Le patologie amianto correlate insorgono in seguito all’esposizione, di solito lavorativa, alle fibre killer dell’amianto, anche detto asbesto. In questa guida ci occupiamo delle patologie correlate all’esposizione all’amianto che non compaiono nelle apposite liste delle malattie professionali create dall’INAIL e appaiono dunque non tabellate. Si tratta dunque di patologie non riconosciute ma per le quali è comunque possibile ottenere tutti i benefici, indennizzi e risarcimenti previsti dalla legge.
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa da decenni di lotta all’amianto e prevenzione a 360°. Nel corso della lunga storia dell’ONA e della carriera del suo Presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, la tutela legale in ambito di malattie amianto è cambiata più volte. Grazie ai dati epidemiologici e alla tutela legale sono state modificate le tabelle INAIL. Nuove malattie sono state così aggiunte ampliando così la tutela agli esposti. Per questo motivo l’ONA sottolinea l’importanza di un Piano Nazionale Amianto, un sistema strutturato per migliorare i nostri baluardi contro la malattia.
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L’INAIL ha inserito in appostite liste le malattie asbesto correlate e in generale le patologie e le lavorazioni e sostanze patogene correlate alla loro insorgenza.
In alcuni casi le patologie amianto correlate sono state inserite nella lista I, II o III dell’INAIL. Per ognuna delle tre liste l’istituto di previdenza stabilisce una diversa probabilità di insorgenza per causa lavorativa della malattia. Le malattie inserite nella lista I sono quelle che rendono la tutela dei diritti delle vittime dell’amianto più semplice. Con queste malattie infatti esiste la presunzione legale di origine. Ciò significa che al lavoratore malato spetterà dimostrare esclusivamente la presenza della noxa patogena sul luogo di lavoro per vedersi riconosciuta la malattia professionale e i benefici connessi. Per le malattie inserite nelle altre due liste invece è necessario dimostrare il nesso causale e l’onere della prova spetta al lavoratore.
Alcune patologie che potrebbero essere causate dall’esposizione all’amianto non sono state inserite nelle liste INAIL. Ciò rende la tutela legale più difficoltosa. Ma ciò non significa che la vittima, a cui spetta l’onere della prova, non possa ottenere il pieno riconoscimento dei propri diritti.
Attraverso la consulenza legale dell’ONA è possibile dimostrare l’eziologia professionale della malattia e districarsi nella burocrazia delle domande per l’accesso ai benefici previdenziali.
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L’amianto provoca neoplasie connesse al sistema respiratorio e cancro anche in altri distretti corporei, oltre a gravi infiammazioni che precedono il processo di cancerogenesi e lo mettono in moto. Le monografie IARC confermano la pericolosità dell’amianto e la capacità di provocare il cancro di tutti i minerali di amianto.
La ricerca scientifica e medica ha dimostrato l’associazione tra asbesto e altri tumori non presenti nelle tabelle INAIL. Tra questi ci sono il tumore del pancreas, il linfoma pancreas, tumore dell’apparato riproduttivo. Ancora il tumore dei tessuti emolinfopoietici e dell’apparato urogenitale, linfoma esofago, linfoma peritoneale, linfoma pancreatico e altri tipi di linfoma.
Le malattie e i tumori amianto possono colpire diversi organi del corpo umano e provocare anche complicazioni cardiache, patologie cardiocircolatorie e malattie cardiovascolari.
L’esposizione ad asbesto provoca tumore del pancreas, come da indagini epidemiologiche (Asbestos – associated deaths among insulation workers in the States and Canada). Nello studio di coorte di 18.000 lavoratori, coibentatori di cantieri U.S.A. e canadesi, nell’arco di venti anni è emerso un aumento di casi di tumore al pancreas.
Lo studio del Prof. Selikoff ha dimostrato che l’esposizione occupazionale porta le fibre a migrare dagli organi della cavità toracica a quelli della cavità addominale. È confermato dall’aumento significativo e generalizzato dei carcinomi negli altri organi viscerali addominali (colon-retto, cistifellea, vie biliari – etp colon; colon vescica; etp vescica; etp vescicale, colon e prostata, etp prostata).
Il pancreas è l’organo situato in profondità nell’addome. Ha il compito di produrre diversi ormoni tra i quali l’insulina. Aiuta a regolare il metabolismo degli zuccheri nel sangue) e vari enzimi utili alla digestione. Vi sono diversi tipi di tumori del pancreas. Tra questi il più comune è l’adenocarcinoma, che origina nei dotti che trasportano gli digestivi; più rari sono quelli che originano dalle cellule che producono gli ormoni, chiamati tumori endocrini, e i tumori di tipo cistico.
A causa dell’utilizzo di asbesto nella realizzazione delle tubature degli acquedotti e quindi della contaminazione dell’acqua potabile, si è verificata una massiccia inalazione e ingestione di fibre cancerogene. L’utilizzo di acqua potabile per scopi antropici (cucinare, lavare, etc..), infatti, ne determina l’evaporazione (e con essa l’areodispersione e quindi inalazione) e ingestione delle fibre. Provoca una più alta incidenza di neoplasie dell’apparato gastrointestinale nelle popolazioni esposte ad amianto nelle tubature dell’acqua potabile (linfoma e carcinoma).
Le conclusioni dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro confermano che l’amianto provoca anche il cancro delle ovaie. Grazie alla ricerca scientifica, questo tumore amianto eternit è stato successivamente inserito nella lista I delle malattie professionali riconosciute e risarcite dall’INAIL. Adesso l’istituto e la ricerca scientifica stanno valutando altre correlazioni tra amianto e tumori.
In uno studio del 1995 sono state ritrovate fibre di asbesto nei tumori uroteliali e nella parete vescicale sana (colon vescica, etp prostata (etp prostata significato), k renale, etc.).
Il Prof. Morando Soffritti, nel 2004, ha sostenuto che “Oltre al mesotelioma, l’amianto determina un aumento dell’incidenza di altri tumori, in particolare di quelli del polmone, della laringe, dell’esofago, del colon-retto, e del rene”.
Questa posizione è stata confermata anche dalla giurisprudenza. Ha accolto la domanda di un lavoratore affetto da carcinoma uroteliale ed esposto ad asbesto con condanna dell’INAIL all’indennizzo del danno biologico e del danno patrimoniale. Ciò nonostante un primo rifiuto del riconoscimento dell’origine professionale della neoplasia e nonostante la sentenza di accoglimento della domanda di accredito delle maggiorazioni amianto in seguito ad accertamento della presenza di asbesto nell’ambiente lavorativo (Tribunale di Velletri, Sezione Lavoro, Sentenza 2471/2012).
La ricerca scientifica ha accertato in almeno due pazienti (uno affetto da asbestosi, uno da mesotelioma pleurico susseguente a mieloma iniziale) tre diversi tumori maligni della linea cellulare B, leucemia linfocitaria cronica, mieloma ad immunoglobulina A [IgA], e mieloma ad immunoglobulina G [IgG]. In precedenza, erano già state osservate carenze di immunità cellulomediata e iperattività della funzione delle cellule B in pazienti affetti da asbestosi. Si ritiene che queste alterazioni immunitarie siano asbesto correlate e che possano predisporre allo sviluppo di tumori maligni di tipo immunoproliferativo e linfoproliferativo.
Successivamente, è stata dimostrato come in 13 lavoratori esposti ad asbesto fossero affetti da neoplasie linfoplasmacitarie, dei quali 6 con leucemia cronica linfocitaria, 4 con mieloma IgG, 2 con mieloma IgA, e 1 con linfoma istiocitario. Il periodo di latenza variava tra i 16 e i 41 anni.
L’affezione polmonare asbesto correlata era evidente in 12 soggetti. I mesoteliomi maligni della pleura coesistevano con i mielomi IgG in due soggetti (tanto da poter escludere una correlazione fortuita). Questo studio conferma ancora una volta come l’asbesto sia cancerogeno per il sistema linfoide e suggerisce di verificare la pregressa esposizione ad asbesto in pazienti che presentino neoplasie linfoproliferative.
Il linfoma è un tumore che origina nel sistema linfatico. In particolare nelle cellule e nei tessuti che hanno il compito di difendere l’organismo dagli agenti esterni e dalle malattie e di garantire una corretta circolazione dei fluidi nell’organismo. Il sistema linfatico è composto da vasi – simili ai vasi sanguigni – che trasportano la linfa, un fluido che contiene materiale di scarto e liquidi in eccesso provenienti dai vari tessuti e trasporta linfociti e altre cellule del sistema immunitario. I linfonodi sono invece agglomerati di linfociti – un tipo di globuli bianchi – e altre cellule immunitarie che si ingrossano in presenza di un’infezione da combattere.
Il linfoma non-Hodgkin si può sviluppare in diversi organi (linfonodi, ma anche stomaco, intestino, cute e sistema nervoso centrale) a partire dai linfociti B e dai linfociti T.
Il mieloma multiplo è una forma particolare di linfoma non Hodgkin. In questa malattia proliferano in misura massiccia particolari cellule del sistema immunitario, chiamate plasmacellule. Le cellule tumorali formano numerosi ammassi nel midollo osseo, impediscono che le cellule del sangue si sviluppino normalmente e distruggono le ossa.
Non si conosce la causa precisa del mieloma multiplo. Tuttavia, alcuni fattori possono aumentare il rischio di ammalarsi. Determinati veleni (es. amianto, pesticidi), altissime dosi di radiazioni ionizzanti, un tipo di gammopatia monoclonale (MGUS), predisposizione genetica, forte sovrappeso.
Le cellule che costituiscono la parte corpuscolata del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) originano da cellule immature, dette anche cellule staminali o blasti, prodotte dal midollo osseo.
Nelle persone colpite da leucemia vi è una proliferazione incontrollata di queste cellule, che interferisce con la crescita e lo sviluppo delle normali cellule del sangue.
I tumori che colpiscono le cellule del sangue sono molto più frequenti nell’età infantile che in quella adulta. Le leucemie acute, in particolare, rappresentano oltre il 25 per cento di tutti i tumori dei bambini e si collocano quindi al primo posto. Quelle croniche sono, invece, più tipiche dell’età adulta mentre sono rare in età pediatrica.
La leucemia negli adulti è connessa al fattore di rischio di esposizione alle fibre di amianto.
Il colangiocarcinoma è un tumore che colpisce i dotti biliari, i piccoli canali che trasportano la bile e collega fegato, colecisti ed intestino tenue. Anche il colangiocarcinoma del fegato rientra tra quelle patologie che hanno origine dalla esposizione ad amianto. Tuttavia non è per amianto malattia professionale riconosciuta.
Come spiega infatti l’oncologo e professore Giovanni Brandi, durante il convegno a Modena “Amianto nell’acqua potabile, nelle scuole e negli edifici pubblici e nei luoghi di vita e di lavoro” del 28 novembre 2015, esiste un collegamento tra l’esposizione ad amianto e l’insorgenza di questa patologia.
La malattia professionale è un evento dannoso alla persona che si manifesta in modo lento, graduale e progressivo, involontario e in occasione del lavoro. Nella malattia professionale, diversamente che nell’infortunio, l’influenza del lavoro nella genesi del danno lavorativo è specifica. Infatti la malattia deve essere contratta proprio nell’esercizio ed a causa di quell’attività lavorativa o per l’esposizione a quella determinata noxa patogena.
La giurisprudenza riconosce, in particolar modo, la natura di malattia professionale a quello stato di aggressione dell’organismo del lavoratore. Eziologicamente connessa all’attività lavorativa, a seguito e ad esito del quale residua una definitiva alterazione dell’organismo stesso comportante, a sua volta, una riduzione della capacità lavorativa.
Particolare rilevante, inerente al termine di “malattia professionale” risulta essere la prova del nesso causale, del quale costituiscono una valida fonte gli elenchi delle malattie professionali contenute nelle tabelle allegate al D.P.R. n. 1124/1965. Le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato il principio secondo cui per le malattie comprese in dette tabelle e manifestatesi entro i termini ivi previsti opera in favore del lavoratore una presunzione legale dell’esistenza di un rapporto di causalità tra lavoro e malattia.
Peraltro, sempre secondo la Corte di Cassazione, tale presunzione, potrebbe essere invocata anche per le lavorazioni non espressamente previste nelle tabelle, purché queste presentino una identità dei requisiti essenziali, con le fattispecie incluse nella lista. Per le malattie invece diverse da quelle tabellate ovvero riconducibili a lavorazioni diverse da quelle descritte in tabella (o manifestatesi oltre i termini ivi indicati), spetta al lavoratore dimostrare la causa di lavoro. Oggi è più opportuno parlare di “malattia correlata al lavoro” e non di “malattia da lavoro” per indicare la multifattorialità delle malattie contratte nel luogo di lavoro.
Una caratteristica essenziale delle malattie professionale è la latenza temporale che intercorre tra la prima esposizione e la manifestazione della malattia. Questa compromette talvolta la facile attribuzione del contesto lavorativo e del periodo di tempo dell’esposizione determinante. In base alla latenza è possibile suddividere le malattie professionali:
Sia per le patologie asbesto tabellate sia per quelle non tabellate, oltre all’indennizzo INAIL o riconoscimento della causa di servizio con il conseguente equo indennizzo, si ha diritto ai benefici contributivi amianto. Ci sono inoltre l’acceso al Fondo Vittime Amianto e al prepensionamento amianto. Si ha inoltre diritto al risarcimento del danno differenziale in modo da raggiungere il risarcimento integrale del danno.
I familiari delle vittime dell’amianto decedute hanno diritto alla reversibilità della rendita e a tutte le somme maturate in vita dalla vittima, compreso il risarcimento integrale dei danni che si somma ai danni subiti iure proprio.
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto assiste tutte le vittime. Grazie all’azione dell’Avvocato Bonanni e del suo team è possibile ottenere l’assistenza legale, medica e tecnica.
Per ottenere una prima consulenza gratuita basta chiamare il numero verde 800 034 294 o compilare il form.