Cos’è il mesotelioma? Quanti tipi di mesotelioma esistono? È possibile contrarre un mesotelioma benigno? Quali sono le aspettative e i tassi di sopravvivenza in caso di mesotelioma? In questa guida scopriamo tutto quello che c’è da sapere su questa neoplasia delle sierose. Scopriamo anche quali sono i diritti delle vittime di mesotelioma e dei loro familiari e tutto quello che c’è da sapere per una diagnosi precoce.
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L’amianto è l’unica causa del mesotelioma, salve rare eccezioni dovute ad esposizioni a radiazioni ionizzanti. Le fibre dei minerali asbestiformi hanno capacità di infiammazione, e poi neoplastiche. Il mesotelioma origina dalla fase displasica, fino alla insorgenza della neoplasia, che colpisce le sierose (pleura, peritoneo, pericardio e testicolare).
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto è quell’associazione rappresentativa delle vittime e dei familiari. Nata per raccogliere il loro dolore, nel tempo, ha invece sviluppato un’azione fondamentale per la prevenzione primaria. Perciò, la bonifica è la chiave di volta per vincere contro il mesotelioma. Oltre alla prevenzione secondaria e terziaria. Quest’ultima consiste nella tutela dei diritti, difesa legale delle vittime dell’amianto.
Con il termine mesotelioma si identificano tutte le neoplasie delle sierose, che originano dallo stato fibrotico infiammatorio, indotto dai minerali di amianto. Secondo i dati epidemiologici, questo tipo di neoplasie riguarda essenzialmente il mesotelioma pleurico, nel 93% dei casi. Infatti, gli altri tipi di mesotelioma sono residuali (il 5% di tumori peritoneali, l’1% per quello pericardico, l’1% per quello della tunica vaginale del testicolo).
Questo tipo di neoplasie sono molto aggressive e solitamente sono diagnosticate quando hanno già infiltrato altri organi. In particolare, il mesotelioma della pleura è aggressivo, tanto è vero che soltanto il 7% sopravvive ai 5 anni.
Questo tipo di neoplasie è originato solo e soltanto dall’esposizione all’amianto. Quindi è monofattoriale, cioè è l’unico e principale fattore di rischio, e dose dipendente. L’entità del rischio si misura sulla dose cumulativa e sul tipo di minerale, anche se non esiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla.
Come già anticipato, questo tipo di cancro colpisce le sierose del corpo umano. In sostanza quel tipo di organi che ne avvolge degli altri. Cosa sono le sierose? La sierosa è un tessuto che riveste come una sottile pellicola, come una fodera, la parete di alcuni organi. Questa fodera è interna ed esterna nel torace, nell’addome, nel cuore e nei testicoli. Il mesotelio ha lo scopo di proteggere gli organi dallo sfregamento.
A seconda della sierosa in cui si può sviluppare mesotelioma distinguiamo:
Tra tutte le forme esistenti, il mesotelioma pleurico benigno e maligno è il più frequente. Rappresenta da solo circa il 93% di tutti i mesoteliomi. Seguono gli altri tipi di mesotelioma che sono da considerarsi rari in egual misura.
A seconda del tipo istologico, il cancro che colpisce il mesotelio può distinguersi in:
I minerali sono identificati dalla loro matrice fibrosa, e dalla capacità di suddividersi in fibre sempre più sottili, in longitudine. Si distinguono in due grandi famiglie, i serpentini, tra i quali il crisotilo, e gli anfiboli (antofillite, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite).
Tutti questi minerali sono cancerogeni, compreso il crisotilo, e provocano infiammazione e cancro. Infatti, il processo patogenetico inizia con l’infiammazione dei polmoni (asbestosi) e con le placche e gli ispessimenti. Poi evolve in particolare in mesotelioma pleurico maligno e altre malattie polmonari.
Infatti lo IARC (International Agency For Research On Cancer – Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (che fa parte dell’ONU), lo conferma. Tant’è vero che nella monografia Asbestos. Actinolite, amosite, anthophyllite, chrysotile, crocidolite, tremolite, lo ha ribadito:
“There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of all forms of asbestos (chrysotile, crocidolite, amosite, tremolite, actinolite, and anthophyllite). Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx, and ovary”.
Una volta inalate, o ingerite, le fibre danno il via ad una serie di processi infiammatori che possono evolversi in forme cancerose molto gravi, come i vari tipi di mesotelioma e altri tipi di neoplasie.
Questo materiale fu utilizzato in circa 3000 applicazioni, fino all’entrata in vigore dell’art. 1 della L. 257 del 1992, che ne ha vietato, a partire dall’aprile del 1993, l’estrazione, la lavorazione, la produzione e la commercializzazione. L’Italia fu il secondo produttore e utilizzatore di questo maeriale in Europa. Per questo motivo il nostro pianeta è in piena emergenza.
Quindi con l’ingestione e l’esposizione alle fibre killer, si attiva la fase infiammatoria, e poi lo stato precanceroso con la successiva iniziazione, fino alla diagnosi. Infatti, questa fibra agiscono con tre specifici meccanismi:
Perciò, anche riguardo alla cancerogenesi del mesotelioma e la legge di copertura, si deve far riferimento alla dose cumulativa, con il processo multistadio.
Quella del nesso causale è la problematica più rilevante che è stata oggetto del recente convegno che si è tenuto presso il Tribunale di Milano. Nel corso di questo simposio, promosso dall’ONA, con la collaborazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano, il tema principale è stato proprio quello del nesso causale.
Infatti, la distinzione fondamentale, oltre che su base epidemiologica, è quella specifica relativa ai profili previdenziali, civili e penali. Per quanto riguarda il profilo previdenziale, infatti, si applica il principio della presunzione legale di origine. Invece, per quanto riguarda l’azione di risarcimento dei danni mesotelioma il profilo chiave è quello del più probabile che non, ovvero il 50%+1. Contrariamente, in sede penale, si presume l’innocenza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio, ed è per questo motivo che dimostrare il nesso causale è molto complesso.
In tale ultimo profilo, infatti, anche con un unico datore di lavoro, si sono susseguiti molti nella titolarità della posizione di garanzia, ed è quindi molto difficile circoscrivere e specificare la frazione di responsabilità. Tuttavia ciò non è impossibile, come chiarito dall’Avv. Ezio Bonanni nel corso del convegno che si è tenuto il 30.05.2022.
L’Italia, fino all’approvazione della L. 257/92, che ha vietato l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto è stata seconda solo all’Unione Sovietica.
L’enorme consumo e posa in opera di amianto e di materiali contenti amianto ha causato l’esposizione generalizzata. Si deve osservare che neanche l’entrata in vigore della Legge 257/1992 ha posto fine alle esposizioni ad amianto, che sono proseguite e in alcuni casi proseguo ancora oggi. Coloro che ricevono oggi la diagnosi di mesotelioma, o di altre malattie asbesto correlate, sono coloro che hanno subito esposizioni nei decenni passati. Infatti, questi minerali provocano il mesotelioma anche dopo 40/50 e perfino 60 anni.
Già dall’inizio del secolo scorso erano note le capacità lesive delle fibre, e l’asbestosi fu tabellata con la L. 455/1943. A metà anni ’50 non vi erano più dubbi sulle capacità cancerogene delle fibre (Richard Doll).
Tuttavia, proprio a metà degli anni ’50, aumentò il consumo esponenziale di questo materiale nel nostro Paese, e furono violate tutte le regole cautelari. Infatti, il compendio delle regole cautelari prevedeva già la norma di tutela della salute, in particolare l’art. 2087 c.c.
Infatti, la salute è un bene prezioso, e l’esposizione a cancerogeni era perciò stesso vietata anche prima dell’entrata in vigore della L. 257/92. Così Cassazione, IV sezione penale, 49215/2012, e il resto della giurisprudenza.
Tant’è vero che erano state introdotte specifiche normative: articoli 4, 19, 20 e 21 del d.p.r. 303/1956 (norme di prevenzione tecnica) e quelle di cui agli artt. 377 e 387 del DPR 547/55 (norme di protezione individuale). Nel tempo, questa normativa si è arricchita. Con il D.L.vo 277/91, sono stati introdotti i limiti di soglia, che in realtà debbono essere interpretati come di maggiore allarme. Così Cassazione, IV sezione penale, 38991/2010.
Tuttavia non fu così in Italia, purtroppo, perchè l’utilizzo di amianto è stato senza restrizioni.
Il numero dei mesoteliomi e delle altre malattie asbesto correlate è in continuo aumento, tant’è vero che ciò risulta anche dal VII Rapporto RENAM. Tanto che sono confermati anche i dati dell’Osservatorio riportati nell’ultima pubblicazione “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia-Ed.2022”. Proprio i dati in ordine all’aumento dei casi di mesotelioma, ha indotto l’Avv. Ezio Bonanni a insistere per la bonifica e messa in sicurezza di tutti i siti.
Si inizi dalle scuole, si prosegua con gli ospedali e con le tubature dell’acqua potabile. Le linee di azione dell’ONA, infatti, sono quelle della prevenzione primaria e dell’applicazione del principio di precauzione. Dunque, proprio su questa base, è possibile vincere contro il mesotelioma. Lo confermano anche gli scienziati nella revisione del Consensus di Helsinki del 2014.
Il punto chiave, tuttavia, è il fatto che in Italia ci sono ancora 1.000.000 di siti e micrositi, e 40.000.000 di tonnellate di asbesto e materiali che lo contengono. Quindi, per tali motivi, è fondamentale la bonifica. Ancora c’è molto da fare, anche per quanto riguarda le scuole e gli ospedali.
Nel corso del 2021, hanno perso la vita, per via di patologie asbesto correlate altre 7.000 persone in tutto il mondo, e il fenomeno epidemico di patologie è in continuo aumento.
Il fatto stesso che tutte le dosi creino mesotelioma, è confermato dal Ministero della Salute con i Quaderni della salute (maggio 2012): purtroppo poco si è fatto dal 2012. Infatti, le pubbliche autorità non hanno assunto significative azioni per portare a termine la bonifica.
Le vittime di mesotelioma sono per la maggior parte lavoratori appartenenti a determinate categorie di rischio. Per esempio i minatori, i lavoratori edili, i meccanici, i marittimi e i lavoratori del settore navale sono a maggior rischio di esposizione all’amianto.
Inoltre alcuni studi hanno identificato determinati fattori genetici che possono influire sulla predisposizione a sviluppare il mesotelioma. Da questa terribile patologia non sfuggono neanche i bambini e gli animali.
Il fatto stesso che l’amianto sia stato utilizzato, oltre che in edilizia, anche nei mezzi di trasporto e nei dispositivi bellici, lo rende pervasivo. Per questi motivi, l’ONA ha insistito perché anche le unità navali fossero bonificate, comprese quelle della Marina Militare. Tant’è vero che, proprio nella Marina, il rischio è esponenziale, come dimostrano i 570 casi di questa patologia diagnosticati fino al 2015.
Tanti altri, purtroppo, si sono ammalati di mesotelioma, compresi coloro che hanno svolto servizio nell’Esercito, nei Carabinieri, nell’Aeronautica. Questo tipo di neoplasie non ha risparmiato anche coloro che hanno svolto servizio nel Comparto Sicurezza.
La prova di questo rischio, anche nelle Forze Armate, si ricava, oltre che dalle numerose sentenze, anche dalla relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati del 07.02.2018).
Sono considerate a rischio per il mesotelioma anche le persone esposte perché vivono a stretto contatto con i lavoratori esposti.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato anche la correlazione tra l’insorgere del mesotelioma e altri fattori di rischio, sebbene sia molto limitata. In particolare, la pubblicazione delle linee guida riporta come i pazienti esposti ad alte dosi di radiazioni ionizzanti dimostrano un aumentato rischio di mesotelioma maligno, sia pleurico che peritoneale.
Altri studi che confermano questa correlazione sono “Rischio di mesotelioma dopo radioterapia esterna: uno studio longitudinale basato sui dati SEER” e “Radioterapia esterna e rischio di mesotelioma: analisi dei dati del Surveillance Epidemiology, and End Results program (Stati Uniti), 1973-2012“. Quest’ultimo, infatti, evidenzia: “un possibile nesso causale tra esposizione a radiazioni ionizzanti e rischio di mesotelioma“.
Nello specifico la ricerca è stata condotta prendendo in considerazione i dati statunitensi. Questi hanno mostrato un debole aumento dei tassi di incidenza di mesotelioma nei pazienti irradiati per tumori localizzati della prostata rispetto ai pazienti con cancro non irradiati. Il rischio maggiore è stato stimato per latenze superiori a 10 anni. Inoltre, sebbene le stime generali sono state guidate dai dati sul mesotelioma, è stato riscontrato un rischio maggiore di insorgenza del mesotelioma peritoneale in questo caso.
Ci si aspetta, quindi, che il picco delle malattie, e in particolare del mesotelioma, si registri nel 2030, tenendo conto dei tempi di latenza, con riferimento alle più alte esposizioni. Secondo l’ultimo rapporto RENAM, la media della latenza è di 48 anni. Per questi motivi, tenendo conto che le più alte esposizioni si sono verificate fino al 28.04.1993, è proprio nel 2030 che ci sarà il picco.
Successivamente ci sarà una decrescita. Soltanto con la bonifica complessiva, e quindi evitando altre esposizioni e quindi altri esposti, si porrà fine all’epidemia di mesotelioma. Inoltre c’è sempre la problematica relativa all’assenza del divieto del commercio di questo materiale in ambito internazionale. Infatti la Cina e la Russia continuano a produrlo e questi prodotti arrivano anche in Italia.
Infatti, per questa patologia, anche dosi poco elevate possono determinare l’insorgenza e quindi, purtroppo, l’esito infausto.
Per quanto riguarda il mesotelioma, occorre osservare che è solitamente anticipato da uno stato infiammatorio. Ci riferiamo, in modo particolare, alle placche pleuriche e ispessimenti pleurici. Tant’è vero che queste forme displasiche costituiscono la conditio sine qua non del tumore pleurico. Infatti, quest’ultima malattia delle sierose è quella più frequente. Quando ci sono queste infiammazioni, e anche il versamento pleurico, evidentemente si prelude, anche se non sempre, al mesotelioma.
Per questi motivi, e tenendo conto della importante rilevanza della diagnosi precoce, è fondamentale la sorveglianza sanitaria. Così naturalmente nell’art. 259 del D.L.vo 81/2008. In caso di lavoratori pensionati, la sorveglianza deve essere eseguita dalle ASL, in caso contrario dal datore di lavoro. Inoltre, il mesotelioma è un tumore maligno perciò è possibile confrontarsi anche con i Cancer Center del territorio.
Il ruolo fondamentale della sorveglianza sanitaria per la cura del mesotelioma è stata ancora una volta ribadita nel corso della revisione dei criteri di Helsinki. È possibile approfondire su “Cosa dice il Consensus Report di Helsinki“.
Diagnosticare il mesotelioma non è facile. Molti dei suoi sintomi sono infatti aspecifici e la radiografia del torace non è uno strumento sempre adeguato ad individuare il carcinoma. In molti casi si assiste a diagnosi errate e a ritardi nella diagnosi corretta che superano i due anni. Per questi motivi, l’ONA ha messo a punto un protocollo specifico. In ogni caso, è molto importante l’anamnesi lavorativa.
Infatti verificando la storia lavorativa, e la eventuale sussistenza di segni biologici di esposizione, anche segni e sintomi aspecifici possono rilevare il mesotelioma. In particolare, per il mesotelioma della pleura la presenza di placche, ispessimenti e liquido pleurico, in lavoratori esposti ad asbesto, portano alla diagnosi clinica. In più ci sono tutti gli esami tecnico strumentali e immunoistochimici, per confermare la diagnosi.
Inoltre, è molto importante la tipologia, per poter stabilire quali siano le diverse opzioni terapeutiche in base ai protocolli.
Quindi, oltre alla visita di medicina del lavoro, e oncologica, ci sono tutta una serie di esami che possono permettere la diagnosi, compresa quella precoce.
La stadiazione del mesotelioma traduce, in termini medici, l’estensione e la gravità della malattia. Quindi, abbiamo detto che è molto importante capire, oltre alla tipologia, anche lo stadio di avanzamento della malattia. Solo così, infatti, si potrà stabilire qual è l’approccio. Per esempio il mesotelioma sarcomatoide non può essere aggredito chirurgicamente, anche se nello stadio iniziale, e tanti altri profili che debbono avere una soluzione interdisciplinare.
Infatti è proprio dallo stadio del mesotelioma che si ricava con le immagini della tomografia computerizzata e dei dati della toracoscopia, che si può stabilire l’approccio terapeutico. Il sistema degli stadi utilizzato per il mesotelioma è quello del Gruppo di Lavoro Internazionale per il Mesotelioma che utilizza il sistema TNM (T = tumore, N = linfonodi, M = metastasi).
I sintomi di questa patologia variano a seconda del tipo di mesotelioma, e in particolare di quale delle sierose è colpita. In particolare, per quanto riguarda quello pleurico, solitamente, si assiste al versamento pleurico. Inoltre, si sommano anche tosse, dolore toracico, gonfiore del collo e del viso, perdita di peso e astenia. I sintomi che si avvertono nello spazio pleurico possono includere dolore nella parte bassa della schiena o a un lato della parte toracica, fiato corto, tosse, febbre, stanchezza, calo di peso, difficoltà a deglutire e debolezza muscolare.
Invece, per quanto riguarda il mesotelioma peritoneale benigno e maligno, la sintomatologia prevede il gonfiore dello stomaco, la debolezza, calare di peso. Inoltre anche dolore addominale, anemia e febbre. In più il mesotelioma peritoneale provoca anche ascite, ostruzione intestinale, anomalie della coagulazione del sangue, anemia e febbre.
Il mesotelioma del pericardio ha tra i sintomi iniziali astenia, tosse, tachicardia, dimagrimento, ascite, sudorazione. Inoltre tale patologia provoca anche tromboflebite, hypercoagulability, febbre dell’origine sconosciuta, ostruzione intestinale e lesioni infiammatorie acute.
Infine, il mesotelioma della tunica vaginale del testicolo comporta tumefazione testicolare non dolente o dolente, dolore testicolare, infiammazione al testicolo, grumi nei testicoli, ginecomastia, testicoli diversi tra loro.
Quali sono le aspettative di vita del mesotelioma? Chiaramente per poter rispondere a questa domanda occorre tener conto del singolo caso. Infatti, molte sono le varianti. Intanto lo stadio della malattia, poi la localizzazione e poi il tipo. Per mesotelioma pleurico speranza di vita è diversa rispetto a mesotelioma epitelioide aspettative di vita.
Inoltre, per determinare mesotelioma aspettative di vita, sono importanti anche le condizioni del paziente e la presenza o meno di altre malattie. Negli ultimi anni, anche grazie all’ONA, e in particolare al Prof. Marcello Migliore, sono stati significativi i risultati raggiunti. Tant’è che in media si sopravvive 9,8 mesi per il mesotelioma della pleura e a 5,6 mesi per il mesotelioma peritoneale. Con una sopravvivenza media a 5 anni del 5% per il primo e dell’8,1% per il secondo ed una media del 7% ai 5 anni. Un ulteriore quadro della situazione è stato dato dal Prof. Migliore durante il convegno del 23.11.2023 “Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute”.
Il mesotelioma rappresenta meno dell’1% dei casi di cancro in Italia. Tuttavia l’indice costituisce il 4% della mortalità globale per cancro, per tutte le età e per entrambi i sessi. Nel corso di questi ultimi anni, per coloro per i quali la diagnosi è stata precoce, si è riusciti ad avere un significativo prolungamento per tumore pleura aspettativa di vita e delle condizioni generali della qualità della vita. Quindi è aumentato il tempo che alle vittime di mesotelioma rimane da passare con i propri affetti. In alcuni casi, seppur rari, si è avuta anche la guarigione. Per mesotelioma pleurico aspettative di vita sono migliori.
Oltre allo stadio, per l’identificazione del trattamento del mesotelioma più adatto, è necessario conoscere il tipo istologico, età e condizioni e stato di salute generale del paziente.
L’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, ha dimostrato che la diagnosi precoce è molto importante. Si ottiene con la sorveglianza sanitaria che rende meno ardua la cura della neoplasia del mesotelio anche se la prognosi rimane quasi sempre infausta.
L’obiettivo principale è quello di assicurare una più lunga sopravvivenza e a migliori condizioni di salute. L’approccio terapeutico è dettato dallo stadio della malattia e dai tipi istologici. Le terapie più efficaci sono quelle multimodali. L’ONA ha elaborato un suo protocollo specifico a cura del Dott. Arturo Cianciosi e del Dott. Vittore Pagan per i pazienti che si rivolgono all’assistenza medica gratuita dell’ONA.
L’ONA ha messo a punto un protocollo per il trattamento e la cura multimodale del mesotelioma a scopo informativo, raccogliendo le indicazioni più recenti e accreditate sulla cura del mesotelioma. Inoltre l’Avv. Bonanni è autore di “Come curare il mesotelioma“.
La chirurgia è considerata il primo approccio al mesotelioma. In caso di cancro resecabile, con l’intervento chirurgico, il paziente ha più probabilità di cura e guarigione. La tecnica mini invasiva del Prof. Migliore prevede che sia utilizzata la chemioterapia ad alta temperatura, direttamente nel corso dell’intervento. Questa tecnica è stata illustrata nel corso del 16 episodio di ONA TV: Mesotelioma e malattie del lavoro.
Anche toracentesi, paracentesi o pericardiocentesi hanno scopo palliativo. Consistono nell’aspirare con un ago sottile il liquido nella cavità pleurica in eccesso. La pleurodesi, invece, è una procedura chirurgica che consiste nell’obliterazione artificiale dello spazio pleurico e permette l’adesione dei due foglietti pleurici. Infine la pleurectomia o decorticazione pleurica è una procedura chirurgica eseguita per rimuovere le pleure.
È bene precisare che i risultati dello studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, sebbene limitati, indicano che la chirurgia radicale, intesa come pneumonectomia extrapleurica, nell’ambito di una terapia trimodale non offre alcun beneficio, ma reca danno ai pazienti con mesotelioma pleurico maligno dopo l’intervento.
La radioterapia può essere utile per i pazienti sottoposti a intervento chirurgico (radioterapia adiuvante) per distruggere i piccoli gruppi di cellule non visibili e quindi non asportati nel corso dell’operazione o per ridurre il dolore toracico che non si attenua con la somministrazione di farmaci.
La chemioterapia avviene tramite somministrazione di uno o più farmaci in combinazione per distruggere la cellula tumorale che si sono sviluppate nella pleura e negli eventuali altri organi colpiti e rallentarne la progressione. La somministrazione può avvenire per via per via endovenosa in tutto il corpo o direttamente nella sede del carcinoma. La somministrazione localizzata permette di intervenire con dosi più alte di farmaco chemioterapico, che a volte viene riscaldato per aumentarne l’efficacia (chemioterapia ipertermica), limitando gli effetti collaterali al resto dell’organismo.
In caso di localizzazione pleurica, la chemio può essere intrapleurica, ossia somministrata direttamente nello spazio fra i polmoni e la parete toracica.
La chemioterapia neoadiuvante è quella effettuata prima dell’intervento chirurgico per ridurre la massa e facilitarne la rimozione. Il trattamento adiuvante è invece effettuata dopo l’operazione, con lo scopo di rimuovere le cellule non visibili a occhio nudo e di migliorare gli esiti dell’intervento. Successivamente alla chemioterapia il paziente benefici anche della fisioterapia per una riabilitazione oncologica.
L’ONA offre assistenza medica e assistenza legale gratuita alle vittime di esposizioni a sostanze nocive o cancerogene. Difende da decenni le vittime di mesotelioma permettendogli di percepire gli indennizzi previsti dalla legge. Chiamando il numero verde 800 034 294 riceverete tutte le informazioni necessarie per una prima consulenza.
APP dell’ONA è uno strumento fondamentale che censisce la presenza di questo materiale nel nostro Paese a fronte del quale è possibile capire quali sono i siti contaminati. In questo modo è possibile garantire la prevenzione e la tutela dei diritti raggiungendo la prova dell’esposizione.
I pazienti malati di mesotelioma, se la loro esposizione è avvenuta per causa di servizio e/o nell’attività lavorativa, hanno diritto ad una serie di risarcimenti:
Leggi tutto sulle: malattie professionali riconosciute dall’INAIL e sulle malattie non tabellate
I lavoratori che hanno contratto il mesotelioma, nello svolgimento di attività che vanno oltre l’ordinario, hanno diritto ad essere equiparati a vittime del dovere. L’equiparazione a vittima del dovere presuppone l’accertamento prima di tutto della causa di servizio, e poi del quid pluris delle particolari condizioni. Si tratta di attività che vanno oltre l’ordinario e che espongono ad un maggior rischio.
Questi diritti sono riconosciuti a titolo assistenziale, ai sensi dell’art. 1, co. 564 della L. 266/05. In particolare, la maggiore incidenza di mesoteliomi è registrata nelle Forze Armate. Infatti, la Marina, l’Aeronautica, l’Esercito, i Carabinieri e perfino il Comparto sicurezza (Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Polizia Locale e Polizia Penitenziaria) sono a rischio.
La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ordinanza n. 6497/2023, ha delineato il perimetro del diritto. Infatti, è importante dimostrare che l’esposizione ad amianto si è verificata senza che fosse una normale attività. O, meglio, che l’attività di servizio comporti “l’esistenza o il sopravvenire del fattore di rischio maggiore”, così Cass. n. 21969/2017. Perciò, su queste basi, è possibile ottenere questo ulteriore riconoscimento che è molto importante. Essere equiparati a vittima del dovere assicura un sostegno economico anche per i superstiti. Questo tema è comunque molto rilevante per chi è vittima di mesotelioma.
Si evidenzia che grazie all’impegno dell’Avv. Ezio Bonanni, le vittime di mesotelioma, in particolari condizioni ambientali hanno potuto ottenere la tutela dei propri diritti. Le prestazioni previdenziali e assistenziali consistono in:
Oltre ai danni biologi rimborsati dall’INAIL, il lavoratore affetto da mesotelioma, così come i loro familiari in caso di decesso, hanno diritto ad ottenere il risarcimento per altri tipi di danni, cioè i pregiudizi patrimoniali e i danni non patrimoniali.
Di conseguenza, la vittima di mesotelioma ha diritto a richiedere un risarcimento completo di tutti i danni da lui subiti, in particolare in merito alla differenza tra quanto percepito dall’INAIL, a titolo di indennizzo per i soli danni biologici, e tra quelli di differente natura, non rimborsati.
In particolare, possono essere oggetto di risarcimento:
A tal fine, seguendo il principio di integrale risarcibilità del danno, la relativa domanda per l’ottenimento di tale risarcimento dovrà essere sottoposta al proprio datore di lavoro, che risponderà ex art. 2087 c.c.. Ulteriori somme dovute saranno quindi sottoposta allo scomputo per poste omogenee dell’indennizzo.
In caso di decesso della vittima di mesotelioma, le somme spettanti saranno indennizzate a favore dei suoi familiari, eredi legittimi, o testamentari. Per legge, questi soggetti hanno pieno titolo al risarcimento dei danni sofferti direttamente dalla vittima (iure hereditatis).
In caso di grave lesione, o di decesso del congiunto, sussiste il diritto dei familiari al risarcimento del danno. Questi danni sono prima di tutto non patrimoniali, e poi patrimoniali. In molti casi, si debbono riscontrare delle esposizioni domestiche.
Gli stretti congiunti e tutti coloro che hanno un rapporto significativo con la vittima di mesotelioma hanno diritto al risarcimento del danno iure proprio.
In ordine alla perdita parentale, per danno da lutto si intende il pregiudizio subito dai prossimi congiunti per la perdita di un familiare a seguito del fatto illecito di un terzo. In molti casi, dovuto, come detto, all’uso di amianto senza cautele.
Il nostro ordinamento giuridico riconosce ai parenti di un danneggiato il danno iure proprio. Quest’ultimo, infatti, è legato alla morte o alla menomazione di un congiunto. La sofferenza è la conseguenza di questa lesione. Quindi, sussiste il diritto al risarcimento della sofferenza psicofisica che si lega anche all’impossibilità di proseguire il proprio rapporto. Infatti, quello che conto è proprio il rapporto con la vittima.
La prova del danno da lutto è su base prensuntiva. In sostanza, si presume. Tuttavia, è necessario dedurre l’esistenza di questi danni, comprese le sofferenze fisiche e morali. Inoltre gli stessi aspetti dinamico relazionali sono molto importanti.
Nel caso di morte di un prossimo congiunto (coniuge, genitore, figlio, fratello), infatti, è evidente il danno. La Suprema Corte di Cassazione identifica proprio del grado di parentale la sofferenza del familiare superstite. Infatti, queste conclusioni sono legate alle conseguenze della morte per i congiunti, secondo la comune esperienza, e alla natura dell’essere umano.
Naturalmente, essendo una presunzione, è sempre possibile la prova contraria. Quindi, il danneggiante dovrà dovrà eccepire e dimostrare l’assenza del legame di affetto tra la vittima del mesotelioma e il superstite. Così, infatti, Cass. civ. sez. VI – 3 n. 3767 del 15 febbraio 2018.
Ad ammalarsi non sono solo i lavoratori, ma anche i familiari delle vittime e coloro che hanno abitato in luoghi in cui si lavorava e maneggiava questo materiale. In particolare gli esposti sul posto di lavoro tornavano spesso a casa con le tute e le uniformi professionali che venivano in molte case lavate in casa. Avveniva in questo modo una contaminazione degli ambienti familiari.
I familiari colpiti da mesotelioma hanno diritto all’accesso una tantum al FVA. Inoltre possono richiedere altri diritti delle vittime di esposizione ambientale e familiare in caso di malattia.
Chiedi la tua tutela sanitaria e legale. L’ONA assiste e tutela le vittime del mesotelioma e i loro familiari.