L’asbestosi è una forma di fibrosi interstiziale polmonare causata dall’esposizione all’amianto o asbesto. Infatti, le fibre inalate giungono ai polmoni e producono infiammazione. Questo stato infiammatorio può evolvere nel tumore dei polmoni. Infatti, l’evoluzione di questa malattia asbesto correlata è ingravescente. Nel tempo, può portare a complicazioni cardiache e cardiocircolatorie. L’evoluzione in malattie più gravi, come il mesotelioma, può portare alla morte per insufficienza respiratoria.
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L’unico modo per evitare ogni danno alla salute è sottrarsi a qualsiasi esposizione ai minerali di amianto. Per questo motivo l’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, ritiene fondamentale la prevenzione primaria. Tuttavia, nel caso in cui le esposizioni si siano già verificate e abbiano già provocato l’infiammazione e lo sviluppo dell’asbestosi, l’ONA fornisce l’assistenza medica e l’assistenza legale.
L’asbestosi cos’è? Il termine asbestosi deriva proprio da asbesto. Si tratta di quella classica malattia provocata dalle fibre di amianto. Tant’è che, in seguito all’esposizione a questo agente cancerogeno, l’insorgere dell’asbestosi è la conseguenza più frequente rispetto al cancro. È stata, inoltre, la prima malattia asbesto correlata a essere inserita nelle tabelle dell’INAIL, con la Legge 455/93.
I macrofagi alveolari, nel tentativo di fagocitare le fibre di amianto inalate, rilasciano citochine e fattori di crescita che stimolano:
In altre parole l’azione infiammatoria provoca il rilascio di radicali liberi a effetto citotossico. La proliferazione e l’attivazione dei fibroblasti provocano deposizione di collagene. Ne consegue l’ispessimento della parete bronchiale e alveolare e lo sviluppo dell’asbestosi. Le fibre di amianto possono anche essere direttamente tossiche per il tessuto polmonare.
Generalmente il rischio di malattia è correlato alla durata e all’intensità dell’esposizione, al tipo, alla lunghezza e allo spessore delle fibre inalate.
È l’amianto, anche detto asbesto, a essere l’unica causa di asbestosi. A rendere chiara la natura di questo materiale basta pensare alla sua etimologia. Mentre asbesto etimologia viene dalla parola “perpetuo” del greco antico (ἄσβεστος), il suo equivalente amianto significa “incorruttibile” (αμίαντος).
I minerali di amianto si distinguono in due gruppi: dei serpentini fa parte solo il crisotilo (dal greco χρυσός= fibra d’oro); tra gli anfiboli (αμφίβολος in latino amphibolus = ambiguo) ci sono l’actinolite, amosite di amianto, crocidolite, tremolite o amianto grigio – verde – giallo e antofillite.
Una volta penetrate negli alveoli polmonari, le fibre di questi minerali, lunghe e sottili, possono provocare fenomeni infiammatori (asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici). Poi, in alcuni casi, queste infiammazioni degenerano in neoplasie di diverso tipo, che possono colpire i polmoni o dare origine al mesotelioma pleurico.
L’asbestosi polmonare provoca complicanze cardiocircolatorie e cardiovascolari. Queste sono quelle che vengono definite cardiopatie da amianto.
La presenza di queste complicazioni ha una certa rilevanza anche dal punto di vista medico legale perché contribuisce a determinare il grado invalidante. Ciò influenza quindi l’entità dell’indennizzo INAIL (art. 145 del DPR 1124/65) e della quantificazione del danno biologico subito sia per le vittime sia per i loro familiari.
Mentre la fibrosi si estende agli alveoli, la presenza del tessuto fibroso altera il parenchima che viene allungato, formando tralci fibrotici del diametro di fino a 5 mm. Si crea quindi un aspetto a favo di api tipico di questa malattia, per il potere patogeno delle fibre di amianto. Proprio questa caratteristica è ciò che si ricerca attraverso gli strumenti diagnostici per poter stabilire la presenza di asbestosi in un paziente.
Innanzitutto è possibile diagnosticare questa fibrosi interstiziale polmonare dall’anamnesi e dalla visita medica. Infatti i lavoratori esposti ad asbesto devono sottoporsi a sorveglianza sanitaria e a controlli medici periodici per assicurare la diagnosi precoce e quindi tempestive e più efficaci trattamenti. Solo in questo modo è possibile avere maggiori chance di guarigione e scongiurare l’aggravarsi della malattia.
Oltre all’anamnesi della situazione lavorativa del paziente e della sintomatologia presente in visita specialistica, sono necessari esami specifici. Tra questi ci sono:
Per asbestosi diagnosi l’esame più indicato a cui sottoporsi è la RX torace, che mostra opacità reticolari lineari, segnali della fibrosi, solitamente nella periferia dei lobi inferiori. Le opacità sono spesso bilaterali e sono spesso accompagnate da alterazioni pleuriche, come le placche pleuriche.
L’aspetto a nido d’ape indica una malattia avanzata, che può interessare i campi polmonari medi e inferiori. Lo stato di gravità della patologia è misurato mediante la scala dell’International Labor Organization, la classificazione Internazionale Radiografica di Pneumoconiosi, basata sulla dimensione, sulla forma, sulla localizzazione e sulle quantità degli addensamenti.
Anche la TC del torace ad alta risoluzione (a sezioni sottili) è utile quando l’asbestosi è una possibile diagnosi. Questo esame è la tecnica migliore per identificare le alterazioni pleuriche.
Infine il lavaggio broncoalveolare o la biopsia polmonare sono indicati solo quando gli esami non invasivi non riescono a fornire una diagnosi conclusiva.
L’asbestosi è inizialmente asintomatica ma , a volte, può provocare alcuni sintomi inziali asbestosi, come difficoltà respiratorie, dispnea progressiva, tosse e astenia.
L’insufficienza respiratoria che si viene a creare è direttamente proporzionale alla gravità della malattia e, perciò, all’entità dell’esposizione amianto. Inoltre, anche se in meno del 10% dei casi, la malattia progredisce anche dopo la fine dell’esposizione.
L’asbestosi avanzata può provocare ippocratismo digitale, crepitii secchi e, nei casi più gravi, l’insufficienza ventricolare destra. Infatti la reazione infiammatoria causata dall’asbestosi pregiudica la capacità di ossigenazione del sangue. Quindi, il cuore si sforza maggiormente, con il cosiddetto cuore polmonare.
Altro sintomo di questa patologia sono le “dita a bacchetta di tamburo”. In altre parole l’estremità delle dita delle mani si gonfia quando la malattia è a uno stadio avanzato. A questo punto subentra tra i sintomi asbestosi la cianosi.
Successivamente l’asbestosi può evolvere in patologie gravi, come il tumore del polmone e il mesotelioma, e causare complicazioni cardiache che possono provocare la morte prematura della vittima. La morte del paziente è quindi ascrivibile a questo stato di crisi cardiaca e respiratoria.
La prognosi per l’asbestosi è variabile. Molti pazienti presentano per asbestosi sintomi lievi o assenti, mentre alcuni sviluppano una dispnea progressiva e, infine, pochi di essi possono anche sviluppare insufficienza respiratoria, scompenso ventricolare destro o una neoplasia.
Il cancro polmonare, generalmente carcinoma polmonare non a piccole cellule, si sviluppa nei pazienti affetti da asbestosi, con una frequenza di 8-10 volte maggiore rispetto a quelli senza asbestosi. Inoltre l’asbesto e il fumo hanno un effetto sinergico sul rischio di sviluppare un cancro del polmone.
Per chi è vittima di asbestosi non esiste alcun trattamento specifico. Di solito, invece, la terapia prescelta ha lo scopo di evitare le complicazioni della malattia. Per esempio il rilievo precoce di ipossiemia e di insufficienza ventricolare destra porta all’uso di ossigeno supplementare e al trattamento dello scompenso cardiaco. Inoltre la riabilitazione respiratoria può essere utile nei pazienti più deboli.
Le misure preventive comprendono l’eliminazione dell’esposizione, smettere di fumare, l’assunzione del vaccino anti-pneumococco e antinfluenzale, e la bonifica dell’amianto nelle zone lavorative e non lavorative. A tale scopo è utile l’APP amianto istituita dall’ONA. Attraverso questa applicazione il cittadino può scoprire e segnalare i siti a rischio.
Lo screening annuale del cancro del polmone deve essere preso in considerazione per i pazienti di età compresa tra 55 e 80 anni, con una storia di esposizione all’amianto e che sono fumatori da meno di 30 pacchetti/anno, che attualmente fumano o che hanno smesso negli ultimi 15 anni.
Il medico legale dell’ONA, il Dott. Arturo Cianciosi, ha elaborato un protocollo volto a scongiurare le complicazioni dovute al rischio di evoluzione di questa fibrosi in tumore dei polmoni o mesotelioma della pleura:
Molti lavoratori sono a rischio di esposizione all’amianto. Data la grande latenza di malattie amianto correlate, quali il mesotelioma, il picco di malattia è previsto nel decennio 2020 – 2030 (VII Rapporto RENAM sui Mesoteliomi). La situazione di emergenza è denunciata dall’Avvocato Bonanni in “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia -Ed.2022”.
La maggiore incidenza di casi di asbestosi polmonare si riscontra in chi è impiegato in cantieri navali, nell’industria tessile e nell’edilizia. Ci sono anche i ristrutturatori di case, gli addetti alla bonifica dell’amianto e i minatori esposti alle fibre o impiegati nell’estrazione della fibra grezza dalle cave.
Le occupazioni specifiche a più alto rischio di esposizione comprendono saldatori, meccanici, piastrellisti, produttori di caldaie, personale dell’U.S. Navy, operai dei cantieri navali (in particolare Fincantieri S.p.a.), marinai mercantili. Poi ci sono gli operai della lamiera, muratori, ispettori edili, carpentieri, conciatetti, idraulici imbianchini, operai della raffineria, tubisti, pittori, addetti alla demolizione e pavimentazione, lavoratori di cartongesso ed elettricisti. Sono a rischio anche gli addetti alla fornace, vetrai, costruttori di mulini, isolatori, operai siderurgici, scaricatori di porto, addetti alla manutenzione.
Infine non vanno dimenticati coloro che hanno lavorato nel settore ferroviario (Ferrovie dello Stato), poiché in amianto era l’isolante impiegato nella costruzione delle carrozze, e nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza. Dei rischi alla salute corsi a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni dagli appartenenti a quest’ultima categoria ne tratta anche la relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati.
Un’esposizione secondaria si può verificare anche tra i familiari dei lavoratori esposti e tra le persone che vivono vicino a luoghi contaminati o miniere.
L’asbestosi è considerata una malattia di origine lavorativa, in quanto per contrarla è necessaria una intensa esposizione ad amianto. Ciò è stato confermato dalla monografia IARC e, ancora, dal quaderno “Stato dell’arte e prospettive in materiali di contrasto alle patologie asbesto-correlate”, n. 15, maggio-giugno 2012 – Quaderni del Ministero della Salute”.
Sin dagli anni ’30, l’asbesto è stato ampiamente utilizzato nella produzione industriale. Successivamente alla L. 257 del 1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto), è stato introdotto il divieto di “estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto eternit, prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto”.
In Italia, quindi, a partire dal 28 aprile 1993, le fibre amianto e i materiali contenenti asbesto (come l’Eternit) non possono essere più fabbricati e posti in opera. Tuttavia, è stata lasciata la possibilità di continuare a farne utilizzo fino a esaurimento scorte, oltreché non è stato imposto alcun obbligo di bonifica. La puntata “Smaltimento amianto, le responsabilità della mancata bonifica” di ONA TV approfondisce le gravi colpe delle istituzioni circa questo aspetto fondamentale della lotta alle malattie asbesto correlate.
Ciò è particolarmente grave se si considera che, tra il 1945 e il 1992, sono state lavorate 2.748.550 tonnellate di amianto. In generale, l’amianto è stato utilizzato in circa 3000 applicazioni, in concentrazioni dal 5 al 15%. I materiali che lo contengono ancora presenti in Italia sono circa 45 milioni di tonnellate, in circa un milione di micrositi. Sono più di 50 mila i siti e alcune decine i siti di interesse nazionale e ciò causa ancora esposizioni Eternit nei luoghi di vita e di lavoro.
Avendo come unica causa l’esposizione intensa e prolungata ai minerali di asbesto, l’asbestosi fa parte della Lista I (I.4.03) delle malattie professionali tabellate dall’INAIL. Ciò significa che è a “elevata probabilità” di origine lavorativa. Vige pertanto la presunzione legale di origine: è sufficiente provare la presenza di amianto nell’ambiente lavorativo per essere riconosciuti come vittime.
Le prestazioni INAIL si differenziano in base al grado invalidante riconosciuto. Se è inferiore al 6% vi è solamente una franchigia INAIL. Si potrà ottenere l’indennizzo INAIL a partire dal 6% d’inabilità, mentre la rendita INAIL dal 16%.
Le vittime di malattia asbesto correlata che hanno diritto alla rendita possono richiedere anche la prestazione aggiuntiva del Fondo Vittime Amianto. Questo è stato istituito dall’art.1, commi 241/246, L. 244/2007 ed è aggiunta alla rendita INAIL nella misura del 15%.
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La rendita di passaggio (nota 264 dell’INAIL 11.01.2007) è una prestazione di indennizzo in favore di lavoratori vittime di asbestosi malattia professionale. È prevista da artt. 150 e 151 del D.P.R. 1124/65 e ha lo scopo di incentivare l’abbandono da parte del lavoratore delle attività pericolose, per evitare l’aggravamento dell’asbestosi.
Questa prestazione spetta a coloro che hanno un grado di invalidità non superiore all’80%. A partire dal 01.01.2007 è anche in favore di coloro che hanno un danno biologico che non superi il 60%, occupati nella lavorazione morbigena. La durata della prestazione è di un anno.
In caso di riconoscimento di asbestosi, sussiste il diritto ai benefici contributivi amianto. Infatti, l’art. 13, co. 7, L. 257/92, dà diritto alle maggiorazioni contributive con il coefficiente 1,5. Questi benefici amianto sono utili sia al prepensionamento sia alla rivalutazione dei ratei pensionistici per coloro che sono stati già collocati in quiescenza.
Se, anche dopo tale maggiorazione contributiva, la vittima di asbestosi non dovesse raggiungere i presupposti per accedere alla pensione, ha comunque diritto al pensionamento immediato (in seguito al raggiungimento dei 5 anni di contributi). Infatti, grazie all’art. 1, co. 250, L. 232 del 2016, le vittime asbestosi possono chiedere la pensione d’inabilità amianto. La platea degli aventi diritto è stata ampliata nel 2020. Quindi tutte le vittime amianto hanno diritto a questa pensione.
Con la Circolare INPS n. 34 del 09.03.2020 si dettano le linee guida per i malati di asbestosi e delle altre patologie asbesto correlate per ottenere il prepensionamento amianto. Va precisato, però, che la pensione d’invalidità non è cumulabile con la rendita INAIL.
I dipendenti civili o militari delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza che abbiano contratto l’asbestosi, in seguito a esposizione per motivi di servizio, hanno diritto a dei benefici specifici. Le attività devono eccedere l’ordinarietà, ai sensi di art.1 DPR 243 del 2006 e art. 1 co. 564 L. 266/2015. Perciò le attività rese in missioni, in Italia o all’estero, in particolari condizioni operative.
Per ottenere le prestazioni aggiuntive la vittima deve ottenere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere. In questo modo si ha diritto all’accredito dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. A questi benefici si aggiungono:
Le vittime di asbestosi hanno sempre diritto al totale risarcimento dei danni, subiti a causa della patologia insorta per l’esposizione ai minerali di amianto. In particolare vanno risarciti tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali.
I pregiudizi patrimoniali includono:
Invece i danni non patrimoniali sono:
La quantificazione di questi danni avviene sulla base delle Tabelle del Tribunale di Milano, fondate su precisi parametri, quali l’età del lavoratore e i punti di invalidità riconosciuti, ma il ristoro può essere personalizzato in base al caso specifico. L’entità del risarcimento prevede lo scomputo dell’indennizzo INAIL per poste omogenee.
Il termine di prescrizione per presentare la richiesta di risarcimento al Giudice del Lavoro, è di 10 anni a partire dalla diagnosi dell’asbestosi. Infatti è a partire da tale momento che si ha la certezza del nesso causale tra la malattia e l’esposizione professionale ad amianto. Questo vale se la responsabilità del datore di lavoro è contrattuale. Negli altri casi la prescrizione è 5 anni. Tuttavia, attraverso la messa in mora, è possibile interrompere il decorso della prescrizione.
L’asbestosi è malattia asbesto correlata, monofattoriale e dose dipendente. Perciò, essendoci una legge scientifica di copertura, in base alla quale tutte le esposizioni sono rilevanti, il nesso causale è accertabile. Ai fini civilistici, il giudizio deve essere reso sul principio del “più probabile che non“, ragione per cui la vittima asbestosi può allegare di aver ricevuto il riconoscimento INAIL.
L’ONA offre assistenza legale gratuita per tutelare i diritti delle vittime rispetto al rischio asbesto. Offre loro anche l’assistenza medica gratuita volta al conseguimento di una diagnosi precoce di questa patologia amianto correlata. Nella revisione del Consensus di Helsinki, oltre a definire l’importanza della prevenzione, sono stabiliti i criteri per la diagnosi e lo studio dell’asbestosi di cui i medici devono tenere conto.
Per richiedere la consulenza medica e legale gratuita di ONA è possibile chiamare il numero verde o compilare il form.