambienti sono più fragili di altri. In mancanza di una ricca biodiversità la resilienza è intaccata e l’equilibrio è messo a repentaglio.
La scomparsa di specie, che siano minuscole o difficili da vedere ad occhio nudo, dall’aspetto poco attraente o ripugnante per noi umani, provoca enormi stravolgimenti che intaccano l’intera catena alimentare con conseguenze anche disastrose.
Per habitat si intende invece l’ambiente in cui vive una determinata specie vivente, in relazione con le altre. La scomparsa degli habitat è uno dei gravi problemi che la natura si trova a fronteggiare, di solito causata dalle attività antropiche.
Come già detto, sin dal Neolitico l’uomo è intervenuto a modificare il paesaggio naturale, attraverso disboscamenti e l’introduzione di colture e animali di importazione, con grave danno per la flora e la fauna locali. L’allevamento ovino ha contibuito alla desertificazione di ampie aree del Medio Oriente, così come la canalizzazione, la bonifica e i sistemi di irrigazione a cui l’uomo ha lavorato sin da tempi protostorici.
Con lo sviluppo della tecnologia la capacità dell’uomo di modificare il paesaggio naturale è aumentata ulteriormente. A questo si aggiungono l’aumento della popolazione e l’urbanizzazione crescente rendendo sempre più manifesto il sostituirsi di paesaggi artificiali a quelli naturali. Oggi diverse forme di inquinamento mettono in pericolo la natura (inquinamento termico, idrico, del suolo, da plastica ed elettromagnetico oltre che atmosferico). L’allevamento ha raggiunto proporzioni massive attestandosi come una delle più grandi fonti di inquinamento atmosferico.
Il riscaldamento globale, se non arginato, potrebbe mettere a repentaglio la vita dell’uomo e di altri animali e piante sulla Terra. Le temperature potrebbero raggiungere temperature invivibili che unite all’acidità delle piogge e allo sciogliemnto dei ghiacciai cambierebbero il volto della Terra.
Un cambio di passo è necessario ora, incisivo e deciso.
Vediamo nel dettaglio quali sono i danni inferti dall’uomo alla natura e quali le conseguenze. Per quanto riguarda le alterazioni su flora e fauna, le prime risalgono alla Preistoria. Attraverso l’uso del fuoco per creare radure abitabili e per stanare la selvaggina l’uomo ha iniziato a modificare il paesaggio. I nuclei umani erano però ancora troppo piccoli e poco numerosi per determinare un cambiamento senza possibilità di ritorno.
Con la nascita dell’allevamento e dell’agricoltura i cambiamenti furono più profondi. Gli erbivori saturarono le possibilità dei pascoli e ne alterarono la struttura e l’equilibrio floristico, da cui derivano degradazione e desertificazione. La coltivazione di specie alimentari mutò profondamente gli ecosistemi e sempre più spazio fu devoluto agli insediamenti stabili e alle colture.
Con la rivoluzione industriale le tecniche agricole intensive e il disboscamento massiccio portarono a un’erosione del suolo profonda e irreversibile e alla completa modifica delle aree naturali nella maggior parte delle aree del globo.
La caccia, a finalità soprattutto sportive o commerciali, ha portato all’estinzione di animali. Tra questi 150 specie di Mammiferi e 120 di Uccelli, tra cui cetacei, grandi carnivori e rapaci. L’introduzione di specie alloctone in determinati ecosistemi ha causato l’estinzione di animali e piante, inadatti alla competizione con le specie aliene.
Con l’accrescimento della popolazione e con la crescita della tecnologia è inoltre aumentato lo sfruttamento di fonti di energia non rinnovabile.
Le specie aliene meritano un paragrafo a parte quando si parla di natura. Esse infatti sono la seconda causa di estinzione di animali e piante. Questi ultimi si diffondono nello spazio cambiando i loro areali nel corso del tempo. Per farlo in modo naturale però sono necessari tempi molto lunghi che prevedono l’adattamento di tutto l’ecosistema alle nuove presenze. Quando gli animali e le piante vengono invece spostati in nuove zone dall’uomo le cose cambiano.
Si definiscono specie aliene le specie che non sono originarie di un dato ambiente ma che si trovano lì perché diffuse da attività antropiche. Queste specie, evolutesi in ambienti diversi, spesso possono portare a gravissimi squilibri degli ecosistemi e causare estinzioni importanti. In questo caso si parla di specie aliene invasive.
Ne sono un esempio i bellissimi fiori viola di Unghie di strega (Carpobrotus) che colorano le nostre dune costiere e che minacciano di estinzione di tutte le specie vegetali dei nostri ambienti costieri, mettendo a repentaglio l’esistenza stessa della duna. Poi ci sono il gambero della Luisiana che minaccia di estinzione i nostri anfibi, e ancora il daino, la nutria, l’ailanto e tante altre specie aliene invasive.
L’inquinamento ha determinato una profonda contaminazione di acqua, aria, suolo alterando l’equilibrio ecologico.
Fra le principali cause della distruzione della natura vi sono:
La lenta crescita di consapevolezza dell’importanza di tutelare la natura ha portato all’istituzione dei parchi naturali, sin dal XIX secolo e alla nascita di organizzazioni come l’IUCN, il WWF, l’UNESCO, l’UNEP.
A partire dagli anni 80 gli Stati hanno iniziato a partecipare a conferenze internazioniali. Questo per raggiungere accordi internazionali, di non facile realizzazione per i contrastanti interessi in gioco legati allo sviluppo.
L’Agenda 2030 dell’ONU ha visto l’impegno degli stati menbri al miglioramento delle condizioni di vita sul globo entro il 2030.
A sostegno degli obiettivi di salvaguardia ambientale ci sono quelli per uno sviluppo sostenibile, includendo una serie di politiche per garantire un’equità delle risorse economiche e sociali a tutti gli individui.
Il disastro ambientale è un fenomeno con una vasta ricaduta sull’ambiente e sulla salute degli organismi che lo abitano e dell’uomo. Esso può avere origine naturale o antropica e si definisce tale nei casi in cui risulta catastrofico per:
Prima dell’introduzione della L. 68/2015 non esisteva nel nostro ordinamento un precetto che potesse direttamente tutelare il bene “Ambiente”. Ciononostante, al fine di trovare uno stratagemma, la giurisprudenza aveva posto il delitto di “disastro innominato”, previsto all’art. 434, comma 2, c.p., a presidio dei fatti più gravi di inquinamento ambientale che non rientravano nell’elenco dei disastri previsti dallo stesso articolo 434 c.p.
La legge 22 maggio 2015, n. 68 ha introdotto il reato ambientale nel nostro ordinamento giuridico.
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l reato di inquinamento ambientale e quello di disastro ambientale, come già detto, sono disciplinati rispettivamente dagli articoli 452-bis c.p. e 452-quater c.p., entrambi introdotti dalla L. 22 maggio 2015, n. 68 (Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente).
Per il primo è prevista la reclusione da due a sei anni e la multa da euro 10.000 a euro 100.000 per chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di:
Per il secondo è prevista la reclusione da cinque a quindici anni in caso di alterazione irreversibile di:
Quello di Napoli è stato il primo G20 dedicato ai temi della transizione ecologica.
Significativi risultati sono documetati nella relazione finale: