In questa guida scopriamo tutto sull’amianto, sui rischi dell’esposizione alle sue fibre e tutto quello che c’è da sapere sull’assistenza legale gratuita alle vittime delle fibre killer.
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L’amianto cos’è? Amianto, sinonimo di asbesto, indica un gruppo di minerali che possono causare gravi danni alla salute, conseguenti all’inalazione o all’ingestione delle loro fibre. Tra le patologie che possono essere provocate dall’esposizione all’amianto la più aggressiva è il mesotelioma. La sua eziologia è legata esclusivamente a dosi massicce di amianto.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto assiste tutte le vittime da amianto, così come i loro familiari, grazie anche all’azione del suo presidente, l’Avv. Ezio Bonanni.
L’amianto è anche detto asbesto. Tale materiale racchiude un gruppo di minerale, suddivisi in serpentini, di cui fanno parte il crisotilo, e anfiboli (dal greco αμφίβολος e dal latino amphibolus = ambiguo). Questi ultimi comprendono actinolite, amosite, crocidolite, tremolite e antofillite.
Con il termine asbesto non si indica quindi un solo minerale, ma tutti quei minerali a struttura fibrosa che hanno capacità di frazionarsi in fibre longitudinali di dimensione sempre minore. Data la forma e dimensione restano a lungo sospese nell’ambiente e nell’aria. Possono quindi essere facilmente inalate o ingerite. Una volta inalate o ingerite tali fibre portano alla nascita di fibrosi e gravi infiammazioni che possono evolvere in tumori maligni. Infatti per amianto danni alla salute possono essere molto gravi.
L’art. 247 del Dlgs. 81/2008 classifica e definisce i minerali di amianto. Purtroppo il legislatore non è stato in grado di riprodurre l’estrema varietà dei minerali di amianto in natura e alcuni di essi sono rimasti esclusi. Tuttavia, tutti i minerali di amianto, anche quelli che non rientrano nella classificazione del legislatore, sono lesivi per la salute umana.
Oltre 2 milioni di tonnellate di asbesto sono tuttora estratte e utilizzate ogni anno. Nel 2014, la Russia ne ha estratto circa 1.100.000, la Cina oltre 400.000, il Brasile circa 284.000, il Kazakhstan 240.000, l’India 270.000. Tra gli utilizzatori ci sono la Russia (608.000), la Cina (507.000), l’India (379.000), il Brasile (154,000) ed il Kazakhstan (68.000).
Sono solo 62 gli Stati che hanno emanato norme volte al divieto di questi minerali killer. Oltre che in Europa, sono stati messi al bando anche in: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Cile, Croazia, Gabon, Giappone, Honduras, Kuwait, Seichelles e l’Uruguay.
L’E.P.A., negli Stati Uniti, nell’agosto del 2018, ha rivalutato l’utilizzo di amianto nell’edilizia. L’uso negli Stati Uniti si è ridotto del 99% negli ultimi 30 anni, ciò soprattutto in seguito all’alta entità dei rimborsi decisi dalla giustizia a favore delle vittime.
Secondo invece gli ultimi dati forniti da International Ban Asbestos Secretariat, nel 2020 risultano prodotti i seguenti quantitativi di amianto (in tonnellate): in Russia 720,000, in Kazakhstan 227,000, in Cina 120,000, in Brasile 71,200 e in Zimbabwe 8,000. Invece siano stati utilizzati e lavorati le seguenti quantità di amianto (in tonnellate): in India 310,000, in Cina 243,000, in Russia 126,000, in Uzbekistan 117,000 e in Indonesia 86,200.
Tra le numerose patologie provocate dalle fibre killer dell’asbesto, che è anche detto amianto, la più grave e la più pericolosa è il mesotelioma. Si tratta di una neoplasia che colpisce le sierose del corpo umano e in particolar modo la pleura. Il mesotelioma pleurico è infatti il più frequente e riguarda il 93% dei casi. Più rari sono invece quello peritoneale, pericardico e della tunica vaginale del testicolo.
Il mesotelioma, essendo causato esclusivamente dall’esposizione all’amianto, è un vero e proprio marcatore sociale, in grado di evidenziare, da solo, la presenza di amianto sul posto di lavoro. Inoltre le fibre di amianto raggiungono gli ambienti di vita attraverso gli indumenti e le divise dei lavoratori, divenendo un pericolo anche per i familiari.
Tra le malattie causate dall’esposizione all’amianto è una delle più aggressive e ad esito spesso infausto. Ad oggi le aspettative di vita a 5 anni dalla diagnosi sono ancora inferiori al 10%. I dati aggiornati sui casi di mesotelioma in Italia sono resi noti nel VII Rapporto RENAM sui Mesoteliomi.
Data l’alta percentuale di decessi, la tutela dei familiari della vittima deceduta diventa particolarmente importante. In caso di decesso del malato infatti gli eredi legittimi hanno diritto a tutti gli indennizzi e i risarcimenti accumulati in vita dal lavoratore malato, per i quali è prevista la reversibilità. A loro spetta anche il risarcimento dei danni iure proprio, subiti in seguito alla malattia e alla perdita del familiare, oltre a quelli iure hereditario.
Si deve inoltre ricordare che l’asbesto diventa ancora più dannoso in presenza di altri agenti cancerogeni, come fumo di sigarette o benzene. Tali circostanze possono portare in maniera ancora più drammatica all’insorgere di tumori da amianto.
Secondo i dati offerti dall’OMS, le fibre o polveri di asbesto, che è anche detto amianto, provocano:
In dettaglio, l’O.M.S. ha esplicitamente dichiarato:
“Currently, about 125 million people in the world are exposed to asbestos at the workplace. According to global estimates, at least 107 000 people die each year from Asbestos is one of the most important occupational carcinogens CHRYSOTILE ASBESTOS / 3 asbestos-related lung cancer, mesothelioma and asbestosis resulting from occupational exposures”.
Ma anche le stesse Nazioni Unite ribadiscono che il danno alla salute:
“In addition, nearly 400 deaths have been attributed to non-occupational exposure to asbestos. The burden of asbestos-related diseases is still rising, even in countries that banned the use of asbestos in the early 1990s. Because of the long latency periods attached to the diseases in question, stopping the use of asbestos now will result in a decrease in the number of asbestos-related deaths only after a number of decades”.
Tuttavia questi dati non tengono conto di:
Soltanto in Italia, e solo nel 2019, sono decedute più di 6.000 persone a causa dell’esposizione ad amianto. Circa 1.900 di queste morti sono state causate dal mesotelioma, mentre altre 3.800 dalla neoplasia del polmone da amianto. Tuttavia, il picco è atteso, in Europa e in Italia, nel decennio 2020-2030 .
Ci sono poi le asbestosi, le placche pleuriche e gli ispessimenti pleurici, sempre generati a partire da questa fibra killer. Queste infiammazioni possono con il tempo evolvere in neoplasie del tratto respiratorio o gastro intestinale. Gli effetti cancerogeni dell’amianto sono confermati anche dalla monografia IARC:
“There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of all forms of asbestos (chrysotile, crocidolite, amosite, tremolite, actinolite, and anthophyllite). Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx, and ovary”.
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La più alta incidenza di casi di mesotelioma e di altre patologie amianto correlate sono state censite dall’ONA nel Nord Italia. Infatti queste regioni hanno una più alta incidenza di patologie amianto correlate, in quanto è più elevato il tasso di industrializzazione e l’asbesto è stato utilizzato in maggiore quantità fino al 1992. Non sono tuttavia risparmiate neanche le aree del Sud Italia, come Bari, Siracusa, Taranto e Manfredonia, dove hanno operato impianti industriali utilizzanti l’asbesto killer.
Esistono inoltre quei luoghi, come Biancavilla, in provincia di Catania, dove l’esposizione è stata esclusivamente ambientale. A Casale Monferrato e a Broni la presenza di grandi impianti per la produzione di manufatti di amianto ha provocato l’inquinamento da parte di questi materiali. Di conseguenza, a morire non sono soltanto i lavoratori, ma anche tutti quelli che abitano nei dintorni di questi stabilimenti. Tanto è vero che nella stessa città di Casale Monferrato, in quella di Broni e in altri siti dove ci sono questa di questi impianti, è stato censito un incremento del tasso di mortalità per mesotelioma pleurico di 40 volte superiore. In queste stesse zone si è assistito non solo a un’estensione della mortalità dei lavoratori addetti e dei loro familiari (esposti a causa delle tute sporche portate a casa), ma anche di tutta la popolazione generale esposta ad un inquinamento da polvere di asbesto.
La situazione di emergenza del Paese è delineata dall’Avv. Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia-Ed.2022“, che denuncia anche la presenza di amianto in molti edifici pubblici, come scuole e ospedali. Per questo l’ONA ha istituito l’APP amianto, strumento a disposizione dei cittadini per segnalare la presenza di siti contaminati. In questo modo è possibile garantire la prevenzione e la tutela dei diritti, raggiungendo la prova dell’esposizione.
In Italia, dal 1946 fino al 1992, sono state utilizzate e lavorate 3.748.550 tonnellate di amianto. Con la Legge 257 del 1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto killer), è stato introdotto il divieto di estrazione, lavorazione e produzione di asbesto e di prodotti contenenti amianto. Ne è stata altresì impedita la commercializzazione, ma senza il divieto di uso dei prodotti già realizzati.
Di conseguenza, il bando dell’asbesto è diretto unicamente alle nuove produzioni, senza alcun obbligo di rimuovere quanto già posto in opera. Questa situazione determina un importante ritardo nella bonifica e nella messa in sicurezza dei luoghi contaminati.
Dal 1 luglio 2025, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno aver provveduto all’eliminazione dei “prodotti” di amianto (Regolamento UE 2016/1005) e alla conseguente eradicazione delle malattie amianto correlate. Dai dati epidemiologici registrati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), infatti, emerge il perdurare dell’insorgenza di malattie attribuibili a esposizioni ad amianto nel nostro Paese, causando un grave problema di sanità pubblica.
Anche la risoluzione del Parlamento Europeo dell’ottobre 2021 mira alla “protezione dei lavoratori dell’amianto”. Si sollecitano quindi gli Stati membri a intraprendere tutte le azioni necessarie per eliminare gli effetti sulla salute delle potenziali esposizioni ad amianto, professionali e ambientali.
Nel nostro Paese non esiste alcun obbligo di rimozione asbesto. Tuttavia si deve comunicare alle autorità sanitarie (ASL) la presenza del manufatto contenente amianto o del presunto sito contaminato. Bisogna solo effettuare una segnalazione asbesto attraverso il modulo che potrete scaricare, sottoscrivere e quindi inviare agli uffici competenti.
Tecnici competenti si occuperanno di effettuare un sopralluogo al fine di valutare la percentuale del rischio asbesto. Successivamente, riguardo alle operazioni di bonifica, sarà fondamentale rivolgersi a una ditta di professionisti, regolarmente iscritti all’Albo Gestori Ambientali.
La bonifica svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria, cioè evitare qualsiasi esposizione per eliminare le possibilità di danni da amianto. Infatti non esiste alcuna soglia minima al di sotto della quale il rischio è zero. Quindi tutte le esposizioni alle fibre di amianto, in quanto dannose, devono essere prevenute ed evitate.
Esistono differenti metodologie, con differenti risultati, per raggiungere tale obiettivo: incapsulamento, confinamento e rimozione.
La tecnica di bonifica dell’incapsulamento, di cui al D.M. 20/08/1999, in relazione al D.M. 06.09.1994, è la forma meno costosa e più sicura per effettuare la bonifica dei materiali di amianto. Questo metodo consiste nell’utilizzo di un liquido aggrappante, per ricoprire le superfici di materiali contenenti minerali di amianto, impedendo così il rilascio delle sue fibre killer.
Impedire la propagazione delle fibre, significare rendere il rischio di esposizione prossimo allo zero. Quindi in questo modo si evita l’esposizione e dunque il rischio di malattia. Tuttavia, non è un metodo risolutivo. Decorsi alcuni anni, il liquido perde la sua capacità aggrappante e le fibre tornano a disperdersi negli ambienti, con il rischio di essere insalate. Di conseguenza, questo provvedimento è solo provvisorio.
Se la tecnica di incapsulamento è provvisoria, quella del confinamento, cioè installare una barriera di tenuta che separi i materiali di asbesto, secondo le norme di cui al D.M. 06/09/1994 e al D.M. 20/08/1999, è più efficace e sicura.
Il rischio però anche in questo caso non si annulla ma rimane collegato a eventi naturali, come terremoti, che possono provocare danni al materiale in amianto. Tuttavia la possibilità di propagazione delle fibre è limitato.
Soltanto la rimozione completa dell’asbesto rimane l’opzione certa e definitiva per l’annullamento di ogni rischio. Una volta rimosso il materiale amianto, si deve effettuare lo smaltimento. Conferire in discarica i rifiuti di amianto rimane quindi l’unica opzione di tutela della salute rispetto al rischio amianto.
Del rapporto tra ambiente ed amianto e della necessità di raggiungere un modello di sviluppo finalmente sostenibile ne ha trattato approfonditamente l’episodio di ONA TV “Amianto e Recovery Plan, un nuovo rinascimento dopo la pandemia“.
Riguardo la necessità di bandire l’asbesto è intervenuta anche l’OMS in “Asbestos: elimination of asbestos-related diseases“. Tuttavia il bando globale dell’amianto resta ancora una semplice raccomandazione:
“Elimination of asbestos-related diseases should take place through the following public health actions: recognizing that the most efficient way to eliminate asbestos-related diseases is to stop the use of all types of asbestos”; replacing asbestos with safer substitutes and developing economic and technological mechanisms to stimulate its replacement; taking measures to prevent exposure to asbestos in place and during asbestos removal (abatement), and; improving early diagnosis, treatment, social and medical rehabilitation of asbestos-related diseases and establishing registries of people with past and/or current exposures to asbestos”.
La messa al bando obbligatoria dell’asbesto è di grande importanza. Solo così, a livello globale, si riuscirà a risolvere il problema asbesto. Per tale motivo, l’ONA ha rivolto un’accorata richiesta all’OMS affinché queste diventino dei veri e obblighi di legge, così da tutelare la salute delle persone, oltreché quella dell’ambiente. Purtroppo, le lobby dell’asbesto sono riuscite a fare pressione sull’OMS affinché non ci sia alcun obbligo reale di evitare l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto.
L’INAIL è l’ente con il quale sono assicurati quasi tutti i lavoratori Italiani. Si occupa delle prestazioni sociali di cui all’art. 38 della Costituzione, garantendo il reddito dei lavoratori e delle famiglie, in caso di infortunio o di malattia professionale.
Essendo stato l’amianto largamente utilizzato in Italia nel sistema industriale, in quello dei trasporti e anche nelle basi militari fino all’aprile del 1993, ed essendo bonificato solo in minima parte, le esposizioni sono proseguite. Per questo il trend delle malattie da amianto è in continuo aumento.
Nella lista I dell’INAIL sono incluse le malattie direttamente riconducibili all’amianto. Queste hanno infatti la presunzione legale di origine. Per il lavoratore basta quindi dimostrare l’esposizione, anche indiretta e per contaminazione degli ambienti lavorativi, per ottenere un il riconoscimento di malattia professionale.
Le malattie fibrotiche riconosciute sono:
Poi ci sono le malattie neoplastiche:
I tumori che sono riconducibili all’esposizione ad amianto per limitata probabilità, tali da essere inseriti nella lista II dell’INAIL, sono:
Il cancro dell’esofago è l’unico ad essere inserito nella lista III dell’INAIL con riferimento all’agente eziologico amianto, poiché l’origine professionale è ritenuta possibile.
Poiché questo tipo di tumori sono inseriti nella lista II e III dell’INAIL, non vi è la presunzione legale di origine. Quindi per poter essere riconosciute e indennizzate ai lavoratori che ne sono affetti, l’onere della prova è a loro carico.
Le fibre di asbesto causano anche altre patologie non riconosciute dall’INAIL. Tra le neoplasie ci sono quelle che colpiscono:
Poi ci sono anche le malattie degenerative:
Tutti coloro che hanno contratto queste malattie hanno dei diritti da salvaguardare. L’ONA si batte a fianco di questi lavoratori per far ottenere loro la tutela integrale di questi diritti.
Innanzitutto, una volta ottenuto il riconoscimento di malattia professionale, si possono richiedere le prestazioni INAIL. In base al grado invalidante della patologia, esse si distinguono in:
In aggiunta alla rendita INAIL le vittime possono richiedere anche il Fondo Vittime Amianto. Invece, in caso di decesso, le prestazioni INAIL sono reversibili al coniuge e ai figli minorenni (per gli studenti fino a 26 anni).
Con il riconoscimento delle patologie professionali amianto correlate da parte dell’INAIL, si ottiene diritto al percepimento dei benefici contributivi (art.13 comma 7 legge 257/92).
Questi lavoratori hanno quindi la possibilità di vedersi accreditare le maggiorazioni amianto nella misura dell’1,5 per l’intero periodo di esposizione professionale ad asbesto, utili per maturare anticipatamente il diritto a pensione.
Con l’accredito di tali maggiorazioni, chi è già in pensione, ha diritto alla ricostituzione della posizione contributiva, oltreché alla riliquidazione della prestazione pensionistica in godimento. In questo modo, si ottiene l’adeguamento dei ratei della pensione, e, al tempo stesso, l’accredito delle differenze su i ratei medio tempore maturati, e conseguente liquidazione delle somme dovute.
I lavoratori esposti ad amianto, per più di 10 anni in concentrazioni superiori alle 100 ff/ll, hanno diritto alle maggiorazioni contributive per esposizione ad asbesto per ottenere i benefici contributivi con la moltiplicazione del periodo di esposizione ultradecennale con il coefficiente 1,5 come stabilito dall’art. 13, co. 8, L. 257/92. Tuttavia, tutti coloro che hanno patito delle lesioni biologiche, anche minime, hanno diritto a ottenere tale aumento contributivo, utile per il prepensionamento ma anche per la rivalutazione dell’entità dei ratei, anche in assenza di 10 anni minimi di esposizione e anche a dosi meno elevate, come stabilito dall’art. 13 co. 7 della L. 257/92.
Nonostante in un primo momento l’INPS avesse provato a sostenere che l’accredito delle maggiorazioni contributive per le esposizioni ad amianto fosse subordinata al riconoscimento anche di un grado di invalidità almeno pari al 6%, l’Avv. Ezio Bonanni è riuscito a costringerli a tornare sui loro passi. Accogliendo la sua tesi, la Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, sentenza n. 30438/2018, ha sancito che tali maggiorazioni si fondano sul tenore letterale della norma che non richiede alcun grado di invalidità minima.
Inoltre grazie alla mobilitazione dell’ONA, tutti i lavoratori che si sono ammalati in seguito all’esposizione ad asbesto hanno ottenuto immediatamente la pensione. Tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento di malattia professionale amianto correlata (anche quando non indicate nelle liste dell’INAIL), possono ottenere la pensione di inabilità asbesto, cioè la pensione immediata. L’art. 41-bis della legge 58 del 2019 ha infatti ampliato la tutela vittime amianto malattia professionale con i commi 250-bis e 250-ter all’art. 1 della L. n. 232/2016.
Dopo i cambiamenti apportati dall’art. 41 bis, D. L. 34/2019, convertito in L. 58/2019, l’istituto della pensione di inabilità asbesto ha assunto un nuovo assetto. L’INPS ha aggiunto nuove delibere, aggiornando i termini per il deposito della domanda amministrativa INPS di pensione inabilità amianto con la Circolare INPS n. 34 del 09.03.2020
In seguito al riconoscimento di patologia professionale, si ottiene automaticamente il diritto alla pensione di invalidità asbesto, assieme a quello al pensionamento, indipendentemente dall’età anagrafica e dall’anzianità contributiva. Bastano 5 anni di anzianità contributiva, di cui 3 negli ultimi 5 anni antecedenti la domanda amministrativa, che deve essere depositata entro il prossimo 31.03.2023. Qualora non si rispettasse questo termine, la domanda verrà esaminata l’anno successivo, a partire da aprile.
Tuttavia la pensione d’inabilità non è cumulabile con la rendita INAIL.
L’asbesto sta provocando una vera e propria epidemia di mesoteliomi, di cancri del polmone, di asbestosi e di altre malattie. Ciò è particolarmente vero per tutti quelli che hanno svolto servizio nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza.
Degli 830 casi di mesotelioma del 2015, ben 570 sono sopraggiunti tra coloro che hanno svolto servizio nella Marina Militare Italiana, come evidenzia la relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati. Ciò è dovuto al largo utilizzo di asbesto che per decenni è stato fatto nelle unità navali della Marina Militare Italiana, nelle basi a terra e negli aeromobili.
I membri di queste categorie possono richiedere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere, venendo di fatto equiparati alle vittime del dovere. Con questi riconoscimenti si possono ottenere prestazioni aggiuntive, come l’equo indennizzo e la pensione privilegiata.
Tutti coloro che sono entrati in contatto con la fibra dell’amianto hanno diritto all’integrale risarcimento dei danni. Non sono previsti dunque solo l’indennizzo del danno biologico attraverso la rendita INAIL, ma anche a tutti i danni differenziali, ottenuti calcolando i danni non patrimoniali, come quello morale ed esistenziale, e quelli patrimoniali (danno emergente e lucro cessante).
I familiari delle vittime di amianto hanno pieno diritto sia al risarcimento per i danni dell’amianto subiti nella loro persona sia, in caso di decesso, da quelli patiti dai loro congiunti, di cui sono eredi.
L’ONA offre alle vittime di amianto un servizio di assistenza medica e assistenza legale. L’Avv. Ezio Bonanni coordina da decenni il pool di legali che accompagna le vittime dell’amianto e i loro familiari nella tutela dei loro diritti. L’ONA, grazie all’impegno dell’Avv. Ezio Bonanni, assiste gratuitamente tutti i cittadini e lavoratori esposti all’amianto.
Tuttavia nessun tipo di rimborso potrà mai restituire la salute o la vita a coloro che sono stati colpiti fibra di asbesto. Per questo l’ONA è in prima linea per prevenire qualsiasi esposizione attraverso la bonifica delle aree contaminate. Inoltre, la pandemia di Covid-19, ha messo ancora più in evidenza la fragilità di coloro che hanno contratto una patologia asbesto correlate.
Per richiedere una consulenza gratuita e avere tutte le informazioni di cui si ha bisogno è possibile chiamare il numero verde o compilare il form.