Inquinamento ambientale: cos’è, tipi e tutela legale

ln questa utile guida scopriamo nel dettaglio cos’è l’inquinamento ambientale, quali sono i principali agenti inquinanti e le malattie da essi provocate. Tra queste c’è il mesotelioma, in particolare il mesotelioma pleurico, causato dall’esposizione all’amianto, sia di origine lavorativa o sia di origine ambientale.

Inquinamento ambientale e tutela legale

L’inquinamento cos’è? Inquinamento ambientale è un grave problema che mette a repentaglio la salute dell’ambiente e di tutte le specie viventi che abitano il nostro pianeta, compreso l’uomo.

Nel caso in cui l’inquinamento ambientale causi delle malattie sono previste delle forme di risarcimento. L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, insieme all’Avvocato Ezio Bonanni, si occupa di tutela medica e legale nei confronti degli esposti ad agenti cancerogeni presenti in un ambiente degradato e inquinato.

Inquinamento ambientale: che cos’è?

Che cos’è l’inquinamento ambientale? Esso consiste nell’introduzione nell’ambiente di elementi fisici, chimici e biologici, che provocano inquinamento, o meglio diversi tipi di inquinamento. L’inquinamento è il rilascio nell’ambiente di sostanze inquinanti che sono in grado di sconvolgere gli ambienti in cui vengono rilasciate, con ripercussioni a volte anche su ambienti lontani nello spazio e nel tempo.

Esistono diverse forme di inquinamento che non sono connesse alle attività antropiche, come quello derivante da eruzioni vulcaniche. In questo caso però l’inquinamento ambientale ha sempre una natura circoscritta nel tempo e nello spazio. Quando parliamo di inquinamento ambientale ci riferiamo quindi propriamente alle sostanze immesse nell’ambiente dall’uomo, attraverso le sue attività. Tra le principali attività antropiche che causano l’inquinamento ambientale ci sono attività agricole, industriali, legate all’urbanizzazione, al commercio e ai trasporti.

Quello dell’inquinamento ambientale è un problema globale che coinvolge tutti gli ambienti e tutti gli Stati. Anche gli ambienti più remoti, come l’Antartide, sono soggetti all’inquinamento marino da plastica o da agenti chimici. Per esempio l’Europa vieta il DDT, ma ancora si utilizza più a Sud. In seguito al particolare movimento delle particelle inquinanti dovuto all’azione delle correnti, il DDT si accumula proprio in vicinanza dei poli.

Quali sono i tipi di inquinamento ambientale?

Esistono diversi tipi di inquinamento ambientale. Tra tutti i tipi di inquinamento, il più insidioso, perché alla base del grave riscaldamento globale, è forse l’inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico consiste nella diffusione in atmosfera di gas e polveri sottilissime. Le attività industriali, gli impianti per la produzione di energia, gli impianti di riscaldamento e il traffico sono le principali fonti di inquinamento atmosferico.

Si calcola che il 75% dell’inquinamento atmosferico sia prodotto dalla lavorazione e dall’uso dei combustibili fossili. Le aree più colpite sono infatti le grandi aree urbane dove si concentrano industrie, traffico e riscaldamento e quindi smog.

Le enormi quantità di CO2 rilasciate nell’ambiente in seguito alle attività antropiche provocano il cosiddetto effetto serra. In seguito all’effetto serra l’atmosfera terrestre si riscalda ma il calore non si disperde e rimane intrappolato, come in una serra. L’effetto serra è estremizzato da altre attività umane quali la deforestazione e gli incendi, che privano la Terra della capacità delle foreste di assorbire CO2, che anzi si rilascia durante gli incendi.

I vari tipi di inquinamento sono intrecciati tra loro ed è spesso difficile distinguerli nella misura in cui in ogni ambiente, e in generale sulla Terra, tutto è connesso da complicate da relazioni che coinvolgono ogni singolo elemento.

L’impatto dell’inquinamento termico

L’inquinamento termico consiste nella modifica della temperatura di un ambiente, di solito l’innalzamento. Tale cambiamento di temperatura causa la modifica e la potenziale distruzione di quell’ambiente. Possiamo distinguere due tipi di inquinamento termico: quello diretto e quello indiretto.

Nel primo caso si immette nell’ecosistema direttamente energia termica, provocando, così, un importante innalzamento di temperatura istantaneo. Un esempio è costituito dall’acqua ad alte temperature riversata dalle industrie nei fiumi e nei piccoli corsi d’acqua. Nel secondo caso invece gli effetti degli inquinanti si ripercuotono indirettamente sulle temperature su scala globale.

Gas come l’anidride carbonica, metano e idrocarburi alogenati e prodotti della combustione provocano il riscaldamento globale, attraverso l’effetto serra, e quindi l’inquinamento termico. La temperatura del nostro pianeta ha subito infatti un forte riscaldamento e gli effetti del cambiamento climatico sono già evidenti sotto forma di eventi metereologici estremi. A ciò si aggiunge l’isola di calore urbana, un fenomeno per cui nei centri urbani la temperatura è maggiore di 3,5-8 °C rispetto alle periferie o alla campagna. Questo avviene a causa della cementificazione, dell’uso del riscaldamento e del traffico congestionato.

Inquinamento acustico come inquinamento ambientale

L’inquinamento acustico consiste nell’introduzione nell’ambiente di suoni che hanno una quantità di decibel superiore a quella che l’ambiente e le forme di vita che lo abitano sono in grado di sopportare senza disagi o danni più gravi. L’esposizione a inquinamento acustico incide sulla salute dell’uomo.

Le conseguenze ed i danni fisici sono molteplici e differiscono in base alle caratteristiche del rumore prodotto. Tra questi distinguiamo i danni:

  • uditivi acuti (intensi e di durata breve) o cronici (se l’esposizione è prolungata), che possono causare vertigini, ronzii e insensibilità uditiva;
  • extra uditivi che non coinvolgono l’apparato uditivo, ma che sono causati dall’inquinamento acustico.

Il rumore infatti è fonte di stress, che ha conseguenze nell’apparato gastrointestinale o nell’aumento della pressione arteriosa, con alterazioni del sistema nervoso, del sistema immunitario, del surrene, della tiroide. A queste problematiche va aggiunta una sensazione di fastidio generico, che genera infelicità e problematiche di comunicazione, percezione o di svolgimento di normali attività di studio o lavoro e possibili disturbi del riposo e del sonno.

Gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico

L’inquinamento elettromagnetico è provocato dalla presenza di dispositivi e campi elettromagnetici in motori, elettrodomestici e apparati di telecomunicazioni. Le esposizioni ai campi elettromagnetici per l’uso dei cellulari ha determinato in alcuni casi l’insorgenza di tumori del cervello. Questi tumori maligni sono stati pure riconosciuti in sede giudiziaria.

Ne è un esempio la sentenza della Corte di Cassazione, sez. lav. n. 17438/2012, che ha confermato la decisione della Corte di Appello di Brescia. Entrambe hanno riconosciuto la malattia professionale a un lavoratore che aveva utilizzato il telefono per motivi di lavoro per almeno 5/6 ore al giorno. La Corte di Cassazione ha poi rigettato il ricorso dell’INAIL per il pagamento della rendita INAIL.

Inquinamento ambientale: inquinamento idrico

L’inquinamento idrico consiste nell’introduzione di sostanze inquinanti negli ambienti acquatici. Non si tratta solo dell’immissione in via diretta di sostanze inquinanti nei mari e nei fiumi. L’inquinamento del suolo e dell’atmosfera provocano, infatti, in via indiretta l’inquinamento idrico.

Gli stessi rifiuti, dai più piccoli ai più grandi, attraverso il ciclo dell’acqua, finiranno nei nostri mari. L’inquinamento marino è l’inquinamento idrico che riguarda specificatamente oceani e mari. L’oceano ha un grande potere autodepurante sia per la composizione dell’acqua marina sia per la sua massa, che consente spesso un’efficace diluizione e ossigenazione.

La quantità di inquinanti immessi, tra cui enormi quantità di plastica, è però di gran lunga superiore a quella che il sistema marino è in grado di processare. In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua, provocando la moria di pesci.

Inquinamento del suolo: cause e conseguenze

L’inquinamento del suolo può avere cause fisiche, come le attività di scavo per ricavare materiali per costruzione, l’erosione per il mancato controllo dello scorrimento delle acque di superficie, l’eccesso di impermeabilizzazione, come accade con l’asfalto in città, l’abbassamento del livello delle falde acquifere per eccessivo prelievo, di solito a causa dell’irrigazione.

Ci sono poi cause chimiche, come la salinizzazione di acque di falde. Quando l’acqua del mare si infiltra nelle falde, di solito a causa dell’eccessivo prelievo di acqua dolce, provoca le piogge acide e la dispersione di acque superficiali inquinate. E poi ci sono i fenomeni connessi ad aree specifiche, come nel caso delle discariche, degli incidenti industriali e dell’inquinamento nei pressi degli insediamenti urbani e industriali.

Anche l’inquinamento del suolo causa enormi danni spesso irreversibili all’ambiente, la distruzione degli habitat e danni alla salute alle persone direttamente esposte o che fanno uso di risorse alimentari contaminate dai suoli inquinati.

Inquinamento ambientale: inquinanti più pericolosi

Ogni inquinante agisce in modo diverso a seconda del suolo e dell’ambiente in cui si immette. Non è possibile prevedere quali saranno le conseguenze di un inquinante in un dato ambiente, ma ci sono sostanze chimiche che sono più nocive di altre.

Per questo motivo sono necessari studi e ricerche finanziati ad hoc per conoscere gli effetti degli inquinanti e dei vari tipi di inquinamento in modo più approfondito. Green Cross Svizzera e Pure Earth hanno pubblicato nel 2015 un report sugli inquinanti ambientali, individuando le sei sostanze inquinanti più pericolose provenienti dalle industrie.

Inquinante industriale: cromo esavalente

Tra le industrie che utilizzano il cromo esavalente figurano le concerie e quelle che si occupano di lavorazione di metalli, saldature in acciaio inossidabile, produzione di cromati e della manifattura di pigmenti di cromo. I coloranti giallo, arancione e rosso spesso contengono pigmenti di cromo, per cui tracce di questa sostanza possono essere trovate nel cuoio conciato con solfato di cromo, nelle pentole in acciaio inox e nel legno trattato con bicromato di rame.

A seconda del percorso di esposizione, il cromo può causare danni al sistema respiratorio e a quello gastrointestinale nonché diversi tipi di tumore.

I danni causati dall’esposizione al piombo

Il piombo si estrae dalle miniere sotterranee e successivamente impiegato per una vasta gamma di prodotti e combinato con altri metalli per produrre leghe. Spesso si rilascia nell’ambiente durante i processi di estrazione, fusione e anche durante le fasi di riciclo delle batterie piombo-acido usate (ULAB).

L’esposizione al piombo per inalazione di aria, ingestione orale di terra, acqua o prodotti alimentari contaminati, così come attraverso il contatto con la pelle, può comportare diverse conseguenze negative per la salute, tra cui disturbi neurologici, ridotto IQ, anemia, disturbi nervosi e tante altre malattie.

Mercurio è l’inquinante più diffuso

Il mercurio è rilasciato più frequentemente nell’ambiente durante il suo processo di estrazione dal solfuro di mercurio rosso e dalle emissioni delle centrali elettriche a carbone. Viene utilizzato in molti processi industriali, ad esempio per l’estrazione dell’oro dalla roccia. Inoltre è contenuto in prodotti quali termometri, otturazioni dentali e lampade a risparmio energetico.

L’esposizione al mercurio elementare può causare danni al cervello, ai reni e al sistema immunitario. Può avere un effetto negativo anche sullo sviluppo del feto in caso di gravidanza.

Inquinamento ambientale da pesticidi e cadmio

I pesticidi sono sostanze di natura chimica prodotte dalle industrie e utilizzate in agricoltura. Con la pioggia i pesticidi vengono lavati via dai campi e raggiungono le falde acquifere. L’esposizione prolungata ai pesticidi può avere un esteso impatto negativo sulla salute neurologica, riproduttiva e dermatologica.

Il cadmio è presente in particolar modo in Asia, come sottoprodotto delle attività minerarie e della produzione di pesticidi e fertilizzanti. Anche una minima quantità di cadmio può avere un impatto molto grave sulla salute. A causa dell’elevata tossicità, nel 2011, l’Unione europea ne ha proibito l’utilizzo per la produzione di gioielli, leghe e PVC. L’avvelenamento da cadmio, causato per inalazione di polveri e fumi o ingestione di suoi composti, causa rapidamente vertigini, gola secca e nausea.

Inquinamento industriale da radionuclidi

Il rilascio di radionuclidi nell’ambiente è principalmente dovuto a processi industriali. Di questi sono compresi anche l’estrazione di uranio, lo smaltimento dei rifiuti minerari, la produzione di energia nucleare, la creazione e i test sulle armi nucleari. E infine, la causa è anche lo sviluppo e l’utilizzo di prodotti di radiologia in campo medicale.

L’esposizione ai radionuclidi, per inalazione o ingestione orale, può avere gravi conseguenze sulla salute. Tra i possibili effetti ci sono nausea, vomito e mal di testa fino ai problemi cronici, come affaticamento, letargia, febbre, perdita di capelli, vertigini, disorientamento, diarrea, sangue nelle feci, pressione, sanguigna bassa, tumori.

Amianto come agente cancerogeno fatale

Tra i più dannosi inquinanti c’è l’amianto. L’amianto, detto anche asbesto, è stato messo al bando in Italia dal 1992 ed è responsabile del degrado ambientale e dell’inquinamento. È ancora presente in numerosi siti e micrositi pubblici e privati, come denuncia lo stesso Avv. Bonanni in Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia – Ed.2022“.

Inalare o ingerire le fibre killer causa gravissime malattie, di cui la più aggressiva è il mesotelioma: una neoplasia che può essere causata esclusivamente dall’esposizione all’asbesto. La capacità cancerogena dei minerali di amianto è confermata dalla monografia IARC, che analizza il nesso tra esposizione a dosi anche piccole di amianto e malattie amianto correlate.

Al fine di mappare i siti italiani contaminati da amianto, l’ONA ha creato un’applicazione a cui i singoli cittadini possono contribuire con le loro segnalazioni. L’App amianto incentiva la bonifica e rende possibile la prevenzione primaria, cioè evitare l’esposizione all’inquinamento da eternit per eliminare tutti i rischi per la propria salute.

Inquinamento ambientale: il caso dell’Ilva

L’ILVA, ora Acciaierie d’Italia S.p.A., è la società che produce acciaio, in particolare presso lo stabilimento ILVA di Taranto. Qui si attuarono l’utilizzo del carbone e di altri prodotti ILVA, come l’amianto, che hanno contaminato l’ambiente di Taranto e leso la salute dei cittadini e dei lavoratori. Sono stati diagnosticati:

  • 600 casi di mesotelioma nel periodo dal 1993 al novembre 2021 (complessivamente in Puglia negli ultimi venticinque anni sono stati censiti 1.600 casi di mesotelioma e di questi il 40% soltanto a Taranto);
  • 400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie ILVA;
  • 50% di cancri in più anche tra gli impiegati dello stabilimento, che sono stati esposti solo in modo indiretto;
  • 500% di cancri in più rispetto alla media della popolazione generale della città di Taranto, non impiegata nello stabilimento.

Inoltre, il tasso di incidenza del cancro dell’intera città di Taranto è superiore alla media di tutte le altre città italiane

Nel corso del recente convegno a Taranto del 27.11.2021, organizzato da ONA e dall’Avv. Ezio Bonanni, con l’USB, dal titolo “Danno da amianto, tutela preventiva, previdenziale e risarcitori” è stata ribadita la necessità e l’urgenza di bonificare lo stabilimento e di disinquinare.

Tutela dell’ambiente e assistenza per le vittime

Gli agenti inquinanti hanno un ruolo chiaro e provato scientificamente nel provocare direttamente alcune malattie, secondo un nesso di causalità ben definito. Per questa ragione le malattie professionali causate dall’esposizione agli agenti inquinanti danno il diritto alle prestazioni INAIL e all’integrale risarcimento dei danni.

L’ONA e l’Avvocato Bonanni sono in prima linea per difendere le vittime. Offrono assistenza legale, la tutela medica e l’assistenza psicologica a tutti coloro che sono stati esposti all’amianto e ad altri cancerogeni. Chiamando il numero verde o compilando il form si può richiedere la consulenza gratuita e avere tutte le informazioni sui propri diritti, previsti dalla legge, che devono essere salvaguardati.

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Sostenibilita’ ambientale: un concetto fondamentale

La sostenibilita’ ambientale è un concetto fondamentale. L’importanza della sostenibilita’ ambientale riguarda la capacità del nostro pianeta di rigenerare le proprie risorse e la sopravvivenza degli esseri viventi che lo abitano, compreso l’uomo.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto che gestisce il dipartimento dedicato ai pazienti di mesotelioma si occupa di lotta all’amianto e a tutti i cancerogeni. Offre assistenza legale, medica e psicologica ai lavoratori che hanno contratto il mesotelioma e a tutte le vittime di esposizioni dannose. Tutelare la salute, un diritto costituzionale, significa tutelare l’ambiente. Senza un ambiente sano infatti non è possibile garantire la salute.

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Cos’è la sostenibilita’ ambientale: definizione

La sostenibilita’ ambientale è il delicato equilibrio tra l’impiego delle risorse naturali e la loro capacità di rigenerarsi. Essa implica l’utilizzo oculato delle risorse terrestri, al fine di preservarle a lungo termine, evitando di arrecare danno agli ecosistemi.

La sostenibilità non si limita all’ambiente, ma riguarda anche il benessere delle comunità umane e la prosperità economica. Il concetto di sviluppo sostenibile, in particolare, promuove un modello di sviluppo che garantisca alle generazioni future le stesse risorse disponibili alle generazioni attuali.

Rilevanza della Sostenibilita’ Ambientale

Perché la sostenibilita’ ambientale è così importante? Di seguito, riassumiamo in modo conciso le quattro componenti essenziali della sostenibilità ambientale, suddivise nelle macrocategorie di Natura e Ambiente, Società, Economia e Cultura.

  1. Preservazione della natura: la sostenibilità ambientale preserva la diversità biologica, nota come biodiversità, e protegge la bellezza naturale del nostro pianeta.
  2. Qualità della vita umana: un ambiente sano ha un impatto positivo sulla nostra salute fisica e sul nostro benessere alimentare.
  3. Economia stabile: una gestione sostenibile delle risorse contribuisce a una stabilità economica a lungo termine, favorendo le generazioni future.
  4. Responsabilità generazionale: garantire un ambiente sostenibile è un dovere nei confronti delle generazioni future.

Cosa possiamo fare per promuovere la Sostenibilita’ Ambientale?

La sostenibilita’ ambientale richiede un impegno a lungo termine e comporta azioni concrete da parte di individui, comunità e governi. Ciascuno di noi può contribuire a preservare il nostro pianeta adottando pratiche sostenibili nella vita di tutti i giorni.

Ecco una serie di punti chiave per promuovere la sostenibilità ambientale nelle sue quattro componenti principali:

  1. Riduzione del Consumo Energetico
    • Efficienza energetica: l’uso di apparecchiature a basso consumo energetico e il miglioramento dell’isolamento delle abitazioni riducono il consumo di energia.
    • Energia rinnovabile: l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile aiuta a preservare le risorse terrestri, evitando l’esaurimento di risorse come i combustibili fossili. Dobbiamo investire in fonti di energia pulita che producono meno CO2 nell’ambiente e causano minor inquinamento.
  2. Risparmio dell’acqua
    • Gestione dell’acqua: ridurre il consumo d’acqua attraverso la riparazione di perdite, l’uso di rubinetti a basso flusso e docce efficienti è fondamentale, soprattutto in considerazione del cambiamento climatico in atto.
    • Raccolta dell’acqua piovana: Installare sistemi per raccogliere e utilizzare l’acqua piovana per scopi non potabili, come l’irrigazione, è fondamentale per evitare lo sfruttamento e lo spreco delle falde acquifere e contribuire alla lotta contro la siccità.
  3. Riduzione, Riutilizzo, Riciclo
    • Minimizzazione dei rifiuti: ridurre l’uso di prodotti usa e getta e preferire prodotti con imballaggi minimali contribuisce a ridurre la produzione di rifiuti. Consumare il meno possibile e senza eccessi aiuta inoltre a ridurre la produzione di rifiuti.
    • Riutilizzo: dare una seconda vita agli oggetti o agli indumenti anziché gettarli via promuove l’economia circolare. Questo principio è applicabile a moltissimi oggetti e prodotti di uso quotidiano.
    • Riciclaggio: separare e riciclare carta, plastica, vetro e metalli contribuisce a dare una seconda vita ai materiali.

Altri comportamenti individuali per migliorare la sostenibilita’ ambientale

  1. Mezzi di Trasporto Sostenibili
    • Trasporto Pubblico o Bicicletta: utilizzare il trasporto pubblico o la bicicletta anziché l’auto privata, soprattutto per i lunghi tragitti, contribuisce a ridurre le emissioni di CO2.
    • Auto Elettriche o Ibride: quando possibile, scegliere veicoli a basse emissioni o elettrici.
  2. Consumo Responsabile
    • Prodotti locali: preferire prodotti locali contribuisce a ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto.
    • Alimentazione Sostenibile: ridurre il consumo di carne e preferire cibi biologici e locali è un passo importante verso la sostenibilità ambientale.
  3. Sostegno alle Organizzazioni Ambientali
    • Donazioni e Volontariato: contribuire a organizzazioni ambientali o partecipare come volontari è un modo concreto per sostenere la causa ambientale.
  4. Consapevolezza ed educazione
    • Informarsi: mantenere se stessi informati sulle sfide ambientali attuali e sulle possibili soluzioni è fondamentale.
    • Educazione ambientale: insegnare ai giovani l’importanza della sostenibilità ambientale aiuta a creare futuri custodi del pianeta.

Sostenibilita’ Ambientale: iniziative a livello Europeo e Globale

La sostenibilita’ ambientale è diventata una priorità globale per affrontare le sfide ambientali sempre più urgenti. A livello europeo e mondiale, sono in corso sforzi significativi per promuovere la sostenibilità ambientale in diversi settori, dalla produzione energetica alla conservazione della biodiversità. Di seguito esploreremo cosa si sta facendo a livello europeo e mondiale per preservare il nostro pianeta per le generazioni future.

Accordo di Parigi e obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite

Un passo cruciale nella promozione della sostenibilità ambientale è stato l’Accordo di Parigi del 2015, sottoscritto da 196 paesi. L’obiettivo principale dell’accordo è limitare l’aumento della temperatura media globale a molto al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’obiettivo di limitarlo a 1,5°C.

Gli impegni dell’Accordo di Parigi includono la riduzione delle emissioni di gas serra e l’adozione di misure per adattarsi agli effetti del cambiamento climatico.

Parallelamente, le Nazioni Unite hanno stabilito gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), che comprendono obiettivi ambientali cruciali, come acqua pulita ed energia sostenibile, da raggiungere entro il 2030. Gli SDG forniscono una roadmap per affrontare le sfide globali, compresa la sostenibilità ambientale, coinvolgendo paesi, organizzazioni internazionali e la società civile.

Energia rinnovabile e riduzione delle Emissioni di Gas Serra

A livello europeo, l’Unione Europea (UE) si è posta l’ambizioso obiettivo di diventare climaticamente neutra entro il 2050. Questo implica bilanciare le emissioni di gas serra con azioni di rimozione, come la riforestazione. Per raggiungere questo obiettivo, l’UE sta investendo massicciamente in energia rinnovabile e tecnologie a basse emissioni di carbonio.

Un esempio è il “Piano Verde Europeo,” che mira a trasformare l’Europa in un continente a emissioni zero entro il 2050, attraverso investimenti nell’energia solare ed eolica, nell’efficienza energetica degli edifici e nella mobilità sostenibile.

Anche a livello globale, la transizione verso fonti di energia rinnovabile è in atto. Paesi come la Cina stanno aumentando la produzione di energia solare ed eolica, mentre molte nazioni si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia, resta ancora molto lavoro da fare.

Conservazione della Biodiversità e protezione degli Ecosistemi

La conservazione della biodiversità è un altro elemento cruciale della sostenibilità ambientale. A livello europeo, il “Piano per la Biodiversità 2030” mira a ripristinare gli ecosistemi danneggiati, proteggere la biodiversità e ridurre l’inquinamento. Questo piano promuove l’adozione di pratiche agricole sostenibili e il rafforzamento delle aree protette.

Anche a livello globale, esistono sforzi significativi per proteggere la biodiversità. Il “Protocollo di Nagoya” dell’UNESCO promuove l’accesso equo e la ripartizione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche. Inoltre, il “Decennio delle Nazioni Unite per la Riabilitazione degli Ecosistemi” mira a prevenire, fermare e invertire la degradazione degli ecosistemi in tutto il mondo.

Economia Circolare e riduzione dei Rifiuti

L’adozione di un modello economico circolare è un obiettivo importante per promuovere la sostenibilità ambientale. A livello europeo, l’UE sta lavorando per ridurre al minimo la produzione di rifiuti e promuovere il riciclaggio. L’obiettivo è ridurre l’uso di risorse vergini e diminuire l’impatto ambientale dei prodotti.

A livello globale, si stanno prendendo misure per ridurre i rifiuti plastici e promuovere la riciclabilità, coinvolgendo governi, aziende e individui.

Educazione ambientale e coinvolgimento della Società Civile

Promuovere la sostenibilità ambientale richiede anche un cambiamento culturale e comportamentale. L’educazione ambientale è fondamentale per aumentare la consapevolezza delle sfide ambientali e l’importanza delle azioni concrete.

La società civile svolge un ruolo cruciale nel promuovere la sostenibilità. Organizzazioni non governative (ONG), attivisti e cittadini possono fare pressione su governi e aziende per adottare politiche e pratiche più sostenibili.

Cosa stanno facendo i Paesi Emergenti per la Sostenibilità Ambientale?

I paesi emergenti, come Cina, Brasile e India, giocano un ruolo significativo nella discussione sulla sostenibilità ambientale, data la loro vastità geografica, la numerosa popolazione e l’importanza economica a livello globale. Tuttavia, le loro posizioni e azioni in materia di sostenibilità ambientale possono variare notevolmente.

Cina: sforzi per la Salvaguardia Ambientale

La Cina è il principale emettitore mondiale di gas serra, principalmente a causa della sua economia in rapida crescita, basata sull’industria pesante e il carbone. Tuttavia, la Cina sta compiendo sforzi significativi per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la sostenibilità ambientale. Alcune azioni chiave includono:

  • Transizione verso l’energia rinnovabile: La Cina sta investendo massicciamente in energia solare ed eolica ed è diventata il principale produttore e consumatore di pannelli solari e turbine eoliche.
  • Obiettivi ambiziosi: Il governo cinese si è impegnato a raggiungere la neutralità climatica entro il 2060, il che implica una significativa riduzione delle emissioni di gas serra.
  • Mercato delle Emissioni: La Cina ha istituito un sistema di mercato delle emissioni di carbonio per incentivare le imprese a ridurre le emissioni.
  • Elettrificazione dei Trasporti: Sta promuovendo la transizione verso veicoli elettrici per ridurre le emissioni legate al trasporto.

Brasile: Impatto Ambientale e sforzi di Conservazione

Il Brasile ospita l’immensa foresta pluviale dell’Amazzonia, rilevante per la sua biodiversità e il suo ruolo nel ciclo globale del carbonio. La posizione del Brasile sulla sostenibilità ambientale è complessa:

  • Il Brasile ha affrontato critiche per la deforestazione dell’Amazzonia, che contribuisce alle emissioni globali di carbonio. Tuttavia, ci sono anche sforzi locali per combattere questa deforestazione.
  • Il Brasile è noto per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l’energia idroelettrica e l’etanolo di canna da zucchero.
  • Fa parte dell’Accordo di Parigi ma è stato oggetto di critiche per il suo impegno a combattere la deforestazione.

India: affrontare le Sfide Ambientali

L’India, uno dei paesi più popolosi al mondo, sta affrontando sfide significative in materia di sostenibilità ambientale:

  • Energia Solare: sta investendo notevolmente nell’energia solare per affrontare le crescenti esigenze energetiche e ridurre le emissioni di gas serra.
  • Inquinamento dell’Aria: molte città indiane soffrono di gravi problemi di inquinamento atmosferico, e il governo sta cercando di affrontare questa sfida, sebbene molto resta da fare.
  • Accesso all’Energia: migliorare l’accesso all’energia per le comunità rurali è una priorità, ma l’India cerca di farlo in modo sostenibile, ad esempio attraverso l’energia solare.

Queste azioni rappresentano solo un quadro generale delle iniziative intraprese dai paesi emergenti e potrebbero essere soggette a cambiamenti nel tempo a seconda degli schieramenti politici. La sostenibilità ambientale è una sfida globale che richiede il coinvolgimento di tutte le nazioni per proteggere il nostro pianeta per le generazioni future. Il coinvolgimento attivo di tutte le nazioni per la sostenibilità ambientale è qualcosa su cui si sta lavorando con risultati ancora molto lontani da quelli auspicabili.

Sostenibilità ambientale e edilizia scolastica

La sostenibilita’ ambientale passa anche per l’edilizia scolastica. Molti edifici scolastici italiani risultano in uno stato di vetustà, oltre ad essere privi di piani antincendio e ristrutturazioni per l’efficienza energetica. Leggi tutto sull’edilizia scolastica.

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Inquinamento da plastica: cause, conseguenze e rimedi

Quando si parla di inquinamento ambientale il tema della plastica è un tema centrale. La produzione di plastica ha superato negli ultimi decenni la nostra capacità di gestirla, traducendosi in un grave inquinamento da plastica del mare. I fiumi come nastri trasportatori conducono la plastica in mare, una tale quantità da formare delle vere e proprie isole galleggianti di rifiuti.

La salvaguardia dell’ambiente e con essa la tutela della salute non possono non partire dalla plastica. Sono necessarie delle soluzioni efficaci per aumentare il riciclo della plastica e diminuirne consumo e utilizzo.

In questa guida scopriamo tutto sull’inquinamento da plastica, quali sono per inquinamento marino cause e conseguenze per l’ambiente marino e per la fauna e i possibili rimedi e soluzioni.

Che cos’è l’inquinamento da plastica?

La plastica è un prodotto sintetico a lunga conservazione formato da polimeri. Tra i prodotti dell’attività umana è uno di quelli che si degrada meno velocemente. Per essere completamente degradato sono necessari infatti centinaia di anni. Alcuni oggetti in plastica però si producono per essere utilizzati solo per alcuni minuti e una volta utilizzati rimangono sul nostro pianeta per centinaia di anni.

La plastica è contenuta in quasi tutti i prodotti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana. Se osserviamo attentamente ci accorgiamo infatti che è presente, anche in minima parte, quasi ovunque. Si calcola che negli ultimi 65 anni ne sono state prodotte 8300 milioni di tonnellate.

L’inquinamento da plastica colpisce tutti i paesi sviluppati e ancor più quelli in via di sviluppo. Questi posseggono sistemi peggiori per la raccolta dei rifiuti e il riciclo della plastica. Spesso il tema della salvaguardia ambientale è poi meno sentito che nei paesi occidentali, dove pure manca un’adeguata attenzione necessaria a far fronte al problema.

Cosa sono le microplastiche?

Una volta abbandonata senza essere opportunamente incenerita o riciclata la plastica si degrada in particelle sempre più piccole, da pochi centimetri a pochi micron. La microplastica è presente ovunque, negli Oceani e in cima all’Everest. La microplastica infatti si disperde nell’aria, entra a far parte dell’acqua potabile e nella catena alimentare degli animali acquatici e dell’uomo.

La plastica infatti è in grado di “risalire” la catena alimentare a partire anche dagli organismi più piccoli, come il plancton ed oggi è chiaro come essa faccia parte ormai della nostra dieta. Questo fatto dimostra ancora di più il legame tra ambiente e salute.

Se il mondo scientifico è in accordo su microplastiche e nanoplastiche ingerite attraverso l’alimentazione, l’acqua potabile e l’utilizzo di imballaggi di plastica per alimenti, i reali effetti di ciò sulla salute non sono ancora stati indagati a fondo. Pochissime ricerche hanno infatti finora studiato la capacità delle nanoplastiche di attraversare le barriere epiteliali delle vie aeree, del tratto gastrointestinale e della pelle per ridurre l’attuale incertezza nella valutazione del rischio per la salute umana.

Qui trovate uno studio sul rischio patogeno associato alle microplastiche in grado di trasportare agenti patogeni in mare.

Microplastiche nella placenta umana

Una ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche, pubblicata sulla rivista scientifica Environment International, analizza la presenza di microplastiche nella placenta umana.

 Lo studio, approvato dal Comitato etico, ha analizzato le placente di sei donne sane, tra i 18 e i 40 anni, con gravidanze normali, che hanno dato il loro consenso alla ricerca. I ricercatori hanno identificato nelle placente 12 frammenti di materiale artificiale, particelle tra i 5 e i 10 micron, cioè grandi come un globulo rosso o un batterio. Dei 12 frammenti, 3 sono stati chiaramente identificati come polipropilene (materiale con cui vengono realizzati per esempio le bottiglie di plastica e i tappi) e 9 di materiale sintetico verniciato.

“I rischi per la salute dei bambini che già alla nascita hanno dentro di sè delle microplastiche ancora non si conoscono – dice uno dei ricercatoti il Dott. Ragusa – bisogna continuare a fare ricerca. Ma già sappiamo da altri studi internazionali che la plastica per esempio altera il metabolismo dei grassi. Riteniamo probabile che in presenza di frammenti di microplastiche all’interno dell’organismo la risposta del corpo, del sistema immunitario, possa cambiare, essere diversa dalla norma”.

Inquinamento dei mari da plastica e altre cause

Si calcola che dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento del mare.

I 4/5 dei rifiuti di plastica nel mare entrano sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. Il resto è prodotto direttamente dalle navi che solcano i mari che siano esse pescherecci, votate al trasporto oppure navi da crociera votate al turismo.

La plastica che finisce in mare mette in pericolo l’intero ecosistema marino, le spiagge e la salute umana. L’oceano infatti ha un grande potere autodepurante sia per la composizione dell’acqua marina sia per la sua massa. Essa consente un’efficace diluizione e ossigenazione. Ciò non significa però che gli oceani siano in grado di depurare le tonnellate di plastica che sono costretti ad ingerire. In alcuni punti degli Oceani si sono create vere e proprie isole di rifiuti di plastica galelggianti che hanno la dimensione di uno stato.

In aggiunta, nei mari chiusi e lungo le coste la diffusione di sostanze inquinanti può provocare danni sia all’ecosistema marino sia alla salute dell’uomo, tanto che in alcune zone è vietata la balneazione.

Le fonti di inquinamento nel mare non si riducono alla plastica. Esistono per inquinamento marino cause uteriori. Le fonti più importanti dell’inquinamento delle acque marine sono gli scarichi urbani e industriali di sostanze organiche: attaccati da microrganismi che consumano ossigeno, questo finisce per essere tolto agli altri organismi marini. In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci.

Come funziona l’inquinamento marino da plastica?

La plastica nel suo processo di biodegradazione passa per diversi stati e dimensioni. Scambiata per pesce o per plancton viene ingerita dagli esseri viventi mettendone a repentaglio la salute. Polimeri di plastica si trovano in tutti i mari del mondo, dai ghiacci artici ai mari chiusi.

Come funziona l’inquinamento marino da plastica? Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione dell’acqua e delle correnti.

Questi frammenti possono raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro e costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini quando vengono scambiati per cibo.

Secondo gli studi più recenti sono 115 le specie marine a rischio, dai mammiferi agli anfibi, passando per i volatili. Le cause di morte sono soffocamento e ingestione, ma anche intrappolamento e ferite.

Le conseguenze: danni alla fauna

Se come abbiamo già detto, non sono ancora chiare le conseguenze dell’inquinamento da lastica e delle microplastiche per la salute dell’uomo, sono chiari i danni che l’inquinamento da plastica provoca nella fauna.

Sono circa 700 le specie, comprese quelle a rischio di estinzione, colpite dalla plastica. In primis se ne cibano gli uccelli marini. la conseguenze è l’intrappolamento o il soffocamento. Se ne cibano pesci e molluschi, crostacei e quasi tutte le specie acquatiche. Oltre all’intrappolamento e al soffocamento la plastica nello stomaco produce un senso di sazietà che porta l’animale a morire di fame.

Alcuni test hanno inoltre confermato danni al fegato, danni cellulari e disturbi del sistema riproduttivo che hanno indotto alcune specie, come le ostriche, a produrre meno uova.

Gli animali sulla terraferma hanno anche loro problemi con la plastica che vanno dall’ingestione accidentale all’intrappolamento.

I numeri della plastica

Riportiamo alcuni dati per avere più chiara la situazione dell’inquinamento da pladtica. Metà della plastica è stata prodotta solo negli ultimi 15 anni con un aumento esponenziale a partire dal 1950.

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono dalle nazioni costiere negli oceani. Equivale a buttare cinque buste di immondizia ogni 30 centimetri di costa in tutto il mondo.

Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli prolungando il tempo necessario alla degradazione di centinaia di anni.

Possibili soluzioni e proposte concrete

Le soluzioni e i rimedi per ridurre il problema dell’inquinamento marino da plastica non possono non passare per la riduzione della produzione e consumo di plastica.

Il consumatore stesso deve optare per prodotti con meno imballaggi. Per borse in stoffa, batterie ricaricabili, ridurre al minimo le convenzioni e l’acquisto di plastica mono uso.

La parola d’ordine è riusare e recuperare. Scegliere il vuoto a rendere, il vetro al posto della plastica. Inventare nuovi utilizzi per un oggetto che ha perso la sua funzione, acquistare quanto più possibile prodotti che non contengono plastica. Vasetti per lo yogurt in vetro o in carta riciclata. Imballaggi per alimenti prodotti dagli scarti di mais, scatole della pasta interamente in carta e senza inserti in plastica.

Adottare la raccolta differenziata e farlo con attenzione aiuta a garantire un corretto riciclo della plastica.

Oltre all’azione dei singoli, negli ultimi anni abbiamo assistito a progetti interessanti come The Ocean Cleanup, come #RethinkPlastic del network Plastic Oceans e a numerose attività di sensibilizzazione.

Purtroppo i sistemi per la raccolta dei rifiuti in mare funzionano bene con oggetti ancora di grandi dimensioni presso le coste ma non sono in grado di occuparsi delle plastiche già ridotte a litter o a microplastiche.

Politiche contro l’inquinamento marino da plastica

L’Italia ha rimosso dal mercato i cotton fioc prodotti con bastoncini di plastica sostituendoli con bastoncini biodegradabili, a partire dal 2019. Gli stati europei tra cui l’Italia hanno abolito l’uso delle shopper in plastica sostituendole con quelle biodegradabili, ma ancora molto c’è da fare.

Ripulire i fiumi, tra le principali fonti di rilascio di materiali plastici nelle acque salate di mari ed oceani dovrebbe essere nell’agenda degli stati a livello internazionale.

Purtroppo una recente risoluzione dell’Enviromental Assembly delle Nazioni Unite sul tema dell’inquinamento marino da plastica è stata rimandata al mittente. Questo da parte di Stati Uniti, Cina ed India, che figurano tra i maggiori produttori mondiali di rifiuti plastici.

Le politiche contro l’inquinamento marino da plastica incontrano le resistenze di interessi economici e industriali contrari a che vengano ridotti produzione e consumo di plastica. La strada per cambiare tali assetti e diminuire i rifiuti in mare e l’inquinamento idrico è ancora in salita.

Assistenza legale ONA per ril risarcimento dei danni subiti per l’inquinamento

L’Osservatorio Nazionale Amianto è schierato in prima linea per la tutela dell’ambiente e della salute. Offre assistenza medica e assistenza legale gratuita per la salvaguardia del benessere ambientale e collettivo. In particolare si occupa di difendere le tante vittime che hanno subito danni alla salute a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni.

Coloro che hanno subito una violazione del diritto alla salute e vogliono ricevere maggiori informazioni e la propria consulenza gratuita possono chiamare il numero verde 800 034 294 o compilare il form.

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Inquinamento termico: cause, conseguenze e soluzioni

L’inquinamento ambientale è caratterizzato da varie tipologie di inquinamento a seconda dell’agente inquinante che viene immesso nell’ambiente, in seguito alle attività umane. Che sia inquinamento da plastica, acustico, atmosferico o elettromagnetico, tutti i insieme vanno a comporre il quadro di un degrado ambientale preoccupante.

In questa guida ci occupiamo dell’inquinamento termico. Scopriamo cos’è, quali ne sono le principali fonti, le conseguenze ed i possibili rimedi. La salubrità dell’ambiente è legata al benessere e alla salute degli esseri umani e di tutte le forme viventi che popolano il pianeta.

Inquinamento termico: che cos’è?

L’inquinamento termico è un’anomalia della temperatura in un dato ambiente o in diversi ambienti. Consiste infatti nell’immissione di sostanze inquinanti che hanno come effetto quello del cambiamento di temperatura di un dato ambiente.

Esistono due tipi di inquinamento termico: uno diretto e uno indiretto. Nel primo caso immettendo energia termica nell’ecosistema scaturisce un importante innalzamento di temperatura istantaneo. Pensiamo per esempio all’acqua ad alte temperature riversata dalle industrie nei fiumi e nei piccoli corsi d’acqua.

Nel secondo caso gli effetti delle sorgenti inquinanti si ripercuotono invece indirettamente su scala globale. In questo caso le sorgenti inquinanti sono costituite da gas come l’anidride carbonica, il metano e gli idrocarburi alogenati. Esse causano inquinamento atmosferico ed insieme inquinamento termico. Il riscaldamento globale infatti altro non è che una gravissima forma di inquinamento termico.

Gli studiosi sono concordi nell’affermare che la stragrande maggioranza delle cause del cambiamento climatico sia in effetti indotta dall’inquinamento causato dalle attività antropiche che accelera a dismisura e aggrava una tendenza al riscaldamento propria di questo nostro tempo.

Un’altra causa non trascurabile di inquinamento termico, che influisce sulle temperature dell’ambiente è l’isola di calore urbana. Nei centri urbani, infatti, la temperatura risulta essere maggiore di 3,5-8 °C rispetto alle periferie o alla campagna a causa della cementificazione, dell’uso massiccio del riscaldamento e della densità abitativa e del traffico congestionato.

Cause dell’inquinamento termico

Tra le cause dell’inquinamento termico sono quindi rintracciabili cause dirette ed indirette. Tra le prime citiamo le immissioni nell’ambiente e negli ecosistemi di acqua e altre sostanze a temperature che alterano la normale temperatura di quegli ambienti. Questo tipo di inquinamento è causato da industrie e fabbriche in primis.

Fra le fonti indirette ci sono i gas, come l’anidride carbonica e gli inquinanti derivanti dai processi di combustione, che attraverso modalità indirette, come l’effetto serra, aumentano la temperatura dell’intero globo. Ad esse si aggiunge il calore generato dalle isole urbane, sempre più grandi e cementificate.

Le cause dell’inquinamento termico sono quindi sempre legate all’attività dell’uomo e dei paesi industrializzati o in fase di industrializzazione. Anche i vulcani, le sorgenti geotemiche e termali producono calore, ma lo fanno in misura più ridotta e sempre localizzata.

Inquinamento termico: quali sono le conseguenze?

Le conseguenze dell’inquinamento termico sull’ambiente e sulla salute dell’uomo hanno una portata che, senza rischio di esagerare, possiamo definire catastrofica. Qui di seguito analizziamo le conseguenze ambientali e sulla salute delle specie viventi nei vari ambienti de pianeta e nel dettaglio, senza tralasciare le conseguenze sulla salute dell’uomo.

Iniziamo parlando del mare e degli effetti dell’inquinamento termico su fauna e flora marina e sulla salute degli Oceani. Proseguiamo parlando di inquinamento termico in ambienti di acqua dolce e delle conseguenze indirette, ovvero dell’effetto serra e del cambiamento climatico.

Inquinamento termico nell’ambiente marino

La temperatura dell’acqua nei mari e negli oceani cambia molto lentamente, grazie alle enormi masse di acqua che possono ricevere grandi quantità di calore senza registrare grandi variazioni termiche.

La variazione però esiste e varia a seconda delle correnti che interessano oceani e mari ed è particolarmente evidente nei mari chiusi. Queste variazioni di temperatura mettono a repentaglio la biodiversità degli ecosistemi marini.

Le specie evolutesi per vivere in ambienti di mare caldo. E’ quello che sta succedendo nel Mediterraneo, il Mare Nostrum, dove assistiamo a due processi: la tropicalizzazione e la meridionalizzazione. Nell’ultimo caso fauna e flora un tempo presenti solo nelle aree più meridionali e calde del Mediterraneo si stanno spostando sempre più a nord. Chi fa snorkeling vede abitualmente pesci colorati come la donzella pavonina e il pesce pappagallo che in un passato molto recente non andavano più in là delle coste di Lampedusa. La tropicalizzazione riguarda invece specie tropicali che arrivano nel Mediterraneo per caso attraverso i trasporti o attraverso il Canale di Suez. Queste specie abituate ai mari tropicali riesco a sopravvivere grazie al riscaldamento del Mediterraneo e interagiscono con gli ecosistemi con stravolgimenti sull’intera catena alimentare.

La mancanza di ossigeno inoltre (derivante dal calore) e dall’innalzamento delle temperature determina la sofferenza di molte specie acquatiche. Cambia così la biosfera acquatica, le fonti di cibo, i periodi di riproduzione delle specie, si diffondono parassiti e nuove malattie.

Inquinamento termico in acqua dolce o salmastra

La stessa cosa succede negli ambienti acquatici di acqua dolce e salmastra (nei fiumi laghi e torrenti) dove vengono distrutti interi habitat. Ad essere minacciati non sono solo gli organismi che ci vivono ma anche le specie come uccelli, anfibi e invertebrati che si cibano di quelle specie o svolgono l’importante funzione riproduttiva in quelle acque.

La direttiva Habitat delle Comunità Europea dà le indicazioni a cui gli stati membri devono adattarsi per la protezione degli habitat delle specie a rischio ed in particolare degli uccelli. Molti di questi animali sono infatti molto specializzati e la distruzione degli habitat mette a repentaglio la loro sopravvivenza.

Riscaldamento globale: inquinamento ed effetto serra

Come già detto, l’inquinamento termico genera quello che notoriamente è conosciuto come effetto serra e riscaldamento globale. L’elevazione preoccupante delle temperature del pianeta è legata all’effetto dell’azione dei cosiddetti gas serra. Questi particolari gas permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera, nello stesso tempo però ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte delle radiazioni infrarosse che dovrebbero fuoriuscire dall’atmosfera terrestre, proprio come farebbe una serra.

Le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento delle acque, fenomeni atmosferici estremi e stravolgimento dell’intero ciclo dell’acqua e dei venti che comporta la scomparsa della vita sulla Terra così come la conosciamo oggi.

Conseguenze sulla salute

Gli ultimi dodici anni sono stati tra i più caldi mai registrati. Da qui derivano svariate problematiche di salute che coinvolgono l’essere umano e che aggravano patologie pregresse. Pensiamo per esempio ai problemi cardiovascolari: le temperature alte provocano un maggior lavoro a carico del sistema respiratorio, e una maggiore attività per il mantenimento costante della temperatura corporea.

A lungo termine invece il benessere e la salute dell’uomo potrebbe essere minacciato da un completo stravolgimento delle risorse idriche e alimentari e degli equilibri degli ecosistemi, con proliferazione di nuove malattie e pandemie, carenza di acqua, desertificazione e carenza dei raccolti.

Quali sono i rimedi all’inquinamento termico?

Le forze politiche in gioco hanno emanato normative a livello nazionale e locale per fronteggiare il fenomeno dell’inquinamento termico.

Per gli scarichi idrici, le vigenti leggi in materia impongono il rispetto dei seguenti termini:

  • nel punto di immissione nelle acque la temperatura non deve essere superiore ai 35 °C;
  • entro i mille metri dal punto di immissione dello scarico, la variazione di sovralzo termico deve essere al massimo di 3 °C rispetto alla temperatura del corpo naturale.

L’utilizzo di impianti di raffreddamento è essenziale al mantenimento delle temperature, connesso all’utilizzo di energie rinnovabili. Gli incentivi e le politiche nazionali in Europa si stanno muovendo nella direzione dell’utilizzo delle rinnovabili a scapito delle non rinnovabili e dei combustibili fossili. La strada da fare però nella riduzione del traffico e nel passaggio a una mobilità sostenibile, degli scarichi, dell’inquinamento da combustione e nella diminuzione della produzione industriale a favore di un’industria etica centrata sul riutilizzo e la manutenzione sono ancora molti.

Assistenza legale gratuita per il risarcimento danni da inquinamento

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Inquinamento del suolo: cause, conseguenze e soluzioni

L‘inquinamento del suolo è una delle forme di inquinamento ambientale più gravi. La vita sul nostro pianeta è strettamente connessa alla presenza di suolo fertile e sano. Da esso dipende l’equilibrio degli ecosistemi e la ricchezza di biodiversità. L’inquinamento del suolo può intaccare le falde acquifere e le riserve d’acqua e influenza la qualità di quello che mangiamo.

In questa guida scopriamo tutto sull’inquinamento del suolo, quali sono le cause e le conseguenze e quali i possibili rimedi per la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute.

Cos’è l’inquinamento del suolo?

L’inquinamento del suolo consiste nella presenza di agenti chimici e tossici che alterano il suolo. Essi possono essere di origine naturale o sintetica, ma in tutti i casi hanno effetti negativi sugli organismi viventi, con dirette conseguenze sulla catena alimentare, la salute e il benessere.

Questo tipo di inquinamento può essere anche meramente fisico. In questo caso è rappresentato dalle alterazioni del suolo che favoriscono smottamenti ed erosione e in generale un’importante diminuzione di suolo fertile.

Perché il suolo è importante?

Ma andiamo con ordine: che cos’è il suolo e percjé è così importante? Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, formato da componenti organiche e minerali, in forma liquida, gassosa o solida.

Secondo gli studi più recenti, perdiamo circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile all’anno. Come già detto nell’introduzione a questa nostra guida, un suolo inquinato e contaminato ha implicazioni sul nostro cibo, sull’acqua che beviamo e sull’aria che respiriamo.

Senza suolo fertile, è impossibile garantire la vita e il benessere delle popolazioni umane. Attraverso il dilavamento del suolo, inoltre, l’inquinamento si trasferisce anche ai corsi d’acqua e, attraverso le piogge, alle falde acquifere, causando indirettamente inquinamento idrico.

La scarsità di suolo fertile altera interi ecosistemi innescando una tendenza grave alla desertificazione. Essa favorisce il riscaldamento globale entrando a far parte di un circolo vizioso e pericoloso.

Cause dell’inquinamento del suolo

Tra le principali cause dell’inquinamento del suolo ci sono i rifiuti solidi, liquidi e gassosi, direttamente provenienti dalle attività antropiche. Oltre ai rifiuti domestici ci sono quelli speciali derivanti dalle attività industriali. Come per esempio idrocarburi e rifiuti contenenti diossine, metalli pesanti e solventi organici. Essi sono troppo spesso i protagonisti indiscussi di veri e propri disastri ambientali perpetrati nella maggior parte dei casi dalle ecomafie e che alimentano il business degli ecoreati e il degrado ambientale, con gravi danni per la salute e l’ambiente.

prodotti fitosanitari utilizzati per combattere le principali aggressioni alle piante nell’agricoltura intensiva sono uno dei principali responsabili dell’inquinamento del suolo. Essi causano anche inquinamento idrico e sono responsabili di danni alla salute attraverso l’ingestione dei pesticidi. Causano inoltre malattie professionali agli agricoltori e a chiunque venga in contatto con i pesticidi tossici.

Le scorie radioattive in una quantità prestabilita da autorità competenti viene rigettata nell’ambiente dalle industrie nucleari. L’estrazione dell’uranio, il riprocessamento e lo stoccaggio delle scorie radioattive generano anch’essi un inquinamento radioattivo. In aggiunta ci sono i disastri ambientali dovuti a malfunzionamenti e incidenti di impianti nucleari (Fukushima, Cernobyl, Three Mile Island, ecc.).

A questi si agigungono anche i residui inutilizzabili di scorie radioattive che vengono sepolti in fosse oceaniche profonde o, in alcuni casi, interrati in zone geologicamente sicure e stabili.

Conseguenze dell’inquinamento del suolo

L’inquinamento del suolo può avere conseguenze disastrose sugli ecosistemi. L’alterazione del metabolismo dei microrganismi e artropodi che vivono in un dato terreno può determinare l’eradicazione di una parte della catena alimentare primaria, con conseguenze su tutta la catena alimentare.

Esiste poi il fenomeno del bioaccumulo, un fenomeno attraverso il quale i pesticidi e in generale i patogeni inquinanti si accumulano nei corpi e in determinati organi degli animali esposti entrando nella catena alimentare o favorendo problemi di salute che mettono a rischio le specie.

Gli inquinanti alterano il metabolismo delle piante, il cui risultato più comune è la diminuzione della produzione di raccolto che favorisce a sua volta i fenomeni di erosione.

La diminuzione di biodiversità causata dall’inquinamento del suolo e dai processi a catena che innesca mette a repentaglio gli ecosistemi rendendoli più fragili e meno resilienti, esposti a malattie e meno capace di adattarsi ai cambiamenti.

Effetti sulla salute dell’uomo

L’ingresso di sostanze tossiche nella catena alimentare (ad esempio tramite gli animali che hanno pascolato su un terreno inquinato o il consumo di ortaggi) e l’inalazione di composti vaporizzati o l’ingestione di acqua contaminata hanno rilevanza tossicologica.

L’entità del danno biologico alla salute dell’essere umano è legata alla natura chimica del contaminante, dipende quindi dal tipo di patogeno. Oltre all’agente chimico presente infuiscono sul tipo di danni: la modalità di esposizione, la quantità di contaminante presente, la durata dell’esposizione e fattori genetici individuali e di salute generale.

Il piombo, per esempio, è particolarmente pericoloso per i bambini piccoli. Essi hanno un alto rischio di sviluppare danni cerebrali e al sistema nervoso.

Molti solventi clorurati provocano danni epatici, renali e depressione del sistema nervoso centrale. Esiste poi un intero spettro di ulteriori effetti sulla salute. Tra questi: mal di testa, nausea, affaticamento, irritazione oculare e rash cutanei.

L’inquinamento del suolo è responsabile, insieme ad altri fattori, della perdita di biodiversità la quale è connessa anche alle capacità della medicina e della ricerca di creare farmaci e medicinali sperimentali.

Inquinamento del suolo in Europa e nel mondo

Nel continente europeo ci sono circa 2,8 milioni di siti industriali di cui si sospetta la contaminazione. La superficie agricola rappresenta il 25% del totale della superficie europea, e circa l’80% contiene residui chimici. Un discorso a parte merita l’inquinamento del suolo causato dalle ecomafie e dal sotteramento di rifiuti speciali pericolosi con modalità illegali, mettendo a repentaglio falde acquifere e raccolti.

In America Latina e in Asia ci sono alcuni dei Paesi che fanno più uso di pesticidi al mondo e solo il 30-40% delle acque reflue risulta trattato. Non sempre inoltre i Paesi sono dotati di normative atte a contrastare l’inquinamento idrico e del suolo.

In generale, l’industria è la principale responsabile dell’inquinamento del suolo in Europa occidentale e nord America. L’agricoltura è il maggior problema di America meridionale, Europa orientale e Asia, mentre l’estrazione mineraria influisce nella regione dell’Africa Subsahariana.

Rimedi e normativa

Il rimedio principale all’inquinamento del suolo consiste nell’attuazione di corrette politiche di gestione dei rifiuti.

L’inquinamento del suolo può essere contrastato col rimboschimento dei territori forestali o mediante procedimenti di bonifica e contrastando la deforestazione. La porzione di terreno inquinata può essere rimossa tramite escavazione e posta in zona di confinamento in modo che non si abbiano rischi per gli esseri umani o ecosistemi sensibili vicini.

Qui trovate la puntata di ONA TV su ambiente e transizione ecologica, un’opportunità per un modello di sviluppo sostenibile.

Risoluzione ONU 3/6

La sfida più importante individuata dall’ONU per il prossimo decennio (2021-2030) riguarda il restauro degli ecosistemi. Il report “Global assessment of soil pollution” (Valutazione globale dell’inquinamento del suolo) è il punto di arrivo di un lungo processo iniziato nel 2017, anno di approvazione della risoluzione ONU 3/6 sulla “gestione dell’inquinamento del suolo per realizzare uno sviluppo sostenibile”. La risoluzione è stata approvata da 177 Paesi. Ha permesso alle principali Agenzie ONU di riunirsi nel Simposio Globale sull’inquinamento del suolo. Un primo passo verso la realizzazione di un documento globale onnicomprensivo, in grado di orientare le scelte politiche ed economiche sul tema.

Richiedi l’assistenza gratuita ONA

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Disastro ambientale: definizione e la situazione in Italia

In questa guida scopriamo cos’è un disastro ambientale e quali sono le caratteristiche per definirlo tale. Approfondiamo cosa sono dal punto di vista naturalistico e giuridico e penale. Inoltre ripercorreremo alcuni dei disastri ambientali che hanno coinvolto l’Italia.

I danni da disastro ambientale in Italia

Un disastro ambientale dopo l’altro ha caratterizzato la storia italiana, a partire dalla rivoluzione industriale. I responsabili dei disastri ambientali sono molto spesso le ecomafie.

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto ha spesso denunciato, grazie all’azione del suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, casi di disastro ambientale. Sono molti, infatti, i siti contaminati in Italia. In questi luoghi molti lavoratori hanno subito gravi danni alla propria salute. Per questo l’associazione è in prima linea per difendere tutte le vittime.

Significato di disastro ambientale: definizione

Cos’è un disastro ambientale? Il disastro ambientale si differenzia dal disastro naturale e dall’inquinamento ambientale. Perché il fenomeno possa essere definito disastro ambientale deve avere una vasta ricaduta su ambiente e salute degli organismi che lo abitano, compreso l’uomo. In particolare deve risultare catastrofico per assumere quello di disastro significato in base a:

  • la numerosità degli organismi viventi coinvolti;
  • la gravità degli effetti su tali organismi;
  • vastità del territorio interessato.

Quando le cause del disastro sono da rintracciarsi nelle attività umane si parla di disastro ambientale. Quando invece le cause sono naturali viene definito disastro naturale o calamità naturale. Il confine tra i due però può essere labile. Molto spesso i disastri naturali sono infatti amplificati dalle attività antropiche. Per esempio la deforestazione in una determinata area può trasformare una pioggia di bassa intensità nell’artefice di una frana devastante e, quindi, di un disastro.

Disastro ambientale dal punto di vista giuridico e penale

Prima dell’introduzione della L. 68/2015 non esisteva nel nostro ordinamento un precetto che potesse direttamente tutelare il bene “ambiente”. In giurisprudenza veniva usato quindi il delitto di “disastro innominato”, previsto all’art. 434, comma 2, c.p., a presidio dei fatti più gravi di inquinamento ambientale che non rientravano nell’elenco dei disastri previsti dallo stesso articolo 434 c.p. I Giudici della Corte Costituzionale lo avevano definito come un evento distruttivo in grado di produrre effetti dannosi gravi e costituente un pericolo per la vita e l’incolumità fisica di un numero indeterminato di persone.

Poi la legge 22 maggio 2015, n. 68, ha introdotto una riforma di ampio respiro del diritto penale dell’ambiente. Questa riforma ha permesso l’adeguamento dell’ordinamento italiano alla normativa europea in materia di ambiente, in particolare alla direttiva 2008/99/CE. Quest’ultima aveva strutturato l’apparato sanzionatorio su fattispecie causali di danno o di pericolo concreto e non su pericoli astratti, come la legge italiana fino ad allora.

Il Titolo VI bis, nel Libro II, è dedicato ai Delitti contro l’ambiente e introduce cinque figure delittuose legate all’ambiente:

  • inquinamento ambientale (art. 452 bis, aggravato ai sensi del successivo articolo quando dall’inquinamento siano derivate morte o lesioni);
  • disastro ambientale (art. 452 quater), punibile anche a titolo di colpa (art. 452 quinquies);
  • traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (art. 452 sexies);
  • impedimento del controllo (art. 452 septies);
  • omessa bonifica (art. 452 terdecies).

I disastri ambientali in Italia: Art. 452 quater c.p.

Il delitto di disastro ambientale è disciplinato dall’art. 452-quater c.p. Esso prevede che:

Fuori dai casi previsti dall’articolo 434, chiunque abusivamente cagiona un disastro ambientale è punito con la reclusione da cinque a quindici anni. Costituiscono disastro ambientale alternativamente:

  • alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema;
  • l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali;
  • l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo.

Quando il disastro è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno di specie animali o vegetali protette, la pena è aumentata”.

A differenza del disastro innominato, il reato di disastro ambientale è punibile indipendentemente dalla lesione o messa in pericolo della vita umana. La componente ambientale viene vista così in un’ottica eco-centrica della tutela stessa e slegata dal punto di vista antropocentrico.

Inquinamento e disastro ambientale: la pena

Il reato di inquinamento ambientale e quello di disastri ambientali Italia sono disciplinati rispettivamente dagli articoli 452-bis c.p. e 452-quater c.p., entrambi introdotti dalla legge 68 del 22 maggio 2015 (Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente).

Per il primo è prevista la reclusione da due a sei anni e la multa da euro 10.000 a euro 100.000 per chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo, di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. Invece, per il secondo è prevista la reclusione da cinque a quindici anni.

Non sempre è facile distinguere il reato di inquinamento ambientale da quello di disastro ambientale. La sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sez. III, n. 46170 del 3 novembre 2016, ha fatto chiarezza sottolineando come la reversibilità o meno del fenomeno inquinante sia un elemento fondamentale per distinguere le due fattispecie.

Il termine “ecoreato“, invece, è un termine di derivazione giornalistica. Indica tanto i disastri naturali quanto il reato di inquinamento ambientale, purché si intenda una deturpazione ambientale ed ecologica.

Il problema delle ecomafie in Italia

La parola ecomafia è un neologismo coniato da Legambiente. Viene usata per definire le attività illecite da parte di organizzazioni criminali a stampo mafioso che provocano danni all’ambiente. Le attività delle ecomafie comprendono abusivismo edilizio, smaltimento illegale di rifiuti, incendi boschivi e illegalità su vasta scala degli alimenti. Il business delle ecomafie è un business milionario secondo solo a quello della droga.

Il Rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2021, nonostante il calo dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine in relazione alla pandemia da Covid-19, evidenzia che i crimini ambientali sono stati lo 0,6% in più rispetto all’anno precedente.

Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, dove sono stati 16.262 (il 46,6 per cento del totale), con 134 arresti: nel 2019 erano stati soltanto 86. Nel complesso, il mercato illegale pesa sull’economia per 10,4 miliardi di euro”.

Si aggiungono 4.233 reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%) e 8.193 quelli contro gli animali. L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che solo nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente.

Disastri ambientali esempi, ecomafie e rifiuti

Numerosi sono gli ecoreati che si sono susseguiti nel nostro Paese in relazione allo smaltimento di rifiuti speciali. Attraverso il rogo e lo smaltimento illegale di rifiuti tossici o radioattivi si sono causati numerosi disastri ambientali.

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) riporta i numeri che riguardano il rogo dei rifiuti da parte delle ecomafie. Una tonnellata di rifiuti bruciati produce ben 1,8 tonnellate di CO2. Ogni tonnellata, per essere smaltita, prevede un costo tra i 160€ ai 240€.

Crisi dei rifiuti e discariche abusive

Tra gli esempi di disastro ambientale c’è quello della discarica di Trebiciano, inaugurata nel 1958 a Trieste. Qui, fino agli anni ’70, furono conferiti in modo incontrollato rifiuti di ogni genere, contaminando le acque del sottostante fiume sotterraneo Timavo. Invece, nel 1979 a La Spezia inizia il conferimento di rifiuti nella discarica di Pitelli, dove verranno conferiti abusivamente anche rifiuti tossici.

Dal 1994 inizia a manifestarsi la crisi dei rifiuti in Campania, che da allora si è ripetuta periodicamente ed è tuttora parzialmente irrisolta. Sono molti i morti per tumori e altre patologie nell’area nota come Terra dei Fuochi, a causa dello sversamento nell’ambiente di rifiuti tossici industriali e della combustione incontrollata di rifiuti, con il coinvolgimento della camorra nelle attività di smaltimento dei rifiuti.

Nel 2007 nel bacino idrografico della Val Pescara si scopre una decennale attività di occultamento di rifiuti tossici che ne fa la discarica abusiva di rifiuti tossici maggiore d’Italia.

Nel 2016 c’è stata una crescita esponenziale degli ecoreati legati ai rifiuti nel Nord Italia. Il nome dell’operazione di polizia che ha portato al sequestro di ben 4 aziende, con 29 persone indagate per crimini ambientali, è stato Escalation: 180.000 tonnellate di rifiuti, tra cui anche rifiuti speciali.

A Cogoleto l’aumento della mortalità per tumori è causato dalla Stoppani, con 92.000 m³ di fanghi tossici stoccati nella discarica di Pian di Masino, contenenti elevate quantità di metalli pesanti. Le concentrazioni di cromo esavalente nelle acque di falda sono risultate 64.000 volte superiori al limite.

Disastri ambientali: Siti di Interesse Nazionale

In Italia i cosiddetti Siti di Interesse Nazionale (SIN), sia a terra sia in aree marine, individuati in base alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti e del loro impatto ambientale, devono ancora essere bonificati. La superficie complessiva a terra dei SIN è di circa 170.000 ettari e rappresenta lo 0,57% della superficie del territorio italiano. L’estensione complessiva delle aree a mare ricomprese nei SIN è di circa 77.000 ettari. L’ISPRA aggiorna costantemente il numero di questi siti.

Tra i siti da bonifica appare anche Biancavilla in Sicilia, sede di una miniera a cielo aperto di fluoro-edenite, un minerale asbestiforme come i minerali di amianto. Infatti anch’esso provoca malattie amianto correlate, come il mesotelioma. Dopo la messa al bando dell’amianto, avvenuta con la legge 257 del 1992, le esposizioni continuano a causa del cogente ritardo nella bonifica dei siti contaminati, come denuncia “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – Ed. 2022“.

La lista dei disastri ambientali che coinvolge il nostro Paese è lunga. Oltre ai disastri ambientali causati dalle ecomafie e dallo smaltimento illecito dei rifiuti tossici, ha un grande primato in disastri ambientali il settore industriale, ma anche quello militare gioca un ruolo di primo piano.

Per esempio vi è il caso del Poligono sperimentale di addestramento interforze del 2011, dove l’uso di proiettili a uranio impoverito nelle esercitazioni militari sarebbe stato responsabile di molti casi di tumori, leucemie e altre gravi patologie fra la popolazione civile. L’utilizzo di uranio impoverito usato nelle esercitazioni militari provoca danni ai reni, pancreas, stomaco e intestino, e ha effetti citotossici, carcinogeni e teratogeni.

Eternit e disastro ambientale causato dall’amianto

Il primo della lunga lista di disastri ambientali che hanno visto protagonista l’Italia è quello causato dall’amianto. Nel 1906 è iniziata, a Casale Monferrato, la produzione di fibrocemento Eternit, da parte dell’omonima ditta svizzera. Le lavorazioni porteranno a molti morti tra i lavoratori, i loro familiari e i residenti nei pressi dello stabilimento.

Oltre al mesotelioma (pleuricoperitonealepericardico e della tunica vaginale del testicolo), manifestarono asbestosi, il tumore ai polmoni, alle ovaielaringefaringecolon retto e altre patologie amianto correlate. Infatti i minerali di asbesto, sia serpentini sia anfiboli, sono dei potenti cancerogeni, come ribadito nell’ultima monografia IARC.

Eternit, il processo del secolo e la difesa delle vittime

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L’Avv. Ezio Bonanni è stato difensore di parte civile nel processo Eternit I fin dal 2004, data di inizio delle indagini. Nel primo grado (sentenza del Tribunale di Torino 13.02.2012), il magnate è stato condannato per il reato di disastro ambientale. In secondo grado (Corte d’Appello di Torino 03.06.2013), la sua condanna è stata estesa alle statuizioni civili, anche per altre vittime rispetto a quelle di primo grado.

Dopo l’assoluzione del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, nel processo Eternit, per prescrizione, l’Avv. Ezio Bonanni e l’ONA hanno organizzato nell’immediato l’assemblea pubblica a Casale Monferrato e si sono costituiti parte civile nel processo Eternit bis (in fase dibattimentale sia a Torino sia a Napoli), chiedendo la condanna di Stephan Schmidheiny alla pena di giustizia.

Ha trattato la questione del processo Eternit l’Avv. Ezio Bonanni durante la conferenza di Casale Monferrato del 16.02.2015.

Eternit bis, il processo del secolo continua

conferenza torino eternit processo del secolo

Il processo Eternit è tutt’ora in corso. Il 2 marzo 2022 la Procura di Napoli ha chiesto per l’imputato 23 anni e 11 mesi di reclusione. Ma Stephan Ernest Schmidheiny, accusato della morte per amianto di 6 lavoratori e altre 2 persone, è stato condannato soltanto per uno di questi decessi. Il reato, da omicidio volontario, è stato derubricato, nella sentenza del processo Eternit bis Napoli, in colposo e l’imprenditore magnate dell’Eternit ha avuto una pena a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Approfondisce ancora la questione durante la conferenza di Torino “Eternit: il processo del secolo” del 26.10.2016. Proprio in questa occasione l’Avv. Bonanni chiarisce come “la condotta nel disastro ambientale sia la messa in pericolo della salute di un determinato numero di cittadini, la condotta dell’omicidio è quando si determina la morte di alcuni cittadini“.

Nel 1918 inizia lo sfruttamento dell’amiantiera di Balangero che continuerà fino al 1990, causando molte vittime fra lavoratori e residenti nella zona.

Disastri ambientali a opera delle industrie

L’industria è stata ed è protagonista di enormi disastri ambientali. Nel 1916 è la volta del mercurio che coinvolge lo stabilimento Rosignano Solvay per la produzione di soda caustica e successivamente di altri prodotti chimici. Dalla data di apertura dello stabilimento vengono scaricate in mare sostanze tossiche (arsenico, cadmio, nichel, piombo, zinco, cloroetano e soprattutto mercurio). Questi scarichi hanno creato il fenomeno delle spiagge bianche di Rosignano.

Nel 1926 al Lago d’Orta inizia l’inquinamento dovuto a scarichi di solfati di rame e ammonio di una industria tessile per la produzione di rayon con il processo cupro-ammoniacale. In pochi anni il lago diventa invivibile per la maggior parte degli organismi pelagici e bentonici.

Nel 1932 a Brescia, presso lo stabilimento chimico Caffaro, acquisito dalla Monsanto, inizia la produzione di policlorobifenili, causando gravissimi problemi d’inquinamento ambientale e gravi malattie tra lavoratori e residenti nei dintorni. La produzione continuò fino al 1983, quando i policlorobifenili furono vietati in Italia.

Dal 1970 a Porto Marghera le industrie chimiche della zona riversano cloruro di vinile monomero, idrocarburi clorurati e metalli pesanti nella laguna. I responsabili dei fatti, processati negli anni 2000 e con sentenza di Cassazione a maggio 2007, godono della prescrizione dei reati commessi.

I danni ambientali del settore petrolchimico

Nel 1956 ad Augusta entrò in funzione il polo petrolchimico siracusano che provocò gravissimi danni ambientali e un incremento delle malformazioni e dei tumori tra gli abitanti della zona.

Dal 1962 a Savona l’ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) riversa nell’ambiente ingenti quantità di anidride solforosa, benzene e fenoli, sterilizzando una vasta area. Nel 1988 un incidente induce il Ministro dell’Ambiente, Giorgio Ruffolo, a decretare una prima chiusura dell’impianto, che poi definitivamente cesserà l’attività nel 1997.

Nel 1965 entrò in funzione il polo petrolchimico di Gela che continua a causare un forte inquinamento ambientale e la distruzione dell’ecosistema costiero.

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Infine nel 1964 a Taranto entrò in funzione il primo altoforno dello stabilimento siderurgico costruito dall’Italsider, poi ILVA, dal quale fuoriuscirà una quantità di diossine superiore a quella fuoriuscita a Seveso in 50 anni di attività. A Taranto continuano i tumori, in particolare nel quartiere Rione Tamburi, mentre l’avvelenamento del bestiame e delle cozze ha provocato la rovina degli allevatori e dei mitilicoltori.

L’ILVA di Taranto è una delle pagine più buie del nostro Paese e l’inquinamento continua, anche dopo il sequestro del sito industriale nel 2012. Più volte i giudici hanno sottolineato come l’azienda abbia portato avanti l’idea del profitto, nonostante da tempo conoscesse i pericoli legati alla produzione dell’acciaio con quel processo e quelle attrezzature. Su questo argomento è intervenuto l’Avvocato Ezio Bonanni, durante l’incontro “Danno da amianto, tutela preventiva, previdenziale e risarcitoria!” del 27.11.2021.

Disastro ambientale e danni alla salute

Varie indagini e studi scientifici hanno messo in luce una forte correlazione tra i fenomeni criminogeni e il numero di malati oncologici. Basti pensare al territorio campano dove esiste un luogo nominato il “triangolo della morte” in cui il tasso di mortalità dovuto al cancro è altissimo.

I disastri ambientali causati dalle industrie chimiche hanno indotto un aumento della mortalità per tumore e altre gravi malattie, diverse a seconda delle sostanze coinvolte causato dal disastro. L’inquinamento delle falde acquifere causato dai disastri ambientali causa e continua a causare malattia.

Per questo l’ONA ha tra gli obiettivi la tutela dell’ambiente. Sono un ambiente sano è il preludio per una vita sana dei cittadini. Sono molte le vittime di esposizioni a luoghi contaminati che subiscono danni irreversibili alla propria salute. A loro sono rivolti i servizi gratuiti di assistenza medica e assistenza legale. Per avere maggiori informazioni e richiedere subito la propria consulenza gratuita basta chiamare il numero verde o compilare il form.

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Inquinamento elettromagnetico: cause e come proteggersi

In questa guida scopriamo cos’è l’inquinamento elettromagnetico e come proteggersi dai danni delle onde elettromagnetiche, cause, conseguenze e rimedi. Scopriamo anche tutto sulla tutela legale dei diritti, oltre che di salute e ambiente, in caso di esposizione lavorativa a inquinamento da onde elettromagnetiche.

I danni dell’inquinamento elettromagnetico

In questo momento storico si parla molto di inquinamento elettromagnetico. In particolare si discute delle criticità ad esso legate, tra critiche e apologie. Con il 5G e la necessità di incrementare la presenza di antenne per il ricevimento del segnale sul territorio italiano, il tema infatti è diventato ulteriormente attuale.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e il presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, si occupano di assistenza medica e assistenza legale degli esposti a tutte le sostanze tossiche e cancerogene, a causa dei quali subiscono danni alla propria salute. Per questo i loro diritti devono essere difesi.

Inquinamento elettromagnetico: che cos’è?

Cos’è l’inquinamento elettromagnetico? L’inquinamento elettromagnetico è provocato da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. Si tratta di quelle radiazioni con un intervallo di frequenze che va da 0 Hz (campi statici) alle frequenze della radiazione visibile (laser e luce incoerente). Al contrario delle radiazioni ionizzanti, esse non hanno la capacità di alterare il DNA, ma possono provocare anch’esse danni alla salute.

Le radiazioni non ionizzanti fanno parte del nostro ambiente. Esiste infatti un fondo elettromagnetico naturale. A partire dal secolo scorso il fondo elettromagnetico terrestre è aumentato con l’utilizzo di tecnologie che usano le radiazioni non ionizzanti.

Con l’utilizzo dei radar durante la Seconda guerra mondiale vennero scoperti i primi evidenti effetti termici delle microonde (malattia dei radaristi). Dalla stessa tecnologia sono nati i forni a microonde e le infrastrutture di telecomunicazioni, come la radiodiffusione e la telediffusione, i ponti radio, le reti per la telefonia cellulare, i telefoni cellulari e gli apparati wireless.

5G e l’aumento del numero di antenne

Il 5G, in funzione in Italia dal 2020, ha una velocità di download molto elevata e un tempo di latenza molto basso. Prevede un aumento del numero di antenne e, di conseguenza, un incremento dell’inquinamento elettromagnetico. La tecnologia 5G fa uso di bande di frequenze molto più alte rispetto a quelle in uso. Ma gli effetti biologici e sanitari sull’uomo di queste frequenze sono ancora poco conosciuti.

Come proteggersi dal 5G o come difendersi dal 5G? Il prof. Alessandro Miani, presidente della SIMA e docente di Prevenzione Ambientale all’Università di Milano ha spiegato che “la ricerca scientifica non ha fornito ad oggi assicurazioni assolute circa l’impatto sulla salute delle emissioni elettromagnetiche, ai livelli che si possono incontrare negli ambienti di vita. La penetrazione superficiale di tali onde potrebbe diventare un pericolo per gli occhi e la pelleInoltre, esse potrebbero dar luogo a un aumento dei livelli delle correnti indotte trasportate all’interno del corpo umano”.

Uno scenario simile deve far riflettere se non sia il caso di “applicare il principio di precauzione che imporrebbe la sospensione di tale implementazione, finché studi scientifici indipendenti e privi di conflitto d’interesse non accertino in maniera inequivocabile la non-pericolosità di tale tecnologia”.

Inquinamento elettromagnetico: effetti sulla salute

Le radiazioni non ionizzanti producono effetti termici che comportano il riscaldamento cellulare. Essi sono dose dipendenti e aumentano in base alla dose di radiazione. Per quanto riguarda, invece, gli effetti biologici delle radiazioni non ionizzanti non vi è una correlazione tra la dose, cioè la potenza del segnale, e gli effetti sul corpo.

Gli effetti sanitari a lungo termine sono difficilmente valutabili e le relazioni causa-effetto si possono basare solo su indagini epidemiologiche al momento scarse. Tra questi si annoverano sia sintomi soggettivi, come cefalee, irritabilità, affaticamento, difficoltà di concentrazione, insonnia, sia gravi patologie, come tumori o malattie degenerative.

Queste ultime possono essere di tipo specifico e localizzato, come tumori indotti in loco per innalzamento termico dei tessuti. Per esempio del rischio glioma in relazione all’uso di cellulari ne tratta lo studio del 2017 “Mobile phone use and glioma risk: A systematic review and meta-analysis“. Questa ricerca è poi stata revisionata in “Mobile phone radiation causes brain tumors and should be classified as a probable human carcinogen (2A) (review)“, che attesta un rischio più alto di quello precedentemente pubblicato. Oppure il tumore può essere di tipo organico, come le leucemie, per gli effetti delle basse frequenze degli elettrodotti.

Il danno tumorale è stato associato al fatto che i campi elettrici e magnetici inibiscono nella ghiandola pineale la produzione di melatonina, nell’uomo e nei ratti, fattore oncostatico. Per questo è importante stabilire per inquinamento elettromagnetico rimedi.

Onde elettromagnetiche e salute: studi epidemiologici

Nel 2007 è stata svolta la ricerca “Mobile telephony and its effects on human health” sulla relazione tra l’uso del cellulare e l’insorgenza dei tumori cerebrali. Tuttavia non ha trovato correlazione tra l’insorgenza di tumori al cervello e un utilizzo medio del telefono cellulare a breve termine. Tale ricerca ha sottolineando, però, che per avere dati più corretti è necessario monitorare la salute di un grande gruppo di utenti di telefonia per un lungo periodo di tempo.

Una ricerca svolta nel 2014 su circa 5000 casi di tumore rileva un aumento significativo di rischio di glioma conseguente l’uso di telefoni cellulari o cordless. Questo aumenta con l’uso in fasce di età inferiori ai 20 anni. Nel 2014 è stato pubblicato uno studio del Childhood Cancer Research Group dell’Università di Oxford su 16.500 bambini britannici a cui è stata diagnosticata la leucemia tra il 1962 e il 2008. Tale analisi non ha rilevato un aumento del rischio di sviluppo della malattia per i bambini nati dopo il 1980 e che hanno abitato nei pressi delle linee elettriche ad alta tensione.

Nel 2015, uno studio sui ratti svolto dal Prof. Alexander Lerchl della Jacobs Universität di Brema e dal suo gruppo, per conto dell’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, ha dimostrato che il tasso di crescita del cancro al fegato e tumori ai polmoni generati da sostanze chimiche aumenta sostanzialmente quando gli animali sono irradiati permanente con campi e.m. analoghi a quelli generati da cellulare. Perciò bisogna trovare dei modi che stabiliscano da onde elettromagnetiche come difendersi?

Effetti della radiofrequenza sulla salute

Nel 2001 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, ha inserito i campi magnetici in bassa frequenza in categoria 2B (categoria che comprende i possibili cancerogeni per l’uomo), considerando un raddoppio del fattore di rischio (leucemia infantile) per esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla. Nel 2011 ha inserito anche i campi elettromagnetici in alta frequenza in categoria 2B, senza definire una dose.

L’OMS afferma che “ad oggi, nessun effetto dannoso per la salute è stato riconosciuto come causato dall’uso di telefoni mobili.” Alcune autorità nazionali hanno raccomandato ai loro cittadini, come semplice norma precauzionale, di minimizzarne l’esposizione. Infatti gli effetti delle radiazioni non ionizzanti non sono ancora chiari soprattutto in virtù degli scarsi studi epidemiologici di cui disponiamo.

Il 14 gennaio 2020 la Corte d’appello di Torino conferma la precedente sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017. Riconosce come l’uso intensivo del telefono cellulare possa causare tumori, imponendo il risarcimento per malattia professionale di un dipendente Telecom affetto da neurinoma del nervo acustico.

Fattori di rischio da radiazioni elettromagnetiche

Dall’elettromagnetismo come proteggersi? Secondo gli studi a disposizione, le esposizioni sarebbero maggiori quando il segnale di ricezione non è ottimale. In questi casi l’emissione dell’antenna è massima. Le esposizioni aumentano nei veicoli in movimento e nei luoghi chiusi in cui l’effetto “gabbia di Faraday” riflette le radiazioni sulle persone presenti all’interno. Perciò radiazioni elettromagnetiche e salute non è un rapporto ottimale. L’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche aumenterebbe inoltre in presenza di oggetti metallici, magnetici e non, vicino alla testa o al suo interno.

SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) ha stilato un decalogo atto a ridurre i rischi da esposizione ai campi elettromagnetici in ambienti chiusi, con altrettante indicazioni a cui prestare attenzione per abbassare il rischio. Tra di esse c’è la raccomandazione di:

  • tenere i telefoni cellulari lontani dal luogo in cui si dorme e dalla testa;
  • usare gli auricolari;
  • tenere i router e altri dispositivi wireless nelle zone della casa meno abitate.

Legge e normativa in Italia sui campi elettromagnetici

La legge quadro 36/01 norma le intensità dei campi elettromagnetici, prevedendo limiti di esposizione, un valore di attenzione e un obiettivo di qualità. Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 8.7.2003 (G.U. n. 199) è compreso fra 20 V/m e 60 V/m, a seconda della frequenza. Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di 6 V/m, valori pari al doppio di quelli previsti in altre Nazioni fuori dall’Unione Europea.

Un cellulare GSM operante su rete 2G con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm. Un cellulare moderno, operante su rete 4G, ha emissioni inferiori e genera un campo tra 1 e 5 V/m a 10 cm.

Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) il DPCM 8 luglio 2003 n. 200 prevede un limite di esposizione (100 µT per l’induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico). Fissa un valore di attenzione per l’induzione magnetica a 10 µT e per l’obiettivo di qualità a 3 µT.

Misurazione inquinamento elettromagnetico: tecniche

Con la tecnica di misurazione a banda larga viene misurato l’effetto complessivo della sovrapposizione di tutte le sorgenti presenti nel punto di misurazione, senza potere quantificare il contributo dello specifico impianto. Invece la tecnica di misurazione a banda stretta rivela le caratteristiche degli impulsi emessi (durata e frequenza di ripetizione dell’impulso).

L’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) coordina campagne di misura dell’elettromagnetismo a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. La stessa ARPA è responsabile dell’autorizzazione riguardo l’installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari, in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto.

Inquinamento elettromagnetico: mancanza di sanzioni

Non sono previste sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge. Se sono superati i limiti totali o puntuali si applicano comunque procedure cosiddette di “riduzione a conformità”, almeno per gli impianti di telecomunicazioni. Questo può essere un modo per capire come proteggersi dalle onde elettromagnetiche e come difendersi dalle onde elettromagnetiche. L’adeguamento degli impianti è imposto da Province e Regioni, ed è a carico del titolare dell’impianto.

La violazione delle normative relative alle emissioni elettromagnetiche non è menzionata nel D. Lgs. 231/2001 e non comporta responsabilità amministrativa delle società private o Enti. L’emissione di onde elettromagnetiche al di fuori dei limiti previsti dalla legislazione non è infatti contemplato fra le fattispecie di reati ambientali introdotte nel D. Lgs. 231/2001 e dal Decreto Legislativo n. 121/2011 (emesso in attuazione della Direttiva 2008/99/CE, in materia di tutela penale dell’ambiente).

Assistenza alle vittime: il ruolo dell’ONA

Le attività dell’uomo hanno conseguenze disastrose sull’ambiente, provocando varie forme di inquinamento, come l’inquinamento elettromagnetico. Per inquinamento elettromagnetico cause principali dovrebbero essere identificate. Questi danni si ripercuotono sulla nostra salute. Per questo l’ONA ha tra i suoi obiettivi la salvaguardia dell’ambiente da ogni forma di contaminazione, come quella degli agenti tossici e cancerogeni, tra cui l’amianto.

Inoltre difende le vittime e le assiste dal punto di vista medico e legale. Per chiedere una consulenza gratuita basta chiamare il numero verde o compilare il form.

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Inquinamento idrico: cause, conseguenze e rimedi

In questa guida scopriamo tutto sull’inquinamento idrico: cos’è, cause e conseguenze e soprattutto le possibili soluzioni.

I danni prodotti dall’inquinamento idrico

L’inquinamento idrico è una forma di inquinamento ambientale che può essere molto pericolosa per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Esso mette a repentaglio non solo la salute di flora e fauna ma anche l’approvvigionamento idrico.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, si occupa di lotta all’amianto e ad altri cancerogeni. Promuove anche la tutela ambientale perché è consapevole che non esiste tutela della salute senza salvaguardia dell’ambiente. Inoltre il problema dell’amianto coinvolge anche l’approvvigionamento idrico in quanto chilometri di tubature degli acquedotti italiani sono ancora costruiti con i minerali di amianto.

Cosa si intende per inquinamento idrico?

Cos’è l’inquinamento idrico o dell’acqua? L’inquinamento idrico può essere di natura chimica, fisica e microbiologica. In tutti i casi può avvenire in due modi:

  • diretta, quando vengono riversate direttamente nei corsi d’acqua e nei mari sostanze inquinanti senza alcun trattamento di depurazione;
  • indiretta, quando le sostanze inquinanti arrivano negli ambienti acquatici tramite l’aria o il suolo.

L’inquinamento idrico può essere classificato in base all’origine o causa dell’inquinamento stesso. L’inquinamento industriale è il maggiore responsabile dell’inquinamento idrico. Tra le industrie che causano inquinamento dell’acqua ci sono quelle che producono acido nitrico, soda, acido fosforico, ammoniaca, acido solforico e acido cloridrico. A queste si aggiungono cantieri, segherie e caseifici. Essi producono infatti rifiuti che, se riversati in acqua senza specifico trattamento, favoriscono l’eutrofizzazione e l’accrescimento di batteri, il risultato di questo inquinamento idrico.

Le fonti dell’inquinamento dell’acqua

Per quanto riguarda l’inquinamento idrico cause principali sono diverse. Tra le altre fonti dell’inquinamento dell’acqua c’è l’inquinamento militare, date le munizioni all’uranio impoverito, ordigni inesplosi e test nucleari causano inquinamento idrico. A questi fattori si aggiungono le acque reflue civili, cioè le acque che provengono dagli scarichi di abitazioni e uffici, specialmente nelle megalopoli, che non vengono sottoposte a trattamenti di depurazione.

L’inquinamento marino da plastica si verifica quando negli oceani confluiscono enormi quantità di plastica che, erose, si frammentano in microparticelle che entrano nella catena alimentare. Inoltre le acque possono essere contaminate dagli idrocarburi. Infatti il petrolio può fuoriuscire dalle petroliere, danneggiate o naufragate, o può essere presente negli scarichi delle acque usate per lavare le cisterne petrolifere.

Anche il campo agricolo, con l’utilizzo massiccio di fertilizzanti e pesticidi, uniti ai liquami provenienti dagli allevamenti, inquina le falde acquifere e i corsi d’acqua per via del dilavamento del terreno. Poi c’è la contaminazione delle acque a causa di sostanze radioattive. Queste scorie radioattive provengono dalle miniere di uranio e torio e dagli impianti di trasformazione di questi metalli, oltre che dalle centrali nucleari, dalle industrie e dai laboratori medici e di ricerca che fanno uso di materiali radioattivi.

Infine contribuisce anche l’inquinamento termico. Lo scarico incontrollato dell’acqua per raffreddare gli impianti di industrie, a una temperatura superiore rispetto a quella in cui viene immessa, provoca alterazioni delle condizioni fisiche dell’acqua con moria degli organismi viventi presenti.

Inquinamento idrico da amianto e i danni alla salute

L’asbesto è stato utilizzato nella costruzione di tubature di acquedotti per il trasporto dell’acqua potabile. Tuttora in Italia esistono centinaia di chilometri di acquedotti costruiti in materiali di amianto. Finché il minerale di amianto è intatto non provoca danni alla salute. Invece quando, in seguito a usura e danneggiamenti, rilascia le sue sottilissime fibre, provoca danni gravissimi.

Le sue fibre, una volta inalate o ingerite, provocano in principio gravi infiammazioni (asbestosi, placche e ispessimenti pleurici) che possono poi evolvere in cancro e altre patologie asbesto correlate. Il cancro può colpire diversi organi, come quelli delle vie respiratorie. Tra questi i mesoteliomi sono i più aggressivi e sono causati esclusivamente dall’esposizione ad amianto. La capacità cancerogena dell’amianto è confermata dall’ultima monografia IARC.

Altri inquinanti idrici sono le acque di scarico, contenenti materiali organici che, per decomporsi, assorbono grandi quantità di ossigeno. Poi ci sono parassiti e batteri, fertilizzanti e tutte le sostanze che favoriscono una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche. A questi si aggiungono sostanze o scorie radioattive provenienti dalle miniere di uranio e torio e dagli impianti di trasformazione di questi metalli.

Acqua e cambiamento climatico: effetti

Tra le principali conseguenze inquinamento idrico c’è sicuramente il riscaldamento globale. Il cambiamento climatico diminuisce l’apporto di pioggia o ne stravolge la portata. Le zone desertiche stanno allargando la loro estensione. Infatti i deserti caratterizzano oggi zone tradizionalmente non soggette a un clima così arido.

Lo scioglimento dei ghiacci diminuisce le nostre riserve di acqua causando danni agli ecosistemi dei ghiacci e agli animali che li popolano. A subire i danni della carenza della quantità di acqua si stima che saranno, in primo luogo, i Paesi dell’area del Maghreb e di altre zone soggette a desertificazione

L’inquinamento idrico causa danni a salute e ambiente. Gli effetti del bere acqua inquinata variano da lievi a molto gravi. Comprendono malattie infettive, malattie del sistema nervoso, malattie renali e ossee. Per inquinamento idrico conseguenze ulteriori sono malattie del sistema circolatorio, malattie del sistema endocrino con problemi riproduttivi, di sviluppo e comportamentali.

Al momento l’effetto sulla salute delle microplastiche da inquinamento marino, entrate nella nostra catena alimentare, è ancora oggetto di studio e le ipotesi sono discordanti.

Prevenire inquinamento idrico: rimedi e soluzioni

Prevenire l’inquinamento è meno costoso che cercare in seguito diversi rimedi (laddove possibile) ai danni che produce. Sono necessari strumenti, tecniche e strutture in grado di identificare gli inquinanti, di valutare i loro danni e di far rispettare le leggi per la tutela dell’ambiente e della salute comune.

Il sostegno economico alle imprese per le attrezzature per la salvaguardia ambientale potrebbe essere un ottimo strumento. L’ammontare delle spese che andrebbero affrontate per provare a tenere sotto controllo l’inquinamento non è incoraggiante. In particolare si parla di una decina di miliardi di dollari all’anno solo per il programma di disinquinamento minimo negli Stati Uniti.

Per la lotta all’inquinamento idrico è essenziale la conoscenza degli inquinanti, dei loro effetti e del loro diffondersi. Però al momento non ci sono adeguate strutture di ricerca dedicate. Per quanto riguarda l’inquinamento idrico soluzioni presuppongono anche la consapevolezza da parte dei cittadini, che sovvenzionano la spesa pubblica attraverso le tasse, sull’urgenza di provvedere seriamente al controllo dell’inquinamento delle acque. Approfondisce l’importanza di uno sviluppo sostenibile l’episodio di ONA TV: “Transizione ecologica opportunità per un modello di sviluppo sostenibile“.

Assistenza ONA per salvaguardare ambiente e salute

L’ONA è in prima linea per salvaguardare l’ambiente che ci circonda e la salute dei cittadini. Per poter raggiungere questo obiettivo occorre eliminare la presenza di siti contaminati da agenti tossici e cancerogeni, come l’amianto. Perciò assume un ruolo importante la prevenzione primaria. Attraverso strumenti, come l’App Amianto, è possibile eliminare ogni rischio alla salute segnalando la aree contaminate, evitando l’esposizione e incentivando la bonifica.

Inoltre, per chi ha subito già danni alla salute, è a disposizione un servizio di assistenza medica e assistenza legale, entrambe gratuite. Per avere maggiori informazioni e richiedere la consulenza gratuita basta chiamare il numero verde o compilare il form.

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Inquinamento acustico: cause, conseguenze e rimedi

In questa guida scopriamo cos’è l’inquinamento acustico, quali sono le cause e quali le conseguenze per ambiente e salute. Oltre a stabilire inquinamento cause conseguenze e rimedi, si chiarirà quali sono le possibili soluzioni inquinamento e rimedi e come fare per vedersi risarciti i danni subiti a causa dell’inquinamento acustico?

I danni alla salute dell’inquinamento acustico

Cos’è inquinamento acustico? L’inquinamento acustico è una forma di inquinamento ambientale. L’inquinamento ambientale causa morti e distrugge il nostro pianeta, causando fenomeni gravissimi come quello del riscaldamento globale. Questi problemi non possono essere risolti se non si agisce immediatamente e con maggiore incisività a livello a globale.

Tra le varie tipologie di inquinamento, quello acustico appare una delle più sottovalutate, eppure anche questo causa gravi danni alla salute. Esso provoca infatti, non solo gravi disagi, ma anche vere e proprie patologie.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, grazie all’impegno del suo presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, porta avanti da decenni una battaglia per il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute. L’impegno è a favore della transizione ecologica, con proposte attive ai governi.

Che cos’è l’inquinamento acustico e come si caratterizza?

L’inquinamento acustico è la diffusione nell’ambiente di suoni intensi, specialmente nelle aree urbane, ma non solo. Il rumore può essere qualificato come una sensazione uditiva fastidiosa o intollerabile.

La legge fissa la soglia di decibel al di sopra della quale è possibile parlare di vero e proprio inquinamento acustico. Secondo la normativa vigente in Italia è consentito un massimo di 65 decibel nel corso del giorno e 55 nella notte. Il valore ottimale è inserito in un range tra 35 decibel e i 45.

Può essere causato da diversi settori e attività umane:

  • traffico veicolare (clacson, pneumatici sul suolo, rombi dei motori, ruote dei tram);
  • ferrovie, infatti pur essendo il treno un mezzo di trasporto più ecosostenibile di altri, esso è fonte di rumorosità;
  • trasporto aereo, perché i motori degli aerei nelle fasi di decollo e atterraggio provocano forti rumori;
  • industria e artigianato, in cui i rumori coinvolgono tutte le città ad elevata densità lavorativa;
  • attività commerciali, come bar o discoteche e attività domestica;
  • fenomeni meteorologici, cioè un inquinamento acustico naturale, non connesso alle attività umane.

Le conseguenze e i danni alla salute

L’esposizione all’inquinamento acustico ha conseguenze e provoca danni fisici che differiscono in base alle caratteristiche del rumore prodotto e a quelle del soggetto colpito. Le cause inquinamento acustico provocano diversi danni:

  • uditivi acuti (intensi e di durata breve) o cronici (se l’esposizione è prolungata) che possono causare vertigini, ronzii e insensibilità uditiva;
  • extra uditivi, che non coinvolgono l’apparato uditivo, ma che sono causati dall’inquinamento acustico.

Riguardo quest’ultimo caso, infatti, il rumore è fonte di stress, che ha conseguenze nell’apparato gastrointestinale o nell’aumento della pressione arteriosa, con alterazioni del sistema nervoso, del sistema immunitario, del surrene, della tiroide. A queste problematiche va aggiunta una sensazione di fastidio generico, che genera infelicità e problematiche di comunicazione, percezione o di svolgimento di normali attività di studio o lavoro, e disturbo del riposo e del sonno.

Inquinamento acustico: rimedi, soluzioni e proposte

È importante stabilire per inquinamento acustico cause, conseguenze e rimedi. Debellare l’inquinamento acustico non è possibile, ma è possibile arginarlo e mitigarlo per difendersi opportunamente da esso. Per questo le azioni delle istituzioni devono muoversi in sinergia con quelle del singolo. In effetti, dal Parlamento Europeo giungono delle proposte per abbassare il livello dei rumori prodotti dalle automobili, attraverso l’introduzione di limiti più bassi di emissioni sonore in decibel. Questa misura inciderebbe positivamente sull’inquinamento acustico e sull’inquinamento atmosferico.

In aggiunta, alcune accortezze dei decisori politici a livello locale potrebbero essere per inquinamento acustico rimedi. Per esempio si può utilizzare l’asfalto fonoassorbente (a bassa rumorosità) oppure pianificare le aree urbane prevedendo alberi e piante ai bordi delle strade, che fanno da barriera contro il rumore.

Inoltre tra i rimedi e soluzioni all’inquinamento acustico ci sarebbe l’incentivare la cittadinanza a una mobilità alternativa (pedonalizzazione delle strade, inserimento di piste ciclabili, disincentivare gli spostamenti, usare una mobilità sostenibile anche dal punto di vista acustico).

Anche il design interno di una casa deve essere altresì pensato per difenderci da questo tipo di inquinamento. Per esempio le superfici porose hanno migliori capacità di assorbire il suono. Anche divani, cuscini, materassi, tende e piante contribuiscono ad assicurare confort acustico nell’ambiente domestico.

Inquinamento acustico: che cosa fare?

Le vittime di inquinamento acustico hanno diritto alla tutela legale se il rumore a cui sono esposte eccede i limiti di emissione in decibel imposti dalle norme amministrative. Questo vale anche se eccede i limiti di immissione in decibel all’interno dell’abitazione previsti dalle normi civili (art.844 c.c.) e se eccede i limiti maggiori stabiliti da un eventuale regolamento condominiale.

In questi casi è necessario attivarsi subito e non sottovalutare il problema. I danni provocati dal rumore possono impattare anche pesantemente sulla vita, sulla salute e sul benessere degli esposti. Il consiglio è quindi quello di non temporeggiare e attivarsi immediatamente per far valere i propri diritti.

L’impegno di ONA nell’assistenza alle vittime

L’ONA si occupa dei diritti di coloro che sono stati soggetti all’inquinamento acustico per ottenere il risarcimento dei danni. I danni da risarcire comprendono quelli patrimoniali e quelli non patrimoniali (danno biologico, quello morale e quello esistenziale). L’ottenimento del risarcimento non è solo un beneficio in termini economici, ma permetterà di non subire ulteriori esposizioni dannose per la salute.

L’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, ha svolto diversi appelli al governo perché il Recovery Plan fosse investito nella maniera più opportuna possibile. Tra le priorità c’è quella di lavorare sulle sorgenti acustiche inquinanti e sulla bonifica dei siti contaminati da agenti cancerogeni, come l’amianto. Questo tema è approfondito durante il 19° episodio di ONA TV: “Amianto e Recovery Plan, un nuovo rinascimento dopo la pandemia“.

L’impegno dell’ONA è quindi rivolto a favore di una transizione ecologica e a tutela dell’ambiente, senza la quale non è possibile nemmeno una tutela della salute. Inoltre fornisce alle vittime di danni alla salute causati da agenti cancerogeni assistenza legale gratuita e assistenza medica gratuita. È possibile avere una prima consulenza chiamando il numero verde o compilando il form.

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Inquinamento atmosferico: cos’è, cause e rimedi

Cosa si intende per inquinamento atmosferico? Quali sono le cause e quali le conseguenze e i danni alla salute che determina? A queste domande risponde questa guida.

I danni provocati dall’inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico è una delle forme di inquinamento ambientale più sconcertanti. Causa infatti morti premature e non è un problema che riguarda solo i grandi centri urbani. L’inquinamento atmosferico infatti viaggia insieme all’aria e riguarda ogni luogo del pianeta.

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al suo presidente, l’Avvocato Bonanni, ha a cuore la tutela dell’ambiente. Infatti proteggerlo dalla contaminazione da agenti cancerogeni, come l’amianto, è l’unico modo per tutelare la salute di tutti gli esseri viventi.

Inquinamento atmosferico: che cos’è?

Che cos’è l’inquinamento atmosferico? L’inquinamento atmosferico è una forma di inquinamento ambientale che costituisce nella presenza nell’atmosfera terrestre di agenti fisici (come il carbonioso), chimici (come gli idrocarburi) e inquinanti biologici (come l’antrace) che modificano le caratteristiche naturali atmosferiche.

Essi causano un effetto dannoso su esseri viventi e ambiente. A volte tali agenti inquinanti sono già presenti nella composizione dell’aria ma in concentrazioni inferiori e non dannose. Inoltre, associandosi, si può creare un’azione sinergica tra agenti che appartengono a classi diverse. Per esempio un particolato (che è un agente fisico) può avere effetti anche per la sua composizione chimica e per l’adesione superficiale ad esso di allergeni biologici.

Quali sono i principali inquinanti dell’atmosfera? Questi sono:

  • ossidi di azoto;
  • ossido dello zolfo (SO2 e SO3);
  • ossidi del carbonio (CO e CO2);
  • composti organici volatili (idrocarburi aromatici mono e policiclici e alogenuri organici come i freon);
  • ozono;
  • radicali liberi;
  • piombo e altri metalli pesanti;
  • particolato.

Quali sono le cause dell’inquinamento dell’aria?

Per quanto riguarda le cause inquinamento atmosferico, le principali fonti di inquinamento dell’aria sono le attività industriali, gli impianti per la produzione di energia, gli impianti di riscaldamento e il traffico. Si tratta ovviamente di attività umane, anche se l’inquinamento può avere anche cause naturali, come per esempio le emissioni tossiche di un’esplosione vulcanica.

Secondo gli studi a disposizione il 75% dell’inquinamento dell’atmosfera sarebbe prodotto dalla lavorazione e dall’uso dei combustibili fossili. Tra le principali fonti di rilascio di inquinanti nell’atmosfera ci sono anche gli impianti chimici industriali, gli inceneritori, oltre che i motori a scoppio degli autoveicoli e le combustioni in genere.

Quali sono le conseguenze dell’inquinamento atmosferico?

Per quanto riguarda le conseguenze inquinamento atmosferico, l’inquinamento atmosferico non solo genera gravi danni all’ambiente ma anche alla salute dell’uomo e degli altri organismi che abitano il pianeta. Gli inquinanti hanno un ruolo in molte patologie a carico dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e del sistema immunitario. Svolgono poi un ruolo sinergico con altri agenti inquinanti e cancerogeni che potenziano gli effetti dell’inquinamento atmosferico. In caso di patologie pregresse hanno un ruolo scientificamente provato nell’aggravarsi dei sintomi della malattia. Un esempio evidente è il legame tra infezioni da Covid-19 e inquinamento dell’aria.

Le aree più colpite dall’inquinamento atmosferico sono quelle urbane dove si concentrano industrie, traffico e riscaldamento. Il fenomeno dello smog (dall’unione delle due parole inglesi “smoke“, cioè fumo, e “fog“, cioè nebbia) è una sorta di fumo acido, ricco di polveri e di gas irritanti, che in inverno si pone come una cappa negli strati bassi dell’ambiente atmosferico.

L’inquinamento atmosferico però viaggia con l’aria e coinvolge quindi anche zone lontane dalle più inquinanti attività antropiche. Per esempio i DDT e altri insetticidi finiscono con il concentrarsi nel tempo nelle aree dei poli, anche se in quelle zone non sono stati usati.

Morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico

L’inquinamento dell’aria causa da solo ogni anno da 2,1 a 4,21 milioni di morti. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 20% delle morti premature sarebbe causato dall’inquinamento dell’aria.

In Europa, le emissioni di molti inquinanti atmosferici sono diminuite in modo sostanziale negli ultimi decenni, determinando una migliore qualità dell’aria nell’eurozona. Nonostante questo, però, i problemi legati alla qualità dell’aria permangono e le concentrazioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera sono ancora troppo elevate. Si rileva altresì un contributo crescente del trasporto di inquinanti atmosferici a lunga distanza verso l’Europa da altri Paesi. L’Agenzia Europea per l’ambiente riporta che:

l’acidificazione è stata ridotta sostanzialmente tra il 1990 e il 2010 nelle zone ecosistemiche sensibili dell’Europa. Rispetto all’eutrofizzazione, un problema ambientale causato dall’introduzione di una quantità eccessiva di nutrienti negli ecosistemi, si registrano scarsi progressi. La superficie di ecosistemi sensibili interessata da un eccesso di azoto atmosferico è diminuita soltanto in modo lieve tra il 1990 e il 2010.

I danni alle colture sono causati dall’esposizione ad alte concentrazioni di ozono. La maggior parte delle colture agricole è esposta a livelli di ozono che superano l’obiettivo di lungo termine dell’UE previsto per la protezione della vegetazione. Ciò comprende principalmente una quota significativa delle aree agricole, in particolare nell’Europa meridionale, centrale e orientale”.

Inquinamento mondiale atmosferico in tempo reale

Come si fa a monitorare i dati dell’inquinamento atmosferico per le singole località? Esiste un portale attraverso il quale è possibile avere una visione d’insieme dell’inquinamento atmosferico mondiale. Per ogni località del globo per cui le misurazioni sono date, ci sono le stime sulla qualità dell’aria in tempo reale.

Ogni località ha una bandierina che può essere verde (se la qualità dell’aria è buona) gialla (se è moderatamente inquinata), arancione (se è malsana per i gruppi sensibili), rossa (se è malsana) e poi viola e marrone nei casi più pericolosi. Cliccando sulla singola bandierina sono riportati i dati aggiornati in tempo reale con la classificazione mensile e annuale per una data località.

I rimedi all’inquinamento atmosferico

Per far fronte a inquinamento atmosferico cause e conseguenze occorre trovare dei rimedi efficaci. I trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane. Perciò, per contrastare l’inquinamento stradale, ci si può affidare, tra i rimedi inquinamento atmosferico, a una mobilità sostenibile, che consentirebbe di limitare l’inquinamento causato dal traffico e le emissioni in aria dal trasporto stradale. Lo smartworking è un’altra possibile modalità che diffusa a livello massiccio, dove possibile, permette di ridurre le emissioni di sostanze inquinanti connesse agli spostamenti e quindi si pone tra inquinamento dell’aria rimedi.

Un’industria eticamente responsabile che più che sulla produzione si concentrasse sul riciclo permetterebbe un miglioramento delle emissioni di CO2. Per ogni prodotto immesso nel mercato sarebbe necessario avere già a disposizione un piano per lo smaltimento e il riuso che preveda un utilizzo coscienzioso delle energie.

Tra i rimedi dell’inquinamento, un utilizzo più coscienzioso del riscaldamento, adiuvato da un’architettura sostenibile e attenta al risparmio energetico è un’altra delle sfide del nostro tempo.

L’impegno di ONA per la salute e l’ambiente

L’ONA è attenta a salvaguardare il rapporto tra ambiente e salute. Si occupa, per esempio, della tutela del territorio e dei cittadini attraverso la prevenzione rispetto al rischio amianto e ad altri cancerogeni. Promuove stili di vita e prassi che migliorino l’impatto ambientale. La tutela della salute, infatti, è strettamente legata a quella dell’ambiente.

L’inquinamento atmosferico causa gravi danni alla salute e la tutela della salute non può prescindere da quella dell’ambiente. Nel caso in cui l’inquinamento atmosferico sia causato da fonti industriali, sussiste il diritto al risarcimento del danno. Il risarcimento del danno include il ristoro del danno patrimoniale e quello non patrimoniale (morale, esistenziale e biologico). Il profilo di responsabilità sussiste anche per eventuali condotte omissive degli enti pubblici.

In Italia, la tutela dell’ambiente, oltre che con riferimento al programma del governo Mario Draghi, ha assunto un ruolo decisivo anche grazie all’ONA. Infatti, durante la ventesima puntata di ONA News, “Transizione ecologica opportunità per un modello di sviluppo sostenibile“, l’ Avv. Ezio Bonanni, insieme al Dott. Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente Nazionale e al Dott. Alberto Corbino, Docente di Geography of the world economy dell’Università di Napoli Federico II, ha lanciato un appello affinché la tutela ambientale sia posta effettivamente come prerogativa per l’azione politica.

Inoltre per la tutela delle vittime l’ONA offre assistenza medica e assistenza legale gratuitamente. È possibile avere maggiori informazioni chiamando il numero verde o compilando il form.

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